La trasmissione televisiva sulla S. Sindone |
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Ne hanno parlato un po' tutti i giornali e in generale hanno espresso la delusione degli spettatori.
Ci si aspettava qualcosa di meglio.
Tralasciamo i commenti biliosi di giornali, come « La Stampa », che hanno deplorato l'occupazione del primo canale Tv all'ora in cui è più grande il numero degli spettatori, con un argomento marginale di questo genere.
Per loro una squallida commedia o uno spettacolo di pugni fra boxeurs sarebbe stato evidentemente preferibile.
Il gran pubblico invece era veramente desideroso di contemplare questa insigne reliquia cristiana, questo preziosissimo documento archeologico, questo misterioso oggetto che ha suscitato tanti entusiasmi di folle e di grandi personaggi, che ha ispirato tanti studi, che ha deciso la costruzione di artistici templi per la sua custodia e culto, come quello di Torino.
C'era in fondo all'anima del popolo cristiano quello stesso commovente desiderio espresso all'apostolo Filippo dai pellegrini della diaspora: vogliamo vedere Gesù.
La notizia della recente ricognizione della Sindone, le nuove fotografie effettuate con le tecniche più moderne, la pubblicazione di nuovi importanti studi su di essa avevano acuito il desiderio della sua estensione, che non si era più rinnovata dal 1933.
Il Re Umberto, cui appartiene, aveva dato il più ampio consenso.
D'altro lato però non mancavano le incertezze: superato il timore di turbare il movimento di riavvicinamento con i fratelli separati, promosso dal Concilio Ecumenico ( quanta delicatezza ), restavano i pericoli che può rappresentare ai nostri giorni l'accesso del pubblico ad un oggetto segno di « inestinguibile odio e di indomato amor ».
Tutti ricorderanno che pochi mesi addietro ci fu un tentativo di scasso all'altare della Sindone, tentativo andato a vuoto per merito delle solide inferriate e della cassaforte che la proteggono.
Si direbbe che la rabbia antireligiosa non abbia più limiti.
Inoltre, anche nelle più ottimistiche previsioni, il numero di coloro che l'avrebbero potuta vedere, più o meno da vicino, più o meno rapidamente sarebbe stato certamente esiguo in confronto agli uomini di tutto il mondo, cui avrebbe potuto interessare.
Ed è allora che la Tv apparve provvidenziale.
Le prove fatte diedero un ottimo risultato e assicurarono il perfetto rendimento del mezzo televisivo.
Il progresso tecnico veniva a rendere un servizio allo spirito religioso, rimanendone nobilitato e come consacrato.
La trasmissione fu realizzata la sera di venerdì 22 Novembre e ripetuta Domenica 25 Novembre, verso mezzogiorno, dopo il pontificale celebrato in Duomo dal Card. Pellegrino per l'apertura dell'Anno Santo.
Bellissima la coincidenza della trasmissione con l'apertura dell'Anno Santo nella diocesi torinese, quasi preludio significativo e sintetizzante.
Il Papa poi sottolineò l'avvenimento con un suo, discorso, trasmesso pure dalla Tv.
Disgraziatamente la realizzazione di un progetto così lusinghiero risultò troppo lontana dalla aspettativa, anzi veramente misera.
La Sindone non fu neanche presentata in tutte le sue parti: l'impronta dorsale, dove sono meglio visibili i colpi dei flagelli e il martirio della scapola per lo sfregamento del patibulum, non apparve affatto; certi particolari eloquenti completamente trascurati; il commento vocale poi non poteva essere più deludente.
E non diciamo altro per riguardo alla carità.
L'operatore televisivo sembrava più preoccupato di presentare le persone e le cose circostanti che il sacro lenzuolo, come certe donne in chiesa più attente a far vedere la loro veste, che a seguire la Messa.
Nessuno si preoccupò di far leggere su quelle foto la tremenda passione di Gesù, in perfetta coincidenza con i racconti evangelici, con gran disappunto del pubblico, che si attendeva appunto questa illustrazione e meditazione; che altro ha da dirci la S. Sindone?
Fu veramente un'occasione mancata.
Gli uomini di oggi, che vogliono vedere con i loro occhi e sono sensibili solo a ciò che è concreto, che sono travolti dalle infinite distrazioni degli avvenimenti quotidiani, dallo sport, dagli spettacoli, dai così detti mass-media, avrebbero potuto leggere senza fatica e con interesse la pagina più grande della storia, quella che narra il prezzo della loro redenzione, e forse, attraverso l'immagine del Cristo sofferente, avrebbero intuito « il cuor ch'egli ebbe » e molti a quell'intuizione di amore sarebbero rimasti senza fiato …
Sarebbe stato troppo.
Forse è proprio per questo che l'iniziativa non doveva riuscire bene.
Non ci ricordiamo che Gesù è « segno di contraddizione per la rovina e la risurrezione di molti? ».
E proprio Gesù Crocifisso, i documenti della sua passione, dovevano sfuggire alla contraddizione?
Davanti a Gesù non è possibile la neutralità: « chi con me non raccoglie, dissipa ».
Credevamo di essere spettatori, invece siamo stati afferrati dal mistero di Gesù e si è subito formato il gruppo dei discepoli da una parte e la canea urlante dall'altra parte: sia crocifisso.
No, non esageriamo.
Ci sono tante maniere di condannare Gesù, compreso il sorriso beffardo di Erode, fatto amico di Pilato, per l'occasione.
E i discepoli del Signore sono sempre il solito gruppo spaurito, oppure maldestro.
Sissignori, maldestro.
Infatti la trasmissione si conclude con una stonatura, cioè sollevando il dubbio sulla autenticità della Sindone: la scienza dirà! …
Ma che cosa deve dire la scienza dopo tutti gli studi che si sono fatti?
O non sarebbe stato molto più opportuno insistere sulle prove di autenticità che reca in sé la stessa reliquia?
E sul fatto che i negatori non danno alcuna prova della loro negazione?
E sul fatto provvidenziale, straordinario che ci ha tramandato i lineamenti di Gesù?
E sulla gratitudine che devono sentire i torinesi per il privilegio loro accordato, nonché la responsabilità di accogliere il richiamo che reca in sé la S. Sindone?
S. Carlo Borromeo, che non aveva il complesso della scienza, si mise in viaggio, con i mezzi di quel tempo, per venerare la S. Sindone: ecco la lezione da imparare.
E. Dervieux - Bibliografia della S. Sindone di Torino - Ed. Ghirardi, Chieri, 1936.
In questo opuscolo sono elencate 700 opere sulla Sindone, però esso è aggiornato al 1936 e non comprende le numerose opere posteriori.
« Cultores Sanctae Sindonis » - La S. Sindone nelle ricerche moderne -
Il volume raccoglie le relazioni fatte al Convegno del 1939 dai vari esperti nelle materie che interessano la Sindone.
Mons. Giullo Ricci - L'uomo della Sindone - Ed. Coletti, Roma 1965.