Vita dell'Unione |
B136-A6
Sabato 13 settembre, alla riunione settimanale solita dei Catechisti, il Presidente ha dato notizia del decesso dell'On.mo Frère Athanase - Emile, Superiore Generale dell'Istituto dei Fratelli, avvenuto il 10 dello stesso mese.
C'è stata una pausa. Si è fatto un gran silenzio.
Tutti l'avevano conosciuto. Tutti gli volevano bene.
Sentivano in lui un grande Amico, un fermissimo Paladino, un generoso Protettore.
Tutti avevano nel cuore quella circolare 328 del 19 marzo 1949, che chiama ancora come uno squillo di marcia d'un gran generale di Cristo.
Il Presidente ha aggiunto: « La maggior parte dei benefici che, dopo la sua fondazione, sono stati fatti all'Unione dall'Istituto dei Fratelli, proviene dal carissimo Defunto.
La sua morte rappresenta anche per noi una perdita gravissima.
Voglia Iddio che l'On.mo suo Successore ci voglia bene quanto l'indimenticabile Scomparso ».
Il Signore ha benignamente accolto quel dolore, quel voto, quella preghiera di tutti i Catechisti.
Lo comprovano queste parole dirette dal nuovo Superiore Generale, il Fratel Dionysius van Jezus Vicario Generale dell'Istituto dei Fratelli, al Presidente dell'Unione: Rome, le 10 novembre 1952
« Votre lettre m'a touché : je vous en remercie.
II m'est bien agréable de vous redire ici la profonde admiration que m'a causée la vue de vofcre oeuvre, si hautement educative, et de vous renouveler ainsi qu'a vos dévoués, distingués et si méritants collaborateurs, l'expression de mon estime, de ma sympathie et, je veux ajouter, de ma personnelle gratitude.
II me semble que Dieu est content de vous, cher M. le Président, et que notre saint Fondateur vous reconnait, vous et vos auxiliaires, comme des fils de son grand coeur ».
È vero, On.mo Signor Vicario Generale. Quelle parole, che troppo benevole avete voluto rivolgere al Presidente dell'Unione e, per lui, a tutti i Catechisti, ci hanno fatto davvero sentire che non c'è stata morte né successione, poiché il gran cuore del santo Patrono dei maestri continua a vivere nei suoi figli di elezione.
( d. c. ) Nella sua visita alla Casa di Carità Arti e Mestieri, il 14 novembre, l'Eccellenza di Mons. Giovanni Urbani, assistente generale dell'A.C.I., si è vivamente interessato anche dell'Unione in sé, come Istituto Secolare, del quale mette in rilievo la specifica missione di conquista e di elevazione del mondo sociale, secondo la sua caratteristica fisionomia.
Vuole una larga base di Catechisti associati ed una ben condotta propaganda presso tutti i sacerdoti ed insegnanti di religione nelle scuole.
Rileva sopra tutto la necessità di una profonda azione in seno all'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, svolta dagli stessi Fratelli.
Nota come la vocazione all'Istituto Secolare non sia un ripiego per gli inetti e per gli avari.
Ripete che essa è specifica ed insostituibile ed assicura che non nuoce per niente alle vocazioni sacerdotali e religiose; anzi, sostiene che lo sviluppo dell'Istituto Secolare, attraverso un risanamento capillare di ambiente, è strumento potente a destare ed accrescere per l'appunto le vocazioni sacerdotali e religiose.
A questo proposito, ci giunge fresca fresca e quanto mai opportuna una bella lettera del Rev. P. Mario Cugnasco, parroco di N. S. della Salute.
Essa comincia col riferirsi all'ubicazione veramente provvida della Casa di Carità Arti e Mestieri, « cittadella dello spirito nella città del lavoro » in una zona di grandi industrie sorgenti massicce tra medie e piccole fabbriche.
Premessa, codesta, che prepara questa affermazione di paterno riconoscimento: « Come parroco di N. S. della Salute, nella cui giurisdizione si trova la Casa di Carità Arti e Mestieri, attendo con ansia ed affretto col desiderio il giorno in cui questa Cappella sarà aperta al pubblico, perché essa … potrà soddisfare anche alle necessità spirituali di una zona tanto popolosa ed un po' staccata dalla Chiesa parrocchiale.
Mentre quindi ringrazio i cari Catechisti del gran bene che vanno facendo, prego N. S. della Salute a voler benedire la loro collaborazione ».
Non ci voleva che questa approvazione del caro nostro Signor Parroco per infonderci nuova lena nell'intento di ultimare i lavori necessari perché la nuova Cappella, facente corpo con la nostra Scuola, accolga anche gli abitanti della zona operaia circostante, effettivamente un po' separata dalla Parrocchia da quel braccio ferroviario della Ciriè - Lanzo che corre lungo la via Stradella.
E siamo fermamente convinti che la Provvidenza ci aiuterà come al solito e come ce ne ha già dato prova, proprio per la cappella, con la munifica elargizione fattaci pervenire che è poco dalle nostre zelanti Patronesse.
Le quali hanno ripreso la loro attività con una riunione in casa della signora Bianca Maria Giletti Bellia, iniziatasi in un modo non molto consueto ai ricevimenti di società: cioè con una meditazione, sulla Passione di Gesù, sollecitata da opportune considerazioni dedotte dall'esame della S. Sindone.
Ed è davvero significativo ed appropriato che queste dame, assertrici di quella « civiltà che nel nome e nella virtù del Cristo si chiama Carità », non siano fredde espressioni di atteggiamenti esibitori, ma attingano fuoco dal Cuore del Crocifisso.
( p. b. ) Proprio la vigilia della Natività di Maria SS., il « pellegrinaggio volante » della Unione visitò ben quattro Santuari piemontesi dedicati alla Madonna.
Dopo la S. Messa celebrata in S. Tommaso dal Rev. Padre Curato, il pullman iniziò la veloce corsa, sotto un cielo piuttosto grigio, alla volta del Santuario di Cussanio ( Fossano ) dedicato alla Madonna della Divina Provvidenza.
Sebbene di modeste proporzioni, come appare grazioso al nostro sguardo, nella sua riposante cornice di verde e come invitante al raccolto pregare!
Sulla facciata vi domina la statua della Vergine nell'atto di porgere un pane al sordomuto miracolato.
Quale richiamo al Vangelo del giorno, che esorta l'uomo alla confidenza in Dio, che « nutre gli uccelli dell'aria e veste con magnificenza i gigli del campo! ».
Poi si prosegue attraverso le ubertose colline del « dolce Mondovì ridente », finché si giunge al celebre Santuario di Vicoforte, meta di numerosi pellegrinaggi nazionali e stranieri.
L'opera voluta dalla munificenza di Carlo Emanuele I Duca di Savoia ed attuata da Vittozzo Vittozzi, s'impone, all'esterno, per la dovizia ed armonia delle linee architettoniche e, nell'interno, per la cupola, meravigliosa per gli affreschi e singolare per la sua forma ovoidale.
Si dice che Papa Pio VII, avendo avuto occasione di ammirarla, mentre era condotto prigioniero in Francia per ordine di Napoleone, abbia affermato che poteva degnamente apparire accanto alle Basiliche dell'Urbe.
Ricorrendo le feste centenarie della costruzione del Santuario, possiamo lucrare un giubileo eccezionale quanto imprevisto.
Prima di ripartire si visita il reliquario del Santuario in cui si conserva, tra l'altro, il bastone di un « romeo » d'eccezione: S. Francesco di Sales, Vescovo di Ginevra, il quale venne « a piedi » fin quassù.
O tempera o mores! Nei tempi moderni i pellegrini vanno in pullman; ma è pur sempre lo spirito di devozione che conta ed, inoltre, si cerca di compensare l'eventuale squilibrio con la visita di un maggior numero di Santuari.
Ripartiti da Vicoforte, c'inoltriamo nelle ridenti colline delle Langhe, fra, paeselli graziosi che si stagliano luminosi nel cielo ormai fattosi terso, ed eccoci al Santuario di Mellea.
La sosta è breve ; si ha però modo di ricevere la S. Benedizione, resa più solenne dal potente coro della cantoria locale.
Risaliti in pullman, ci si dirige velocemente alla volta di Bra, dove avviene un cordiale incontro con il fiorente gruppo locale delle Zelatrici dell'Unione benemerite non solo per la diffusione della Devozione, ma anche per l'incremento dato all'insegnamento del Catechismo in seno alla Confraternita della Dottrina Cristiana.
Il Rev. Priore di S. Andrea, Teol. Imberti, ci fa visitare l'artistica chiesa, ove fu rigenerato alla grazia e celebrò tante volte la S. Messa, S. Giuseppe Benedetto Cottolengo.
Con quale emozione si visitano le stanze della sua casa natale, di cui il futuro fondatore della Piccola Casa della Divina Provvidenza, ancor fanciullo, già misurava la capienza per poter accogliere il maggior, numero possibile di malati ed infelici!
Ultimo omaggio della giornata alla Santissima Vergine: il celebre Santuario della Madonna dei Fiori, che dista alcuni chilometri da Bra.
Sono ormai discese le ombre della sera ed a stento si può osservare il cespuglio della fioritura miracolosa; infine si visita il nuovo Santuario, non ancora ultimato, che palesa tante affinità architettoniche con il nuovo Santuario d'Oropa.
Qualche ora dopo, in S. Tommaso, si conchiude questa bella giornata, veramente pervasa di pietà mariana, in cui si è potuto constatare come la divozione alla Vergine SS. sia profondamente radicata nel cuore del nostro popolo e si intrecci mirabilmente nelle vicende liete e tristi della sua storia plurisecolare.
L'eco delle preci più fervide e delle lodi più melodiose, innalzate durante tutto il pellegrinaggio alla Regina del Cielo per tutte le nostre necessità Spirituali e temporali, ancora riempie i nostri cuori, che rinnovano riconoscenti, l'omaggio più filiale alla Gran Madre di Dio.
Con la prima domenica di ottobre, festa della Madonna del Rosario, ha ripreso la sua attività normale anche quest'Opera, patrocinata dall'Unione Catechisti ed affidata alle cure dei Catechisti anziani.
Alla sezione « Bice Boggio » di via Cibrario 20, una delle sezioni maschili, è successo un fatto che merita uno speciale accenno.
Traendo motivo dal Rosario, il cappellano reverendo Don Formica, interrompe il fervorino per chiedere agli ascoltatori: « Tra le cicche e le cianfrusaglie di cui avete piene le tasche, c'è qualcuno di voi che abbia il Rosario?
A quanti lo hanno, dò cento lire di premio! ». Silenzio.
Poi uno si fa coraggio, caccia la mano in una saccoccia della giacca sdrucita, ne cava un rosario, dai grani neri grossi quasi quanto àcini, con una crociona altrettanto nera. E lo mostra.
« Bravo! Ecco le cento lire ». Nessun altro si muove. Il sacerdote prosegue.
A funzione terminata, tre o quattro si accostano al cappellano è mostrano il loro rosario.
Altre cento lire ciascuno. Uscito il rev. Don Formica, altri otto cavano di tasca il rosario.
I Catechisti assistenti chiedono stupiti: « E perché non l'avete detto prima? Avreste avuto anche voi le cento lire! »
Uno dei poveri risponde: « Avrebbe dovuto dare troppo, il cappellano! ».
Commozione dei Catechisti, i quali conoscono quegli otto come i più poveri della sezione, e sono nello stesso tempo consolati dal fatto che su una sessantina di presenti, dodici recitano normalmente il Rosario di Maria benedetta.
( p. b. ) Il 1° settembre, in seguito a violento attacco cardiaco, è piamente spirato il Rev. Fr. Marcolino Daffara Provinciale per il Piemonte e la Liguria dell'Ordine di S. Domenico.
Appena si è sparsa la dolorosa quanto inattesa notizia, è stato oltremodo commovente ed imponente l'afflusso dei visitatori d'ogni condizione sociale, religiosi e religiose, sacerdoti e laici, al convento di Santa Maria delle Rose, per rendere l'ultimo omaggio deferente ed affettuoso alla salma del caro Padre Marcolino, che sia dalla cattedra che dal confessionale aveva largamente profuso preclare doti di mente e di cuore a vantaggio delle anime.
Sul catafalco della camera ardente, nella serena e solenne compostezza della morte, avvolto nelle bianche lane del glorioso Ordine domenicano, cui facevano cornice le insegne sacerdotali, il Padre Marcolino pareva ripetere a conclusione della sua ultima lezione di teologia le potenti parole di San Paolo: « Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede … Attendo la corona » ( 2 Tm 4,6-8 ).
Anche noi Catechisti, dall'Unione del SS. Crocifisso, che avemmo la ventura di essere illuminati e corroborati dalla sua profonda dottrina, sia come docente di religione che come predicatore di ritiri spirituali, ci associamo di gran cuore all'unanime cordoglio, nel culto dell'onorata memoria e nel proposito di seguire il nobile esempio di apostolico zelo offertoci in vita dell'eminente caro Defunto.
( g.c. ) A Genova, il 10 settembre, si è spenta in pace la professoressa Pierina Margherita Stoppino, già presidente internazionale dell'Unione ex Allievo Figlie di M. Ausiliatrice.
Conosciuta l'Unione Catechisti, se ne fece zelatrice, osservandone il regolamento con spirito, disciplina ed attività esemplari.
Perciò fu pia praticante e fervida propagatrice della Divozione a Gesù Crocifisso; sostenitrice profondamente convinta delle opere dell'Unione; con la parola, con lo scritto, col personale contributo, ardente affermatrice del bene necessario che fa e più ancora farà la Casa di Carità Arti e Mestieri; remissiva collaboratrice di questo nostro Bollettino; puntualissima in ogni manifestazione prescritta o raccomandata, dalle periodiche riunioni mensili delle Zelatrici alla santa Messa del 27 di ogni mese in San Tommaso a commemorare il giorno del transito di Fra Leopoldo.
Solida di preparazione, solida di pietà, solida di zelo, fu un anima che, vivendo, costrusse per la gloria di Dio.
Si invitano gli Zelatori e le Zelatrici a voler provvedere puntualmente al rinnovo delle pagelline per l'anno 1953 che sta per incominciare.
Mentre si esprimono grati sensi ai benevoli offerenti, si ricorda che, ad evitare aggravio di spese postali, non vengono emesse ricevute per offerte fino a L.300, - ( trecento ).