L'unità nella Chiesa |
B193-A1
Studiatevi di conservare l'unità dello spirito nel vincolo della pace.
Un corpo solo e uno spirito solo, come una sola è la speranza a cui siete stati chiamati per la vostra vocazione.
Un solo Signore, una sola fede, un solo Battesimo; un solo Dio e Padre di tutti, che è sopra tutti, opera in tutti ed è in tutti ( Ef 4,5-6 ).
Questo fondamentale testo paolino è sempre di attualità, ma oggi più che mai, e ad esso dovrebbero ispirarsi tutti coloro che hanno a cuore le sorti della Chiesa, perché una pretesa pluralità e falsa libertà di opinione, ed un diffuso spirito di ribellione insidiano la sua unità.
L'atteggiamento di apertura e di generosa comprensione inaugurato dal Concilio Ecumenico è spesso frainteso ed abusato; e il Papa è costretto a intervenire frequentemente per confutare, rettificare, chiarire, nonché per esortare alla carità, alla verità, alla giustizia.
Il Manzoni disse che Gesù fondando la sua Chiesa le ordinò di impadronirsi di tutta la morale,1 e cioè volle che tutto quanto è buono fosse cristiano, come tutto quanto è cristiano fosse buono.
La Chiesa è come una nuova creazione e a forziori deve avvenire ciò che è stato detto per la prima creazione: « Dio vide che tutto era buono ».
La Chiesa vuole riconoscere ogni frammento di verità e di bene, dovunque si trovi, secondo la parola dell'Apostolo: « tutto ciò che vi ha di vero, di nobile, di giusto, di puro, di amabile, di onorevole, tutto ciò che è virtuoso e degno di lode, questo formi l'oggetto dei vostri pensieri » ( Fil 4,8 ) e quindi non solo sul piano religioso, ma anche in quello umano, della filosofia, delle scienze, del progresso, dell'arte, dello sport, ecc. ecc.
Vi può essere un atteggiamento più aperto e più libero?
Ma questo non significa che si deva fare di ogni erba fascio e accogliere insieme il bene e il male, il vero e il falso e, per fare qualche esempio, la giustizia distributiva con il comunismo ateo, la libertà con il divorzio, l'autorità e l'ordine con l'oppressione, la democrazia con l'anarchia e la licenza, ecc. « Facendo la verità nella carità » ( Ef 4,15 ) ogni cosa torna al suo posto, si ricompone l'ordine e si ristabilisce l'unità, carattere fondamentale della Chiesa.
E anzitutto unità nella fede, che ne è la base.
Varietà di espressioni, certamente, perché la ricchezza del pensiero non può essere esaurita da alcun linguaggio umano e perché la varietà degli uomini e dei popoli esige che si adegui il linguaggio alle loro mentalità e questo la Chiesa si è sempre sforzata di farlo; ma unità di contenuto, perché la verità è una, e non può contraddirsi.
In secondo luogo unità di intenti, senza di cui non si costruisce nulla, anzi si distrugge, perché la Chiesa è un corpo, di cui siamo membra gli uni degli altri e di cui è capo N.S. Gesù Cristo, rappresentato sulla terra dal suo Vicario, il Papa.
È il Papa che dà unità a tutta la Chiesa e chi contraddice al Papa attenta all'unità, alla vita stessa della Chiesa; e se anche è insignito del carattere sacerdotale non è più un pastore, ma un nemico, non è più un cattolico, ma un protestante.
Certo, l'ubbidienza può talvolta esser dura; ma l'ubbidienza rimane l'unico canale attraverso di cui si manifesta la volontà di Dio e perciò è dall'ubbidienza che si distinguono i veri cristiani e gli autentici profeti da falsi profeti.
Anche nella società civile, come in ogni società, è necessaria la concordia e l'unità di intenti.
Ne abbiamo ogni giorno la prova con l'amara esperienza del nostro povero paese, avviato verso la rovina dalle discordie dei partiti e delle loro correnti, e nella rovina di tante famiglie, i cui membri non sanno sottomettersi alla disciplina del dovere.
E per contro ne abbiamo conferma nella tensione in atto di tutto il mondo verso raggruppamenti sempre più grandi: politici, economici, tecnici, ideologici.
Ogni cosa mira a diventare mondiale, pur nel travaglio incessante dei contrasti.
L'unità è un riflesso di Dio nella creazione, è una caratteristica della verità, è condizione della fortezza, sigillo della bellezza, esigenza e vertice della carità.
Tutto il creato, nell'immensa molteplicità e varietà degli esseri è costituito in armonia ed unità organica.
Il peccato è sempre rottura dell'unità e principio di disgregazione, e le divisioni dovute alla discordia sono causa di scandalo e di mali infiniti, come dimostra la storia della Chiesa.
Oggi si tenta faticosamente di risalire la china, ma quanti ostacoli da superare e chissà quanto tempo dovrà trascorrere prima che sia ricomposta l'unità dei cristiani.
È dovere di tutti pregare perché si affretti quel giorno.
Il S. Padre Paolo VI, nel suo discorso a chiusura dell'Assemblea Generale dei Vescovi italiani,2 di cui riportiamo i tratti più salienti, ha fatto appello alla unità nella Chiesa.
Egli ha esordito citando la preghiera sacerdotale di Gesù, nell'ultima cena, espressione del supremo anelito del suo Cuore divino: « Io prego anche per quelli che mediante la loro parola ( di Apostoli ) crederanno in me, affinché siano tutti una cosa sola … in noi, e il mondo creda che tu mi hai mandato … affinché siano perfetti nell'unità e il mondo riconosca che tu mi hai mandato e che tu li hai amati come hai amato me » ( Gv 17,20-23 ).
Il Papa ha quindi seguitato: « L'unità, vertice del Vangelo per i seguaci di Cristo, per i suoi Apostoli, per i suoi ministri specialmente; e unità, apologia del Vangelo e della fede di fronte al mondo, all'umanità …
Questa unità è inoltre l'espressione più autentica e più autorevole di una proprietà essenziale della Chiesa, quella di essere comunione.
L'unità è comunione … Una Chiesa tanto più corrisponde alla sua definizione di Chiesa autentica di Cristo quanto meglio riflette in se stessa, nella sua animazione e nelle sue concrete strutture il principio profondo e costituzionale dell'unità.
Il pluralismo delle opinioni e dei raggruppamenti, che ora si diffonde anche nell'area cattolica non ci lascia indifferenti e del tutto tranquilli, come quello che ci sembra spesso derivare non già da un proposito di un libero, ma organico e sostanzialmente unitario sviluppo del corpo ecclesiale, ma piuttosto da un inquieto, e in fondo egoistico, istinto di autonomia dispersiva, di cui la storia della Chiesa riporta dopo secoli ancora il doloroso e inqualificabile strazio, nonostante che sovente si qualifichi con equivoci e spesso abusivi titoli comunitari …
Vi è oggi chi parla con enfasi di comunione ecclesiale, e si appella ad essa come alla sua propria anagrafe soprannaturale; ma spesso, purtroppo, più avido d'affermare propri particolari carismi, o di difendere i suoi personali diritti, contestando insieme aspetti storici e canonici della Chiesa vivente e visibile, che di mantenersi nella docile, filiale ed esemplare obbedienza alla legittima potestà ecclesiale; praticamente, se non sempre con aperto dissenso, egli si svincola da tale perfetta comunione, non badando che con tale suo ostile contegno egli recide da sé il tralcio, che lo sostiene e lo unisce alla mistica pianta dell'unità, che è lo stesso Cristo, nostro benedetto Signore, un solo mistico Essere con la sua Chiesa ».
Durante l'udienza generale del 28 Agosto u.s. a Castelgandolfo il papa è tornato nuovamente, e ancor più diffusamente sull'argomento del pluralismo, preoccupato del serpeggiare di questo nuovo protestantesimo, che mina le basi alla fede.
Anche di questo discorso riportiamo alcuni tratti, sunteggiando: « Pluralismo, termine equivoco, cioè avente duplice significato.
Il primo significato è molto bello, e si riferisce alla fecondità della nostra dottrina cattolica, la quale conservando una sincera e profonda identità di contenuto e rimanendo cioè strettamente aderente alla propria univoca realtà, all'« una fides » di cui paria con tanta chiarezza e autorità l'Apostolo Paolo, possiede una enorme ricchezza di espressioni, per ogni lingua, per ogni periodo della storia, per ogni età e grado della vita umana ( v. didaké, simboli, catechismi, summae teologiche, ecc. ) … le molte voci della liturgia … l'inesausta produzione letteraria, … questo è il pluralismo della Chiesa cattolica, al quale possiamo ascrivere quello sgorgante dalle personali ricerche e singolari espressioni a cui la dottrina cattolica invita sia il mistico, sia il teologo e sia anche l'artista, sempre che abbiano come legge connaturata nel loro animo la verità, di cui lo Spirito Santo è maestro, ma sempre secondo la garanzia interpretativa del Magistero della Chiesa.
Potremmo paragonare il pluralismo dottrinale della Chiesa cattolica a quello d'una orchestra musicale, nella quale la pluralità degli strumenti e la diversità delle loro parti rispettive cospirano a produrre una sola e mirabile armonia …
I cristiani cattolici, a professare questo pluralismo didascalico nell'unità dogmatica della dottrina cristiana trovano sempre davanti a sé la formula dei Riformatori antichi e moderni: « Sola Scriptura », quasi che essi fossero i veri fedeli dell'unità religiosa e quasi che la Sacra Scrittura non derivasse essa stessa dalla Tradizione apostolica, e avulsa dall'insegnamento apostolico non fosse esposta al pericolo, quanto mai reale, d'essere abbandonata all'interpretazione individuale, indefinitamente centrifuga e pluralista, cioè a quel « libero esame » che ha polverizzato l'unità della fede nell'innumerevole molteplicità di opinioni personali …
Dalla plurisinfonia unificante e celebrante della Pentecoste si dovrebbe retrocedere alla « confusione delle lingue? »
Quale ecumenismo potremmo così costruire? quale unità della Chiesa potremmo ricomporre senza l'unità della fede?
La vera religione non si può dire legittima, ne efficace se non è ortodossa, cioè derivata da un autentico ed univoco rapporto con Dio.
Ne un vago, e fosse anche commosso e sincero, sentimento religioso, né una libera ideologia spirituale costruita con autonome elaborazioni personali, né uno sforzo di elevare a livello religioso le pur nobili appassionate espressioni di sociologia lirica e morale di popoli interi, né le vivisezioni ermeneutiche rivolte ad attribuire al cristianesimo un'origine naturale o mitica, ne ogni altra teoria o osservanza, che prescinda dalla voce infinitamente misteriosa ed estremamente chiara, risuonata sul monte della Trasfigurazione e riferita a Gesù, raggiante come il sole e candido come la neve: Questo è il mio Figlio diletto, nel quale Io mi sono compiaciuto; Lui ascoltate, potrà placare la nostra sete di verità e di vita ».
1 Osservazioni sulla morale cattolica
2 v. Oss. Rom. 9-6-74