Due apostoli della catechesi |
B206-A1
Roma, 30 ottobre 1977
Fr. Muziano Maria Wiaux | Fr. Michele Febres Cordero |
« Fratelli e figli carissimi, il Sinodo dei Vescovi, che ieri si è concluso, ha messo in luce l'importanza sempre attuale dell'insegnamento della fede, dovere di tutti i cristiani, e della metodologia per trasmettere questa fede.
L'esempio dei beati fratelli Muziano Maria e Michele ci mostra che il linguaggio più efficace e meglio compreso da tutti è quello della santità, nella sequela di nostro Signore Gesù Cristo.
Preghiamo dunque perché noi e tutti gli uomini con noi, siamo aperti a questo messaggio autentico di amore e di verità ».
In questo invito, rivolto dal Santo Padre ai fedeli, sta il significato della beatificazione dei Servi di Dio Muziano Maria Wiaux e Michele Febres Cordero, avvenuta domenica 30 ottobre 1977, nel corso di una solenne concelebrazione in piazza San Pietro.
Con questo atto, « che riempie il nostro cuore - ha detto il Papa - di purissima gioia », si è voluto concludere solennemente l'Assemblea Sinodale, che in trenta giorni densi di consultazioni e di studi, ha affrontato l'importante tema della catechesi.
Due magnifici apostoli del catechismo sono giunti alla meta della santità dando sicura e fedele testimonianza della missione educatrice della Chiesa, attuata attraverso la scuola cattolica.
Dei due nuovi Beati il nostro Bollettino ha già pubblicato nel N. 3 del luglio - settembre - Anno 1977, una biografia.
Ci limitiamo ora a dare una breve cronaca dell'avvenimento per lasciare maggior spazio alle parole del S. Padre dette in diverse occasioni della Beatificazione.
Il giorno 29 ottobre, vigilia della Beatificazione ha avuto luogo nell'auditorium di Villa Flaminia una solenne manifestazione pubblica in onore dei due Beati che dava inizio ufficiale alle celebrazioni con discorsi, presentazione di diapositive e canti eseguiti dalla Cappella Sistina.
A sera un concerto d'organo dato da Fratel Georges Ley, nella Cappella della Casa Generalizia dei Fratelli delle Scuole Cristiane riuniva in raccolta assemblea numerosi pellegrini provenienti da tutte le parti del mondo.
Il solenne rito di beatificazione, presieduto da Paolo VI, ha avuto inizio alle nove e trenta in Piazza San Pietro di domenica 30 ottobre.
Nonostante l'inclemenza del tempo, una grande folla di fedeli, calcolati in oltre 40.000 persone, ha atteso, sin dalle prime ore della mattinata, l'arrivo del S. Padre.
Si sono calcolati circa 4.000 pellegrini dal Belgio e circa 2.000 pellegrini dall'Ecuador, patria rispettivamente di Fr. Muziano e di Fr. Michele.
Fortunatamente il tempo si aprì alquanto e spuntarono anche i raggi del sole durante la funzione.
Ai lati dell'altare, allestito sul sagrato della Basilica Vaticana, avevano preso posto 24 Cardinali e una settantina tra Arcivescovi e Vescovi, una folta rappresentanza dell'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane con il Superiore Generale Fr. Pablo Basterrechea e il Postulatore Generale Fr. Leone Morelli.
Prima del canto del Gloria il Vescovo di Namur S.E. mons. Robert Mathen e l'Arcivescovo di Quito, S.E. il Card. Pablo Munoz Vega si avvicinano alla cattedra del Papa e domandano che si proceda alla Beatificazione dei due Venerabili Servi di Dio.
Il Santo Padre risponde alla richiesta pronunciando la "Formula di Beatificazione":
« Noi, accogliendo il desiderio dei nostri fratelli Robert Mathen, vescovo di Namur, e Pablo Munoz Vega, arcivescovo di Quito, e di molti altri fratelli nell'Episcopato, e di molti fedeli, dopo avere avuto il parere della Sacra Congregazione per le Cause dei Santi, dichiariamo con la Nostra Autorità Apostolica che i Venerabili Servi di Dio, Muziano Maria Wiaux e Michele Febres Corderò dell'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, possono essere d'ora in poi chiamati Beati, e che si potrà celebrare la loro festa, nei luoghi e secondo le regole stabilite dal diritto, ogni anno, il 30 gennaio per il beato Muziano Maria, e il 7 febbraio per il beato Michele Febres Corderò, giorno della loro nascita al cielo.
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen ».
Mentre sulla facciata della Basilica di San Pietro, sotto il balcone delle benedizioni veniva scoperto l'arazzo riproducente i due nuovi Beati nell'atto di catechizzare due fanciulli, il Santo Padre ha intonato il Gloria, seguito dall'applauso dei fedeli e dal canto della Cappella Sistina.
La concelebrazione della Santa Messa è quindi proseguita con la liturgia della parola, al termine della quale Paolo VI ha pronunziato l'Omelia che riportiamo nei suoi tratti più salienti.
Venerati fratelli, carissimi figli e figlio, qui convenuti per questa solenne celebrazione!
L'atto, che abbiamo testé compiuto, riempie il Nostro cuore di purissima gioia.
Noi abbiamo proclamato beati due religiosi, i fratelli delle Scuole Cristiane Mutien-Marie Wiaux e Miguel Febres Cordero, abbiamo cioè ufficialmente autorizzato il loro culto, additandone l'esempio all'ammirazione e all'imitazione di tutti i credenti.
Due nuovi astri si sono accesi nel firmamento della Chiesa.
Come non esultare contemplando questi nostri fratelli, che hanno già raggiunto la meta, alla quale ognuno di noi sospira di poter un giorno arrivare?
Come non gioire sapendo di poter contare sulla potente intercessione di chi ha condiviso le nostre medesime tribolazioni ed è quindi in grado di comprendere la grandezza e la miseria della nostra condizione umana?
Essi stanno dinnanzi ai nostri occhi nello splendore dell'unica gloria, che non teme l'usura del tempo, la gloria della santità.
Di continenti diversi, con caratteristiche umane decisamente distanti, essi sono accomunati da affinità inferiori profonde, che rivelano l'identica matrice spirituale Lasalliana, che ha ispirato e guidato la loro maturazione cristiana.
Per apprezzare il merito dei due nuovi Beati occorre perciò rievocare il merito della Famiglia Religiosa, alla quale essi appartennero, e cioè il celebre e benemerito Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, che San Giovanni Battista de La Salle fondò a Reims ( a. 1680 ), dando alla Chiesa una delle istituzioni più congeniali alla missione educatrice che le è propria, una scuola per la scuola.
Lo scopo per il quale il Fondatore concepì la nuova società religiosa era infatti quello di preparare elementi specializzati nei compiti educativi, capaci di dedicarsi con frutto alla formazione umana e cristiana detta gioventù, specialmente della gioventù povera, dei figli del popolo.
Le caratteristiche dell'Istituto discendono da tale finalità: si tratta di una società religiosa, che raccoglie persone impegnate nella pratica dei consigli evangelici in una forma di vita povera e austera, condotta in comune e testimoniata all'esterno anche mediante la forma dell'abito, persone aventi come missione precipua l'insegnamento scolastico, quello elementare e quello che oggi chiameremmo « secondario », basato su criteri didattici perfezionati, e svolto con la coscienza dell'apostolo, il quale sa di avere nei confronti degli alunni la responsabilità di annunziare il Vangelo con la parola e con l'esempio, al fine di conquistare a Cristo il loro cuore,
Questo è infatti lo scopo primario, al quale mira ogni scuola cattolica, far conoscere ed amare Gesù Cristo.
E questa è la ragione per cui, soprattutto, la scuola cattolica merita la considerazione e la stima di ogni cristiano.
È quindi giusto e doveroso sostenere queste nostre scuole, che aprono i ragazzi alla vita, assicurano la loro formazione umana e spirituale e costruiscono così contemporaneamente la città terrena e la Chiesa.
I due Beati, che noi oggi contempliamo nella gloria del Regno di Dio, sono una testimonianza eloquente della vitalità dell'annosa pianta, sulla quale sono sbocciati.
Sì, fratelli, la nostra invocazione sale fiduciosa ai nuovi Beati dopo la conclusione del Sinodo dedicato alla catechesi e in particolare alla catechesi ai giovani.
Essi, che spesero la loro vita nel formare intere generazioni di giovani alla conoscenza e all'amore di Cristo e del suo Vangelo, ci siano accanto per indicarci la strada e per sorreggerci nell'impegno di una catechesi convincente ed incisiva.
Essi ci insegnino la grande lezione dell'amore per i giovani e della fiducia in loro; un amore e una fiducia, che si esprimano nel non attenuare dinnanzi ai loro occhi il radicalismo degli ideali evangelici, ma nel proporre coraggiosamente alla freschezza ancora intatta del loro entusiasmo la Parola di Cristo senza adattamenti di comodo.
La testimonianza di quel che questa Parola ha saputo operare in Traici Miguel e in fratel Mutien e, per loro mezzo, in tante generazioni di giovani, è la prova inoppugnabile della forza vittoriosa del Vangelo.
Cristo, che ha vinto in loro, vinca anche le nostre resistenze umane e faccia di ciascuno di noi un testimone credibile del suo amore.
Terminata la concelebrazione la folla si è trattenuta nella Piazza per attendere di recitare l'Angelus con il Santo Padre, il quale, affacciatesi alla finestra del suo studio privato, ha ancora rivolto a fedeli le bellissime parole che riportiamo:
« Questa Piazza, tutta pietra, ancora una volta, è diventata un giardino: due fiori di paradiso vi sono sbocciati, due nuovi Beati qui sono stati riconosciuti degni del culto della Chiesa, come sapete, due Maestri di scuola, due fratelli delle Scuole Cristiane: uno Equatoriano, Hermano Miguel; l'altro Belga, Frère Mutien Marie.
Benediciamo il Signore!
E guardiamo con occhi felici a questi due campioni di virtù umane e cristiane per tributare alla Scuola l'omaggio della nostra stima superiore.
Essa è una palestra incomparabile di formazione, per i Maestri innanzitutto.
Rendiamo onore a quanti dedicano alla Scuola la loro vita!
Tra le professioni degne d'impegnare la esistenza umana la Scuola ha un posto di primo ordine, proprio per la formazione ch'essa esige ed infonde a chi ne accetta per sé la perfezione scientifica, didattica, ma soprattutto morale e spirituale, che egli deve acquisire per sé, per trasfonderla all'infanzia, alla fanciullezza, alla gioventù, e al costume sociale.
L'insegnante, se cosciente, se fedele alla sua missione è, per la sua professione stessa, un benefattore dell'umanità, come lo è un padre, un medico, un sacerdote.
Questo è vero specialmente per chi fa della Scuola un tirocinio cristiano, cioè antepone lo scopo religioso, la trasmissione della fede, ai molteplici scopi didattici e pedagogici, pure nobilissimi, che una Scuola può proporsi, e può fare proprie le parole di S. Paolo rispetto ai suoi fedeli: « mediante il Vangelo, io vi ho generato » ( 1 Cor 4,15 ), io vi ho dato la vera vita.
L'eccellenza della missione scolastica acquista una dignità sublime.
Ringraziarne gli Istituti Religiosi, sia maschili che femminili che, con esemplare sapienza e grande abnegazione, sono consacrati all'incremento della Scuola Cattolica.
Ma noi esortiamo specialmente gli Alunni e gli ex-Alunni di queste Scuole, che da Cristo-Maestro prendono il nome e lo spirito, ad amare i loro Educatori e ad essere essi pure coscienti della provvidenziale fortuna, ch'é loro concessa d'essere educati in tali Scuole!
Nel nome dei nuovi Beati e invocando su tutti la protezione della Madonna, "di cuore vi benediciamo ».
Si concludeva così la grande commovente festa che vedeva riuniti attorno alle due figure dei nuovi Beati miglialia di Confratelli, di Ex-Allievi, di Allievi, di componenti della famiglia Lasalliana, di fedeli.
Il giorno seguente lunedì 31 ottobre nella Cappella della Casa Generalizia dei Fratelli delle Scuole Cristiane iniziava il Triduo solenne in onore dei due Beati: esso vedeva al primo giorno la concelebrazione presieduta dal Card. Leo Jozef Suenens, arcivescovo di Malines-Bruxelles e animata dal gruppo di pellegrini belgi.
Il secondo giorno, martedì 1 novembre, quella presieduta dal Cardinale Pablo Munoz Vega, arcivescovo di Quito, animata dal gruppo dei pellegrini equatoriani e spagnoli.
Il terzo giorno, 2 novembre, quella presieduta dal ard. Corrado Baiile, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi e animata dal gruppo dei pellegrini italiani.
* * *
Due nuovi Beati, due nuovi esempi che la Chiesa ci propone, due nuovi intercessori presso Dio.
Esempi di dedizione alla più alta missione aperta a tutti: quella della evangelizzazione, della catechesi.
Intercessori per tutti coloro che alla catechesi nella famiglia, nella scuola, nella parrocchia, nella società si dedicano con umiltà, con sacrificio, con incomprensione talvolta, ma sempre con tanto merito.
E concludiamo con un pensiero di Jean Guitton pubblicato sul "Le Figaro" del 26 ottobre 1977:
« Volendo ricercare la piccola differenza degli esseri simili, li ho paragonati tra loro.
Muziano è il tipo del soldato sconosciuto, del "servo inutile", il cui merito ( come quello della maggior parte degli uomini ) è quello di essere stato fedele nelle piccole cose.
Al contrario. Michele, amico di Garcia Moreno, uomo di lettere, poeta, membro corrispondente dell'Accademia reale di Spagna, autore di grammatiche e di manuali, fu prima di tutto un catechista preoccupato dei metodi antichi e nuovi.
Muziano e Michele non furono ben conosciuti che dopo la loro morte sia per il vuoto che lasciarono, sia per il profumo di "quel non so che" che si chiama Sanità, questa attrattiva postuma, inesplicabile ».