Crociata della sofferenza |
B250-A10
« Chi è il mio prossimo? Quello che ha avuto compassione. Va' e comportati allo stesso modo ». ( Lc 10,37 )
Fratelli,
rinnoviamo il nostro incontro sulle pagine del Vangelo: è il messaggio e l'eredità che Gesù ci ha lasciato.
Se veramente amiamo Gesù, dobbiamo tornare ogni giorno, nella preghiera e nella riflessione alle sue parole, ai fatti della sua vita.
Facciamolo con perseveranza e impegno: si aprirà ai nostri occhi una luce nuova, ritroveremo la forza per camminare, assieme a Lui, nella serenità, perché la strada con Lui è meno faticosa.
Nell'ultimo incontro ci siamo fermati a riflettere su un episodio del Vangelo, un miracolo di Gesù: la moltiplicazione dei pani.
Abbiamo ricercato tra i personaggi che vi appaiono, quello che più sentiamo vicino al nostro agire e al nostro pensare.
Forse, e lo speriamo, ci siamo ritrovati nel fanciullo che, nella sua povertà, da tutta la sua ricchezza, due pani e pochi pesci, a Gesù.
Gesù li accetta e sfama con quello, tutta la folla di cui provava compassione.
In questo incontro apriamo il Vangelo di Luca al capitolo 10: Gesù narra al maestro della Legge che voleva tendergli un tranello, la parabola del buon Samaritano.
Troppo sofisticato questo maestro della Legge e proprio per nulla semplice di cuore.
Prima chiede a Gesù che cosa deve fare per avere la vita eterna.
Gesù gli risponde molto semplicemente che, se conosce la Legge
Non gli basta e rivolge un'altra domanda per lo meno superflua: « E chi è il mio prossimo? »
Gesù lo riporta su un piano pratico, non fatto soltanto di legge e di parole, ma della realtà della vita di ogni giorno con i suoi fatti.
E gliene narra uno.
Un uomo è assalito dai briganti, è bastonato, derubato di tutto, abbandonato sulla strada mezzo morto.
È una delle tante vittime della violenza, di quelle che anche ai nostri giorni, fanno purtroppo ancora cronaca.
Circostanze e modi possono cambiare: la realtà è sempre quella: una vita demolita, stroncata.
Sulla strada dei giorni vissuti, l'incontro con il dolore fisico per un corpo martoriato, con il dolore materiale per la povertà sopraggiunta, con il dolore spirituale per l'abbandono e la solitudine.
In una sola esistenza le tre sofferenze più grandi per l'uomo: la malattia, la povertà, la solitudine.
Ogni speranza pare svanita: nell'incoscienza del povero assalito si fa strada la disperazione.
La muta voce implorante del sangue che lo ricopre, del fango e della polvere della strada che lo imbrattano, dell'immobilità impotente trova degli spettatori dal cuore crudele.
È un sacerdote dell'Antica Legge che lo vede; addirittura si porta sull'altro lato della strada ed ha il coraggio di proseguire per i suoi affari, credendo forse anche di servire Dio, con negli occhi la visione di quell'uomo ferito.
È poi un levita del tempio che si sposta per non inciampare in quel corpo e prosegue per la sua strada.
Episodi che si sono ripetuti tante volte e che ancora oggi sentiamo raccontare, forse con curiosità e interesse solo per conoscerne i particolari, ma che presto svaniscono nell'indifferenza generale, e il fatto doloroso che oggi ci ha colpito, anche attraverso ad una spietata presentazione sugli schermi di volti disperati, domani è già dimenticato.
Il dolore sovente fa cronaca, in pochi casi diventa condivisione fraterna, partecipazione amorevole.
Gesù ci insegna che non si può essere ciechi di fronte al dolore, né si può eludere con l'ignorarlo e con le riflessioni di una filosofia astratta.
È una realtà che esige un'altra realtà di proposta.
Il dolore non ci lascia mai là dove ci trova: cambia sicuramente il nostro cammino, il nostro domani.
Ci lascia migliori o peggiori di quello che eravamo: dipende da come lo accogliamo come compagno di marcia.
Da compagno negativo, disperato, può essere trasformato in compagno positivo, segno di speranza: è un « meno - » che tale resta se nulla vi aggiungiamo; può diventare un « più + » se sapremo mettervi il nostro segno: e sarà sempre una croce.
Quale è il segno che possiamo aggiungere al negativo per trasformarlo in positivo, per illuminare l'oscurità della notte con la luce dell'alba?
E questo per il dolore nostro e per quello dei nostri fratelli?
È Gesù che continua a narrare: « Un uomo della Samaria, che era in viaggio, gli passò accanto, lo vide, ne ebbe compassione e gli andò vicino … ».
Sono completamente diverse le conclusioni di questo incontro da quelle degli incontri precedenti.
L'inizio è lo stesso: un viandante, un ferito incontrato lungo la strada … ma questo si avvicina, non lo scansa; sente compassione, non se ne disinteressa.
Questo incontro gli sovverte tutti i piani e tutti i progetti.
Il suo cuore generoso non si ferma ad un sentimento di pietà ma gli fa mettere a disposizione le sue capacità: « versa olio e vino sulle ferite e gliele fascia »; i suoi mezzi: « lo caricò sul suo asino »; la disponibilità del suo tempo: « lo portò ad una locanda e fece tutto il possibile per aiutarlo » e si ferma la sera per non lasciarlo solo.
Il giorno dopo, quando vede che le cose stanno migliorando, si decide a proseguire il suo cammino, non senza aver messo a disposizione anche il suo danaro, le due monete d'argento.
L'incontro non resta un episodio neppure dopo tanta premura.
L'amore vero non si accontenta di dare, ma richiede partecipazione, condivisione.
Prima di partire dice al padrone dell'albergo: « Abbi cura di lui e anche se spenderai di più pagherò io quando ritorno ».
C'è quindi una promessa di continuazione di servizio e di assistenza: la sofferenza di quell'uomo gli è entrata nel cuore, lo accompagna nel pensiero nel disbrigo dei suoi affari, ne sollecita il ritorno per continuare il dialogo intrapreso con chi soffre.
Ed era uno sconosciuto, uno straniero!
Questa volta è Gesù che rivolge la domanda al maestro della legge.
Gli ha presentato un episodio di vita reale, con tre diversi comportamenti: ne tragga le conclusioni.
Il maestro ha capito, non c'è dubbio: « Il prossimo per quell'uomo che aveva incontrato i briganti è senz'altro quello che ha avuto compassione di lui ».
La discussione che il maestro della legge voleva fare astrattamente si è trasformata in esempio di comportamento legato alla realtà.
Gesù allora gli dice: « Va' e comportati allo stesso modo! ».
L'invito è rivolto anche a noi.
Quale il comportamento nostro di fronte al dolore nostro e a quello dei nostri fratelli, al dolore del mondo?
Gesù ce lo ha indicato con la parola ma prima ancora l'ha realizzato nella vita nel sopportare le sue sofferenze e nel chinarsi sulle sofferenze degli uomini per dare conforto, partecipazione, soluzione, amore.
Secondo Gesù la sofferenza deve incitare in modo particolare all'amore del prossimo e all'impegno nel rendergli i servizi necessari.
Un tale amore e tali servizi, svolti in ogni forma possibile, costituiscono un fondamentale valore morale, che accompagna la sofferenza.
E anzi Gesù, parlando dell'ultimo giudizio, ha messo in particolare rilievo il concetto che ogni opera di amore compiuta a favore dell'uomo sofferente è rivolta al Redentore stesso.
La risposta alla sofferenza si può ricevere soltanto da Cristo Crocifisso « il Santo che soffre », il quale può penetrare nel cuore stesso dei più tormentosi problemi umani, perché sta già accanto a tutti coloro che soffrono e chiedono a Lui l'infusione di una nuova speranza » ( Giovanni Paolo II ).
Fratelli e Sorelle, nel nostro impegno della Crociata ci precede il buon Samaritano: sappiamo mettere anche noi a disposizione di chi più ha bisogno la ricchezza del nostro tempo, delle nostre capacità, delle nostre disponibilità, dimenticando in parte le nostre sofferenze.
La preghiera per noi, sì: ma anche l'attenzione alle sofferenze dei nostri fratelli.
Maria, la Mamma di Gesù, che ci ha adottati sul Calvario, ci precede per questa via: nel suo cuore materno trovano un'eco le nostre preghiere e le nostre sofferenze ed essa si apre a tutti noi, suoi figli sofferenti, perché tutti siamo entrati nell'intimità del suo amore.
Preghiamo perché scompaia l'odio e la violenza dal mondo e dal cuore degli uomini, e si moltiplicano, con sante vocazioni, i Samaritani generosi.
Ricordiamo nelle nostre preghiere e nelle nostre offerte di sofferenze le seguenti intenzioni che ci sono state raccomandate:
- le vocazioni all'apostolato tra i giovani e i sofferenti
- le vocazioni dell'Unione Catechisti
- le vocazioni dei laici all'apostolato e al servizio
- le intenzioni degli iscritti alla Crociata della Sofferenza: C.M. per la sua bambina ( Nicolosi ); O.T. ved. S. ( Vercelli ); K.G.F. per i giovani; G.W. ( Vercelli ); B.M.M. ( Bra ); G.P. ( Roma ); R.R. e M.C. per la sua salute ( Torino ); S.G., F.G., S.M., D'A.M. per la sua famiglia, P.A. e M., D.M.V., D'A.G. per una parente, S.M. ved. R. ( Catania ); G.G. per la sua salute ( Aci Bonaccorsi ); B.F. e P.A. ( Mantova ); P.E. ( Rivoli ); A.S. e N.Z. ( Windsor - Canada ) secondo le loro intenzioni; V.A. per la sua salute ( Modena ); T.R. ved. B. ( Vibo Valentia ); P.R. ( Monteleone ); S.S. ( Andria ) e tutte le altre intenzioni degli iscritti alla Crociata della Sofferenza.
Le anime del Catechista Luis Ticona, Presidente dell'Unione Catechisti del Perù; i defunti Carlo, Alba, Vittoria di M.C., Concetta Barone, defunti fam. Leonatti, Oreste e Giovanna Savio, i defunti di L.A. ( Torino ); Leone Stefano e Leone Alfio, il marito Salvatore di G.G. ( Aci Bonaccorsi ); Ortensie Domenico e Gianfranco; defunti famiglie Mencini, Zanoccoli, Bassi ( Mantova ); defunti famiglia Ruffinello ( Avigliana ); defunti di L.E. ( Piovene ); Francesco e Lucia Isola, defunti di D.M.I. ( Catania ); defunti di L.O. e genitori di M.V. ( Acireale ); Maria Agostini ( Tavon ); Mario Mai ( Favria ); defunti di G.R. ( Andora ) e tutti i defunti della Crociata della Sofferenza.
La Vergine Immacolata ci guidi a Gesù Crocifisso e Gesù viva sempre nei nostri cuori!