Commemorazione del Fr. Teodoreto |
B249-A3
Siamo qui riuniti come Famiglia Lasalliana, con tutte le sue componenti.
Siamo riuniti nella casa del Fratello Teodoreto, in cerca di ispirazione per poter essere sempre meglio seguaci, figli di S. Giovanni Battista de La Salle.
É più che giusto che ci riferiamo a questa figura di eminente Fratello, la cui santità sta per essere ufficialmente riconosciuta da parte della Chiesa, per ricavarne qualche insegnamento.
Ho avuto la buon sorte di frequentarlo per dieci anni e di poterne così raccogliere indicazioni che possono servirci per camminare sempre più nella strada che il Signore vuole per noi come membri della Famiglia Lasalliana.
Se c'è una parola che oggi non si sente più pronunciare, una parola che non compare nei mezzi di comunicazione sociale, che non c'è nei giornali, nei rotocalchi, che non si ode alla televisione, alla radio, questa parola è « santità ».
La si ode solo quando ci sono le beatificazioni o le canonizzazioni, ma non costituisce di certo un punto di riferimento per poter in qualche modo orientare la vita della gente.
Ebbene, una prima cosa che ho imparato dal Fratello Teodoreto è la ripresa del significato, del valore di questa parola: santità.
Si legge nella sua biografia, come lui si rivolgesse al Fratello Bartolomeo, che era suo nipote, scrivendogli cose di questo genere: « Caro Bartolomeo, se non ci facciamo santi siamo dei minchioni ».
Tutta la vita del Fratello Teodoreto è stata veramente un impegno perla santità.
Con lui noi possiamo capire qualcosa della santità.
Ma che cos'era la santità per Fratel Teodoreto?
Era la vittoria dell'amore di Cristo dentro il suo cuore di uomo.
Era il cammino, la resa completa del suo essere, della sua mente, della sua anima, della sua volontà, della sua vita all'amore di Cristo.
Era l'adoprarsi per permettere a questo amore di penetrare dentro di lui e di trasformarlo per diventarne come una proiezione, un riflesso nell'ambiente dove lui viveva: nella scuola, in mezzo ai giovani, nella società.
La santità si manifestava in lui come pienezza di carità.
Proprio come il Concilio Vaticano II ci ha riaffermato.
Perché dunque non prendere coraggio e adoprarci affinché questa parola venga assunta di nuovo come un punto di riferimento per la vita personale e anche per la vita collettiva?
I giornali parlano di crisi della morale laica: siamo in un momento in cui il mondo è come senza luce interiore.
Perché non guardare all'insegnamento della Chiesa, all'esempio di questo umile servo, che è il Fartello Teodoreto, che fa della santità, cioè della pienezza della carità, la giustificazione della vita, il fine della vita?
Niente di più sublime che amare l'Amore che è Dio, niente di più costruttivo che amarci come Cristo ci ha amato, bruciando tutte le nostre miserie; la sfida dell'amore alimenterà la fiducia di poterci riprendere se manchiamo, di poter andare avanti onde ricostruire la vita tra gli uomini, la vita personale, la vita di famiglia, la vita di società, la vita del mondo, perché siamo dell'Amore e per l'Amore nell'Amore.
Non c'è un'indicazione più preziosa.
Occorre che ci convinciamo, che ci lasciamo penetrare da questa realtà, fino in fondo, nella situazione in cui ci troviamo, per cominciare davvero il nostro cammino verso la santità, verso la pienezza dell'amore.
Questa inclinazione per la santità, Fratel Teodoreto l'ha tenuta ben presente, per sé, fin dagli inizi del suo Noviziato.
Lo confermano le testimonianze dei suoi compagni, quando lui, giovane Novizio, stava preparandosi per diventare Fratello.
La sua tensione era in quella direzione.
Avrà avuto i suoi difetti, avrà avuto le sue debolezze, i suoi limiti, ma la sete di santità era la sua direzione di marcia.
Costantemente lo vediamo fisso in questo impegno: da Novizio, da giovane Fratello, da Direttore di Comunità, quando i Superiori gli daranno da dirigere i Ritiri Spirituali dei Fratelli, anche quelli di un mese, sempre pronto a indicare nella santità, nella pienezza dell'amore il significato, il valore della vita, di ogni vita.
Fratel Teodoreto è convinto che la santità rappresenta l'identità cristiana.
Se esiste un problema al mondo, sapete qual è?
È innanzitutto quello di sapere chi è il cristiano, che cosa comporta l'essere cristiani.
Si sono scritti fiumi di libri circa l'essenza del Cristianesimo, per cercare di capire che cos'è questo Cristianesimo: sostanzialmente il Cristianesimo è la santità di Cristo vissuta in noi, da noi e attraverso di noi, attualizzata nel nostro tempo, attualizzata nel nostro ambiente, nella nostra epoca, per mezzo nostro.
Fratel Teodoreto, oltre ad aver impegnato se stesso e incoraggiato i suoi Confratelli a camminare in questa direzione, si è preoccupato dei giovani che venivano affidati alla scuola.
Se noi dicessimo che l'obbiettivo fondamentale della scuola cristiana è educare a camminare verso la santità, chi si stupirebbe di questa affermazione? Spero nessuno.
Perché questo era nei piani di San Giov. Batt. de La Salle e questo era nella disponibilità del Fratello Teodoreto.
L'apprendimento di tante cose utili alla vita, al lavoro, al posto da tenere nella società, deve essere realizzato nella direzione della crescita dell'amore di Cristo in noi e della sua manifestazione attraverso di noi.
Il Fratello Teodoreto, conscio di questa responsabilità, sapendo che bisogna camminare in questa direzione, giungerà a realizzare l'Unione.
Sappiamo tutti che nel 1904 delle leggi laiciste del ministro Combes sopprimono tutte le Case di educazione cristiana: i Fratelli sono obbligati a laicizzarsi, oppure ad abbandonare tutto e andare all'estero.
Ogni cosa viene requisita.
Fratel Teodoreto nel 1906 è a Lambecq-les-hall, nel Belgio, e si sente raccomandare dai suoi Superiori che la scuola cristiana deve occuparsi, oltreché della formazione di base in senso cristiano, di favorire l'avanzata nella vita cristiana di quelli che sono disponibili, di quelli che oramai hanno capito che bisogna camminare, che bisogna andare avanti, che bisogna in qualche modo impegnarsi per la strada di Cristo, fino in fondo.
Così, ritornato a Torino, incoraggiato da Fra Leopoldo, fonda l'Unione.
Con che scopo? Per aiutare i giovani a vivere nel mondo una vita davvero cristiana, intensamente cristiana e animarli per ciò stesso all'apostolato catechistico e sociale.
Questo il suo impegno e il suo obbiettivo.
Se vogliamo capire Fratello Teodoreto e quel che il Signore ha voluto realizzare attraverso di lui, dobbiamo tenere presente questo: non ha mai voluto partire sul piede sbagliato, ha sempre voluto che questi gruppi, che poi diventeranno Unione e si svilupperanno fino a diventare un Istituto Secolare, partissero chiaramente e validamente impostati.
La proposta iniziale è subito impegnativa.
Poi ci sarà anche il gioco, la ricreazione, proporzionate alle esigenze dell'età, però l'indicazione di marcia è chiara fin dall'inizio: si tratta di seguire Cristo, di vivere secondo Cristo, di crescere nella carità di Cristo, guardando soprattutto a Cristo Crocifisso.
Ecco la santità. Sono problemi e indicazioni importanti che ci interpellano e che dovrebbero darci coraggio: non importa se non sentiamo più parlar di santità o se ne sentiamo parlare come di un'eccezione, di una cosa che in fondo non ci riguarda.
Dobbiamo farci coraggio, i santi ci indicano la strada da percorrere e ci dicono che non è dura come ci porterebbe a credere la nostra sensibilità, ma è invece una strada di soavità, di consolazione, anche nelle prove, nelle difficoltà.
Un'altra dimensione spirituale di Fratel Teodoreto è la solidarietà che ha sempre avvertito verso il suo prossimo, fin da ragazzo.
Una solidarietà che non si esprimeva tanto in atti di soccorso e di aiuto materiali, perché anche lui era povero, figlio di contadini, e i contadini allora erano veramente poveri.
Fratel Teodoreto, fin da ragazzo, capisce l'importanza di aiutarsi e di aiutare a crescere come uomini, a crescere nelle conoscenze, nella capacità di lavoro, di relazioni di assumersi responsabilità e così continua fino a quando avverte che il Signore lo invita a farsi Fratello, vocazione questa contrastata dal padre che invece lo vorrebbe sacerdote.
Alla morte del padre il giovane Giovanni diventerà Fratello, lui che ha provato l'importanza dell'aprirsi della mente mediante la conoscenza, l'importanza dell'apprendere tante cose utili alla vita, come diceva San Giovanni Batt. de La Salle.
Egli sa che la ricchezza dei poveri è soprattutto dovuta alla cultura, alla capacità di lavoro, alla capacità di relazioni, alla bontà, alla virtù: questa è la ricchezza di ogni uomo in quanto uomo.
La ricchezza che ci portiamo dentro, nella mente e nel cuore, quella che concerne la nostra identità, non tanto quella che è nelle nostre tasche o nelle cose che ci circondano.
Così egli si dedica all'educazione, e vi impegna tutta la vita: da diciassette anni fino ad ottantatre suonati, sempre e soltanto impegnato nell'educazione e nell'educazione cristiana dei giovani, ad aiutarli a diventare soggetti attivi erre operano « per il bene della Chiesa, per il bene dello Stato", come insegna il Santo de La Salle.
Quanta importanza ha assunto oggi la missione educativa!
Tanto più oggi, che abbiamo constatato che non basta realizzare da parte dello Stato i servizi sociali, ma che occorre animare ogni cosa con spirito di servizio all'uomo, affinché i servizi siano per l'uomo e non l'uomo per l'esistenza e il funzionamento meramente burocratici dei servizi sociali.
Quanti genitori oggi sono come smarriti rispetto al loro compito di educatori dei figli dei figli, quanti genitori hanno come rinunciato ad aiutare i figli nel loro svilupparsi in quanto uomini e uomini responsabili, e non soltanto in quanto organismi biologici o erogatori di una qualche prestazione economica.
Molti genitori si sentono disarmati di fronte all'immoralità, alla droga, alla disoccupazione, alla mancanza di ideali, tutte così minacciose per la gioventù.
È dunque necessario riaffermare che il compito di educare è irrinunciabile, non solo per i giovani, ma anche e direi specialmente per gli adulti, che soltanto nel ritrovare un cammino che coadiuvi il farsi della vita possono ritrovare e sviluppare la loro stessa identità e realizzare se stessi nell'amore oblativo che l'educare necessariamente richiede.
Aiutati dal ricordo del Fratello Teodoreto dobbiamo aiutarci ad affrontare coerentemente le varie situazioni e i vari problemi della vita, lo dobbiamo per i nostri giovani, per i nostri figli.
Con l'esempio, con la testimonianza personale, con quanto l'esperienza sofferta e maturata ci può indicare, con amore e con fiducia, sempre.
Tutti abbiamo bisogno di sentirci soggetti e non oggetti della vita, tutti abbiamo bisogno di aiutarci per fronteggiare i problemi dell'esistenza, tutti abbiamo bisogno di poter assolvere onorevolmente alle nostre responsabilità.
Possiamo e dobbiamo crescere aiutandoci a crescere sempre e dovunque, inogni ambiente e condizione di vita e di lavoro.
Guardando al Fratello Teodoreto dobbiamo pure rinnovare la nostra fiducia e il nostro impegno per la scuola cristiana, a servizio dei giovani, della Chiesa e della società.
L'impegno per sostenerla e, se possibile, migliorarla, deve essere per noi tutti un reale concorso alla causa dell'educazione dei giovani, di tutti i giovani, cioè un modo particolare per assolvere alle responsabilità educative che sono di ogni cristiano oltreché di ogni uomo.
Se non ci sarà una rivitalizzazione di atteggiamenti positivi circa l'assunzione e la valorizzazione delle responsabilità personali a cominciare dai giovani, non so quale oscuro futuro potrà attenderci, poiché l'attuale disorientamento è grande.
Per questo il Fratello Teodoreto ha voluto che i giovani da lui riuniti per aiutarli nel loro cammino di Fede fossero innanzitutto catechisti.
Catechisti nel senso di persone che aiutano i loro fratelli nella crescita della Fede e nella crescita dell'uomo sulla base della Fede nei suoi rapporti con il mondo.
Un aspetto importante dell'impegno del Fratello Teodoreto è costituito dalla dimensione ecclesiale e sociale.
Il suo problema era inserire i giovani educati dalle Scuole Cristiane in modo vivo, in modo valido nella Comunità ecclesiale e nella società.
Per questo il Fratello Teodoreto ha incoraggiato, sostenuto i suoi Catechisti, condividendone le responsabilità, per la realizzazione della Casa di Carità Arti e Mestieri.
Proprio perché i giovani, anche quelli meno fortunati, fossero nella condizione di potersi inserire come soggetti nella vita di lavoro, nella vita sociale, nella vita della Chiesa.
Questa dimensione sociale ed ecclesiale è fondamentale nell'apostolato del Fratello Teodoreto.
Tutte le volte che l'ho incontrato per sottoporgli idee, per avere un consiglio, mi ha sempre appoggiato nelle modalità desiderate.
Tutto ciò che in qualche modo poteva rappresentare un miglioramento della conoscenza, della sensibilità, del senso di responsabilità dei giovani, trovava in lui un incoraggiamento e una indicazione.
Ricordo di averlo interpellato circa l'accostamento dei giovani operai al fatto artistico.
Ne fui incoraggiato come « bellezza di una via verso Dio, in quanto Dio è bello ».
Tutto con semplicità, senza saccenteria, con immediatezza di intuito.
Il punto di riferimento per Fratel Teodoreto, il segreto di tutta la sua vita, lui fedele discepolo di San Giov. Batt. de La Salle, fu il suo amore per Gesù.
Era il dato fondamentale, il rapporto costante per crescere nella ricerca di Lui, nell'obbedienza alla sua Parola e al suo esempio.
Questa ricerca diventava preghiera e contemplazione di Lui Crocifisso, la più toccante rivelazione del volto di Dio, dell'amore del Padre.
Era contemplando il Cristo Crocifisso che si poteva essere persuasi che Dio ci ama, che Dio ha dato tutto ed è disponibile ancora a dare tutto per ciascuno di noi e che dobbiamo credere a questo amore, fidarci di questo amore.
Il suo rapporto con il Cristo, il Cristo Crocifisso, è stato sempre un rapporto elevante.
Da giovane religioso Fratel Teodoreto asseriva: « Se non ci facciamo santi siamo dei minchioni »; da religioso maturo di anni e di fatiche diceva che bisognava rimettersi a Lui, abbandonarsi a Lui, aprirsi al suo Spirito perché è Lui che realizza la santità, la fecondità apostolica, i suoi disegni d'amore.
C'è tutto un cammino tra questi due atteggiamenti, che segna l'evoluzione interiore di Fr. Teodoreto: all'inizio un proprio impegno personale: al termine della vita l'abbandono, l'affidamento, la donazione totale a Cristo.
Lo ricordo, negli ultimi anni, colpito da ictus cerebrale, in difficoltà di parola e di movimento, tuttavia sempre Fratello, sempre attento alla presenza di Dio.
Lo mandavano a tenere la disciplina nelle classi, allora che non poteva più insegnare.
lo ricordo davanti al Santissimo: composto, devoto, luminoso, con un atteggiamento che ispirava fiducia, che muoveva all'imitazione.
E infine la sua devozione alla Madonna.
Conserviamo i suoi Rosari: consumati.
Sotto Carlo Alberto le scuole elementari di Torino erano state affidate ai Fratelli delle Scuole Cristiane.
Ancora ai tempi del Fratello Teodoreto giovane, le scuole elementari dei Fratelli erano molto numerose nella città ed egli, diventato direttore di Comunità, doveva spostarsi spesso presso le varie Sedi per poi ritornare alla Comunità di S. Pelagia, in via delle Rosine.
Lungo questi itinerari sempre aveva il Rosario in mano: varie persone lo ricordano dignitoso, raccolto mentre recitava il Rosario per le strade di Torino.
La sua fiducia verso la Madonna era illimitata, era veramente filiale.
A noi Catechisti ha lasciato come raccomandazione l'atto di abbandono alla Madonna di noi stessi e di tutte le nostre cose.
Questi pochi tratti concernenti la figura di Fratel Teodoreto ci riportano alla figura e alla santità del De La Salle di cui sono come la riproduzione nel tempo attuale.
Come membri della Famiglia Lasalliana saremo molto aiutati ad esserlo sempre di più veramente prendendo un riferimento concreto al nostro Servo di Dio.
Il Signore non fa nulla per caso: se ci ha dato un Santo, è perché vuole, attraverso questo Santo, beneficiarci.
Per tutti i nostri problemi personali, di famiglia, di Istituto, rivolgiamoci al santo Fratel Teodoreto, soprattutto per il nostro cammino di santità, il nostro cammino di fede e di zelo.
Conosciamolo più intimamente, invochiamolo perché ci aiuti a vivere come lui, nel nostro stato di vita, e a fare il percorso che lui ha fatto.
Sentiamolo amico, fratello, compagno di cammino.
Per intanto a tutti l'augurio di poterci rallegrare tutti insieme quando avremo il decreto sull'eroicità delle virtù e Fratel Teodoreto sarà dichiarato Venerabile.
Viva Gesù nei nostri cuori.
Dott. Domenico Conti
Presidente dell'Unione Catechisti
È il giorno 30 aprile 1988, giorno in cui la mamma inizia a non riconoscere più nessuno; nello stesso giorno, e più precisamente di sera, viene ricoverata d'urgenza alla Nuova Astanteria Martini dove viene diagnosticato un « coma uricemico ».
I medici non sono sicuri di poterla salvare dato che, come dicono loro, le sue condizioni sono gravissime e la mamma è sottoposta a dialisi dove sembra riprendersi a poco a poco.
Io con fiducia inizio a pregare Fratel Teodoreto e, grazie al suo miracoloso intervento, mia madre si salva.
Durante la degenza in ospedale i medici affermano quasi con sicurezza totale che ella avrebbe avuto bisogno di almeno tre dialisi alla settimana, ma sempre pregando con immensa fede Fratel Teodoreto ho ottenuto che anche questo non si verificasse.
Ora la mamma, grazie alla sua intercessione, non ha più bisogno di un trattamento dialitico, anche se soffre di una accertata insufficienza renale.
Torino - Agosto 1988
Maria Vittoria Fiore