Il Ricordo del XXV |
B87-A4
Sono venticinque anni: il Signore ci ha benedetto, e abbiamo visto nascere sotto i nostri occhi e prosperare l'opera di Dio tra le nostre mani, quasi fosse l'effetto di nostra collaborazione.
Abbiamo provvisto, sistemato tante cose nella nostra « Casa di Carità », ma c'è Uno ch'è rimasto un po' dimenticato, ed è il Signore.
La Cappella è piccola, angusta, l'altare meschino, i paramenti alla buona: continua la Sua vita di povertà come già in terra di Palestina; siamo poveri e non possiamo che fargli l'accoglienza dei poveri: molti desideri, molto buon cuore e niente ricchezza.
Eppure ci vuole un qualche cosa che sia degno della sua qualità di Re: e noi, in occasione del nostro Venticinquennio, Gli vogliamo offrire una corona d'oro è d'argento con pietre preziose: un Ostensorio meno indegno di Lui, affinché, almeno nei momenti solenni in cui si trova esposto in alto a benedirci, la lucida latta che ne forma l'umile cornice, non abbia a rimproverarci il meschino trattamento che noi facciamo al Re dei re.
Coi nostri desideri, e coi nostri sacrifici noi abbiamo cercato di creare attorno all'Ostia divina il migliore degli ostensori; ma Gesù ha voluto farsi carne, farsi pane per restare anche materialmente in mezzo a noi; e affinché possa stare sospeso in alto sul nostro capo a benedirci, occorre il metallo, e il metallo più nobile: per il Signore le cose non saranno mai troppo belle.
La Domenica delle Palme il popolo stendeva i propri, vestiti per onorare, il Divin Redentore; noi aspettiamo i vostri gioielli, i vostri, ornamenti per farne un Ostensorio che, sostenendo in alto Gesù Ostia per benedirci, Gli ricordi quanti hanno voluto cooperare all'estendersi del Suo regno nella nostra Casa di Carità.
Si ricevono quindi, con riconoscenza oggetti d'oro e d'argento e le offerte per il nuovo Ostensorio, meno indegno possibile di Cristo Re.