L'intercessione del Fr. Teodoreto |
B162-A8
Bengasi, 8 aprile 1964.
Ogni qualvolta penso alla mia vita, non posso non riallacciare certi fatti al tenero e premuroso intervento del santo Fr. Teodoreto.
Quante volte ho potuto constatarlo sia in cose spirituali che in quelle materiali.
In casa desideravo avere una cucina a gas e un frigorifero, cose così necessario in una casa e in paese dove il caldo intenso mette in pericolo la durata degli alimenti.
Attendevo l'occasione migliore, perché il rappresentante della ditta fosse nella migliore disposizione d'animo per la stesura d'un contratto che mi convenisse almeno in parte.
In tutto questo periodo mi affidai all'aiuto del Fr. Teodoreto di cui recitavo la devozione a Gesù Crocifisso.
Venne il giorno dell'affare.
Mi presentai al venditore e gli esposi le mie esigenze.
Mi disse di scegliere la cucina, e il frigorifero. Scelsi, e bene.
Si trattava ora di decidere il prezzo. Mi aspettavo una cifra enorme … per le mie modeste possibilità … e invece: « Pagami il frigorifero - mi disse - per la cucina non ci pensare; siamo già a posto! ».
Non contento mi lasciò la possibilità di pagarlo a rate con scadenza indeterminata.
Più di così non mi aspettavo. Fr. Teodoreto non era certo assente in quel momento!
Ma il fatto in cui ho constatato proprio da vicino il suo interessamento è il seguente.
La notte del 10 giugno 1963, all'una, mi svegliai che stavo troppo male per potermi alzare da solo.
Non tardai a capire in che situazione tragica ero piombato.
Infatti ero paralizzato in tutta la parte sinistra.
Dottori premurosi e di mia fiducia mi visitarono dando ognuno il proprio parere, non sempre concorde.
Scelsi il dottore di famiglia nelle cui mani mi affidai completamente.
Intanto i miei pensieri, le mie preghiere, come quelle della mia famiglia e dei Fratelli delle Scuole Cristiane di Bengasi, erano rivolte a Fr. Teodoreto per strappargli una guarigione ( quasi impossibile ) dato che alla mia salute erano ancora legate le sorti del mio bambino ancora troppo giovane per affrontare la vita da solo.
Egli ci ascoltò. Il dottore da me prescelto, medico condotto, dopo seria visita diagnosticò il mio male: secondo lui la paralisi era stata causata da un trombosi cerebrale.
Bisognava iniziare subito una cura per l'allargamento delle arterie.
Iniziai subito. Presente all'ospedale c'era pure in questo tempo il Neurologo: lo specialista di queste malattie.
Anch'egli fece la sua diagnosi che risultò contraria a quella precedentemente fatta: la paralisi era un effetto di un'emorragia nella parte del cervello corrispondente alla parte paralizzata.
Era quindi necessaria una cura col fine di restringere le arterie e togliere così il pericolo di nuove emorragie.
Non so per quale ispirazione seguii la prima cura.
La situazione per me rimaneva sempre pericolosa e critica perché non migliorando persisteva sempre il pericolo di nuove ricadute.
Si prospettò allora l'idea di sottopormi a controllo medico in un ospedale all'estero.
Ne parlai con le lacrime agli occhi al mio dottore.
Mi ascoltò e infine mi disse : « È inutile farsi delle illusioni, Giovanni, il miglioramento che tu speri di trovare all'estero non avverrà mai.
Migliorerai un pochino anche stando qui a Bengasi, ma non illuderti di raggiungere dei miglioramenti vistosi.
Per me è inutile che tu vada all'estero! ».
Ci rimasi male, perché il tentare altre vie e soluzioni, se era per me, psicologicamente parlando, un motivo di fiducia, era d'altra parte anche logico il sentire il parere di altri dottori specialisti.
Su questo punto il Neurologo era indifferente.
Mi dovetti rassegnare a questo stato di cose, finché non intervennero alcuni miei amici altolocati i quali quando seppero della mia idea, fecero di tutto per riunire il consulto medico che mi avrebbe autorizzato a partire per l'estero.
Ci riuscirono e il 26 ottobre 1963 partii alla volta di Londra spesato dal Governo Libico.
Analisi, raggi, cefalogrammi diedero il loro responso.
La situazione era esattamente questa: l'arteria carotide destra si era ristretta; non aveva irrorato a sufficienza il cervello … ne era succeduta una paralisi.
La trombosi era evidente e il mio dottore l'aveva diagnosticata esatta.
La diagnosi giusta e sicura era finalmente stata fatta dopo sei lunghi mesi durante i quali fui sotto la minaccia continua di quattro gravissimi e possibili effetti:
1) Una seconda paralisi;
2) La pazzia;
3) La morte improvvisa;
4) Possibilità di effetti dannosi per il cervello.
Non so quale Santo ringraziare ( se non Fr. Teodoreto ) per non essere capitato nelle mani del Neurologo della mia città!
Se ciò fosse avvenuto non sarei più qui certamente a raccontare ciò che racconto.
La sua cura infatti avrebbe certamente ristretto ancor più l'arteria provocando la morte in brevissimo tempo.
Questa per me è la prima grazia di cui devo ringraziare Fr. Teodoreto.
La seconda poi è quella di avermi fatto passare sei mesi senza essere incappato nei quattro gravissimi pericoli.
Per lo sbloccamento dell'arteria fu necessario l'intervento chirurgico che ad alcuni riesce bene, ad altri invece non toglie la minaccia dei quattro possibili effetti elencati prima.
Grazie a Fr. Teodoreto fui tra quelli cui l'intervento riuscì in modo quasi perfetto così da togliere le sopraelencate minacce e da obbligare i medici curanti a congratularsi con me per il felice esito dell'intervento.
Riporto le parole del chirurgo: « Una operazione con risultati così appariscenti e benefici non si e mai effettuata tra i miei pazienti colpiti dallo stesso male ».
A Dio il mio grazie tramite Fr. Teodoreto.
Se oggi cammino, mi muovo, lavoro un pochino ed ho fiducia nell'avvenire di mio figlio, lo debbo proprio a Fr. Teodoreto.
Giovanni El Barasi
Villa S. Maria, 17 marzo 1964.
Qualcuno si chiederà perché non ho fatto subito la relazione.
Dirò che il fatto che riferirò, mi è sembrato così insolito che mi sono detto che conveniva, aspettare che il tempo dimostrasse che si trattava di vera guarigione.
In questi anni ho steso più volte la relazione, ma non l'ho mai spedita per ripugnanza innata e per negligenza.
Oggi però credo mio dovere manifestare con chiarezza il fatto a gloria del mio Confratello.
Durante i lavori che si sono fatti a Rivalta di Torino per la sistemazione dell'impianto del calorifero nel 1955, sono inciampato in un grosso ceppo spostato in mezzo al corridoio dei sotterranei da un fratello Novizio, ed ho battuto con forza lo stinco della gamba sinistra.
Dopo una prima medicazione in casa, ho dovuto ricorrere al medico del paese e alle Suore del Cottolengo, ma senza nessun miglioramento, anzi la cicatrice diventava scura e profonda e destava preoccupazioni.
La sera del 13 maggio 1955 si teneva a Torino una conferenza per l'anniversario della morte santa del Fratel Teodoreto ed io, quasi ispirato, feci la solita medicazione e posi poi l'immagine reliquia di fratel Teodoreto sulla piaga pregandolo di guarirmi Lui, dato che i vari medicamenti usati non raggiungevano i risultati desiderati.
Poi partii per ascoltare la Conferenza sul Santo Fratello tenuta al Collegio San Giuseppe, dal fr. Assistente Leone di Maria.
Quale non fu la mia sorpresa, quando il mattino dopo tolsi le bende per procedere alla consueta medicazione.
La ferita si era chiusa e su tutta la zona si stendeva come una pellicola giallo nocciola, che è rimasta tale dopo nove anni.
Tutto questo affermo a gloria del Servo di Dio fr. Teodoreto.
A complemento dirò che lo scorso anno nel mese di giugno, avendo battuto la stessa gamba contro il timone dell'elevatore del fieno, mi feci una ferita nel medesimo posto.
Dopo un mesetto di medicazioni, ricorsi ancora alla intercessione di fr. Teodoreto.
Ancora una volta posi l'immagine reliquia sulla ferita e dopo due o tre giorni, la ferita si è chiusa in modo progressivo.
Oggi nella zona delle ferite si vede una parte biancastra in mezzo al giallo nocciola, quasi a perpetuare nella carne i due aiuti del santo Fratello Teodoreto.
Con viva riconoscenza.
Fr. Abondazio
La mamma avendo dovuto subire due ingessature perla rottura dell'arto sinistro e temendo una terza ingessatura ci siamo rivolte al Venerabile Fratel Teodoreto con la fiducia di ottenere la grazia di non dover più ricorrere ad una terza.
Questo favore l'abbiamo ottenuto e ci rivolgiamo nuovamente a Lui affinché mediante la Sua intercessione presso Gesù Crocifisso e la SS. Immacolata la mamma possa riprendersi in salute e camminare come prima e ottenga pure da Gesù e Maria la grazia di essere libera dalla paura di dover ricadere.
Desidererei mi inviassero una reliquia del Servo di Dio e invio questa, modesta offerta.
Dev.ma in G. C. e in M. SS. I.
Massucco Vittoria Luisa
Viareggio 1964
Mia sorella ha dovuto subire una grave operazione da temere per la sua vita.
Ho pregato anche Fratel Teodoreto e per sua intercessione l'operazione è riuscita favorevole.
Anna Pardini