Il Padre di famiglia organo della Provvidenza Divina |
B70-A4
È una verità agevole a intendersi: Dio esercita la sua provvidenza direttamente con la sua grazia o coi mezzi naturali da Lui stabiliti; ora il padre, come partecipe dell'atto creativo divino, è il primo di questi mezzi naturali di provvidenza rispetto ai figli.
Per il fatto che costoro sono il prolungamento del suo essere, egli resta loro legato dallo stesso amore che ha per sé; anzi il naturale istinto di paternità lo rende spontaneamente così generoso nel sacrificio, che quasi non ne avverte la fatica.
È la provvidenza di natura che troviamo anche nei bruti, ma in un grado di gran lunga inferiore.
In questi l'istintiva provvidenza è limitata alla madre e di breve durata: la chioccia alleva con tenerezza i suoi pulcini, ma col crescere dei medesimi, l'affetto diminuisce d'ambo le parti: i pulcini prendono a fare da sé, la madre grado grado se ne disinteressa, le relazioni si spengono, gli individui si separano e non si riconoscono più.
E si capisce, la vita dei bruti è vita di sensi, legata al solo essere fisico, che è esclusivamente egoistico, lavora per sé, non per gli altri; vive momento per momento non provvede per la lunghezza del domani; perciò nei bruti la provvidenza materna dura finché sussiste la debolezza dei nati, cessata la quale, la madre si raffredda e i figli la abbandonano e vivono ciascuno da sé.
Non è così la vita dell'uomo, la cui attività è principalmente nello spirito, il quale razionalizza od ordina a compostezza il corpo secondo un concetto di vero e di bene; perciò in lui l'istinto di paternità dura, con affetto irresistibile, oltre la vita dei figli, rivive nei tardi nipoti, costituisce l'orgoglio del nome, l'onore e la perpetuità del casato.
Ma questo persistente pensiero alla genealogia del nome, questa aspirazione a vivere nella propria discendenza, attesta la persistenza in noi di una vita spirituale oltre il dissolversi dell'organismo corporeo, l'esistenza cioè di una vita nell'al di là, vita di rendiconto alla luce del decalogo divino, e quindi di premio o di pena.
A quella vita va subordinata la presente, sulle leggi di quella debbono regolarsi le azioni nostre.
L'uomo, che non finisce con la morte del corpo come il bruto, deve pensare anche alla vita ultraterrena, la provvidenza del padre deve estendersi non alla sola esistenza fisica dei figli, ma anche a quella spirituale nell'al di là, dove aspira riunire tutta la sua famiglia.
Come egli possa attendere all'una e all'altra, sarà detto nel prossimo numero.
Fr. Isidoro di Maria