Ricordo di fr. Teodoreto perché sia sempre vivente … |
B265-A3
Vinchio d'Asti, 11 settembre '94
Anche quest'anno, quello del 40mo anniversario della morte del Ven. fr. Teodoreto, ha avuto luogo a Vinchio d'Asti, patria del Servo di Dio, la consueta celebrazione commemorativa organizzata dal rev. sig. Curato, don Aldo Rossi, con processione dalla cappella di S. Sebastiano, discorso commemorativo e S. Messa nello spiazzo antistante la casa natale.
Numerosa la partecipazione degli abitanti, dei Fratelli delle scuole cristiane e dei Catechisti dell'Unione.
Il discorso commemorativo che riportiamo è stato tenuto dal Visitatore, fr. Felice Proi.
1. Abbiamo celebrato il 12 maggio di quest'anno il 40mo anniversario della morte di fr. Teodoreto con una celebrazione presso la sua tomba alla Casa di Carità di Torino dove egli riposa.
Alla celebrazione, presieduta dal Vescovo Ausiliare di Torino, ci siamo trovati in tanti convocati dal Signore per un omaggio e una testimonianza.
A 40 anni dalla morte viene spontanea una domanda:
- come oggi possiamo ancora considerarlo un vivente?
- la sua non materiale presenza ha ancora qualcosa da dirci?
Inoltre stupisce che per una persona come fr. Teodoreto che ha amato lavorare in silenzio, mai cercando di mettersi in mostra, né di fare parlare di sé … oggi sembra che il Signore convocandoci voglia smentire la sua modestia.
La ragione si è che la sua grande umiltà non gli ha impedito affatto di concepire progetti audaci, né di diventare un pioniere e un precursore, né di porre mano ad opere sociali modernissime, ne di guidare i suoi discepoli ad un deciso intervento nell'apostolato sociale.
Il suo ricordo che ci accompagna ogni giorno, esprime l'attualizzazione e la conferma della verità evangelica, quella del Signore che « esalta gli umili ».
E tale fu fr. Teodoreto.
2. Intendo quest'oggi fare rivivere fr. Teodoreto con la testimonianza di persone che lo hanno conosciuto e quindi apprezzato.
L'anno scorso, il 26 settembre, il Papa ad Asti cita tra altri fr. Teodoreto e, ricordando le sue origini di Vinchio, lo chiama « Apostolo della Catechesi ».
Abbiamo molte testimonianze di vescovi, e ne scegliamo solo alcune tra quelle rilasciate a dieci anni dalla morte del Ven. Servo di Dio.
Ne riporto qualcuna, incominciando da quella del Cardinal Fossati di Torino.
Egli scrive tra l'altro: « Mi è sempre presente la fisionomia di fr. Teodoreto.
Me lo vedo giungere ancora oggi, in punta di piedi, con un sorriso in permanenza sulle labbra, ma appena abbozzato, espressione viva di un animo candido e sereno » …
Gli fa eco un altro vescovo di Torino, Mons. Tinivella: « Questa collaborazione di un tempo ormai lontano mi rammentava fratel Teodoreto, con riconoscenza di tanto superiore al modestissimo mio merito, quando faticosamente saliva per l'ultima volta nella mia cella, al tramonto ormai della sua lunga vita e caritativamente mi avvertiva perché ovviassi ad una delicata situazione che era pervenuta a sua conoscenza.
Ed ecco un edificante ricordo di chi divenne poi arcivescovo di Vercelli, mons. Francesco Imberti, allora vice-parroco a S. Massimo di Torino: « Ricordo gli incontri con Lui … riconoscevo però ogni volta che era più quello che portavo via di spiritualmente edificante che quello che davo con la mia povera parola.
Il solo vederlo, l'avvicinarlo, il sentirlo parlare, mi faceva così bene allo spirito che mi sarei sempre fermato con lui. »
Sempre attingendo alle testimonianze vescovili, ce n'è una di un vescovo ancora vivente, per tanti anni sulla cattedra episcopale di Susa.
Egli scrive: « L'impressione che ho di lui è questa: viveva abitualmente raccolto alla presenza di Dio e nell'esame dei problemi, oggetto delle nostre conversazioni, traspariva non soltanto la sua prudenza, ma quella costante connaturalità fra il naturale e il soprannaturale che suscitava la sensazione di trovarsi alla presenza di un santo.
Lo vidi più volte attraversare Piazza San Giovanni e sempre si rinnovava in me la stessa sensazione: passa un santo e un giorno si parlerà e si scriverà di lui. »
L'accostare fr. Teodoreto anche solo marginalmente bastava già a fare cogliere qual cosa di non comune.
Ne è testimone mons. Carlo Rossi, vescovo poi a Biella: « La sua cara figura mi ha lasciato in fondo all'anima una straordinaria impressione di bontà.
A vederlo, quantunque la dolcezza del suo aspetto sempre amabilmente sorridente attraesse e guadagnasse subito gli animi, non si sarebbe detto che sotto il velo di quel la perseverante semplicità di sapore ingenuo si celasse tanta profonda percezione di vita spirituale, tanta acuta visione dei bisogni del suo tempo specialmente nel campo del lavoro, tanta forza di operosa volontà.
Ma proprio nella persona e nella vita di fratel Teodoreto Iddio volle dare conferma del suo « sistema »: sono senza dubbio le anime più umili e modeste quelle che preferibilmente Egli sceglie, e infonde in esse tanta luce da illuminare l'ambiente, tanta fecondità di opere da rivelarsi strumenti preziosissimi nella attuazione dei misericordiosi disegni divini. »
Toccanti espressioni di grato ricordo le troviamo anche presso altri Vescovi di cui cito solo il nome, Mons. Giuseppe Angrisani poi vescovo di Casale, l'Arcivescovo Evasio Colli di Parma, il Vescovo di Asti, Mons. Giacomo Cannonerò.
Processione a Vinchio nella commemorazione di fr. Teodoreto.
Fr. Felice Proi tiene il discorso commemorativo.
3. Certo preziose, uno potrebbe pensare, sono queste testimonianze, ma sono dal versante ecclesiale, quindi già preliminarmente predisposte a certi riconoscimenti.
Ebbene, anche dal mondo laicale che vive sul versante della « secolarità », ci sono innumerevoli testimonianze.
Ne cito due. Sono persone che successivamente ressero la città di Torino in qualità di sindaci in tempi non sospetti.
La prima è del sindaco Anselmetti: « Scrivo di fratel Teodoreto avendo ancora negli occhi la sua sorridente figura quale mi apparve nel lontano 1922 nella scuola serale di via delle Rosine.
Ero studente del secondo corso di ingegneria ed avevo diciotto anni.
Per un caso, fortunatissimo, mi aveva invitato l'ing. Richieri a sostituire un insegnante di matematica e fisica ammalato.
Fratel Teodoreto mi accolse con la affabilità che era, fra le sue qualità, quella più palese e mi … provò.
Ricordo che rimase nel breve corridoio che portava alla mia aula per … esaminarmi.
Mi promosse! ed è la più bella promozione che ho ottenuto nella mia ormai lunga vita di allievo e di insegnante.
Penso ora, quasi con rossore, all'audacia con cui affrontai la situazione, ma ero giovane ed a fratel Teodoreto piacevano i giovani.
Fr. Ugo nella cappella da lui ricavata nella casa natale di fr. Teodoreto
Da allora per più di trent'anni, insegnai nelle scuole serali operaie e se ho fatto un pò di bene lo devo a fratel Teodoreto che ebbe il coraggio e la bontà di accogliermi fra i suoi insegnanti.
Fare il bene e farlo fare credo sia stata l'impresa di fratel Teodoreto io ne sono testimone. »
4. « Fare il bene e farlo fare » è stato veramente un carisma di fr. Teodoreto.
É già difficile fare il bene, ma spesso è più difficile « farlo fare », ossia mettere nelle persone la dimensione dei valori che portino ad operare il bene.
É forse anche più toccante la testimonianza di una figura eccezionale di Sindaco di Torino: l'Avv. Amedeo Peyron.
Leggiamola: « Fratel Teodoreto era Uomo di una statura morale del tutto fuori del comune e sotto il manto di una modestia d'eccezione e di umiltà profonda, nascondeva la tempra del lottatore per la gloria di Dio, e dell'uomo che sa di che cosa il mondo ha bisogno.
Lo conobbi fin da quando ero un ragazzo e fui colpito dal suo candore e dalla sua semplicità; lo frequentai da uomo maturo e fui conquistato dalla sicurezza dei suoi giudizi, dalla sua fiducia completa nella Provvidenza di Dio.
Molti sapendolo uomo « dai tetti in su », gli chiedevano consigli quasi che Egli conoscesse il futuro e potesse così prevederlo e predirlo.
Egli capiva le intenzioni dell'interlocutore e con tutta semplicità ( non si impancava mai a profeta od a persona « che la sa lunga » ) rispondeva pacatamente, caldeggiando fiducia in Dio e suggerendo come verosimilmente adatte, le soluzioni che con umiltà proponeva.
Nella castigatezza dei costumi era severo ed assoluto, nel compatimento per le umane miserie, indulgente e misericordioso.
Soprattutto l'avvenire della gioventù operaia lo preoccupava e lo sospingeva in opere di istruzione professionale che potevano avere del temerario.
Quando seppi che era morente, corsi al suo capezzale e stetti a lungo accanto al suo letto, desideroso di rappresentare, anche se indegnamente, in quel supremo momento, nella mia qualità di Sindaco, la cittadinanza ».
5. Queste testimonianze sono solo un piccolo campione, ma quanti altri avrebbero da dare la loro.
Ancora a tanti anni di distanza ho sentito varie volte persone incontrate quasi per caso che, identificandomi come Fratello delle Scuole Cristiane, subito mi dissero: « Sono orgoglioso di essere stato ex-allievo di fr. Teodoreto ».
Quasi di un qualcosa in loro segnato per sempre.
Termino. Ho voluto fare emergere la figura del Fratello attraverso il ricordo di persone che l'hanno apprezzato per le sue doti umane, spirituali, religiose.
Fr. Teodoreto è stato un dono di Dio a questa terra di Vinchio ma anche alla Congregazione dei Fratelli e all'Unione Catechisti da lui fondata.
Lodiamone il Signore e sappiamo custodire gelosamente la memoria che sia ispiratrice di opere quali il Fratello ha saputo operare.
Fr. Felice Proi, visitatore