Per un cammino di fede |
B250-A3
« Ma come potranno invocare il Signore, se non hanno creduto?
E come potranno credere in lui. se non ne hanno sentito parlare?
E come ne sentiranno parlare, se nessuno lo annunzio?
E chi lo annunzierà. se nessuno è inviato a questo scopo?
La fede dipende dall'ascolto della predicazione, ma l'ascolto è possibile se c'è chi predica Cristo ». ( Rm 10,14-17 )
Paolo in questo brano della lettera ai Romani traccia un chiaro e preciso cammino di fede i cui due termini estremi sono l'invio di chi annunzia e rincontro con il Signore.
L'annuncio per la fede ha proprio solo questo scopo: incontrare Dio.
« Troppo spesso la nozione di fede viene in noi alterata dalla eccessiva importanza che attribuiamo alle affermazioni riguardanti Dio e dal fatto che dimentichiamo che la fede è comunione con la luce e con la verità stessa di Dio » ( Thomas Merton ).
Il cammino della fede inizia con un mandato, un invio ed il primo inviato è Cristo stesso.
« La parola che voi udite non viene da me, ma dal Padre che mi ha mandato » ( Gv 14,24 ).
Il suo mandato sarà poi completato dall'invio dello Spirito Santo che « vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che ho detto » ( Gv 14,26 ).
Quante volte nel Vangelo è ricordata questa missione del Cristo, Parola del Padre venuta a noi per rivelarci il mistero della vita e della grazia!
« Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare » ( Mt 26,55 ).
« Di nuovo le folle si radunavano intorno a lui ed egli, come era solito, di nuovo le ammaestrava … ed essi erano colpiti dal suo insegnamento, perché insegnava avendo autorità » ( Mc 10,1; Mc 1,22 ).
« Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino qui » ( Lc 23,5 ).
Ed è specialmente nel colloquio dell'Ultima Cena che ritorna sul suo mandato e sul suo insegnamento: « … io ritorno al Padre che mi mandò fra gli uomini … nelle parole dello Spirito di verità si manifesterà la mia gloria, perché riprenderà quel che io ho insegnato, e ve lo farà capire meglio … la vita eterna è questo: conoscere te, unico vero Dio, e conoscere colui che tu hai mandato, Gesù Cristo … anche le parole che tu mi hai dato, io le ho date a loro … essi hanno creduto che tu mi hai mandato … Tu mi hai mandato nel mondo: così anch'io li ho mandati nel mondo … così il mondo crederà che tu mi hai mandato … io ti ho fatto conoscere a loro e ti farò conoscere ancora … ».
Gesù è veramente il Maestro, l'unico vero Maestro: così lo chiamano coloro che lo ascoltano, così egli si definisce.
« Voi mi chiamate Maestro e Signore, e dite bene perché lo sono » ( Gv 13,13 ).
« Voi non avete che un Maestro, il Cristo » ( Mt 23,8 ).
E Nicodemo anticipa quello che sarebbe stato il grido di tutti gli uomini: « Sappiamo che sei un Maestro venuto da Dio » ( Gv 3,2 ).
« Questa immagine del Cristo docente, maestosa e insieme familiare, impressionante e rassicurante, immagine disegnata dalla penna degli Evangelisti … è tanto seducente », così afferma Giovanni Paolo II ( C.T. 8 ).
Ma Gesù insegna non solo con la parola. Il Verbo si è fatto carne, la Parola si è fatta realtà nell'azione: « tutta la vita del Cristo fu un insegnamento continuo: i suoi silenzi, i suoi miracoli, i suoi gesti, la sua preghiera, il suo amore per l'uomo, la sua predilezione per i piccoli e i poveri, l'accettazione del sacrificio totale sulla Croce per la redenzione del mondo, la sua risurrezione sono l'attuazione della sua parola ed il compimento della rivelazione » ( C.T. 9 ).
Dopo la risurrezione Gesù affida agli Apostoli il mandato di trasmettere agli uomini di tutti tempi e di tutti i luoghi il suo insegnamento e il suo messaggio.
Li sceglie lui, li tiene con sé, li istruisce, fedeli nell'ascolto anche se non ancora pienamente in grado di comprendere le sue parole perché lo Spirito Santo non è ancora disceso in loro.
« Perciò andate, fate diventare miei discepoli tutte le genti del mondo … insegnate loro ad ubbidire a tutto ciò che io vi ho comandato » ( Mt 28,19-20 ).
In tal modo egli affida loro la missione ed il potere di annunciare agli uomini ciò che essi stessi avevano visto con i loro occhi, udito, contemplato, e toccato con le loro mani riguardo al Verbo di Vita.
Nello stesso tempo, egli affida loro la missione e il potere di spiegare con autorità tutto quello che aveva loro insegnato: le sue parole, i suoi miracoli, i suoi precetti.
E da loro lo Spirito per assolvere una tale missione.
« Ben presto fu chiamata catechesi l'insieme degli sforzi intrapresi dalla Chiesa per fare discepoli, per aiutare tutti gli uomini a credere che Gesù è il Figlio di Dio affinché, mediante la fede, essi abbiano la vita nel suo nome, per educarli e istruirli in questa vita e costruire così il Corpo di Cristo » ( C.T. 1 ).
Gli apostoli accolgono il mandato e vi sono fedeli.
La prima comunità cristiana è presentata « assidua nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli » ( At 2,42 ).
E quando gli Apostoli suscitano le ire degli avversari « contrariati di vederli insegnare al popolo » rispondono: « Giudicate voi stessi che cosa è giusto davanti a Dio: dobbiamo ascoltare voi oppure dobbiamo ubbidire a Dio?
Quanto a noi, non possiamo fare a meno di parlare di quelle cose che abbiamo visto e udito » ( At 4,19-20 ).
Significativi sono a questo proposito i discorsi di Pietro e le testimonianze degli Apostoli, dopo la discesa dello Spirito Santo.
Caratteristica la catechesi che l'apostolo Filippo fa al funzionario etiopico a cui un angelo del Signore lo invia sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza: una catechesi che trova subito il suo risultato nel funzionario battezzato che continua la sua strada, pieno di gioia ( At 8 ).
Ben presto gli Apostoli condividono con altri il ministero dell'annuncio e prima i diaconi tra cui Stefano, che non cessa di insegnare, mosso come è dalla sapienza dello Spirito e propone ai suoi persecutori una mirabile lezione di catechesi biblica che conclude con l'invocazione « Signore Gesù, accogli il mio spirito » e con una testimonianza di fede vissuta nel perdono: « Signore, non tener conto del loro peccato » ( At 7 ).
Sono poi « molti altri discepoli » e anche dei semplici cristiani, dispersi dalla persecuzione che « andavano per il paese e diffondevano la parola di Dio » ( At 8 ).
Paolo, scelto da Dio per fare conoscere agli stranieri, ai re e ai figli d'Israele, che diventava sempre più convincente quando dimostrava che Gesù è il Messia, fu grande catechista con la parola e con lo scritto.
Con la catechesi orale in ogni luogo e davanti ad ogni persona, « la parola di Dio si diffondeva sempre di più e il numero dei credenti cresceva »; con le lettere continua la catechesi che ha iniziato e propone i testi di catechismo da leggere da parte delle comunità cristiane sorte per la sua predicazione.
« Vi scrive Paolo, servo di Gesù Cristo. Dio mi ha scelto e mi ha fatto apostolo perché porti il suo messaggio di salvezza » ( Rm 1,1 ).
« Il mio compito è di rivolgermi a tutti: ai popoli di civiltà greca e agli altri, alla gente istruita e agli ignoranti; e per quanto dipende da me, sono pronto ad annunziare il messaggio di Cristo anche a voi che siete in Roma » ( Rm 1,14-15 ).
Scrivendo ai Galati esprime chiaramente da chi ha ricevuto il mandato: « Io non sono apostolo perché lo vogliono gli uomini, e nemmeno per autorità di uomo.
Questo incarico mi è stato dato da Gesù Cristo e da Dio Padre » ( Gal 1,3 ).
Anche le lettere di Pietro, di Giovanni, di Giacomo, di Giuda sono altrettante testimonianze della catechesi dell'età apostolica.
Il mandato di evangelizzare è esteso a tutto il mondo e a tutti gli uomini.
Non ci sono limiti di spazio né di tempo.
Per questo la Chiesa, di generazione in generazione, continua nei secoli, fino ai giorni nostri, per mandato di Gesù, nella successione apostolica, la missione di insegnamento.
Anche oggi « la Chiesa, in questo secolo che volge al termine, è invitata da Dio e dagli avvenimenti - i quali sono altrettanti appelli da parte di Dio - a rinnovare la sua fiducia nell'azione catechetica come un compito assolutamente primordiale della sua missione.
Essa è invitata a consacrare alla catechesi le sue migliori risorse di uomini e di energie, senza risparmiare sforzi, fatiche e mezzi materiali, per meglio organizzarla e per formare un personale qualificato.
Non si tratta di un semplice calcolo umano, ma di un atteggiamento di fede.
E un atteggiamento di fede si riferisce sempre alla fedeltà di Dio che non manca mai di rispondere » ( C.T. 15 ).
Il mandato che la Chiesa affida ad ogni credente di catechizzare e diffondere il messaggio di Gesù è comune a tutti i battezzati, pur se differenziato nella sua realizzazione.
Diversi infatti sono le responsabilità e le mansioni delle varie componenti della Chiesa,
Il Papa ha responsabilità e missione primaria.
A lui sono uniti, in virtù del loro stesso ministero, i Pastori.
Diversi compiti e competenze, ma sempre come terreno privilegiato di apostolato hanno i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i genitori, i maestri, gli educatori, i catechisti, i responsabili delle comunicazioni sociali: tutti hanno in misura diversa, responsabilità precise in questa formazione della coscienza cristiana.
La Chiesa tutta è in continua tensione per rendere sempre più attuale e più rispondente alle nuove situazioni e alle nuove esigenze ogni forma di catechesi.
Per questo sempre più frequente è lo sforzo di riflessione e di adattamento che la Chiesa opera mediante convegni, consigli, documenti.
Ogni Chiesa locale ha il compito di rivedere e aggiornare continuamente l'impostazione e la realizzazione della missione catechistica.
Il tema catechistico forma l'oggetto di tanti interventi e documenti delle varie Conferenze Episcopali.
La Chiesa Italiana, dopo il recente Primo Convegno Catechistico Nazionale tenuto a Roma dal 23 al 25 aprile 1988, ha tracciato, dopo approfondita riflessione, precise norme programmatiche che già abbiamo avuto occasione di conoscere nei due precedenti numeri del Bollettino.
Tra le altre indicazioni, di grande importanza è la riconsegna del testo « Il rinnovamento della catechesi » pubblicato nel 1970 come « Documento base » sotto la spinta del Concilio Vaticano II.
Testo che, dopo 20 anni, non ha ancora avuto una sufficiente e adeguata accoglienza.
Oggi i Vescovi, con una lettera della Conferenza Episcopale Italiana del 3 aprile 1988 - Pasqua di Risurrezione - « lo riconsegnano a tutta la comunità ecclesiale, in particolare, ai catechisti » come « punto di riferimento insostituibile per la catechesi, come anche per la verifica dei catechismi, da poco tempo conclusa, ha ampiamente confermato ».
È una fonte che dobbiamo riscoprire anche noi, che nel nostro nome programmatico siamo definiti « Catechisti ».
Ci sforzeremo di farlo insieme, continuando il discorso in prossimi incontri.
Sarà anche per noi « strumento di comunione pastorale nella chiesa in Italia e stimolo di una sempre rinnovata missione evangelizzatrice della Chiesa nel paese ».
( Continua )
F.G.L.