La celebrazione di Fra Leopoldo nel suo paese natale …

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Il ricordo di Fra Leopoldo non si oscura con il trascorrere del tempo, ma è sempre vivo, ed è questo il segno della vera grandezza: le alte vette, viste di lontano, si stagliano sull'orizzonte, al di sopra delle piccole costruzioni, che sono invece, annegate nella bruma della pianura.

Domenica 7 settembre u.s. è stato il paese natale di Fra Leopoldo, Terruggia, a celebrare il suo più grande compaesano.

Non ricorreva alcuna memoria particolare, era una domenica qualunque, ma il Vescovo di Casale veniva a conferire la Cresima ai fanciulli e l'occasione si presentava propizia per presentare ai novelli soldati di Gesù Cristo la figura di questo valoroso eroe della santità e a richiamare tutto il popolo terruggese agli esempi di un figlio della loro terra, che aveva saputo vivere in un grande amore di Dio e in una stupenda intimità con il suo Signore la sua vita umilissima di garzone e di cuoco, coronandola infine con la consacrazione nella vita religiosa.

Vi intervennero molti frati dai conventi circonvicini di Casale e di Crea, con il Provinciale P. Doglio e il Vice-postulatore P. Rosario.

Da Torino arrivarono i catechisti del SS. Crocifisso e M. I. con il Presidente dr. Conti, gli aspiranti, allievi e insegnanti della Casa di Carità, il Fr. Gustavo, Assessore, e un folto gruppo di Zelatori, Ascritti e ammiratori.

Sin dal mattino un concerto di campane dal campanile aguzzo della parrocchia diffuse a lungo le sue note sui bei colli monferrini per convocare i fedeli alla chiesa e questa fu letteralmente stipata.

All'omelia Mons. Vescovo, dopo di aver parlato dello Spirito Santo che i cresimandi si apprestavano a ricevere, accennò alla vita di grazia a cui fu fedele Fra Leopoldo, in una particolare unione con la SS. Vergine Maria.

Egli ne fu sempre devotissimo e la chiamava la sua « mammina ».

La Madonna, disse il Vescovo con felicissima espressione, è la casa della carità, dove fioriscono tutte le virtù della vita cristiana.

Durante la mattinata i convenuti ebbero agio di visitare la casa di Fra Leopoldo, una casa minuscola, rannicchiata fra le altre case, quasi a chieder scusa della sua presenza, con camerette piccole, come quelle di S. Giovanni Bosco ai Becchi, in cui non bisognava muoversi troppo e in cui ci si sente mortificati; con mura di tufo grezzo, piene di umidità.

Abitarvi è una penitenza.

Luigi Musso vi soggiornò a lungo, anche durante una malattia sua e di sua madre, che di là passò all'eternità.

Ma nel cortile c'è luce e da una finestra il panorama si apre in un'ampia visione dei colli monferrini, dei paesi che vi sono disseminati e del cielo luminoso.

Anche la casa di Fra Leopoldo è ad immagine di lui: povera di elementi terreni, ma aperta agli immensi orizzonti del cielo.

Intanto la pioggia, che aveva aduggiato tutto il mattino, era cessata, ed una luce discreta investiva le campagne ubertose, i ricchi vigneti carichi di uva e così ben ravviati, i casolari sparsi, i villaggi seminati tutt'intorno, che alzavano verso il cielo i loro campanili e i loro castelli: un paesaggio arioso, forte e sereno così aperto a tutto ciò che è grande e bello, proprio come l'anima di Fra Leopoldo.

Il discorso del Padre Provinciale O.F.M.

Nel pomeriggio la celebrazione si poté fare all'aperto, nel parco pubblico.

Il Padre provinciale, Anselmo Doglio, illustrò i tratti fondamentali della figura del Servo di Dio: la sua vita poverissima e tribolata, il suo instancabile apostolato spesso incompreso ed ostacolato, perfino dal parroco, il suo impegno familiare e sociale, il vivissimo affetto per la mamma, che condivideva tutto il suo fervore religioso, e la tenera assistenza che le prestò, ritardando l'ingresso in religione finché essa ebbe bisogno del suo aiuto.

Anche i frati, allorché si presentò per entrare nell'Ordine francescano, lo sottoposero ad una lunga prova: dapprima dilazionarono la sua accettazione, quindi prolungarono oltre quattro anni la sua probazione.

Dal suo ingresso in religione fino alla morte Fra Leopoldo fu sempre adibito alla cucina.

Era nato per servire e fu il servo buono di cui tutti ebbero sempre a compiacersi, perfino il Signore, a cui soprattutto, in tutto e in tutti egli serviva.

Questa sua condizione e il trattamento non sempre gentile dei suoi confratelli favorì certo la sua profonda umiltà, che se poté essere tentata lo fu di scoraggiamento.

« O mio Gesù » esclamerà un giorno, « perché povero e semplice tutti mi hanno abbandonato ».

E Gesù gli risponderà: « Coraggio, non siamo due amici? ».

Il Signore si compiace degli umili e li riempie di sapienza, e Fra Leopoldo, il frate converso illetterato, divenne un consigliere ricercatissimo.

Quando il Fr. Teodoreto lo scoperse ne approfittò subito: le parole di Fra Leopoldo furono come la grazia efficace per la realizzazione dell'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e M. I.

Una grande eredità di insegnamento ci viene da Fra Leopoldo, così simile al suo patriarca San Francesco.

Anzitutto quello della sua interiorità.

« Omnìs gloria eius filiae regis ab ìntus » ( Sal 45,14 ).

Le sue molte ore, specialmente di notte, passate in preghiera nella cappella di N. S. del S. Cuore, la sua familiarità stupenda e i suoi colloqui con Gesù è Maria hanno un carattere decisamente eccezionale e indicano un grado di orazione molto alto.

A Fra Leopoldo si può applicare con tutta verità il motto di S. Francesco: « mio Dio e mio tutto ».

È da questa interiorità che deriva tutto l'irradiamento esteriore in parole ed opere del Servo di Dio.

Se c'è una lezione di cui abbia bisogno il nostro tempo così dissipato e materializzato, così inquieto e senza gioia è proprio questa.

Fra Leopoldo « sovrabbonda di gioia in tutte le tribolazioni » a motivo della sua intimità con il Signore.

Oggetto delle contemplazioni e delle estasi di Fra Leopoldo è il Crocifisso nel quale egli vede l'amore infinito che trasse Gesù a patir tanto, e perciò Gesù Crocifisso è per Fra Leopoldo l'« amabilissimo ».

Non c'è dubbio che Fra Leopoldo è un gran mistico, il quale, come novello S. Francesco e come l'Apostolo Paolo vive di Gesù e di Gesù Crocifisso, Egli lancia al mondo un messaggio di ritorno alla teologia della croce, cioè al fondamento e centro della umana redenzione.

Ne è segno e strumento quella preghiera che va sotto il titolo di « devozione - adorazione a Gesù Crocifisso » eco delle personali adorazioni del Servo di Dio, che egli affidò ai Fratelli delle Scuole Cristiane perché la diffondessero in tutto il mondo.

Fr. Teodoreto, erede spirituale di Fra Leopoldo per indicazione di Gesù stesso, ne trasmise la dottrina ai catechisti, affinché annunciassero a tutto il mondo « l'amore infinito dell'amabilissimo Signore Gesù Crocifisso ».

L'Unione Catechisti da lui fondata è il frutto della comune attività dei due Servi di Dio ed è un esempio di collaborazione offerto da due grandi famiglie religiose.

Un'altra opera cospicua di questa collaborazione è la Casa di Carità Arti e Mestieri, per la quale Fra Leopoldo e Fr. Teodoreto ebbero molto a soffrire.

Questa scuola professionale, che trae il suo nome e la sua impostazione da Fra Leopoldo e che si avvale dell'esperienza pedagogica dei Fratelli delle Scuole Cristiane fu realizzata dai catechisti nello sviluppo normale del loro apostolato, in modo inopinato, quando pareva che l'idea della Casa di Carità fosse definitivamente tramontata, e continua la sua attività e il suo sviluppo da quasi cinquanta anni in modo non meno inopinato, senza alcuna base economica, affidata esclusivamente alla Provvidenza di Dio per far fronte al suo pesantissimo bilancio.

Preghiamo con insistenza il Signore perché affretti la glorificazione dei Servi di Dio Fra Leopoldo e Fr. Teodoreto, affinché il loro messaggio si diffonda sempre più largamente e le loro opere si consolidino e si sviluppino secondo il disegno di Dio.

Il discorso del Presidente

Al discorso del P. Provinciale, vivamente applaudito, seguì un canto eseguito magistralmente dai componenti il gruppo « Comunione e Liberazione » che ha sede presso la parrocchia di S. Francesco da Paola in Torino.

Questo gruppo, al quale l'Unione Catechisti esprime la sua viva riconoscenza, eseguì vari canti negli intervalli tra una manifestazione e l'altra.

Ottimamente affiatato e diretto, contribuì al successo della giornata e fu apprezzatissimo dagli uditori.

Il Presidente dell'Unione Catechisti, prendendo la parola tra un canto e l'altro, illustrò vari aspetti della devozione a Gesù Crocifisso.

Fra Leopoldo, egli disse rivolgendosi agli abitanti di Terruggia, è stato scelto fra di voi per richiamare l'umanità intera al fondamento della fede, che è Gesù Crocifisso, come già S. Paolo faceva con i primi cristiani, esortandoli a nutrirsi non di latte, ma di cibo solido.

Che cosa sentono i cristiani di oggi alla vista del Crocifisso?

Chi se ne esalta, lo loda, ne vede il principio e il centro della comunione con i fratelli?

Eppure questo dovrebbe essere il tipo di approccio a Gesù Crocifisso.

Così lo presenta il Vangelo e così lo sente Fra Leopoldo: l'amabilissimo Signore, il punto di attrazione universale, il centro della redenzione.

Gesù chiama la sua passione l'« ora sua » in cui l'amore di Dio sarà conosciuto: « Iddio ha talmente amato il mondo da dare il Figlio suo Unigenito ».

Ed è soprattutto mirando la croce che gli uomini saranno indotti ad amarlo: « Quando sarò innalzato trarrò tutto a me ».

Il discorso che Gesù rivolge a Fra Leopoldo è rivolto indirettamente a tutti gli uomini.

A S. Dalmazzo, fin dai primi tempi del suo soggiorno a Torino, il Servo di Dio si sentì dire dal Crocifisso: « d'ora innanzi tra me e te ci sarà molta intimità ».

A Viale d'Asti ebbe la visione dell'anima abbracciata alla croce.

Sono tutti segni e richiami di quello che Gesù desidera da ogni uomo, per per cui ha versato il suo sangue.

Il Crocifisso di Fra Leopoldo è sanguinante e glorioso.

La passione di Gesù è principio e causa della sua glorificazione: « Cristo si è fatto per noi obbediente sino alla morte e marte di croce.

Per la qual cosa Dio pure lo ha esaltato … ».

Nella Trasfigurazione sul Tabor e in tutte le visioni dell'Apocalisse Gesù è sempre presentato nella gloria meritata con la sua passione.

Le sue piaghe sono il suo segno di riconoscimento.

Il suo olocausto è principio di gloria eterna per Lui e per tutti coloro che saranno suoi.

Questa è la genuinità della vita cristiana: « Se il grano di frumento caduto in terra non muore, rimane infecondo, ma se muore produce molto frutto ».

« Quando sarò innalzato da terra, dice il Signore, allora conoscerete chi sono io, e allora trarrò tutto a me ».

Il Crocifisso è l'espressione del sacerdozio e della regalità universale di Gesù.

Passando poi a illustrare la preghiera composta da Fra Leopoldo il presidente fece osservare che la prima adoratrice è la SS. Vergine, corredentrice e madre, la cui maternità ebbe compimento sul Calvario.

E perciò l'adorazione a Gesù Crocifisso si compie sempre in unione con Maria SS.ma.

In secondo luogo ci uniamo a tutti i santi e beati del cielo perché la prima e più perfetta preghiera si compie in cielo con l'eterna liturgia cui partecipa tutta la corte celeste.

Questo richiamo al Paradiso è un punto fondamentale di educazione del popolo cristiano, in cammino verso il cielo, ma così incline alle cose della terra.

L'adorazione alle singole piaghe ha un significato di concretezza che non deve essere sottovalutato.

Gesù Cristo non è un essere astratto e nebuloso, ma una persona umana e divina ben determinata, con una storia ed un pensiero preciso.

È Cristo uomo che manifesta l'amore di Dio per gli uomini e che li introduce a Dio con gli insegnamenti della sua vita terrena e con la sua morte di croce sofferta in circostanze storiche inconfondibili.

Le sue piaghe, che ha voluto mantenere anche dopo la risurrezione sono il suo segno di riconoscimento e la manifestazione di una concretezza certa.

« Metti il tuo dito nel foro delle mie mani e la tua mano nella ferita del mia costato » dirà Gesù all'apostolo Tommaso « e non essere incredulo, ma credente ».

Le domande che si rivolgono al Signore durante la preghiera alle cinque Piaghe riguardano gli interessi ed i bisogni essenziali della Chiesa.

Qui il testo subì delle modifiche e non è più esattamente quello di Fra Leopoldo, ma è ancora tutto pervaso del suo spirito.

Dalla devozione a Gesù Crocifisso scaturirono delle opere notevoli, che ne sono come i frutti e che traggono tuttavia da essa la linfa segreta per il loro sviluppo e la loro conservazione.

Essi sono l'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata, quasi adorazione vivente, perpetua e operante del SS. Crocifisso, e la Casa di Carità Arti e Mestieri.

Entrambe queste opere sono strettamente legate ai Fratelli delle Scuole Cristiane: la prima come opera di perseveranza e realizzazione dì un generoso proposito del Servo di Dio Fr. Teodoreto, la seconda come scuola-tipo verso di cui orientare di preferenza l'apostolato dei Fratelli.

Le Testimonianze

A questo punto il presidente invita tutti coloro che hanno qualche testimonianza da portare circa la devozione a Gesù Crocifisso e a Fra Leopoldo a volerla rendere pubblica.

Parecchi degli astanti prendono volentieri la parola.

Il giovane Franco Bianco, allievo della 3° media, dichiara di aver aderito alla Unione come Zelatore, di praticare ogni giorno la devozione e di diffonderla per riparare ai mali del mondo, di cui è vivamente impressionato.

Insieme ad altri ragazzi, che collaborano con lui, fa recitare la devozione in chiesa dopo le funzioni religiose.

Il giovane Paolo Moccia riferisce che il problema della fede, che a un certo punto dovette affrontare seriamente lo portò a Gesù Crocifisso, dove egli trovò la luce e la forza necessaria per realizzare una migliore e più coerente pratica di vita.

Nel Crocifisso egli vide la sintesi di tutto il Vangelo e l'analisi del testo della devozione gli offrì lo spunto per un serio e quotidiano esame di coscienza.

Il presidente, a nome del Dr. Dezzani, che dovette ritirarsi per un leggero malore, riferisce un episodio capitato allo stesso Dr. Dezzani.

Questi mentre faceva il ritiro mensile insieme ai catechisti, venne chiamato d'urgenza al capezzale di una signorina, che per la terza volta aveva tentato di suicidarsi.

Egli, che ben la conosceva, insieme alle cure mediche le offrì il foglietto contenente la devozione a Gesù Crocifisso.

Quel foglietto ebbe un'efficacia incredibile, fu come uno spiraglio verso un mondo sconosciuto.

La signorina cambiò radicalmente vita e tuttora si dedica completamente alle opere di carità.

Il Dr. Vito Moccia esprime la sua riconoscenza a Gesù Crocifisso e all'intercessione di Fra Leopoldo per la ricchezza degli insegnamenti e degli incoraggiamenti che egli derivò dagli scritti del Servo di Dio per l'attività del gruppo familiare, da lui promosso e diretto quale attività dell'Unione Catechisti.

L'intimità e la familiarità, che sono caratteristiche appunto della vita di famiglia, trovano nei detti di Fra Leopoldo un esempio e un'ispirazione inesauribile.

« Dalla Pia Unione » si legge tra l'altro in questi detti, « verranno molte vocazioni e santi padri di famiglia ».

Il cappellano della Casa di Carità, Don Felix Garcia, rievoca il modo con cui egli entrò nell'Unione Catechisti e poté realizzare la sua vocazione sacerdotale.

La figura di Fra Leopoldo gli illuminò la strada e lo aiutò a superare molte difficoltà.

Egli, portato moltissimo all'azione sociale, fu condotto dalla devozione a Gesù Crocifisso e dall'esempio di Fra Leopoldo alla scoperta della pietà.

Nel ricordino della sua ordinazione sacerdotale egli volle ricordare proprio questo, stampando il detto di Gesù a Fra Leopoldo: « tu ami me e io amo te ».

Il presidente reca anche lui la sua testimonianza e indica la Casa di Carità Arti e Mestieri quale esempio della validità e della fecondità della devozione a Gesù Crocifisso.

Questa grande opera, vero monumento della Provvidenza divina, vive tutta nella luce di Gesù Crocifisso, e si ispira ai detti di Gesù a Fra Leopoldo.

Eccone alcuni:

« per salvare anime, per formare nuove generazioni si devono aprire Case di Carità per fare imparare ai giovani Arti e Mestieri …

Voglio un'opera secondo il mio cuore …

Tutto l'andamento delle Case di Carità che si edificheranno, splenda cristianamente e cattolicamente ».

L'unione intima con Gesù Crocifisso, che la pratica della devozione alimenta, è assai feconda di bene.

La devozione poi è uno strumento popolare di educazione alla pietà, facile ed efficace e porta naturalmente all'Eucaristia, memoriale perenne della morte del Signore e cuore della Chiesa.

Il Fr. Gustavo

« Le mie vie non sono le vostre vie » : questa parola di Dio, mi pare, possa illuminare gli avvenimenti che sono all'origine dell'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata.

Ed effettivamente c'è un disegno provvidenziale in questa origine di cui noi ora possiamo in parte vedere la trama, ma di cui i due protagonisti non conoscevano le fila: essi realizzarono tutto perché erano nella piena disponibilità all'azione di Dio.

Terruggia e Vinchio: due ameni paesi del Monferrato.

In uno nasce Fra Leopoldo, Luigi Musso, il 30 gennaio 1850; nell'altro nasce Fr. Teodoreto, Giovanni Garberoglio, il 9 febbraio 1871.

La Provvidenza li conduce a Torino in una chiamata che li pone in campi di lavoro ben diversi: l'uno è Francescano laico, l'altro è Fratello delle Scuole Cristiane.

Abitano e svolgono la loro attività in Torino, vicini se si vuole, ma ognuno nella via a cui Dio li ha chiamati.

E mi pare di poter fare una prima constatazione: in un tempo in cui la società si trasforma da rurale in industriale e molti giovani lasciano la campagna per la fabbrica, Dio trae dalla campagna due persone che porranno le basi e realizzeranno un'opera che sarà a loro servizio, li aiuterà a superare le difficoltà di inserimento nell'industria, cercherà di conservare in essi la fede delle loro famiglie in mezzo ad una società che sempre più si fa atea e sempre più si allontana da Dio.

Quest'opera è la Casa di Carità Arti e Mestieri.

Il titolo stesso è un richiamo ai valori fondamentali della vita rurale quando dice « Casa di Carità » e cioè famiglia legata da un vincolo di amore, ed è visuale aperta alla nuova realtà a cui vanno incontro i giovani quando dice « Arti e Mestieri ».

Ma quale è l'apporto specifico che i nostri Servi Dio danno all'Opera che deve sorgere?

Come avviene l'incontro che determinerà la loro collaborazione?

Fra Leopoldo ha 62 anni, fa il cuoco a S. Tommaso, ha una particolare intimità con Gesù Crocifisso e con Maria SS., da cui riceve illuminazioni e ispirazioni: si potrebbe pensare che a quell'età la sua via è già tracciata e continuerà per i pochi anni che gli restano ( sono 10 anni perché morirà il 27 gennaio 1922 ) ad essere il fedele Segretario di Gesù Crocifisso e lo zelatore, in forma privata, della Adorazione alle cinque Piaghe di Gesù Crocifisso.

Fratel Teodoreto ha 41 anni: è Direttore di una complessa Scuola, Santa Pelagia, che conta oltre quaranta Fratelli con 1200 allievi e con le Scuole elementari e tecniche: è nel pieno vigore delle sue forze e la sua missione e il suo lavoro, non privo certo di difficoltà, già sono tracciati chiaramente dal carisma che S. Giovanni Battista de La Salle ha lasciato ai suoi Fratelli.

Due vie, due missioni, due diverse impostazioni.

Ed ecco il disegno di Dio che fa convergere le due vie, le unisce per la realizzazione dei suoi piani provvidenziali e per l'attuazione dell'Opera che deve sorgere, l'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata con tutte le attività che ne deriveranno: Casa di Carità Arti e Mestieri, Apostolato Catechistico, Messa del Povero, Gruppi familiari, Ritiri mensili e annuali, Ufficio studi, Centro di spiritualità « La Sorgente », Bollettino « L'amore a Gesù Crocifisso », Crociata della sofferenza per le vocazioni sacerdotali e religiose.

Si ritrova nella convergenza di due raggi di anime lo splendore di una medesima luce che è Cristo Gesù Crocifisso.

L'apporto di Fra Leopoldo ci è riferito dal Fr. Teodoreto: « Fra Leopoldo mi parlò di cose straordinarie ma con vera umiltà e confidenza, e la sua conversazione, in quel colloquio e in quelli che seguirono, ebbe sempre un'unzione speciale e un'efficacia soprannaturale da potersi paragonare a quella prodotta da un corso di esercizi spirituali ben fatti »: il primo incontro avvenne il 25 ottobre 1912, ma servì solo per fissare il secondo più importante del 20 ottobre 1912 alle ore 16 a cui Fra Leopoldo si preparò con una certa trepidazione che manifestò a Gesù Crocifisso e per il quale ricevette assicurazione con le parole di Gesù: « Sii umile e abbi confidenza ».

Ecco i punti fondamentali: « l'unzione speciale e l'efficacia soprannaturale … un corso di esercizi spirituali ben fatti » … e Fr. Teodoreto se ne intendeva di Esercizi spirituali!

L'apporto di Fr. Teodoreto ci è riferito da Fra Leopoldo per ispirazione di Gesù Crocifisso stesso.

È il 23 aprile 1913 e Fr. Teodoreto, che da anni conserva in sé un progetto che vuoi realizzare ma di cui attende conferma da Dio, si rivolge a Fra Leopoldo alle ore 17 per conoscere quanto Gesù Crocifisso vorrà comunicargli in proposito.

Alle ore 21 dello stesso giorno Gesù Crocifisso manifesta il suo piano a Fra Leopoldo: « Dirai al fratello Teodoreto che faccia ciò che ha nella mente ».

Da Fra Leopoldo l'« efficacia soprannaturale », da Fr. Teodoreto « la realizzazione » di un'Opera che su quell'efficacia pone il suo fondamento.

L'opera di Dio è maturata nel silenzio di 6 mesi di preparazione spirituale alla luce e alla forza che vengono dall'Adorazione alle cinque Piaghe di Gesù Crocifisso: non c'è precipitazione, né fiducia nelle proprie forze, non c'è leggerezza, né visuale umana.

L'Opera affonda le sue radici in Gesù Crocifisso e in Maria SS. da loro verrà d'ora innanzi ogni indirizzo e ogni orientamento per la sua realizzazione e per la sua impostazione.

E tale dovrà mantenersi se vorrà essere veramente quale Gesù l'ha realizzata: « Dì loro che io non voglio un'opera umana. Voglio un'opera divina! ». ( 10 marzo 1921 ).

Dal 23 aprile 1913 trascorre ancora un anno e le basi vengono consolidandosi nella « spiritualità » e nella « realizzazione »;

il 17 maggio 1914 viene inaugurata l'Unione del SS. Crocifisso e il ritiro di Pentecoste a Villa S. Giuseppe di Pessinetto

il 31 maggio 1914 « fu il Cenacolo e la vera nascita dell'Unione ».

A questo punto mi pare spontanea la domanda: « Perché proprio ad un fratello delle Scuole Cristiane, il messaggio di Gesù Crocifisso a Fra Leopoldo? ».

Accennerò solo ad alcuni elementi su cui non è possibile soffermarsi a lungo:

- S. Giovanni Battista de La Salle raccomanda ai suoi Fratelli l'Adorazione alle cinque Piaghe di Gesù Crocifisso che si colloca nella sua spiritualità essenzialmente cristocentrica;

- il Fratello non è sacerdote: in Gesù Crocifisso e risorto, adorato nel sacrificio della S. Messa deve trovare ogni giorno la forza e la luce per la sua vita spirituale;

- l'apostolato in mezzo alla gioventù a cui il Fratello dedica la sua vita postula un centro spirituale a cui la gioventù deve essere indirizzata e questo centro è Gesù contemplato sulla Croce e risorto.

È sulla Croce che Gesù « attira tutto a sé » ed è a Lui Crocifisso che « volgeranno lo sguardo »;

- il giovane, per impegnarsi veramente, deve trovare una spiritualità forte: non si impegna per degli pseudo-ideali, edulcorati da troppi accomodamenti, né per dei valori troppo razionalizzati.

Gesù Crocifisso e risorto propone e testimonia il valore supremo da cui ogni anima si sente attratta: l'Amore che soffre, offre e si realizza nella certezza della Risurrezione, che è Vita nuova.

Concludendo ricordo uno dei messaggi che Gesù Crocifisso inviò ai Fratelli, tramite Fra Leopoldo il 10 luglio 1915: « Dico a tutti i fratelli delle Scuole Cristiane che io, con la pia Unione, li ho chiamati a una missione molto alta ».

Forse Fra Leopoldo ripete, oggi ancora, questo messaggio: « nel nostro cuore c'è la certezza che, come per l'inizio dell'Unione, il piano provvidenziale si realizzò al di fuori di ogni previsione umana, così anche per il suo sviluppo Dio sta preparando la Sua ora.

A noi Dio chiede solo di essere disponibili alla Sua azione ».

Il discorso del Vescovo

Da ultimo parla il Vescovo di Casale raccogliendo in sintesi gli insegnamenti della giornata.

Egli ringrazia tutti coloro che hanno collaborato ad organizzare la celebrazione, ricorda che è una responsabilità per i terruggesi avere un cittadino come Fra Leopoldo ed esorta a conservare diligentemente i suoi ricordi: la casa, la chiesa di S. Grato, ecc. ma soprattutto i suoi esempi di virtù.

Fra Leopoldo, con la sua vita e con i suoi scritti mette in rilievo due insegnamenti:

1) chi è il cristiano;

2) che cos'è la devozione cristiana.

Il cristiano è un uomo assegnato a Cristo e che vive per lui, come diceva l'Apostolo Paolo: « il mio vivere è Cristo ».

Siamone coscienti e sforziamoci di essere coerenti in tutto.

La devozione cristiana non è una qualche devozione, più o meno secondaria, ma è la devozione che è dedizione, consacrazione e impegno di tutta la vita in Gesù Cristo.

Solo in Gesù e Gesù Crocifisso possiamo esprimere e attuare la vita cristiana.

Anche per il cristiano è vero quello che Gesù diceva di sé ai discepoli di Emmaus: « Era necessario che il Cristo patisse, e in tal modo entrasse nella sua gloria ».

Per Fra Leopoldo la devozione cristiana è:

1) ascoltare, aprirsi, disporsi, far posto a Gesù perché possa manifestare la sua volontà;

2) partecipare, portare Gesù Cristo nella nostra vita, come diceva S. Paolo: « completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo per la Chiesa ».

Vediamo il Cristo nella Chiesa di oggi, mettiamoci al servizio degli altri.

Vi sono tanti servizi nella Chiesa di oggi e sono necessari tutti: sacerdoti, religiosi, laici in mezzo al mondo, che si impegnano in un apostolato capillare nella società odierna.

La benedizione finale del Vescovo auspica piena efficacia alla celebrazione, che viene conclusa con la recita della devozione a Gesù Crocifisso da parte di tutti gli intervenuti.

La commemorazione nel parco

Commemorazione nel parco pubblico

Parla il presidente Dr. Conti

Intervento dell'Assessore Fr. Gustavo Luigi

Testimonianza di D, Felix Garcia

Testimonianza dell'allievo F. Bianco

Parla il P. Provinciale Anselmo Doglio O.F.M.

Mons. Carlo Cavalla, Vescovo di Casale durante il discorso di chiusura

Parla il parroco di Terruggia

Testimonianza del giovane Paolo Moccia

Parla il Dr. Moccia per il gruppo familiare dell'Unione

Durante l'adorazione alle Cinque Piaghe di Gesù Crocifisso