Presentazione … |
B90-A6
Il desiderio di molte pie persone è stato appagato.
Il Prof. Cav. Luigi Guglielmino ( Scuola Reffo ) ha eseguito per la cara nostra « Divozione a Gesù Crocifisso » un quadro veramente bello, che, - pur restando fedele alla descrizione di Fra Leopoldo, - risponde a quelle esigenze estetiche che giovano alla nostra pietà.
Gliene siamo grati e preghiamo i lettori di seguire l'interpretazione del quadro fatta dal Prof. Fr. Giocondo delle S. C.
N. d. R.
« Nos autem oportet gloriari in Cruce Domini nostri Jesu Christi: in quo est salus, vita et resurrectio nostra: per quem salvati et liberati sumus ».
Ecco le parole che spontaneamente si ripensano dinanzi a questo bel Crocifisso del Professor Cav. Luigi Guglielmino.
Lo stretto abbraccio dell'anima dice che la triste esperienza delle colpe e del dolore, che la vita porta con sé, ha questo naturale sbocco: stringerci a Gesù Crocifisso!
Con Lui l'umiliazione delle nostre cadute si muta in pentimento e speranza; con Lui tutto il dolore diventa gloria.
Da Lui vita, salute, continuamente fluenti nella nostra persona che se nel battesimo è stata redenta, forse ha poi demeritato la grazia; da Lui resurrezione della nostra natura disfatta dalla morte, e rivincita sulla effimera vittoria di Satana che credeva di averci distrutti.
Per lui siamo stati salvati e liberati.
Salvati noi che eravamo figli di ira, liberati dai lacci dolorosi che la colpa ha stretto intorno al nostro cuore.
La grande sapienza sta tutta qui: gloriarci, delle nostre miserie che danno a Gesù Crocifisso la vittoria su noi stessi, sul mondo, su Satana.
Quanto è più profondo l'abisso del nostro nulla e della nostra malizia, tanto è più alta la misericordia di Gesù che ci redime.
Tanto più è esteso il campo del nostro peccare, tanto è più larga la vita che Gesù espande sulla società.
Oh! abisso della lunghezza, della larghezza, dell'altezza e della profondità della Potenza, Sapienza e Bontà del nostro Iddio!
Il pittore ha voluto qui riprodurre con fedeltà la visione avuta in sogno da Fra Leopoldo nel 1893, e che gli lasciò nel cuore ineffabile dolcezza e lo colmò di gaudio finché visse.
La critica potrebbe dir qualcosa sull'atteggiamento del Crocifisso e su quell'anima inginocchiata eppure sollevata da terra, come può tribolarsi la logica umana intorno a tutti i paradossi che il cristianesimo presenta, cominciando da questo: che siano beati i poveri, e vittoriosi i deboli, e viventi quelli che muoiono a sé stessi, e felici quelli che piangono.
Dal giorno però che Dio si fece Uomo, anzi verme, e che in questo abbassamento l'Umanità trovò la sua divinizzazione, nessuna di tali apparenti contraddizioni ci scandalizza più.
Anzi ci riempiono di gaudio e di alta sapienza.
Del resto anche la sapienza puramente, umana e che ci lascia uomini è piena di apparenti contraddizioni.
La Sapienza divina poi e che ci india non può che essere in antitesi con la sapienza umana che è conoscenza del limite e transeunte come la natura decaduta e la storia che la contempla.
Proprio quando l'anima si umilia e si inginocchia innanzi al suo Gesù Crocifisso, essa si solleva dalla colpa, e dal fango che la tratteneva, e dal mondo, e dai lacci della natura, trascendendo tutte le leggi che potevano dominarla.
Proprio quando l'anima si umilia Dio la esalta, è se in questo tempo di prova ne esalta solo la persona lasciandola pesante e misera nella natura finché la morte la distrugga, non mancano casi nei quali - e la vita dei Santi ce lo insegna - la forza dello spirito rende leggero il corpo sottraendolo alle leggi della materia.
Anzi in una forma più ristretta ciò avviene sempre, e dal corpo dei santi, specie dai loro volti, traspare qualcosa di angelico, che è il riflesso dell'anima strettamente unita al suo Dio.
Ha fatto bene il pittore superare per sé e per i fedeli che pregheranno dinanzi a questo Crocifisso le considerazioni, pur rispettabili, d'ordine umano.
Ha fatto bene perché nell'atto di umiltà che si è imposto, ha trovato quella spiritualità che ha infuso nella tela; ed è divenuto due volte artista.
L'artista è a metà strada fra l'uomo normale e il santo.
Qui i confini sono stati passati.
Pensi il pittore quante anime si solleveranno, dinanzi a questo quadro, dal simbolo alla realtà, e avranno un sincero e devoto slancio verso l'ideale qui rappresentato.
L'atto ingenuo e filiale di abbandono ch'Egli ebbe nel cuore ritraendo col pennello quell'anima, si moltiplicherà per tutte le anime che pregheranno e piangeranno e annichileranno sé stesse dinanzi all'Amore Crocifisso.
Una, se non la prima, che realizzò nel suo intimo questa umile adorazione e dedizione, fu l'anima mia, che perciò volle dire da queste pagine il suo « grazie » a Gesù Crocifisso e a Colui che Egli scelse a fissarne nella tela la immagine misericordiosa protesa ad accogliere con infinito amore, l'umanità pentita e supplicante.
Fr. Giocondo delle S. C.