L'ideale del religioso educatore in Fratel Teodoreto

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Se religioso è colui che intrattiene fedele relazione con Dio, come un figlio col proprio padre, fratel Teodoreto è il religioso ideale che con lo sforzo costante della sua vita realizzò lo stato di perfetta aderenza al Dio, Uno e Trino, inabitante in ogni cristiano a santificazione propria e del prossimo.

« Non che io abbia già tutto conseguito o che io sia già perfetto, ma mi sforzo di raggiungere tale mèta essendo io stesso stato sghermito da Cristo Gesù ». ( Fil 3,12 ).

E veramente la presa di Gesù dev'essere stata di una forza eccezionale, una morsa autentica per cui fratel Teodoreto ripeteva ancora con l'Apostolo: « Non sono più io che vivo, ma è Gesù che vive in me ». ( Gal 2,20 ).

Consacrato a Dio con i voti, e perciò libero dei pesi che tengono l'uomo schiavo del mondo, aveva fatto della sua esistenza una testimonianza di quanto può la grazia divina.

La creatura umana nulla può da sola, quando poi si tratta di rompere le maglie della natura si trova di fronte all'impossibile.

Riprendiamo assieme il Vangelo ( Mc 10,23.27 ): dopo lo sconcertante episodio del giovane ricco la nostra attenzione è attratta dal reiterato ammonimento di Gesù: « Quanto sarà difficile ai ricchi di entrare nel regno di Dio ».

Al giustificato stupore degli Apostoli per l'insistenza del Maestro, ecco la calma, rassicurante e non meno categorica parola: « Agli uomini è impossibile ma non a Dio: poiché tutto è a Lui possibile ».

Inutile dire che non sono le ricchezze nella loro comune accezione quelle qui in oggetto: si parla piuttosto di quanto sta a cuore alla natura umana, quanto solletica il nostro orgoglio, i sensi, l'intelletto che il religioso vuole Sacrificare con i voti per una libertà maggiore dello spirito bramoso di camminare più spedito dietro il Divino Maestro.

C'è modo e modo di camminare, modo e modo di scalare la roccia: i sestogradisti s'impongono per la loro fredda capacità che li consacra eroi, che li circonda di un alone di meritata gloria.

Chi viaggia in pianura od anche gironzola tra le montagne comodamente seduto al volante di una fuoriserie non può capire il gusto, la soddisfazione di quei « pazzi » e bontà sua, se non li commisera!

Fratel Teodoreto non dubitò nella scelta tra l'eroicità delle alte vette e la banalità del piano, tra la santità autentica ed una onesta vita borghese trasportata nella casa di Dio; non abbassò l'alto ideale della sua vocazione ad un livello umano: scelse la via della Croce di Gesù.

In questo slancio, nobile per coraggio e decisione gli fu di aiuto e sostegno lo spirito che nell'Istituto è l'unico spirito che deve « animare tutte le azioni » per « nulla fare che con la mira a Dio » se si vuole aver « la vita e la grazia di stato » ( cap. II, Regole e Costituzioni dei Fratelli Scuole Cristiane ).

La fede, lo spirito di fede così difficile alla nostra perversa natura che sempre preferisce, a rischio e pericolo, l'uovo oggi anziché la gallina domani ( mi si perdoni il paragone così meschino ma pure altrettanto reale ed efficace! ), animò e sorresse il suo vivere.

Una fede « nuda » di uomo adulto, nutrita e vestita spesso solo di amare delusioni, incurante dell'avventura e del rischio cui facilmente richiama la prudenza e la saggezza umana, fu il cibo quotidiano che nutrì il suo spirito di libertà dei figli di Dio.

Aveva una gioia incontenibile che volle comunicare a quanti ebbero con Lui contatti: gioia di anima cristiana e religiosa la cui luce traspariva anche all'esterno, quale palese testimonianza della santità della Chiesa militante consacrata a Dio.

Le varie manifestazioni che testimoniarono in quale grado abbia il Fratel Teodoreto praticamente vissuto la sua vita di relazione con Dio sono già di dominio pubblico.

La quotidiana meditazione del mattino lo trovava presente per il personale intimo colloquio con il suo Dio: colloquio che non conobbe soluzioni di continuità nella S. Messa, Comunione, Corona, Esame particolare.

Visite al Santissimo, Esercizi della lettura spirituale e studio della religione attraverso le occupazioni ordinarie e proprie del Fratello.

Tutti che l'abbiamo conosciuto gli rendiamo atto del suo dinamismo nei « tempi forti » di ricarica spirituale.

La mèta da lui raggiunta è troppo superiore alle nostre capacità, alla nostra pur diamantina volontà: nulla si costruisce se non sorregge una forza soprannaturale, un chiaro aiuto divino.

Con questo non intendo sminuire od annullare il merito personale del caro fratello Teodoreto, anzi sta proprio in questa sua corrispondenza l'alto valore ed esempio, e di quanti come lui vivono intensamente la vita di relazione con Dio; oppure giustificare chi non risponde che fiaccamente e con molte riserve: è una semplice constatazione che giova agli uni ed agli altri ed è un sincero indice del nostro nulla che rapito, per esplicita cooperazione, dalla potente mano di Dio, anticipa la vita eterna.

Parlar di ideale non so se sia ancora il caso: fu una sublime realtà, in fratel Teodoreto, il religioso e per naturale conseguenza, anche l'educatore.

Educatore per eccellenza è Dio, ma Dio chiamando alla sua sequela l'uomo, lo vuole ancora partecipe della sua attività.

Dio è amore, amore che si dona, che attende.

L'amore non è imponibile, ne siamo certi per nostra stessa autonoma costituzione di uomini: d'altronde un sentimento così puro non vuol conoscere argini, né imbrigliature.

E fratel Teodoreto non conobbe limiti alla sua azione educatrice: in Lui la fiamma del divino amore aveva necessità prepotenti.

Troppo sentì l'importanza della sua missione per trascurarla anche di poco.

Chiamato a direttamente collaborare nella salvezza delle anime, comprese le parole di Gesù: « Io sono la vite: voi i tralci ( Gv 15,5 ) tralci che devono portare frutto, « frutto duraturo » ( Gv 15,16 ) di fatica apostolica « perché il Padre sia glorificato » ( Gv 15,8 ).

La condizione unica di fruttificare è di essere uniti alla vite; tutto ciò che fratel Teodoreto operò, consigliò, disse, incoraggiò, corresse e migliorò non ebbe che una spinta, una mozione: Dio e solo Dio.

Ai giovani diede l'aspetto più vero del cristianesimo, più sodo, privo di facili sentimentalismi: l'aspetto della Croce.

Si preoccupò di formare dei cristiani.

Sentì la responsabilità a Lui trasmessa delle anime affidategli nella classe o nella direzione di una scuola; e quando quest'anima era quella di un suo confratello, veramente non si pacificava fino a che anche quella non camminava gioiosa al seguito di Gesù.

Come fu compreso delle parole del suo Santo Fondatore, S. Giovanni Battista de La Salle ( 37° Meditazione ): « Voi dovete considerare i fanciulli, della cui istruzione siete incaricati, come orfanelli poveri ed abbandonati.

Invero, benché abbiano un padre sulla terra, vivono praticamente come non avessero, quasi in balìa di se stessi per ciò che concerne la salvezza della loro anima: per questo motivo Dio li affida alla vostra tutela ».

Ed ancora nella 39° Meditazione: « Poiché siete stati chiamati nella vostra vocazione a procurar la santificazione dei vostri allievi, voi dovete esser santi di una santità che non sia comune; siete infatti voi che dovete comunicare la santità, la vita di grazia, sia con i buoni esempi, sia con le buone esortazioni che ogni giorno dovete loro rivolgere ».

L'educatore deve imitare il Divino modello che « coepit facere et decere ».

Il nostro Santo Fondatore ce lo ricorda con risoluta insistenza dopo che ci ha messi con le spalle al muro: una santità che non sia comune … buoni esempi, esortazioni!

Fratel Teodoreto fu così e seppe essere tra noi di tale elevatura che si può tranquillamente continuare nelle citazioni e del Santo Vangelo e di S. Giovanni Battista de La Salle che del Vangelo fu l'interprete per la nostra specifica missione, con assoluta certezza di non trovarsi a disagio nel creare un parallelo tra i consigli e l'esecuzione dei medesimi; se mai l'intelligenza porterà in campo un terzo elemento: la nostra distanza da Lui, il nostro zoppicare.

La sua opera educatrice sfociò in una grande impresa.

Comprese che su un mondo che ogni giorno più si migliora sul piano scientifico, tecnico, economico, sociale e politico incombe un grave pericolo per cui è indispensabile la presenza della Chiesa perché la civiltà di domani non debba costituirsi senza o contro Dio.

Antevide, dunque, il caro fratello Teodoreto e ricordò ai suoi giovani migliori la urgenza per il cristiano di portare Cristo ai propri fratelli specialmente ai lavoratori attraverso l'insegnamento del Vangelo integralmente vissuto ed una istruzione adeguata.

Così accadde che l'educatore fu fondatore, trascinatore di anime vogliose di lavorare nella vigna del Signore.

Fr. Edgardo Furfaro, F.S.C.