I genitori per una scuola cattolica ispirata alla pace |
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L'incontro ecumenico di preghiera per la pace ad Assisi, del 27 ottobre scorso, cui è intervenuto il Papa, ci interpella profondamente come genitori della Scuola Cattolica, con riguardo al nostro coinvolgimento nella scuola, affinché questa abbia una costante ispirazione al valore della pace.
Non si tratta solamente di stabilire una connessione occasionale con tale valore, in conseguenza delle edificanti celebrazioni francescane, quanto piuttosto di cogliere un elemento basilare della stessa concezione di scuola.
Si ricorderà che nel documento della C.E.I. « La scuola cattolica oggi in Italia », tra le articolazioni del progetto educativo vi è l'espresso richiamo alla pace.
Con riguardo ai genitori, in tale testo è previsto, quale loro apporto specifico per l'attuazione del progetto educativo, un particolare taglio « familiare » nell'impostazione e nella conduzione della comunità scolastica.
E quanto i concetti di pace e di famiglia siano tra loro correlativi e complementari, è nozione intuitiva su cui non occorre soffermarsi, specie in una società che ci offre valutazioni ed esperienze di aperta rottura e di crisi di tali valori e realtà.
« Una concezione della scuola che si ispiri alla pace, secondo lo stile proprio della famiglia »: ecco una regola di azione e di intervento dei genitori nella scuola cattolica, su cui meditare traendo sollecitazioni dal messaggio che ci perviene da Assisi.
Vediamo di tracciare qualche spunto di riflessione.
La pace deve in primo luogo animare il momento ideologico e culturale della scuola, nella nostra situazione umana di continua ricerca ed approfondimento, è inevitabile l'elaborazione di teorie e di tesi non convergenti, e sovente contrapposte, da cui il dibattito, la discussione e le polemiche, talora rese più aspre dalle conseguenze che sul piano operativo, sociale ed etico le posizioni divergenti comportano.
Una elaborazione della scienza e della dottrina che si ispira alla pace, lungi dal recedere dall'ortodossia e dall'integrità dell'ideologia cui si aderisce, cerca contemporaneamente il dialogo e il confronto con gli avversar!, non lo scontro.
Di tanto più importante risulta quest'atteggiamento nella scuola cattolica, in cui le ispirazioni basilari si ricollegano alla verità rivelata, poiché la consapevolezza di possedere, almeno nelle linee operative, il deposito della verità, lungi dall'inorgoglire, dovrebbe piuttosto portare ad un atteggiamento di umiltà, proprio di chi sa di avere ricevuto, e perciò teme di manipolare, di non conservare nella coerenza, di non sapere trasmettere agli altri.
La propensione alla pace nell'elaborazione ideologica ha indubbiamente una forte carica formativa nell'educazione delle coscienze e dei caratteri, poiché infonde negli allievi la preminenza della carità, rispetto ad una certa alterezza intellettuale, che può portare all'orgoglio e alla superbia.
La collaborazione dei genitori nella scuola dovrebbe, all'occorrenza, prestare attenzione anche alla metodologia di elaborazione delle discipline, almeno per quanto riguarda la salvaguardia dei rilevati valori.
In un clima di pace devono intessersi le relazioni tra le varie componenti della comunità educante - congregazione, insegnanti, personale, genitori e allievi - nonché quelle tra i mèmbri di una componente, come ad esempio tra gli insegnanti.
Tali relazioni dovrebbero tendere ad una reciproca ed attiva collaborazione, senza emarginazioni e senza defezioni.
Non si realizzerebbe un'atmosfera di pace nella comunità scolastica se, ad esempio, i genitori fossero sistematicamente assenti come categoria educante, o perché non chiamati a partecipare, o perché latitanti: invero il mancato espletamento di un ruolo porta a delle carenze, ad una certa imperfezione, e ciò, provocando disagio, determina in definitiva mancanza di pace.
Si consideri come la incompleta integrazione tra scuola e famiglia può comportare una frattura nella globalità ed omogeneità degli interventi educativi, da cui una possibile fragilità nella formazione psicologica degli allievi.
Lo stesso vale per l'integrazione tra i mèmbri di una componente educativa: eventuali conflittualità ad esempio tra insegnanti, perturberebbero inevitabilmente la serenità nell'ambiente scolastico, con la conseguenza di possibili lacerazioni educative: avverrebbe un po' ciò che capita ai figli in una famiglia funestata da sistematici litigi tra i genitori.
La pace in modo intensivo, per così dire, deve poi animare il rapporto diretto tra gli insegnanti - e la scuola più in generale - e il singolo allievo: su tale versante il riferimento al modello della famiglia è particolarmente ricco e proficuo: in famiglia si può anche castigare, ma ivi si ama sempre, per lo meno in una situazione normale.
Dall'allievo si esige rendimento, profitto, disciplina, e ciò anche a prezzo di giudizi negativi e di punizioni.
Ma il presupposto è che l'atmosfera scolastica sia di amore e di serenità, se l'allievo non percepisce negli atteggiamenti di rigore nei suoi confronti una proposta e un'espressione di amore, allora il clima scolastico diviene conflittuale e lo slancio educativo può risultare definitivamente compromesso.
Affinché il giudizio negativo e il castigo s'inquadrino in un'atmosfera di pace, occorre che chi li infligge si sia veramente donato senza misura.
Solo quando si ama si può intervenire con fermezza: diversamente si rischia di sopraffare, se non proprio di opprimere.
Una robusta tirata di orecchie può esprimere all'allievo tutto lo zelo educativo del maestro, diversamente da una battuta di pungente sarcasmo, che può risultare di offesa.
Anche gli allievi vanno spinti a contribuire a tale clima di pace, attraverso il rispetto degli insegnanti e della scuola, evitando espressioni denigratorie che, al di là di quella ragionevole … franchigia garantita dall'innocenza dell'età, risulterebbero nocive e demolitrici.
Secondo l'espresso richiamo del citato documento della CEI, la scuola cattolica, ponendosi « come luogo e cultura di pace », deve valorizzare « anche la compresenza di persone di diverso ceto sociale e di diverso orientamento culturale ».
È un richiamo che coinvolge tutte le componenti della scuola, e perciò i genitori, in quanto compartecipi del progetto educativo.
Ma su questo versante l'opera dei genitori può risultare indispensabile per quanto concerne la predisposizione dei loro figli ad un atteggiamento di apertura, di comprensione, di solidarietà, di condivisione con tutti gli altri mèmbri della scuola, segnatamente con i condiscepoli di differente estrazione, con particolare riguardo ai più poveri e bisognosi.
Vi è infine il riguardo alla pace come valore culturale da trasmettere nei contenuti dell'insegnamento.
Noi genitori ci limitiamo a formulare le nostre aspettative agli insegnanti, cui compete tale compito, perché perseverino a trasfondere agli allievi principi e temi di pace, secondo una prassi già consolidata.
La gamma degli interventi è molto vasta e va dalle tematiche specifiche sulla pace, secondo le esigenze contemporanee, facendo leva sulle espressioni e sulle manifestazioni di un autentico umanesimo cristiano, al di là quindi delle strumentalizzazioni, per giungere sino ad una certa gravitazione verso la pace, cui tendono l'ordine fisico - pur tra tutte le conflittualità - e l'ordine morale - pur tra tutte le contraddizioni -.
Penso che non sia temerario intravvedere anche nella natura una tensione verso una ricomposizione universale, così poeticamente intuita da Dante, quando fa dire a Francesca da Rimini: « Su la marina dove il1 Po discende / per aver pace co' seguaci sui », e così magistralmente espressa da San Paolo, quando afferma che « tutto l'universo aspetta con grande impazienza il momento in cui Dio mostrerà il vero volto dei suoi figli » ( Rm 8,19 ).
Una scuola cattolica pone in Gesù, denominato « principe della pace », il fondamento supremo di tale valore, ed il suo perseguimento va quindi riposto necessariamente, oltre che nell'educazione della mente e del cuore, nello spirito di preghiera, nella catechesi e nella vita sacramentale, secondo quell'itinerario di fede che il Magistero prospetta alla scuola di proposta cattolica.
È un cammino cui siamo tutti chiamati, nel quale dobbiamo perseverare ponendoci sotto la protezione di Maria Santissima, che il popolo cristiano invoca sempre più intensamente « Regina della pace ».
Vito Moccia