Crociata della sofferenza |
B256-A6
Ed è pure popolare l'altra immagine, quella della Madonna dei Sette Dolori, che veniva tradizionalmente raffigurata con sette spade infitte nel petto.
Voleva in tal modo, la pietà popolare, ricordare sette momenti della vita della Madonna in cui essa ebbe particolarmente a soffrire.
Ma il culmino della sua sofferenza fu ai piedi della croce: l'Addolorata è quella.
Così l'hanno sentita i poeti, gli artisti, la semplice anima cristiana.
Anche a Rosmini fu particolarmente cara la Madonna Addolorata.
La sua spiritualità tutta incentrata in Cristo, non poteva non abbracciare la sua Madre, corredentrice degli uomini.
Anzi, volle ispirare al pittore Giuseppe Craffonara un'immagine dell'Addolorata, che questi dipinse e che si conserva nella stanza natale di Rosmini a Rovereto.
Quell'immagine fu poi riprodotta in quadretti che costituivano, col Crocifisso, l'unico ornamento tradizionale delle camere dei religiosi dell'Istituto.
Il « culmine »; l'« inizio » della sua passione, invece, il cuore lo sente già nel tempio di Gerusalemme, in occasione della presentazione del Bambino.
Luca riferisce l'esultanza con cui viene accolto il Bambino dal vecchio Simeone e dalla profetessa Anna.
E Maria è avvolta dal loro giubilo.
Si sente dire dalla
voce solenne e ispirata del santo vegliardo che il suo bambino è la « salvezza » che Dio ha preparato per tutti i popoli, la « luce » per tutte le genti e la « gloria » del popolo d'Israele.
È una conferma delle parole dell'angelo dell'annunciazione: è quindi gaudio profondo a Maria per la sua divina maternità.
Ed anche Simeone vi partecipa e vi aggiunge la sua benedizione.
Ma poi si rivolge a Maria in particolare, e del suo bambino dice: « Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione.
Ed anche a te una spada trafiggerà l'anima ».
Maria conosce le Scritture; del Messia sa che sarebbe stato l'« uomo dei dolori », « disprezzato e reietto dagli uomini », « trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità » ( Is 52,3-5 ).
Le parole di Simeone glielo confermano e le predicono anche il suo martirio.
Col « sì » dell'annunciazione essa « si era abbandonata a Dio senza riserve e aveva consacrato totalmente se stessa, quale ancella del Signore, alla persona e all'opera del Figlio suo » ( enciclica Redemptoris Mater, n. 13 ).
Ma là nel tempio, Dio le chiede di nuovo il « sì », adesso che ha partorito il figlio, adesso che ha sperimentato in tutta la sua realtà fisica e spirituale che cosa significa essere « madre », adesso che il figlio è là davanti a lei, ed essa lo vede e lo contempla nelle soavi fattezze di un piccolo essere indifeso.
Proprio lui, fiore della sua carne verginale, sarà un giorno « disprezzato e reietto dagli uomini », ricolmo di sofferenza così da non poterlo più riconoscere, « trafitto per i delitti degli uomini e schiacciato dalle loro iniquità ».
La « spada » predetta da Simeone trafigge già in quel momento l'anima di Maria: è allora l'inizio della sua « passione ».
Vi è giunta seguendo il cammino percorso dal figlio, ormai sfigurato e sfinito.
Luca ricorda il pianto delle donne lungo quel cammino: tra loro vi è Maria, ma non appare.
La madre segue il corteo che deve mettere a morte il suo figlio!
Perché una « prova » tale per Maria?
E, stando ai piedi della croce, vede il suo figlio straziato, con il corpo percorso da convulsioni, il volto intriso di sangue e di lacrime, e non può arrecargli alcun sollievo: neanche inumidirgli le labbra bruciate dalla febbre o detergergli il sudore di sangue.
« Una spada trafiggerà la tua anima » le aveva detto Simeone.
Ma la predizione non le aveva detto quanto le sarebbe costato quel « trafiggimento »: lo prova e vive ora, nella sua anima e nella sua carne.
La carne del figlio martoriato sulla croce gliel'ha data e nutrita lei nel suo grembo verginale; il tormento che trafigge quella carne, quindi è tormento che trafigge lei e la trafigge nel suo essere di madre.
Così Maria genera una seconda volta suo figlio.
La prima volta era stata nel gaudio; adesso è nel martirio.
E in quel martirio Maria diviene anche madre di tutti gli uomini.
« Donna, ecco tuo figlio », le dice Gesù dalla croce, additando il discepolo prediletto.
È il culmine sublime della sua maternità, perché qui è l'amore più grande, più vero, più prezioso; l'amore con tutto il dolore.
E martirio di Maria proprio come « madre ».
Per la redenzione degli uomini bastava la sofferenza vissuta da Cristo, perché di valore e di prezzo infinito.
Ci troviamo di fronte al « mistero » del dolore. Certo, si può dire che una madre non può non soffrire per la sofferenza del figlio, e tanto più, quanto più questa sofferenza è straziante.
Si può dire che Maria, vivendo il suo martirio ai piedi della croce, diviene col Figlio « corredentrice » degli uomini.
Ma anche con questo, rimane il « mistero » del dolore.
« Mistero » nel senso che non si potrà mai comprendere appieno tutto il valore che la sofferenza ha di fronte a Dio.
Sappiamo solo che essa « vale »: è Cristo stesso che ce lo dimostra con l'avere voluto vivere lui tutta la sofferenza umana, voluto che alla propria fosse congiunta la sofferenza della madre, creatura innocente.
In tal modo la sofferenza umana si è illuminata.
Questa luce che si è fatta sulla sofferenza non toglie il dolore, non allevia il morso della sofferenza, è vero; ma fa sentire e capire che nella sofferenza e nel dolore si compie un mistero di bene, anche se noi non lo comprendiamo.
Il dolore, nell'uomo, ha valore per sé; cioè, il valore non gli viene da chi soffre, ma per il senso profondo della sofferenza, alla luce della Rivelazione.
È un punto molto delicato!
Una riflessione personale più approfondita, può forse giovare molto più delle nostre parole.
Noi ripetiamo: è Cristo nel Getsemani, è Maria ai piedi della croce che « santificano » il dolore: è dal loro vivere il dolore che viene il valore di ogni dolore.
Remo Bessero Beiti
* Per gentile concessione dell'Autore, pubblichiamo le riflessioni di un Padre rosminiano sull'Addolorata, tratte dal bollettino Charitas, n. 5, del maggio 1991.
Ascesi intEriore nella sofferenza
La sofferenza rischiara lo spirito.
Quante cose ignorano e non saranno mai capaci di capire quelli che non hanno sofferto.
Le ore di prova sono ore di grazia, visite del Signore: esse fanno riconoscere Dio.
La sofferenza da alla vita il suo senso, il suo carattere serio, austero, penitente, cioè il suo carattere vero.
Essa conferma la fede nei destini eterni e ne accresce il desiderio.
Il soffrire passa presto, l'aver sofferto per amore di Dio resta in eterno.
Ven. Fr. Teodoreto
Preghiamo il Padre perché susciti vocazioni sacerdotali, religiose e catechistiche.
Gesù Crocifisso avvalori a tal fine le nostre sofferenze, per l'intercessione di Maria SS. Addolorata e del Ven. Fr. Teodoreto.
Ricordiamo nelle preghiere e nelle offerte di sofferenza, le seguenti intenzioni:
- le vocazioni nell'Unione Catechisti;
- le necessità formative, catechistiche e di sviluppo della Casa di Carità Arti e Mestieri;
- i benefattori dell'Unione e della Casa di Carità;
- i nostri ammalati;
- le intenzioni degli iscritti alla Crociata della sofferenza, e in particolare: B. A. ( Licata ) per la guarigione del fratello e la pace in famiglia; M.F. ( Messina ) per la sua famiglia; R.A.M. ( Favria ); N.N. ( Acireale ); S. ved. R. ( Tremestieri Etneo - CT ); P.D.B. ( Torino ) per la conversione di persona gravemente ammalata; V.M. ( Bruere - Cascine Vica ); G.R. ( Andora ) per sé; S.G. ( Barcellona ); M.C. ( Torino ) per la sua guarigione; D'A.M.G. ( Catania ) per la sua salute; M.V. ( Busca ); D.C.F.I. ( Guardia Sanframondi ) per i figli e i nipoti; N.N. ( Torino ) per la conversione dei suoi cari.
La nostra preghiera si elevi per Bianca Bellia ved. Giletti, per Amalia Ariano Molteno, per Suor Esterina, delle Suore di S. Giuseppe, per Fr. Flavio e Fr. Fiorenzo F.S.C., per Rosa Savarino ved. Roggero, per la sorella di David Sevilla Pacheco ( Perù ), per Giuseppe Ajassa.
Ricordiamo in modo particolare: W.A. ( Marina di Carrara ) in suffr. della mamma Maria Cleofe e del fratello Enrico; V.M. ved. R. ( Agira ) in suffr. del marito e della cugina Venerina; G.R. ( Andora ) in suffragio del marito Giambattista; R.O. ( Borgo d'Ale ) per i suoi cari defunti; M.C. ( Torino ) in suffragio di Carlo, Alba, Vittoria, Gregorio; V.M. ( Torino ) per lo zio Luigi.
Sono disponibili copie arretrate delle « Lettere » della Crociata della Sofferenza.
Provvederemo alla loro spedizione, fino ad esaurimento, a semplice richiesta degli interessati.