Crociata della sofferenza  

B219-A7

Anno XVIII - Lettera N. 72 - Aprile 1981

« Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi. Dio è amore.

Chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui » ( 1 Gv 4,16 ).

Fratelli,

« Dio è amore »: la felice espressione che l'apostolo che Gesù amava, Giovanni, usa per definire Dio ci riporta al tema che già abbiamo preso in considerazione nel precedente incontro: Dio ricco di misericordia.

Anche in questo incontro vogliamo soffermarci a riflettere su quanto il Papa ci ha detto nella sua recente Enciclica.

Nel nostro rapporto con Dio siamo facilmente propensi a fermarci su quanto noi facciamo o pensiamo di dover fare per Lui, e ce ne facciamo un tormento quando non ci riusciamo.

E troppo spesso il nostro amore per Lui è un amore scoraggiato.

Gli si dedica un po' di tempo, ma si ha talmente l'impressione che ciò non serve a nulla, che Egli potrebbe farne benissimo a meno.

Quale gioia se non riuscissimo a credere che Gli importa almeno un poco se pensiamo a Lui, che non può farne a meno.

Non ci sarebbe da animare, riscaldare, rallegrare tutta la nostra vita?

Dio ci ama: è attento a noi, ci segue, vede le nostre pene.

Non siamo solo noi che pensiamo a Lui, che Gli offriamo qualche cosa.

Lui per primo ha pensato a noi, ci ha offerto tanto, tutto, ci ha offerto se stesso.

Si è messo nelle nostre mani.

Noi abbiamo potere su di lui.

Possiamo pensare ad un « Padre » impassibile, se veramente è tale?

Piuttosto non chiamiamolo più Padre.

Un « amore » insensibile? Non parliamo più di « amore ».

Essere Padre vuoi proprio dire in qualche modo soffrire.

Diventare padre, è diventare vulnerabile.

Amare un essere, inevitabilmente, è dipenderne, è dargli un potere su di noi.

Amandoci per primo, liberamente, Dio ha scelto di darci potere su di Lui.

Ma allora: Dio ha bisogno degli uomini? - No.

Dio ha « voluto » avere bisogno degli uomini.

E gli uomini, oscuramente, non finiscono di sognare il giorno in cui possano non aver bisogno di Dio.

Non aver bisogno di nessuno!

Essere amati, sì: ma amare, no; essere sensibili, no, fa soffrire troppo!

Dio, lui, soffre, ha sofferto.

La nostra fede non è quella di un Dio crocifisso?

Dio ha tanto amato gli uomini … da aver avuto la debolezza di farsi crocifiggere per gli uomini.

Dio ha avuto un debole per l'uomo fino a morire.

La passione di Cristo è la rivelazione del nostro terribile potere su Dio.

Egli si è offerto a noi, si è messo a nostra disposizione perché è amore.

Non si può esprimere tale amore senza la parola « sofferenza ».

Non vi è migliore manifestazione di Dio di quella fatta con il sacrificio.

« Non vi è amore più grande di colui che sacrifica la propria vita per i suoi fratelli ».

Dio, incarnandosi, non ha assunto aspetti umani che potessero renderlo più attraente.

Ha scelto la nostra vita di uomini: povertà, confidenza, umiltà, amore, pazienza, nascondimento, sofferenza … valori oscuramente, misteriosamente divini.

Dio è con i poveri, che dichiara beati, è con i sofferenti, è con coloro che amano è con quelli che piangono.

Egli è nel dolore più intenso.

Ciò che è amore, che è povertà, che è sofferenza trova in Dio un'intesa paterna, fraterna, calorosa, comprensiva.

Trova la sorgente.

« Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi ed io vi ristorerò ».

In questo andare a lui per incontrarlo sentiamo tutta la bellezza della nostra fede.

Non siamo soli, non camminiamo nel buio, nella disperazione.

Ci ha dato lui per primo l'esempio: si è umiliato a chiedere comprensione e aiuto all'uomo perché l'uomo si ricordasse, nella sua sofferenza, di andare a Lui.

Gesù ha voluto aver bisogno di un altro uomo per portare la Croce: di una donna per tergersi il volto, di amici per vegliare e pregare con lui nella sofferenza, di apostoli per trasmettere il suo messaggio e di altri perché la sua opera continuasse, perché il Suo corpo, offerto ogni giorno in nutrimento, fosse consumato; perché il Suo nome fosse santificato, perché il suo Regno si estendesse, perché la sua Volontà fosse fatta.

A me è stata affidata una funzione, un ufficio in questo piano di amore al quale Dio ci ha chiamati personalmente.

Per questo non possiamo rifiutare.

Il maggior impedimento alla preghiera serena e fiduciosa, anche nella sofferenza, è la nostra mancanza di fede nella grandezza della parte a cui Dio ci chiama.

Essere uomini di fede non significa solo credere che Dio ama l'umanità; è credere che Dio ama me, e che se viene a mancare quella risposta al suo amore che solo io posso dargli, manca qualche cosa alla sua gioia, manca qualche cosa alla realizzazione del suo piano salvifico di amore a cui tutti e ognuno è chiamato.

É il mistero più profondo e più vitale della nostra fede: « Abbiamo conosciuto l'amore »: ed è già il primo passo; « e vi abbiamo creduto! »: questo è il compimento della nostra fede.

Non costa ammettere che Dio ama l'umanità; è relativamente facile in quanto non mi impegna personalmente.

Ma si tratta di credere che questo amore è vero, vivente, sincero, reale, concreto e rivolto personalmente a ciascuno di noi, fino al più piccolo dettaglio: « Non un solo capello del vostro capo perirà ».

« Guardate gli uccelli dell'aria: non seminano, non mietono, non ammassano nei granai, eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? » ( Mt 6,26 ).

Ci crediamo veramente? O l'abitudine ci ha resi insensibili a questa sublime realtà?

Nessuna delusione, nessuna fedeltà, nessun atto di buona volontà, nessuna speranza, nessun gemito, nessuna invocazione di soccorso, nessuna sofferenza si perde, senza che Lui sia attento, sensibile e pronto.

Dio ama te: Tu gli interessi personalmente, continuamente, appassionatamente.

Gli sei necessario: il tuo cuore lo rallegra, la tua indifferenza lo stupisce, la tua amarezza lo addolora.

Quando giungerò a convincermi che Dio ama proprio me - questo essere che sono io, così complicato, così agitato, così tormentato che io stesso stento a capire fino in fondo - allora capirò la misura insondabile del suo inverosimile amore.

Mediante la rivelazione di Cristo conosciamo Dio, che abita in una « luce inaccessibile » e lo conosciamo nel suo rapporto di amore verso l'uomo.

É proprio in questa rivelazione che « le perfezioni invisibili di Dio diventano in modo particolare visibili; esse diventano visibili in Cristo e per mezzo di Cristo, per il tramite delle sue azioni e parole e infine mediante la sua morte in Croce e la sua risurrezione ». ( Dives in misericordia, 2 ).

« In tal modo, in Cristo e mediante Cristo, diventa anche particolarmente visibile nella sua misericordia.

E non soltanto Cristo parla di essa e la spiega con l'uso di similitudini e di parabole, ma soprattutto egli stesso la incarna e la personifica.

Egli stesso è in un certo senso la misericordia ». ( Dives in misericordia, 2 ).

« Vi ho dato l'esempio » dice Gesù « affinché anche voi andiate e facciate lo stesso ».

Questo invito ci fa riflettere sul ruolo insostituibile dei poveri e dei deboli nel disegno salvifico dell'amore di Dio.

Come lui si è chinato sulla nostra sofferenza, e là dove era disperazione ha portato speranza, dove era peccato ha portato redenzione, là dove era sofferenza ha portato ristoro così anche noi dobbiamo curvarci sulla sofferenza che ci circonda: quello che Lui ha fatto per noi, anche noi dobbiamo farlo per i nostri fratelli.

« Quante volte il buio della solitudine che opprime un'anima può essere squarciato dal raggio luminoso di un sorriso e di una parola gentile!

Una buona parola è presto detta: eppure a volte ci torna difficile pronunciarla.

Ce ne trattiene la stanchezza, ce ne distolgono le preoccupazioni, ci frena un sentimento di freddezza o di egoistica indifferenza.

Succede così che passiamo accanto a persone, che pur conosciamo, senza guardarle in volto e senza accorgerci di quanto spesso stiano soffrendo di quella sottile, logorante pena, che viene dal sentirsi ignorati.

Basterebbe una parola cordiale, un gesto affettuoso e subito qualcosa si risveglierebbe in loro: un cenno d'attenzione e di cortesia può essere una ventata di aria fresca nel chiuso di un'esistenza, oppressa dalla tristezza e dallo scoramento.

Il saluto di Maria riempì di gioia il cuore dell'anziana cugina Elisabetta ». ( Giovanni Paolo II - 11 febbraio 1981 ).

Credere nell'amore! Credere nella potenza della nostra offerta fatta con amore per le anime consacrate, per le anime che Dio chiama a servirlo!

Questa è la nostra Crociata! Una parola cordiale, un gesto affettuoso, un'attenzione alle sofferenze altrui realizzati anche a distanza, verso chi non conosciamo, ma che sappiamo nostri fratelli, oggetto di un amore personale di Dio.

Ci aiuti la Vergine Santa che fu beata perché ha creduto!

Intenzione generale per il prossimo trimestre:

Preghiamo perché la Vergine Santa ci guidi a scoprire e a credere all'immenso amore che Dio ha per noi.

Intenzioni particolari:

Ricordiamo nelle nostre preghiere e nelle nostre offerte di sofferenze le seguenti intenzioni che ci sono state raccomandate:

- per le anime consacrate affinché sappiano, nell'amore del Padre, superare le difficoltà della loro consacrazione;

- per i giovani affinché siano sensibili all'amore del Padre e sappiano dare una risposta generosa alla chiamata di Dio;

- per le vocazioni all'apostolato educativo e all'Unione Catechisti;

- per le famiglie cristiane affinché in esse si manifesti e si realizzi l'amore del Padre;

- le intenzioni degli iscritti: C.D. di Milano; B.B.P. per i familiari di Nevate Milanese; P.E. di Rivoli; C.G. per sé e i figli, L.C. per la sua guarigione e per la sua famiglia, G.A. per la sua salute, F.S., B.C., D.M. di Catania; M.D.B. di Roma; M.C. per persona cara di Verona: G.G. e C.P. di Schio; Coniugi B.L. e T.M., P.S., Coniugi L.S. e E.R. per una grazia e per il bene del mondo, Coniugi L.M. e M.G. per la famiglia, C.M.T. di Acireale; S.F. di Bellaria; L.D. e M. di Enna; Coniugi L.S. e G.G., L.S. per il Papa e i sacerdoti di Aci Bonaccorsi; F.G., G.G.V. di Vibo Valentia; M.C. di Mapello ( BG ) e tutte le altre intenzioni degli iscritti.

Ricordiamo nelle preghiere di suffragio:

- le anime più abbandonate del Purgatorio;

- le anime del dr. Tommaso Bellino di Torino ( B.R . ); Zunini Rosa e Villata Teresa; i genitori di R.A. di Borgo d'Ale; i parenti defunti di N.G. e di L.D. di Enna e tutte le anime dei defunti della famiglia della Crociata.

Fate conoscere a persone particolarmente sofferenti nello spirito, la Crociata: è un'opera di apostolato anche questa.

Ricordiamo a questo proposito che la Crociata ha carattere esclusivamente spirituale: l'adesione non comporta nessun altro obbligo oltre quello della offerta settimanale delle sofferenze per le Vocazioni Sacerdotali e Religiose mediante la pratica della Adorazione a Gesù Crocifisso; inoltre richiede la recita di una « Ave Maria » per le intenzioni particolari raccomandate dal Centro.

É quindi un impegno da prendersi liberamente e coscientemente.

La Vergine Immacolata ci guidi a Gesù Crocifisso e Gesù viva sempre nei nostri cuori!

La Presidenza