Nel ricordo del Servo di Dio Fr Teodoreto

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Abbiamo l'aria di dire una banalità, ma è tutt'altro che una banalità; il Fr. Teodoreto era un uomo serio, cioè prendeva le cose sul serio.

Era una caratteristica del suo temperamento, ma fu anche una perfezione acquisita con la fedeltà alla grazia.

Questo lo faceva diverso dalla moltitudine, la quale può magari esser tesa fino allo spasimo verso questo o quel miraggio, ma in realtà non prende la vita sul serio.

Quanti sono infatti coloro che si domandano perché vivono, che cosa sono venuti a fare in questo mondo, nel quale si sono trovati un bel giorno, senza saper come?

E come si può riempire ragionevolmente una vita di cui non si conosce il senso?

É naturale allora che l'uomo sia attratto da luci fatue e consumi le sue energie dietro cose futili; il che precisamente non è serio.

Dio ha preso l'uomo terribilmente sul serio, fino a farsene solidale, fino a compromettersi con lui.

Ma l'uomo non prende Dio sul serio e si comporta peggio di quei ragazzi sventati che trascurano i doveri di scuola per giocare.

È un atteggiamento di disprezzo, sotto certi aspetti peggiore dell'odio.

Forse è questa la ragione dello sdegno manifestato da Gesù nell'Apocalisse: - fossi tu almeno freddo, ma non sei né freddo né caldo.

Nessun uomo tollererebbe di essere trattato dagli altri come viene trattato il Signore dalla moltitudine dei cristiani e magari anche da certi consacrati.

Fr. Teodoreto ha preso sul serio la vita religiosa, con tutti gli impegni che essa comporta, e non si è lasciato sviare dalle difficoltà, né dagli esempi della mediocrità altrui, né dalla lunga fatica della perseveranza.

Aveva capito subito che la vita religiosa è essenzialmente un lasciare tutto per un altro tutto, vi si era impegnato e aveva mantenuto la parola, iniziando con vigore una lotta corpo a corpo contro qualsiasi attacco, specialmente a se stesso, e aveva conseguito una grande libertà di spirito, un'umiltà profonda, sincera e serena, una disponibilità totale al Signore.

Fedelissimo nell'osservanza della sua Regola di Fratello delle Scuole Cristiane, non faceva eccezione per nulla.

La Regola dei Fratelli, prima dell'ultimo Capitolo Generale dell'Istituto, era assai dura.

Nel corso dei secoli e sotto l'ispirazione della mentalità francese del 700, aveva accolto una serie di norme minuziosissime, che non lasciavano un atto, né un istante del religioso senza disciplinarlo.

Si pensi per esempio a norme come queste: salutare sempre con la giaculatoria: « Viva Gesù nei nostri cuori », togliersi sempre lo zucchetto salutando, mantenersi sempre in atteggiamento composto, ecc.

C'era da asfissiare.

Eppure il Servo di Dio vi si uniformava non solo fedelmente, ma si sarebbe detto con piacere.

È chiaro che dal rapporto con Dio deriva il modo di rapportarsi con gli uomini e con le cose.

Fr. Teodoreto non tollerava superficialità e leggerezza.

Gli davano fastidio gli uomini vuoti, che non sanno di nulla.

Un giorno, esaminando il lavoro di un catechista scrollava il capo e come parlando a se stesso esclamò: « costui è proprio una nullità ».

Effettivamente quel tale lasciò presto l'Unione, senza lasciar traccia di sé, come una foglia appassita.

Sempre raccolto e assai riflessivo, il servo di Dio si concentrava sempre, non fosse che un istante, prima di dare una risposta o di prendere una decisione, ma la risposta o la decisione venivano poi franche, senza incertezze.

Non si pensi ad un Fr. Teodoreto triste o accigliato, che, anzi, il suo aspetto era quello della bontà affabile e serena.

Ordinariamente raccolto alla presenza di Dio, aveva un contegno edificante anche per le strade e molti lo notavano.

Ma nelle conversazioni si metteva in sintonia con gli altri e sapeva godere anche delle barzellette.

La sua unione con Dio non lo faceva certo estraneo al mondo.

Apprezzava tutti i valori della vita e i progressi della civiltà; gustava assai le bellezze naturali e quelle artistiche.

Era insomma un autentico Fratello delle Scuole Cristiane la cui missione non è puramente religiosa, ma si esplica in attività secolari come la scuola e l'educazione, e mira alla formazione ed elevazione dell'uomo sotto tutti gli aspetti, preparandolo ai compiti della vita presente e alla sublimazione di quella futura.

Ma in Fr. Teodoreto la nota dominante era l'unione con Dio.

S. Giov. Batt. La Salle esorta i suoi Fratelli a « non fare alcuna differenza tra i doveri del proprio stato e l'affare dell'eterna salute » ed è forse la nota più caratteristica della sua Regola.

Nell'attuazione di questo principio Fr. Teodoreto si collocava nella luce di Dio, creatore, redentore e santificatore, e attraverso questa luce discerneva tutto il creato.

La natura gli aveva fornito un temperamento deciso e risoluto.

La vita religiosa, togliendo ogni angolosità o asprezza glie lo aveva temprato e nobilitato.

Il Servo di Dio sa attendere e riflettere, da vero uomo forte, sa anche umiliarsi e diffidare di sé come pochi, ma deciso che abbia, con la convinzione di compiere la volontà di Dio, più nulla lo smuove, benché il suo modo di fare sia riguardoso, per non offendere nessuno: forte e soave.

La sua tenacia rifulse quando volle seguire la sua vocazione, assai contrastata, e più ancora nella fondazione dell'Unione Catechisti.

Avuta la conferma, tramite Fra Leopoldo, che il progetto concepito a Lembecq-lez-Halles è voluto da Dio non c'è più nessuna difficoltà che lo fermi.

In comunità i Fratelli non condividono le sue idee: è la sorte di tutti i precursori.

Si rivolge ai suoi superiori e questi lo capiscono e lo incoraggiano, ma fanno poco per aiutarlo.

Incontrerà ostacoli di ogni genere:

più volte cadrà ammalato gravemente e penserà di essere alla fine;

la più parte dei giovani non persevereranno nell'Unione;

l'opera dovrà attraversare due guerre mondiali e sarà ridotta al lumicino, alcuni soci moriranno in guerra o saranno deviati da altre correnti;

nel diritto canonico l'Unione Catechisti non troverà posto in alcuna categoria e qualche canonista la dirà « un mostro giuridico », tanto era ancor lontana l'idea degli Istituti Secolari;

il primo progetto della Casa di Carità Arti e Mestieri fallirà;

l'Unione attraverserà una grave crisi di vocazioni;

lo sforzo reiterato per farla sorgere nelle altre case dei Fratelli fallirà;

tra gli stessi catechisti sorgeranno gravi dissensi …

E certamente non abbiamo indicato tutto.

Per esempio non abbiamo parlato delle sue prove interiori, le quali furono gravissime.

Una dolorosa aridità lo afflisse per lungo tempo.

Si può immaginare quanto abbia sofferto il Servo di Dio, dato anche il suo temperamento sensibilissimo, e l'intervento di Fra Leopoldo può anche esser stato disposto provvidenzialmente per sostenerlo e incoraggiarlo.

Tuttavia, anche quando la sofferenza gli si leggeva sul volto, mai un lamento usciva dalla sua bocca, dissimulava il dolore sotto un tratto amabile e sereno.

Quando l'insulto della malattia gli tolse l'uso della parola, pur lasciandolo in piedi, faceva dei segni per spiegarsi e si sforzava di ridere, come se si trattasse di una situazione comica; ma nel tremito della voce si sentiva vibrare il dolore e quel riso aveva qualcosa di tragico che faceva piangere ad un tempo e ammirare tanta forza d'animo.

In quei giorni più che mai rifulse l'atleta: non era forse il Signore che aveva disposto così?

Animo, dunque, con Gesù Crocifisso portare la croce con gaudio, come diceva Fra Leopoldo.

Una perfetta corrispondenza fra gli Ideali professati e la vita vissuta fu sempre l'espressione, oltre che di una grande fede e di un grande amore, l'indice di una risolutezza, di una energia e di una coerenza non comune.