Discorso celebrativo del terzo centenario dei F.S.C. |
B216-A3
Siamo all'apertura di un centenario che ci interpella.
Con il 1680 sbocciò l'evento La Salle attraverso una maturazione, una preparazione ponderata, razionale, quasi critica con se stessa, non però al punto di non vedere la regia della Provvidenza.
« La conduite admirable de la divine Providence », che è il dato decisivo per il de La Salle a superare ripugnanze, il censo, « la noblesse de robe ».
Il suo itinerario non ha avuto l'impronta esplosiva che distingue altre avventure spirituali.
Nella figura del giovane ecclesiastico, tornato alla propria casa dopo la solida formazione sulpiziana, dedito all'educazione dei suoi fratelli minori, canonico di un Capitolo illustre, non era facile presagire l'uomo che avrebbe scelto di occuparsi dei maestri rozzi e delle scuole del Nyel.
La sua storia è un seguito di tappe minute ove si rivela la tela intessuta da una mano sapiente: storia di comodità infrante, di sicurezze smantellate, di esodo e di spogliazione: storia di una vocazione insinuata « sagement et suavement », storia « che - come il Santo stesso ci ricorda in un memoriale autobiografico - mi introdusse da un primo impegno in un secondo senza che io potessi prevederlo dall'inizio ».
Così si viene attuando l'itinerario evangelico del Santo.
Nella vita del de La Salle l'eroismo, dimensione e valore essenziale della vita umana, si è rivelato impercettibilmente, quasi a gocce, attraverso scelte e gesti senza enfasi che acquistano poco a poco, il colore della radicalità evangelica vissuta nel quotidiano.
Sarà la decisione di incaricarsi del sostegno e dell'aiuto al maestri del Nyel del 1679, sarà la decisione di ospitare presso di sé e di far sedere alla propria tavola, gomito a gomito con i suoi familiari, i rustici maestri di scuola messi insieme da Adriano Nyel, sarà la decisione di convivere stabilmente con loro in aperta sfida all'opinione pubblica della borghesia ben pensante di Reims, saranno le lacerazioni familiari con l'addio dei suoi fratelli adolescenti, della famiglia e del parentado che lo immettono in un'avventura senza ritorno; sarà pure l'incalzare di una esigenza di povertà, il canonico de La Salle, ornamento della società « bene » di Reims si spoglia impietosamente di rendite e canonicato e sceglie per sé e per i suoi primi compagni la via della Provvidenza.
Una residua incertezza, se devolvere o meno a favore della fondazione nascente i beni a cui rinunciò personalmente, è spazzata via dalla carestia del 1684, durante la quale il cospicuo patrimonio si dissolse, sbriciolato, tra i poveri.
Tale è la folle prodigalità evangelica di Mr. de La Salle, un San Francesco d'Assisi che agisce con i gesti di un Bossuet.
La sfida alla mentalità mondana è più pungente perché incarnata nella figura dell'ecclesiastico gentiluomo.
La follia della Croce splende più nitida e marcata nell'umanità equilibrata del Santo.
Dio ama i giovani al punto di consacrare loro gli eroi della santità, anzi l'amore di Cristo per i giovani è il principio e la forma della santità del de La Salle, sino al punto di rendersi presente e vivificante in modo palpabile e concreto nella persona e nell'opera del Santo.
La Francia è travagliata da crisi profonde.
Il dissesto economico conseguente alla catena di guerre in cui si è ingaggiato il Re Sole, con le conseguenti carestie e pestilenze, gettano la nazione nella miseria e nella fame.
Due milioni di poveri e di mendicanti su 17 milioni di francesi.
Si istituiscono gli ospizi generali, le prigioni, i ricoveri e anche le prime scuole popolari.
Agli albori del secolo XVIII, carichi dell'« esprit de geometrie » di Cortesia, dell' » esprit de finesse » di Pascal, dell' « esprit critique » del Bayle incarnato nei libertini, del crepuscolo dei mistici, del gallicanesimo e del giansenismo, mentre si pongono i fermenti del razionalismo illuministico, della cultura del secolo del lumi, dell'avviamento egemonico di una borghesia mercantilistica, terriera e poi industriale, la « regia » della Provvidenza muove, guida, conduce il de La Salle alla realizzazione di un piano di rinascita ecclesiale e di ricostruzione dell'uomo e della società mediante la scuola.
Quadro d'ambiente necessario per comprendere l'evento e le opzioni del de La Salle lungo il suo itinerario spirituale e culturale, nel quale si inserisce il Santo con una posizione non solo di recupero e di rimedio, ma di proposta costruttiva e di prospettiva, nello stesso tempo alternativa rispetto alla nuova cultura illuministica e razionalistica che già si annunciava.
L'intuizione del de La Salle parte da un contesto concreto, che lo interpella e lo sollecita in termini di un coinvolgimento operativo, i cui sviluppi gli sono tuttavia ignoti.
Si tratta non tanto di porre un rimedio occasionale, con carattere di provvisorietà, ma di conferire base stabile e duratura, con potenzialità di sviluppo al gruppo dei maestri reclutati dal Nyel che - come tanti loro colleghi del tempo - sono inesperti, mercenari e carenti di professionalità.
Ciò allo scopo di dare ai figli del popolo, di cui quasi nessuno si occupa, una istruzione e una educazione che li inserisca in modo vivo e operante nel contesto ecclesiale e sociale.
Questo sforzo di azione progressiva porta il Santo a inventare la scuola popolare, come ambito e struttura dinamica della società.
La scuola del de La Salle si costituisce fin dai suoi primordi come un sistema scolastico-educativo in quanto aperta a cogliere tutte le istanze di istruzione e di educazione emergenti dalle interpellanze della società e ad organizzare una risposta che, mentre si adegua alle varie contingenze, si viene sistematizzando proprio nella prospettiva di una crescita ecclesiale e di un rinnovamento complessivo della società.
Il de La Salle è sensibilissimo ai segni dei tempi in cui vive, nel servire la Chiesa e la società con una molteplicità di istituzioni che vanno dalle scuole, elementari parrocchiali, alle scuole festive tecnico-professionali per gli operai e gli artigiani, al collegio per i nobili irlandesi profughi dalla patria, alle scuole magistrali per la formazione dei maestri, agli istituti di recupero e di rieducazione per i condannati dai tribunali, alle scuole mercantili e commerciali per la borghesia della Normandia.
Il punto di partenza e il punto di riferimento costante per la scuola lasalliana sono i poveri, i figli dei poveri.
Ma non si tratta di realizzare una scuola dei poveri, cioè una scuola che alla fin fine ribadisce la loro condizione di poveri, e nemmeno si tratta di realizzare una scuola che da poveri li faccia ricchi.
Quello che preme al de La Sedie sono le vite che vanno perdute, sono i talenti che vanno sprecati sia per il tempo che: per l'eternità, sono quelle maturazioni di persone che non si avvereranno mai.
Egli non opera per una scuola e per una società in cui l'avere o il non avere siano di per sé qualificanti l'essere profondo dell'uomo, ma per una scuola e per una società in cui si sia capaci di essere e di essere in modo responsabile, solidale e fattivo, qualunque sia il ruolo che si ricopra, partendo dalle concrete condizioni e situazioni.
Egli non è certamente insensibile ai problemi dell'avere, specialmente verso chi non ha nulla o troppo poco, ma si tratta di un avere condizione o strumento per essere, essere per Dio, per sé e per gli altri.
Su queste basi la sua scuola, che è aperta in primo luogo ai poveri, si apre anche ai ricchi e la povertà, come disponibilità completa dell'avere all'essere e all'essere solidale, sia pure in forme e modi diversi, diventa un valore per tutti.
Caratteristica peculiare della scuola organizzata dal de La Salle è la professionalità, vale a dire la capacità di inserimento, come soggetti, nella realtà storica e sociale e nella realtà ecclesiale, mediante lo svolgimento di una attività lavorativa e produttiva di beni e di servizi.
Singolare è il risalto che egli conferisce al momento lavorativo e di servizio per la promozione della persona a dignità di soggetto, e come seminario privilegiato per la vitalizzazione e la crescita progressiva del popolo di Dio.
« Nella vostra missione - ammonisce il de La Salle - dovete unire lo zelo per il bene della Chiesa con quello del bene dello Stato del quale i vostri giovani cominciano ad essere membri e devono diventarlo ogni giorno più perfettamente.
Procurerete il bene della Chiesa facendo dei giovani del veri Cristiani; procurerete il bene dello Stato insegnando tutto ciò che ha attinenza con la vita » ( M. 160 ).
Per il de La Salle i rapporti Scuola-Chiesa e Scuola-Società costituiscono due dinamismi fondamentali per l'educazione dei giovani, cosicché essa è reale ed effettiva in quanto educazione per la Chiesa ed educazione per la società.
Nella concezione educativa del Santo, la scuola cristiana si radica nella Chiesa come un carisma, un ministero che viene esercitato con la Chiesa e per la Chiesa, e che a sua volta appella la Chiesa.
Fare dei « veri cristiani » mediante la scuola non significa soltanto proporre una conoscenza del Vangelo e comportamenti ad esso coerenti.
Fare dei « veri cristiani » significa costruire personalità cristiane, vale a dire collaborare ad un processo di reale assimilazione a Cristo nell'apprendimento di tutto ciò che ha attinenza con la vita.
Si fratta di aiutare a rinascere continuamente in Cristo, come membra del suo mistico Corpo; di adoprarsi affinché i giovani vivano il mistero di Cristo, della sua morte e risurrezione, celebrandolo nelle varie condizioni e situazioni della vita: nella scuola, nel lavoro, nella società, ovunque, in ogni cosa e con ogni cosa.
Nell'ottica della fede, il de La Salle opera congiuntamente per l'appartenenza dei giovani alla Chiesa e per l'appartenenza di essi alla società, della quale riconosce l'importanza e l'autonomia tanto da considerarne distintamente il bene specifico come finalità dell'educazione cristiana.
Il Santo considera l'appartenenza dei giovani alla comunità statuale, alla civile convivenza, alla società.
Lo stato-istituzione infatti trae da esse la sua legittimazione e ad esse deve servire affinché la comunità statuale, le società possano esprimersi, reggersi e svilupparsi.
La scuola, nella sua peculiarità, è considerata dal Santo come realtà dinamica che si viene strutturando per rapporto alle esigenze di vita e di crescita dell'uomo nella società.
Ciò come modalità concrete del soddisfacimento delle esigenze radicali della persona umana: esigenza di essere in pienezza, esigenza di essere per la verità, il bene, la giustizia, la comunione, la pace.
Su questo fondamento di dignità e dì libertà della persona, il Santo non ha timore di proporre come obiettivo educativo il coinvolgimento dei giovani, progressivo e globale, nella società, proprio come membri di essa.
Per questo coinvolgimento il Santo propone l'apprendimento - sono sue parole - « di tutto ciò che ha attinenza con la vita ».
É la vita cosi come si esprime nel contesto storico, così come urge e necessita nella realtà quotidiana che egli considera: vita di lavoro, di società, di famiglia, di rapporti interpersonaii e civili.
Così orientale il de La Salle procede ad individuare e definire gli obiettivi e i contenuti formativi, l'organizzazione e le metodologie didattiche corrispondenti, interpellando continuamente la realtà, cogliendo i bisogni, le esigenze e le possibilità emergenti dai giovani e dalla società, elaborando e verificando nell'esperienza il suo progetto educativo.
In questa prospettiva egli riafferma per tutti il saper leggere, scrivere e far di conto, la lingua nazionale, le conoscenze scientifiche e tecnologiche, le capacità tecniche, la partecipazione alla civile convivenza, il comportamento attivo e responsabile, il lavoro e la socialità mediante il lavoro.
Il Santo procede non secondo un'analisi dialettico-contrappositiva, ma secondo un'ottica dinamica e propositiva.
Nel suo cuore urge lo zelo di recuperare, di salvare, di valorizzare, di costruire e di reinserire e sviluppare tante giovani vite.
Egli conta sulla forza suscitatrice delle proposte responsabili e costruttive, della testimonianza, dell'impegno diuturno e senza scoraggiamenti.
Sono i giovani, è l'uomo, il cristiano che egli cerca in ogni cosa e mediante ogni cosa; il resto viene cercato, verificato, adottato, valorizzato per rapporto all'essere profondo dell'uomo.
Per questo impegno egli non conosce ostacoli, nemmeno le incomprensioni e le persecuzioni di tanti, nemmeno la carenza di condizioni materiali, nemmeno gli ostacoli frapposti da autorità religiose e civili.
Egli sempre prega, lavora, lotta, soffre, sino all'offerta totale di se stesso, volgendo in bene ogni cosa, anche gli ostacoli, anche la sconfitta, la malattia, la morte.
La scuola lasalliana nasce come una singolare espressione di solidarietà e condivisione dei maestri e tra i maestri verso i discepoli.
Essa è il frutto della carità di Cristo.
I maestri rinunciano a possedere in proprio e a formarsi una propria famiglia, a disporre di sé per un dono totale, per diventare trasparenza di Dio, cuore parola azione di Cristo, affinché i giovani possano trovare in essi un principio di vita, un sicuro aiuto all'autoformazione, una testimonianza che li sproni e li conforti, un'esperienza fattiva di disponibilità piena e benefica.
I maestri con impegno solenne, legano la loro vita alla vita dei giovani, specialmente ai giovani più poveri e bisognosi.
I giovani sono a loro volta sollecitati ad assumere in Cristo un ruolo attivo e responsabile che concorra al bene di tutti.
La scuola del de La Salle si costituisce, insomma, come comunità educante e profetica che assume il rapporto di insegnamento-apprendimento come fattore di promozione redentiva dell'uomo nel contesto storico, culturale, sociale ed ecclesiale in cui vive, mirando ad un inserimento progressivo nella realtà tutta, nei suoi vari livelli di città terrena e di città celeste.
Il de La Salle riconosce la realtà storica e propugna proprio dentro di essa, non solo, ma per mezzo di essa, il suo ideale educativo, il suo invito alla santità.
L'Istituto che egli fonda è denominato « Fratelli delle Scuole Cristiane ».
Fratelli, cioè laici consacrati che diventano tali per la scuola cristiana, nella scuola cristiana e mediante la scuola cristiana.
Si tratta di una nuova comunità che nel corso di tre secoli si diffonderà in tutti i continenti con decine di migliaio di maestri consacrati e milioni di allievi.
Si tratta di educatori, i Fratelli, che nella totale dedizione alla scuola traggono la loro specifica ragione di essere come consacrati, lo specifico che caratterizza la loro identità religiosa e cristiana, un modo davvero moderno ed attuale di esprimere ed alimentare la loro consacrazione a Dio, il loro servizio ai fratelli.
Il de La Salle vuole, in nome di Dio, che i suoi discepoli, i suoi figli spirituali, siano laici consacrati e non sacerdoti.
Così l'Istituto da Lui fondato nasce come una grande espressione organizzata del sacerdozio spirituale che si celebra mediante la scuola, a servizio del sacerdozio spirituale dei fedeli nella società.
La matrice della proposta lasalliana di vita e di opere è nell'incessante rivolgersi a Dio, e nel mantenersi costantemente alla sua santa presenza e di esaminare e fare nella fede e con la mira a Dio ogni cosa, è nel cercare di rendersi nella scuola e per i giovani trasparenza di Dio, principio di vita in Dio e per Dio.
Lo sforzo di aderenza alle esigenze e ai bisogni concreti dei giovani dei ceti popolari e più poveri, il senso della loro dignità, lo zelo per la loro educazione ed elevazione, la cura per renderli mèmbri responsabili e attivi della Chiesa e della società, con la valorizzazione di ciò che in qualche modo è o può diventare patrimonio per tutti, trovano nel riferimento a Dio, nello spirito di fede, il significato più profondo e la più vitale fecondità.
Si può restare nel mondo, nella società come fermento innovatore nella misura in cui si è radicati in Colui che trascende ogni cosa, ogni evento e che perciò tutto sostiene, tutto penetra, tutto attrae.
Per il de La Salle niente di più assurdo della falsa alternativa « o Dio, o l'uomo ».
Per Lui scegliere Dio è scegliere davvero l'uomo come immagine, e somiglianzà di Dio.
« Considerate i giovani - così esorta il Santo - che Dio vi affida come i figli di Dio stesso.
Abbiate molta più cura della loro educazione e istruzione di quanta ne avreste per i figli di un re » ( M. 135 ).
Per il Santo scegliere Dio è scegliere la tenerezza con la quale Dio ama i giovani, specie i più poveri, i più diseredati.
« Dovete coltivare - così ammaestra il Santo - una tenerezza del tutto particolare per i figli dei poveri e ricercare il loro bene spirituale con tutte le vostre possibilità, considerandoli come membra vive del Corpo di Cristo e come suoi prediletti » ( M. 83 ).
« Se voi avete per i fanciulli la fermezza di un padre per allontanarli dal male, dovete avere anche per essi la tenerezza di una madre per accoglierli e procurare loro tutto il bene che potete » ( M. 101,3 ).
La scuola del de La Salle è cattolica, non in quanto deriva dalla fede l'organizzazione didattica, i programmi, la cultura, le metodologie che la caratterizzano.
Essa è cattolica in quanto è vissuta in Cristo e per Cristo, poiché in Cristo vivo e operante, capo della Chiesa suo mistico Corpo e nell'azione vivificante del suo Spirito, trova il fondamento per riconsiderare il docente e il discepolo, per porre, penetrare, permeare ogni cosa, ogni problema, ogni rapporto.
É scuola cattolica perché in Lui e per Lui trova il fondamento sul quale costruire ogni cosa discoprendone e liberandone le virtualità più riposte e arricchendola di una nuova potenzialità, come di sacramento.
L'esigenza suprema dell'essere uomo, vale a dire la santità, e la capacità di produrla, viene così riproposta all'interno stesso della realtà storica e mondana, dei compiti umani di cui è consustanziato il fatto scolastico a motivo degli obiettivi culturali, professionalizzanti e socializzanti che esso si propone.
Ogni cosa mentre risulta purificata e confermata, con contorni più nitidi ed incisivi, nei suoi significati e nelle sue funzioni più palesi, si rivela arricchita di significati nuovi e di fecondità nuova in ordine alla verità dell'uomo, all'essere dell'uomo nella vita e come vita.
Per questo la scuola del de La Salle si propone come un complesso e un'azione peculiari in cui nulla è trascurato o lasciato al caso e all'improvvisazione, in cui tutto, invece, è studiato, predisposto e realizzato con cura, ordinatamente, senza precipitazione od affanno, senza rilassamenti o scoraggiameli.
Ogni cosa vi è ponderata con razionalità e ragionevolezza, con esattezza e tempestività in quanto tutto si traduce in una vera e propria ascesi, in un modo concreto e diuturno di fuga dal peccato, di superamento del proprio egoismo e di abnegazione nel dono di se stessi.
Nello stesso tempo, la scuola del de La Salle è tutta pervasa da un ardore profondo, da una pienezza d'amore, da una straordinaria fecondità che nasce dall'amore di Cristo e dall'unione con Lui e che si esprime nello zelo instancabile per la salvezza e la vita dei giovani.
Il Cristo è infatti per il de La Salle « il dolce unico Maestro », prima dei docenti e attraverso di essi dei discenti; Gesù è il principio, il modello, il fine, la forza e la efficacia di tutta la scuola cristiana.
Il Signore Gesù, contemplato nella sua infanzia, nella sua umanità crocifissa e gloriosa, nelle sue piaghe aperte da cui sgorgano la risurrezione e la vita, è raccomandato con grande forza e calore per la formazione e l'opera dei maestri e per l'auto-educazione dei discepoli.
La visione del Santo circa la scuola cristiana si fa ardita e sublime quando egli propone come missione agli educatori « di generare i giovani a Gesù Cristo e nel tempo stesso di produrre e generare Gesù Cristo nei loro cuori » e quando li sprona ad adoprarsi « affinché i giovani parlino spesso di Gesù, pensino spesso a Lui, non aspirino che a Lui, non respirino che di Lui ».
Per la riuscita di quest'opera educativa di rigenerazione la Madre di Cristo viene proclamata e proposta dal Santo come « Regina e protettrice delle Scuole Cristiane », mentre esorta i maestri - sono sue parole - « a generare per così dire, la SS. Vergine nel cuore degli alunni, ispirando una tenera devozione verso di Lei ».
E immediatamente aggiunge: « É necessario che questa fecondità sia il frutto delle vostre ferventi preghiere, del vostro amore verso la SS. Vergine e dello zelo che ponete nel farla amare » ( M. 146,2 ).
L'evento de La Salle, in questo terzo centenario, ancora conferma innanzi a noi e dentro di noi la sua straordinaria vitalità spirituale ed educativa.
Il suo messaggio e la sua fecondità hanno operato attraverso i secoli in un mondo in profonda evoluzione, spesso sconvolto e lacerato da radicali rivolgimenti e da gravi contraddizioni.
I figli di San Giovanni Battista de La Salle hanno fattivamente operato lungo il corso dei secoli sino ai giorni nostri, incontrando spesso incomprensioni, pregiudizi e ostacoli di ogni genere e, finanche, persecuzioni e martirio.
Anch'essi sono vissuti nel vortice di inumani rivolgimenti, nelle subdole insidie di dilaganti visioni materialistiche e secolaristiche, nel grigiore di tempi che avanzano come chiusi ad ogni ideale, come contrari ad ogni speranza.
In questo clima sono fioriti i santi e anche i martiri tra cui anche quelli solennemente riconosciuti dalla Chiesa, quali i Fratelli Benildo, Salamene, Miguel, Mutien Marie.
Di altri ancora, come per il Fratello Teodoreto, la Chiesa sta esaminando la eroicità delle virtù e della vita.
L'evento de La Salle è innanzi a noi con la sua straordinaria fecondità: schiere di persone consacrate interamente dedite alla scuola, all'educazione dei giovani: ampia fioritura di vocazioni sacerdotali e religiose; una moltitudine di uomini che, sparsi ovunque nel mondo, hanno moltiplicato nel loro ambiente di vita e di lavoro a servizio delle loro famiglie, delle società di appartenenza, dell'umanità una presenza operosa, benefica, costruttiva suggellata dal carisma lasalliano.
Chi potrà mai valutare il numero di vite che altrimenti sarebbero andate perdute, dei talenti che altrimenti sarebbero andati sprecati, delle ingiustizie che altrimenti avrebbero trionfato?
Chi potrà mai valutare come e quanto il mondo, i popoli della terra risulterebbero altrimenti meno permeati di fermenti positivi, di senso di umanità, di fede?
Oggi, rievocando in rapida sintesi l'evento profetico del Fondatore dei Fratelli raccogliamo l'eredità che tre secoli di fedeltà al suo carisma ci hanno tramandato.
Non per celebrazioni nostalgiche e trionfalistiche, ma per essere stimolati e aiutati a riattingere alle sorgenti di una singolare esperienza di vita spirituale ed educativa, per riviverla nella sua piena autenticità e validità, per assecondarne l'efficacia riproponendola, con gioiosa speranza, al mondo di oggi, a servizio della Chiesa, della società, dei giovani.
Dr. Domenico Conti
Presidente dell'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata.
Roma, Aula Paolo VI 15 maggio 1980