Nel centenario di S. Tommaso D'Aquino: il santo

B193-A5

San Tommaso d'Aquino catechista

« I Catechisti hanno per loro speciali protettori San Giuseppe e San Giovanni Battista de La Salle; inoltre venerano particolarmente i Santi Angeli Custodi, S. Giovanni Evangelista, S. Francesco d'Assisi e S. Tommaso d'Aquino ». ( R. e C. 6 ).

Tra i Santi che il Servo di Dio Fr. Teodoreto propone ai Catechisti per una particolare venerazione troviamo anche S. Tommaso d'Aquino.

Il 7° centenario della morte ( 7 marzo 1274 ) del Dottore Angelico è stato ampiamente e variamente ricordato e celebrato in tutta la Chiesa e in tutto il mondo.

Pare opportuno, riferendoci alla indicazione del Servo di Dio Fr. Teodoreto, tentare di rilevare alcuni aspetti della figura dell'Aquinate come Catechista e modello del Catechisti.

E pare tanto più di attualità il suo messaggio, sotto questo aspetto, in questo nostro tempo di ricerca teologica e di un certo disorientamento che investe anche quanti hanno responsabilità di catechizzazione e di evangelizzazione.

Le difficoltà sono molte, le incertezze sono gravi e spesso avvilenti, i contrasti tra un messaggio da trasmettere e le condizioni in cui il messaggio è trasmesso sono o paiono talvolta insormontabili.

Il Santo Padre Paolo VI nell'udienza generale di mercoledì 11 settembre 1974 ( vedi Oss. Rom. del 12 settembre 1974 ), in una analisi estremamente realistica e aperta, ha esposto quali sono le difficoltà che la Chiesa incontra nella evangelizzazione del mondo di oggi e afferma che "la Chiesa è in difficoltà".

« Non si sarebbe scavato forse un abisso che sembra incolmabile fra il pensiero moderno e la vecchia mentalità religiosa ed ecclesiale? …

L'elenco dei malanni che affliggono oggi, nonostante il Concilio, la Chiesa di Dio, potrebbe continuare, fino a riscontrare che grande parte di essi non assale la Chiesa dal di fuori, ma l'affligge, l'indebolisce, la snerva dal di dentro ».

Gli interrogativi sono pieni di ansia e di preoccupazione « di amarezza e di più tenera e forte affezione ».

Ma anche se il quadro si presenta a tinte tanto oscure, c'è una certezza: « la Chiesa può superare le difficoltà presenti … » e questa certezza « non è formulata dalla prudenza umana, né fondata sopra le nostre forze; la risposta sta nella promessa di Cristo » non praevalebunt ( Mt 16,18 ); « Io ho vinto il mondo » ( Gv 16,33 ) » e aggiunge: « La fede è la prima condizione per superare le presenti difficoltà.

Lo ha confermato l'apostolo Giovanni « Questa è la vittoria che vince il mondo, la nostra fede » ( 1 Gv 5,4 ).

E che cosa finalmente è la fede? Oh! la grande questione! ma ora risolviamola nella più concisa risposta.

S. Tommaso d'Aquino: affresco del B. Angelico

La fede è l'adesione alla parola di Dio ( S. Tommaso II - II - 1 ), adesione con l'aiuto dello Spirito Santo, meritateci da Cristo, che chiamiamo grazia e compiuta mediante l'assistenza del magistero ecclesiastico ».

La lunga citazione ci pare illumini ancor più la figura di San Tommaso e lo renda quanto mai attuale per la risposta che troviamo nella sua opera e nella sua ricerca ai problemi che travagliano oggi la Chiesa, e per la testimonianza della sua vita.

La ricerca trova nella Summa Theologica una sintesi ineguagliabile di teologia, la testimonianza di vita ci lascia vivi esempi di bontà, di generosità, di santità, di amore e obbedienza alla Chiesa.

Tommaso fu catechista per questo: fece della sua vita una ricerca continua e illuminata di Dio, partecipò agli altri il frutto della sua ricerca, visse con coerenza il suo insegnamento, non presunse troppo di sé ma affidò sempre alla Chiesa la conferma della sua dottrina.

Tommaso fu un grande dotto, ma anche un grande santo.

« Mentre c'è lo scatenamento della lussuria, sia salutare l'esempio della purezza del giovane Tommaso;

mentre si battono in breccia le virtù dell'umiltà e dell'obbedienza, sia salutare l'esempio dell'umile e obbediente Santo;

mentre la violenza impera, ammaestri la sua dolcezza.

Finalmente il suo amore per la verità convince tutti i relativisti che il bene più necessario al mondo è proprio la verità, razionale e divina, da accettare e da seguire » ( O. Rocchetti ).

La catechesi di S. Tommaso

L'intenzione di S. Tommaso, quando scrive, è quella di insegnare.

La sua missione infatti fu di insegnare e di predicare, ma in particolare quella di scrivere.

Lasciò 9 commenti a libri della S. Scrittura, 3 grandi opere sistematiche, 10 Questiones disputae più altre 4; 13 Commenti a libri di Aristotile, 49 Opuscula, alcuni dei quali sono veri libri, oltre varie raccolte di discorsi.

L'illustre P. Mariano Cordovani diceva: « S. Tommaso ha risolto tutte le questioni trattate e ha dato gli elementi per risolvere le future ».

Egli non scrive per proprio gusto né per procurare al lettore un godimento letterario, ma per trasmettere un insegnamento.

Per questo la lettura di San Tommaso diventa prevalentemente didattica.

Ma non è sufficiente la lettura per l'assimiliazione e la penetrazione della verità che espone.

Essa esige una meditazione, una contemplazione.

Occorre rifare con lui il cammino da lui percorso, cammino segnato dal « contemplata aliis tradere, trasmettere agli altri quanto si è contemplato ».

È insegnamento che parte dalla, convinzione, dall'intimo: per questo è efficace.

Mediti un buon catechista su questo!

Ciò che caratterizza l'opera di S. Tommaso è liberare l'intelligenza: come il sole illumina le nostre strade, la luce del Dottore Angelico non si riflette su di lui, ma ci presenta, in chiara trasparenza, le verità ovunque esse si trovino: di qui il suo spaziare in tutte le discipline che in qualche modo possono aiutare l'intelligenza.

In filosofia, S. Tommaso è un discepolo di Aristotile.

Discepolo intelligente, si sforza di comprendere il cammino del suo maestro.

Non giunge alle conclusioni senza aver sviscerato tutto il ragionamento, analizzato il metodo.

Egli mette in luce il processo della sua dimostrazione e giustifica il suo procedere seguendo le norme della disciplina filosofica in causa: morale, politica, filosofia della natura, logica o metafisica.

La Summa Theologica ha per scopo di mettere in luce le verità già ben conosciute, anche se confusamente, per mezzo della fede.

Per questo la prima parte tratta di Dio, la seconda del movimento delle creature verso Dio, la terza del ritorno delle creature verso Dio per Cristo, con Lui e in Lui.

Poiché le verità di fede sono messe in luce mediante la Rivelazione e la ragione umana unite, è normale che vi si trovino parecchi accenni di ordine filosofico, ma occorre sempre ricordare in quale contesto essi si trovano.

D'altronde la teologia utilizza tutte le branchie del sapere umano in una conoscenza superiore in cui la loro molteplicità scompare davanti alla loro profonda unità.

Alla luce divina, l'uomo vede tutto nell'unità, « giacché ogni cosa creata da Dio, è buona e nessuna è da rigettare, se presa con azioni di grazia; essendo santificato per la parola di Dio e per la preghiera » ( 1 Tm 4,4-5 ).

L'opera di San Tommaso non è l'opera di un solo uomo: essa assume la saggezza dei filosofi, con la teologia, ed incarna la spiritualità dei Padri della Chiesa, con la filosofia.

Per questo l'insegnamento si inserisce nella vita dell'uomo, diventa vitale perché stimola le capacità umane, le mette in movimento di ricerca, fornisce gli elementi di tutte le discipline, le illumina con la luce di Dio, porta a delle conclusioni che diventano operanti nella convinzione.

È questo il processo di ogni insegnamento e soprattutto dell'insegnamento catechistico, che vuole essere efficace ed operativo.

Il catechista deve usarlo per sé, deve realizzarlo, deve insegnarlo ai suoi allievi perché sappiano camminare poi, nella vita, con i propri mezzi.

La certezza della fede

Il giovane Tommaso aveva appena l'età della ragione che già rivolgeva ai suoi maestri la domanda: "Chi è Dio?".

E si può affermare che a rispondervi dedicò ogni istante della sua vita.

Era come divorato dal Mistero di Dio.

Quando morì, a 49 anni, al termine di una vita di continua unione con Dio, restava il teologo in ricerca del suo Dio.

Ecco un'altra caratteristica del catechista: cercare sempre più Dio, per penetrare sempre più in Lui, per credere sempre più in Lui, nella fiduciosa preghiera che a Lui deve rivolgere ogni giorno: "Signore, accresci in me la fede" ( Lc 17,5 ).

Quando il giovane Tommaso poneva la domanda "Chi è Dio?" non era stimolato in ciò dalla sua ragione, ancora ai primi passi, ma dalla grazia del dono della fede ricevuto nel Battesimo.

Per lui Dio era un mistero, il Mistero per eccellenza.

Non perché dubitasse di Dio, della sua esistenza, ma al contrario, proprio perché la chiamata di Dio era così fermamente certa in lui, egli dava la sua risposta di amore nella ricerca di un tale Amico così vicino e così nascosto.

Egli viveva già quanto dirà in una analisi teologica dell'atto di fede: « È perché il credente dà la piena adesione all'oggetto della fede, per amore e non per ragionamento, che la sua intelligenza è stabilita nella certezza ». ( Summa II-II-q. 2 ).

Egli sa che il Mistero è una verità talmente luminosa che l'intelligenza non può penetrarla totalmente, ma stimolata dall'amore, l'intelligenza del credente procede poco a poco, senza alcuna angoscia verso il possesso di Dio in tutta verità.

In questa prospettiva, siamo proprio all'opposto della concezione modernista della fede del cristiano.

Si può dire per S. Tommaso, quello che Pascal dice di ogni cristiano "non cercherebbe Dio se non l'avesse già trovato".

La teologia è la scienza che permette all'intelligenza del credente di essere al servizio della Parola di Dio.

Ma la nostra intelligenza non arriverà mai a cogliere in tutta la sua ampiezza il Mistero divino che si rivela a noi.

Per questo una ricerca razionale, cioè una ricerca filosofica, è normalmente suscitata dalla fede di ogni vero cristiano, discepolo del Cristo.

Più questa ricerca filosofica sarà sana, vera nel suo ordine che è a misura di uomo, più la Rivelazione divina troverà udienza nello spirito dell'uomo che vive la sua fede.

Tuttavia la teologia non è incatenata dalla filosofia.

La Parola di Dio non è venuta a noi per soddisfare le esigenze della nostra ragione e non ci è stata data per una costruzione puramente umana del mondo.

Dio ha parlato agli uomini per mezzo del Figlio suo Gesù per portare a loro la salvezza e riconciliarli con Lui.

« È stato necessario, dice San Tommaso, che per la salvezza degli uomini, ci fosse, al disopra della filosofia in cui regna la luce naturale della ragione, un'altra dottrina che procede dalla Rivelazione divina.

E il motivo è questo: l'uomo è destinato a giungere a Dio che è fuori della portata della nostra intelligenza poiché dice il profeta Isaia: "Occhio non vide, o Dio, fuori di Te, ciò che tu hai preparato a coloro che Ti amano" ( 64,4 ).

Ora, non occorreva che prima di dirigere le loro intenzioni e le loro azioni verso un fine, uno scopo gli uomini conoscessero questo fine, questo scopo?

Era necessario dunque che Dio rivelasse agli uomini la vita divina che è al termine della loro esistenza terrena, ma che è per loro inconoscibile con la loro sola ragione » ( Summa Iq. la. 1 ).

Ne solamente umana, cioè filosofica, né solamente divina, come è divina la Luce in Dio, la teologia è una scienza che è allo stesso tempo umana e divina « poiché l'intelligenza dell'uomo riceve nel suo intimo una effusione della Luce di Dio » ( ibid. a. 3 ad 2 ).

( H. M. Manteau-Bonamy O. P. in l'Homme Nouveau - 3 marzo 1974 ).


Il cantore dell'Eucaristia

La teologia diventa la vita divina nel nostro spirito.

Il vero teologo non conclude mai nella sua scienza senza volgersi verso l'adorazione e l'amore di Dio.

Dopo una giornata di lavoro teologico, Tommaso si riposa davanti al Santissimo, contemplando il suo divino Amico.

Sono i momenti del colloquio affettuoso con l'amico Gesù da cui scaturiscono il sublime Ufficio del SS. Sacramento e gli inni così teneri e così gioiosi che S. Tommaso ci ha lasciati.

« I Catechisti devono, dice il Servo di Dio Fr. Teodoreto, fare della SS. Eucaristia il centro di tutti i loro pensieri ed affetti » ( R. e C. VIII - 74 ).

Fu proprio davanti al Tabernacolo che una sera, dopo aver composto il suo trattato sull'Eucaristia che Tommaso sentì la parola di Gesù: « Tu hai ben meritato da me, Tommaso, che vuoi in ricompensa? »

E Tommaso rispose: "Null'altro che Te, Signore!".

Questa la fonte, questa la ricompensa che ogni Catechista deve fissarsi nella sua vita.

A conclusione ricordiamo e meditiamo le parole che San Tommaso disse sul letto di morte, quando fu portato il Viatico.

Volle alzarsi, in ginocchio adorò a lungo il SS. Sacramento, poi disse con grande commozione: « Ricevo Te, prezzo della redenzione dell'anima mia.

Per Tuo amore ho studiato, vegliato, lavorato.

Ho scritto molto …

Alla correzione della Santa Chiesa Romana tutto offro e sottometto ».

Può essere un programma per chi si dedica all'evangelizzazione!

Fr. Gustavo Luigi Furfaro f. s. c.


Il Santo

Noi siamo abituati a vedere in Tommaso d'Aquino, di cui ricorre quest'anno il settimo centenario della morte, il grande dottore che ha lasciato la sua orma profonda in teologia e filosofia.

Dimentichiamo facilmente che Tommaso fu prima di tutto un santo che raggiunse la perfezione nella fedeltà alla sua vita di religioso e di maestro.

Ecco alcuni aspetti della sua santità.

I suoi contemporanei furono colpiti in modo particolare dalla sua amabilità.

Ne abbiamo un'eco nei versi di Dante che ci parla della: "infiammata cortesia di fra Tommaso" ( Par. 12, 143-144 ).

Il suo biografo, Guglielmo di Tocco, ci svela il segreto di questo suo atteggiamento: « Quando il dottore mirabile poteva discendere alle cose umane da quella sublime contemplazione delle cose divine era così alla mano nel conversare e dolce nel parlare da dimostrare come in verità la sua vita fosse plasmata sull'esempio di Cristo … perché non avrebbe potuto avere da Dio una così grande scienza se non avesse imparato, prima, la sua dottrina dall'umiltà, vivendola ».

E di questa umiltà, che lo rendeva così amabile verso gli altri, Guglielmo di Tocco ci da ancora una significativa testimonianza: « Si racconta che il predetto dottore nella sua purezza, disse: "Ringrazio Dio per non avere mai avuto un sentimento di vana gloria a riguardo della mia scienza, della mia cattedra da maestro e della mia attività scolastica ».

E Conclude: « Era infatti consapevole di avere ricevuto la sua scienza da Dio ».

Da questa consapevolezza nasceva una armoniosa sintesi di vita di preghiera e di studio.

Una testimonianza di Bernardo Gui ci è preziosa a questo proposito: « Ogni qual volta voleva studiare, disputare, leggere, scrivere o dettare, prima, accostandosi in segreto alla preghiera, tutto bagnato di lacrime, orava, chiedendo che gli fosse rivelato dal cielo dove cercare quello di cui aveva bisogno e di avere a portata di mano quello che doveva dettare.

Quando si incontrava in qualche dubbio, si metteva a pregare e, alzatosi dalla preghiera, trovava chiaro quello che prima era oscuro.

Infatti, come rivelò al suo segretario, fra Reginaldo, e volle che il segreto fosse conservato durante la sua vita, aveva ottenuto la sua scienza non tanto in forza del suo ingegno naturale e dello studio quanto piuttosto dalla preghiera e da Dio ».

S. Tommaso fu, infatti, un uomo di "grande preghiera", "di grande contemplazione ed orazione", leggiamo sovente nelle testimonianze rese nei processi di beatificazione: « Era sempre il primo che di notte si alzava per pregare e quando sentiva che gli altri venivano alla preghiera, se ne ritornava in camera ».

La sua devozione era particolarmente rivolta verso l'Eucaristia: « Ogni giorno celebrava la Messa, piangendo, e ne ascoltava un'altra con devozione », testimonia fra Pietro da Monte San Giovanni.

L'Eucaristia era il punto di partenza di tutta la sua giornata, come la fonte da cui scaturiva la sua meravigliosa attività: « Fra Tommaso, ogni giorno, celebrava, molto presto, la Messa … e, dopo la sua celebrazione, subito era pronto un altro sacerdote per celebrare.

S. Tommaso assisteva a questa Messa e poi subito saliva in cattedra.

Terminato l'insegnamento si metteva a scrivere e dettare a parecchi segretari, poi mangiava e quindi si ritirava in camera per occuparsi delle cose divine fino all'ora del riposo.

Quindi si alzava e così ordinava tutta la sua vita in Dio ».

È una preziosa testimonianza di fra Bartolomeo da Capua che ci pone sotto gli occhi, in modo vivo, la giornata di fra Tommaso: quella giornata che incomincia sempre con la celebrazione eucaristica.

Aveva anche una tenera devozione verso Maria.

Nel testo autografo della Summa contra Gentiles possiamo notare una curiosità: gli spazi marginali sono disseminati della parola: Ave Maria.

Piccola cosa, se vogliamo, ma che getta uno sprazzo di luce nel cuore di Tommaso.

E quando ebbe la famosa risposta: « Hai scritto bene di me, o Tommaso: che ricompensa vuoi avere da me? », il santo dottore, che stava pregando in lacrime davanti al Crocifisso rispose: "O Signore, non voglio che Te".

In questo si mostrava figlio di S. Domenico che passava le notti davanti al Crocifisso: non per nulla il Beato Angelico, con molto intuito, ci ha presentato diverse volte S. Domenico ai piedi della Croce.

Ed un altro aspetto di S. Domenico troviamo nel suo grande figlio: una pietà che si effondeva nelle lacrime.

I suoi contemporanei lo avevano notato ed alcune testimonianze si possono vedere nei testi sopra citati.

Tommaso celebrava, pregava tra le lacrime.

La pienezza del suo amore si effondeva nel pianto.

Egli ci appare così nella sua profonda umanità: non un arido e freddo speculativo, ma prima di tutto un uomo che viveva con tenerezza la sua vita in comunione con Dio.

Ed è in questa prospettiva - di profonda unione con Dio - che noi possiamo capire gli ultimi giorni di Tommaso.

Il suo segretario si accorse che durante la celebrazione della Messa nella Cappella di S. Nicola, a Napoli, il santo era molto commosso.

Da allora cessò di scrivere.

Meravigliato ne chiese la ragione al santo che, dopo molte insistenze, rispose: « Rinaldo, non posso perché tutto quello che ho scritto mi sembra paglia ».

Ma fra Rinaldo non rimase soddisfatto.

Voleva sapere qualche cosa di più.

Ritornò più volte all'assalto ed alla fine, S. Tommaso, dopo avergli fatto giurare di non dire niente finché fosse stato in vita, disse: « Tutto quello che ho scritto mi sembra paglia di fronte a ciò che ho visto e mi è stato rivelato ».

Queste brevi note possono chiudersi con questo significativo episodio, riferito da fra Nicola, abate di Fossa Nova: « Mentre fra Tommaso giaceva infermo, i monaci di detto monastero ( Fossa Nova ) per la grande devozione che avevano verso di lui a motivo della sua fama di santità, gli portavano a mano la legna necessaria per accendergli il fuoco, pensando che per la necessità di un così grande uomo non fosse conveniente usare gli animali bruti.

E Tommaso, ogni qual volta vedeva che i monaci portavano la legna alla camera dove egli giaceva, si alzava in piedi con grande devozione ed umiltà ed esclamava: « Perché mi capita questo: vedere che dei santi uomini mi portano la legna? ».

Un piccolo episodio ma rivelatore che già agli occhi dei suoi contemporanei Tommaso non era solo un grande dottore, ma un santo.

P. Marcolino Muraro o. p.


Preghiera di San Tommaso

Per ottenere di poter ordinare saggiamente la propria vita ( ossia per fare la volontà di Dio )

Concedimi, o Dio misericordioso, di desiderare ardentemente, di studiare attentamente, di riconoscere sinceramente e di eseguire perfettamente a lode e gloria del tuo nome, la tua volontà.

Ordina, o mio Dio, la mia vita, e concedimi di conoscere ciò che mi chiedi di fare; e fa che io possa compierlo come si deve e come si conviene per la mia anima.

Concedimi, o Signore, che tra vicende prospere o avverse io non ceda, affinché da quelle non mi lasci innalzare, né da queste opprimere.

Di nulla io possa godere o dolermi se non di ciò che mi possa condurre a te o allontanare da te.

Che io non voglia piacere o tema dispiacere ad alcuno se non a te.

Che appaiano spregevoli ai miei occhi, o Signore, tutti i beni temporanei, e cari tutti i beni eterni.

Che io provi tristezza di ogni gaudio che sia senza di te e che nulla io brami che sia al di fuori di te.

Mi dia gioia, o Signore, ogni fatica per te; e mi dia tristezza ogni riposo, che sia senza di te.

Concedimi, o mio Dio, di dirigere il mio cuore verso di te, e in ogni mia debolezza di dolermi fermamente con il proposito di emendarmi.

Rendimi, o Signore mio Dio, obbediente senza opposizione, povero senza avvilimento, casto senza corruzione, paziente senza mormorazione, umile senza finzione, ilare senza rilassatezza, maturo senza pesantezza, agile senza leggerezza, timoroso verso di te senza disperazione, veritiero senza doppiezza, operante il bene senza presunzione, capace di riprendere il prossimo senza altezzosità, di edificarlo con le parole e con le opere senza simulazione.

Concedimi, o Signore mio Dio, un cuore sempre vigile, che nessun pensiero estraneo possa allontanare da te; un cuore nobile, che nessun affetto indegno possa trarre in basso; un cuore retto, che nessun perverso intendimento possa fuorviare; un cuore saldo, che nessuna tribolazione possa abbattere; un cuore libero, che la violenza di nessuna passione possa asservire.

Donami, o Signore mio Dio, un intelletto, che ti sappia conoscere, una diligenza, che voglia cercarti, una sapienza, che riesca a trovarti, una forma di vivere, che sia a te gradita, una perseveranza che attenda te con fiducia, una fiducia, che in fine possa giungere a te.

Concedi che qui io sia colpito dai tuoi castighi attraverso la penitenza, che nel cammino verso di te io possa servirmi dei tuoi favori attraverso la grazia, che nella patria celeste io possa godere dei tuoi gaudi attraverso la gloria.

Tu che vivi e regni Dio per tutti i secoli dei secoli.

Amen.

Trad. D. Andrea Bava S. d. B.