Per un cammino di fede |
B251-A5
( Continuzione )
Nel precedente incontro ci siamo fermati a considerare la prima tappa del cammino di fede che inizia con un "mandato", un invio.
Il "mandato" di evangelizzare è esteso a tutti gli uomini, senza limiti di spazio ne di tempo, pur con una differenza nella sua realizzazione.
Diverse sono infatti le responsabilità e le mansioni delle varie componenti della Chiesa.
Il Documento Base "Rinnovamento della catechesi" riconsegnato dalla Conferenza Episcopale Italiana, il 3 aprile 1988, a tutta la comunità ecclesiale e in particolare ai catechisti, illumina su chi deve annunziare.
Al Documento attingeremo abbondantemente.
Dice la lettera di presentazione dei Vescovi: « La Chiesa affida la catechesi a catechisti da essa stessa "mandati" formati come maestri, educatori, testimoni della verità e capaci di trasmetterla integralmente e fedelmente all'"uomo del nostro tempo".
Tutta l'azione catechistica "acquista volto e presenza significativi nella persona dei catechisti che il Documento Base definisce" operatori qualificati ».
Il profilo apostolico e spirituale di questi operatori è delineato dalle tre caratteristiche con cui sono qualificati:
- testimoni: segni visibili, mediante la vita, del messaggio che propongono;
- insegnanti: che fanno percepire e capire, per quanto è possibile, la realtà di Dio che si rivela;
- educatori: che mirano, nell'esercizio della loro missione, al pieno sviluppo della personalità cristiana dei fedeli.
È catechista, quindi, chi vive nella testimonianza, nell'insegnamento, nell'invito all'azione.
Per una catechesi sistematica, la comunità cristiana ha bisogno di operatori qualificati.
La Chiesa opera anzitutto mediante il ministero dei Pastori e di coloro che essi associano alla propria missione.
Ministro supremo della Parola di Dio è il Sommo Pontefice, successore di Pietro, posto a pascere il gregge di Cristo e a confermare nella fede i fratelli.
Il suo magistero e la sua predicazione ordinaria sono una solenne catechesi, un dono incomparabile per la Chiesa.
In comunione con il Papa, sono ministri i Vescovi che esercitano il loro mandato apostolico con sollecitudine per ogni singola chiesa e per tutti gli uomini.
La loro predicazione e catechesi sono norma ispiratrice di tutta l'azione catechistica nella comunità locale.
I sacerdoti, secondo le mansioni affidate a ciascuno, sono ministri della parola ed educatori della fede del proprio di Dio, in unione con il Vescovo.
Sono pure stretti collaboratori dei Vescovi e dei sacerdoti, i diaconi permanenti.
Gli operatori qualificati di catechesi: i mandati nel popolo di Dio Religiosi e Religiose sono chiamati a svolgere un'intensa azione catechistica, secondo la loro specifica vocazione: l'evangelizzazione, la catechesi, la educazione cristiana, l'azione tra i sofferenti.
Sullo stesso cammino sono gli appartenenti agli Istituti Secolari e quanti sono uniti nelle varie forme di vita consacrata, di associazionismo cattolico, di gruppi apostolici.
Grande importanza e alla base di ogni azione catechistica, hanno i genitori che oltre che per il Battesimo e la Cresima, sono catechisti in forza del sacramento del Matrimonio.
Essi devono essere per i loro figli i primi maestri della fede.
Complementare è l'azione catechistica dei padrini.
I laici, membri vivi del popolo di Dio, possono essere assunti dai Vescovi per alcuni compiti specifici di evangelizzazione: tali sono i maestri, gli insegnanti di religione nella scuola, i catechisti in campo diocesano e parrocchiale.
Ogni missione catechistica è così confortata dalla chiamata che, in vario modo, i Pastori rivolgono per associare tutti al loro ministero apostolico.
Ogni cristiano è responsabile dell'annuncio della Parola di Dio, secondo la sua vocazione e secondo il suo stato di vita.
Tale responsabilità scaturisce dal Battesimo, è confermata dalla Cresima, si sostiene con l'Eucaristia e si esprime attraverso le molteplici vie della carità.
Il cristiano, ogni cristiano, è quindi per sua natura, un catechista.
Chi sa riconoscere l'opera di Dio, chi ha in sé il senso di Cristo, chi è mosso alla carità dallo Spirito del Signore, trova sempre il modo di comunicare la sua ricchezza interiore a coloro che lo circondano.
È una comunicazione che si concentra non essenzialmente sulla parola, ma può essere molto efficace con la testimonianza e con l'esempio.
È catechista il fanciullo tra i suoi compagni, il giovane nel suo gruppo, l'anziano tra i suoi coetanei, il sofferente nel suo letto di dolore, l'operaio, il professionista nel luogo del suo lavoro, lo scrittore, l'operatore della comunicazione sociale, l'uomo inserito nell'attività politica.
Vasto questo campo profetico che si realizza in ricchezza di compiti e di forme e traccia la fitta e misteriosa trama per l'incontro tra Dio che si rivela e l'uomo che lo va cercando e lo trova per varie strade.
Giovanni, nella prima lettera, si presenta come catechista, alla prima comunità cristiana e definisce quali sono le sue caratteristiche:
« Ciò che era fin dal principio
ciò che noi abbiamo udito
ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi
ciò che noi abbiamo contemplato
ciò che le nostre mani hanno toccato
ossia il verbo della vita,
noi lo annunziamo anche a voi
perché anche voi siate in comunione con noi.
Vi scriviamo tutto questo, perché la nostra gioia sia perfetta ». ( 1 Gv 1,4 )
L'ultimo tratto è la gioia.
Il catechista è portatore di gioia perché l'ha in sé.
È lieto di svolgere il suo compito: la catechesi gli da serenità.
Questo non annulla le difficoltà, le prove, le preoccupazioni.
« La missione del catechista è di aiutare i fratelli ad incamminarsi sui sentieri della gioia evangelica, in mezzo alle realtà di cui è costituita la loro vita e dalle quali non potrebbero evadere » ( Gioia Cristiana V ).
« È lo spirito che dona ancora oggi a tanti cristiani la gioia di vivere ogni giorno la loro vocazione particolare nella pace e nella speranza, che sorpassano le delusioni e le sofferenze » ( id. conclusione ).
« Noi viviamo in un mondo difficile, nel quale l'angoscia derivante dal vedere le migliori realizzazioni dell'uomo sfuggirgli di mano e rivoltarsi contro di lui, crea un clima di incertezza.
È appunto entro questo mondo che la catechesi deve aiutare i cristiani ad essere, per la loro gioia e per il servizio di tutti "luce" e "sale" ( Catechesi tradendae - 56 ).
Per portare la gioia occorre averne colmo il cuore e ciò che dona la gioia è l'incontro e il cammino con Cristo.
Il mistero cristiano è un "mistero" di comunione.
Nella catechesi non ci si deve mai stancare di presentare in questa luce ogni verità e ogni atto per raggiungere quella unità che Gesù ha chiesto per noi nell'ultima Cena: « Io prego … anche per altri, per quelli che crederanno in me dopo aver ascoltato la mia parola: fa' che siano tutti una cosa sola, come tu, Padre, sei in me e io sono in tè, anch'essi siano in noi.
Così il mondo crederà che tu mi hai mandato ». ( Gv 17,20-21 ).
È l'unità della Chiesa riunita nell'unica verità, nell'unico culto, nell'unico ovile che si farà testimonianza per il mondo, sull'esempio della prima comunità assidua all'ascolto dell'insegnamento degli Apostoli, per cui era ben vista da tutta la gente ( At 2,42-47 ).
Questa unità deve realizzarsi nell'ambito delle strutture in cui il catechista svolge la sua missione.
Non è, non può essere un isolato.
Parla, come mandato, a nome della comunità ecclesiale che rappresenta e a cui deve essere unito e fare riferimento.
È Giovanni ancora che ritorna nella sua lettera a quanto già aveva messo all'inizio del suo Vangelo: « In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era in principio con Dio. Per mezzo di lui Dio ha creato ogni cosa ». ( Gv 1,1 )
Egli era la vita, Egli era la luce, era la Parola che è diventata uomo e ha vissuto in mezzo a noi uomini ( Gv 1 ).
A questa Parola, diventata uomo in mezzo a noi, Giovanni fa riferimento quando dice: « ciò che abbiamo udito ».
A questa luce fa riferimento quando dice: « ciò che abbiamo veduto con i nostri occhi ».
A questo uomo fa riferimento quando dice: « ciò che le nostre mani hanno toccato ».
La Parola richiede ascolto, la luce richiede apertura perché possa illuminare, l'uomo richiede spinta per l'azione.
Il catechista è insegnante, è maestro.
Gli occorre una conoscenza profonda, per quanto è possibile, di quanto insegna.
Non può improvvisare, non può inventare.
Il suo insegnamento deve essere fedele alla verità, preciso nell'esposizione, valido didatticamente.
Per essere fedele alla verità deve attingere alle fonti genuine della Fede: con una serie preparazione fatta sulla Sacra Scrittura, con una attenzione al Magistero che Gesù ha preposto per garantire la verità, e una conoscenza della storia, della vita, dell'azione liturgica della Chiesa.
Sono nozioni che deve apprendere sia attraverso corsi organizzati, sia attraverso un impegno personale di lettura e di aggiornamento.
Per essere preciso nell'esposizione gli è necessaria una chiarezza di linguaggio adattato all'uditorio e una capacità di entrare in comunicazione con chi ascolta.
Non parla per sé, parla ad altri di cui deve conquistare l'attenzione anche per mezzo della parola.
Per essere valido didatticamente deve possedere le fondamentali nozioni che si riferiscono al rapporto umano, al settore psicologico per sapersi adattare all'uditorio a cui si rivolge.
Il catechista deve illuminare con la testimonianza di vita.
Non c'è parola efficace se si limita ad un insegnamento e non è illuminata dall'esempio.
In questo campo, non è sufficiente conoscere, è necessario vivere.
Solo quanto è penetrato anche nel cuore e nella volontà e non solo nella intelligenza può essere accolto.
L'invito alla conoscenza della Scrittura rimane sterile se la Scrittura non è parte viva della cultura del catechista.
L'invito alla preghiera e alla partecipazione alla vita liturgica e sacramentaria cade nel vuoto, se il catechista non prega e non partecipa alla vita liturgica e sacramentaria.
L'invito all'osservanza della Legge di Dio, non è accolto se chi la propone non si sforza lui per primo di esservi fedele.
L'ordine dei valori che riguardano la vita e i beni, proclamato da Gesù nelle Beatitudini, non è accettato se nella propria vita il catechista non vive la povertà di spirito, la serenità nella sofferenza, il perdono nell'offesa, l'accettazione nelle prove, la partecipazione al dolore dei fratelli, la purezza dei pensieri, delle parole, delle opere, l'azione di pace e la fuga dalla violenza, il coraggio dell'affermazione delle proprie convinzioni.
« Così deve risplendere la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano il bene che voi fate e ringrazino il Padre vostro che è in cielo » ( Mt 5,16 ).
La conoscenza della verità, procurata con l'insegnamento della dottrina, illuminata e resa evidente con la testimonianza di vita, deve condurre all'azione.
« Non tutti quelli che dicono "Signore, Signore!" entreranno nel regno di Dio.
Vi entreranno soltanto quelli che fanno la volontà del Padre mio che è in cielo » ( Mt 7,21 ).
« Non limitatevi ad esigere che i giovani evitino il male, ma interessateli a fare il bene e le buone azioni di cui sono capaci », dice S. Giovanni Battista de La Salle.
La catechesi per raggiungere pienamente il suo scopo deve ottenere che la Parola diventi luce e azione conforme all'insegnamento, nella vita del catechizzato.
È importante questo aspetto e il catechista deve sollecitare l'azione sia creando attorno a sé dei collaboratori che già condividono il suo lavoro e il suo impegno, sia orientando verso quelle forme di azione e di volontariato che tanto si fanno emergenti nel nostro tempo.
L'antico, glorioso motto dell'Azione Cattolica: « Preghiera, azione, sacrificio » ha oggi, anche più di prima, la sua validità e deve orientare la missione del catechista.
La preghiera è già accoglimento e risposta alla catechesi.
Ma deve seguirla l'azione apostolica e portare ad accettare il sacrificio che ogni impegno richiede.
Il catechista aiuti a sentire le voci che interpellano e che numerose si levano attorno a noi, solleciti il contributo, ascolti le proposte che nascono, sostenga le iniziative che fioriscono nell'entusiasmo, affinché non appassiscano di fronte allo sforzo, ma continuino, alimentate dal sacrifIcio della costanza.
( Continua )
F.G.L.