San Benildo, F. S. C. Catechista dei piccoli e dei poveri

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29 ottobre 1967: nella Basilica di S. Pietro, S. Santità Paolo VI proclama Santo un umile Fratello delle Scuole Cristiane, Fratel Benildo.

È il primo Santo che viene proclamato e presentato ad esempio ed imitazione dopo il Concilio Vaticano II.

Nelle vie misteriose della Provvidenza l'importante avvenimento della Canonizzazione ha un suo profondo significato.

A tutti i cristiani viene presentata la figura di un religioso - educatore, non sacerdote, che ha trascorso la sua vita nella educazione cristiana dei piccoli e dei poveri, un religioso che « fece le cose ordinarie in maniera straordinaria » ( Pio XI ).

La vita di Fratel Benildo non presenta, infatti, avvenimenti spettacolari: nulla vi è di straordinario nella sua vita, nel suo carattere, nei suoi studi; nulla di strepitoso nella sua vocazione, nei carismi esterni della grazia, nelle sue opere di apostolato, nelle sue realizzazioni; furono umili i suoi genitori, la sua educazione, il suo lavoro e umilmente visse i giorni della sua vita di studente, di insegnante, di Direttore della modesta scuola elementare di Saugues e talvolta di cuoco e di giardiniere.

È questo esempio di vita uniforme, anonima, ignorata, chiusa fra le pareti di una classe, nella quale il Crocifisso gettava un raggio di speranza e una fiamma di vita, che la Chiesa propone ad esempio ed imitazione in questo nostro tempo di divismo e di pubblicità.

I dati di questa esistenza, vissuta nell'umiltà, sono presto riassunti.

Fratel Benildo nasce a Thuret, piccolo villaggio dell''Alvernia, in Francia, il 13 giugno 1805, da Giovanni e Anna Romançon; è battezzato il giorno stesso e gli viene posto il nome di Pietro.

La famiglia Romançon, composta di padre, madre e 5 figli, coltiva la terra ed ha la fede profonda, convinta ed operante della semplice gente dei campi.

Pietro cresce quindi in un ambiente familiare sereno e pieno di onestà, nel quale Dio ha il primo posto e la vita cristiana dà i suoi frutti di letizia e di pace.

Vive la sua infanzia come tutti i contadinelli del suo villaggio, tra la scuola, frequentata come può, il lavoro di pastorello prima, di contadino poi, la vita in famiglia e la pratica della vita cristiana a cui tutta la famiglia partecipa.

Un giorno accompagna la mamma alla fiera della vicina Clermont, vede un Fratello delle Scuole Cristiane che passa recitando il S. Rosario: è la chiamata di Dio!

La risposta di Pietro è: « Io sarò come lui, un Fratello delle Scuole Cristiane! ».

Quella prima voce si fa via via più chiara, pur in mezzo a varie difficoltà e Pietro Romançon, il 10 febbraio 1820 entra al Noviziato dei Fratelli a Clermont: ha 15 anni.

Con la Vestizione Religiosa, Pietro Romançon diventa Fratel Benildo.

Terminata la sua formazione, inizia la sua attività di Fratello: insegnante e catechista, prima ad Aurillac, poi successivamente a Moulin, a Limoges, a Clermont.

Sono anni di intima gioia perché può finalmente insegnare ai piccoli, ai poveri e realizzare così il sogno per cui si è fatto Fratello.

Pur non lasciando mai del tutto l'insegnamento, si presta ad essere talvolta, secondo le indicazioni dei Superiori, anche cuoco, portinaio, giardiniere.

« I Superiori sanno che non si rifiuta mai … » dicono i suoi Confratelli.

L'11 settembre 1836 fa la sua Professione Religiosa che lo lega a Dio per tutta la vita.

E della sua vita ha già scelto la norma di condotta: vedere tutto sotto la luce della fede, vedere Dio in ogni cosa, divenire un uomo di preghiera.

È un programma semplice che bada alle cose essenziali, senza fronzoli inutili, ma perseguite con la tenacia, la forza e la serenità di un figlio dei campi che conosce la legge del lavoro paziente della semina e quella della fiduciosa attesa del raccolto, ponendo le premesse di una buona annata, ma attendendo da Dio la crescita dei frutti.

Il 23 dicembre 1841, accompagnato da due Confratelli giunge a Saugues, cittadina posta su un altipiano del Massiccio Centrale a 969 metri di altezza, accolto dalla popolazione, per darvi inizio alla scuola elementare, voluta dalla popolazione stessa e affidata ai Fratelli.

Da quel giorno non lascerà più Saugues e per 21 anni vi continuerà razione in profondità di Direttore della Comunità, di catechista, di suscitatore di vocazioni sacerdotali e religiose.

Dal raccolto si può conoscere la fecondità del seme gettato: sono oltre 250 i Fratelli usciti dalla Scuola di Saugues e altrettanti sono i Sacerdoti e i Religiosi di altri Ordini.

Il 13 agosto 1862 la sua santa morte, il 4 aprile 1948 la Beatificazione, il 29 ottobre 1967 la solenne Canonizzazione.

Quali gli elementi della sua santità? Fu un uomo di Dio nella piena disponibilità alla grazia, fu educatore e catechista, fu fedele alla sua Regola.

Visse nel lavoro e nell'umiltà, amò i fanciulli con le viste soprannaturali, fu lieto di servire Dio nell'oblio e nella monotonia, accendendo nell'amore la fiamma della sua gioia intima.

Ma mi pare doveroso ricordare qui alcuni tratti della sua vita che più hanno attinenza con l'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata.

Fratel Benildo fu un grande devoto di Gesù Crocifisso.

Tutte le pratiche di pietà che lo portavano a fermarsi nella contemplazione di Gesù sofferente o di Gesù in croce erano da lui eseguite con particolare fervore ed amore: fissava lungamente il Crocifisso, che teneva sovente fra le mani, e da questa contemplazione traeva i segreti della vita di unione con Dio, della fedeltà alla sua Regola e della fecondità del suo apostolato.

Il Crocifisso di Fratel Benildo, dopo la sua morte, divenne fonte di grazie segnalate e di insigni guarigioni.

Fratel Benildo ebbe un amore e una devozione particolare a Gesù Sacramentato: quante testimonianze ci sono giunte di questa sua devozione!

Esse ci parlano delle sue frequenti, fervorose visite a Gesù nel Santissimo Sacramento, delle sue comunioni a cui gli abitanti di Saugues volevano essere presenti, per ammirarne « l'atteggiamento, il volto, la espressione muta e solenne ».

La sua vita fu piena di Gesù, fedele al saluto che i Fratelli si rivolgono: « Viva Gesù nei nostri cuori! Sempre! ».

Fratel Benildo ebbe una devozione tenera e vivissima per la Santissima Vergine.

Per la gente di Saugues Fr. Benildo era « l'uomo del Rosario ».

Non lo lasciava mai e ogni festa della Madonna era per lui occasione per rinnovare nella devozione alla Madonna i suoi Fratelli, gli alunni, gli ex-alunni, gli abitanti di Saugues.

Fratel Benildo fu un catechista nel pieno senso della parola: catechista nella vita di testimonianza, catechista nell'azione apostolica.

Fece il « Catechismo », nel suo senso più umile ma anche più efficace, per portare le anime a Gesù.

Al « Catechismo » dedicò la più accurata preparazione che ritenne suo importante dovere, dedicò il tempo ad esso assegnato e vi trasfuse la più profonda convinzione e la più affettuosa partecipazione, dedicò il tempo, la parola e l'azione anche fuori dell'ambito della scuola.

Per questo, il nuovo Santo è esempio imitabile.

Per chi vuole vivere veramente lo spirito di fede nella sua vita pur nell'oscurità di un lavoro di ogni giorno, pur nella monotonia di una missione che può non essere brillante, Fratel Benildo testimonia che la santità può essere di tutti.

Fr. Gustavo Luigi Furfaro