Il Crocifisso è risorto |
B266-A1
All'ora eletta il gaudio
di nuova vita infondi
al corpo tuo già esanime,
d'eternità l'effondi.
Le sacre piaghe svelano
la tua Divinità,
che, già latente, sfolgora
in Te che sei risorto
dal triduo eucaristico
in cui giacevi morto.
Disserra nuova epoca
la tua Umanità.
La morte Tu annichili
in sbocco della Storia,
la forza che si libera
è ritmo di vittoria:
tremò la terra trepida,
l'istante recepì.
In Te sprigioni l'empito
di energia vitale,
assumi il nuovo stadio
di vita, che è immortale:
in un bagliore rapido
l'ardore rifluì.
S'affloscia in sé la Sindone
che ti stringeva avvolto,
non serra più la spoglia,
l'immagine ne ha accolto
ad attestare l'attimo
in cui da lì balzò.
Trapassi intatto gli argini
che serrano la tomba,
la greve pietra rotola
inerte e ne rimbomba
il mondo. Quello strepito
le guardie subissò.
Il tuo sepolcro è lucido
di prima eterna aurora.
A pie donne gli Angeli
annunciano che è l'ora
eletta di tua gloria
che non s'arresta più.
Con il tuo corpo, etereo
trascorri l'infinito,
librato nello spazio
da Te il tempo è scandito:
in permanenza l'Essere
fulgente appari Tu.
Così tra i tuoi discepoli
a cui le piaghe mostri:
quei vivi segni vincono
ogni uomo a che si prostri
da poi che primo il Didimo
gridò: "O Dio mio!"
Disciolto senza vincoli
Tu sei nella persona;
morire è il tuo miracolo
che vita ci ridona:
alzato sul patibolo
già Ti svelasti Dio.
All'atto di risorgere
dall'antro della terra
Ti ergi solitario,
nessuno Ti rinserra:
invece sopra il Golgota
la folla Ti seguì.
La Storia ha l'immagine
che Tu sei Crocifisso,
su Tè da sempre gli uomini
lo sguardo hanno infisso:
nel darti in olocausto
la gloria trasalì.
2.
Risorto ti perpetui
Agnello a Dio immolato,
in cielo Ti ergi vittima,
e il tuo corpo piagato
già nel dolore, in gloria
per sempre attira a sé.
Nell'esperienza tragica
di sottostare a morte
chi crede si rigenera,
poiché la nuova sorte
che ha l'uomo è di risorgere,
incorporato a Te.
Così la primogenita
dei vivi, la tua Madre,
assunta in corpo all'estasi,
perpetua in dono al Padre
la trafittura d'anima
che in gioia traboccò
all'atto del tuo sorgere:
ci serba in figliolanza
di eredità del Golgota,
ci forgia alla speranza
che il fine estremo è ascendere,
come Lei già provò.
Ancora c'è chi dubita
che sei risorto in vita,
accoglie la calunnia
della spoglia rapita
a guardie che dormivano.
Altri dopo dirà
che vivo Ti schiodarono
perché fossi sostegno
agli atti dei cuoi apostoli,
come se un tal disegno,
con Te chiuso in esilio,
venisse a realtà.
Chi dorme è testimonio?
E chi avrebbe agito?
Gli apostoli già pavidi,
che avevano tradito
l'impegno di difenderti
e offrirsi uniti a Tè?
Dai fatti sgorga l'opera,
non già dalle intenzioni:
fu accolto il tuo messaggio
fra le persecuzioni,
perché nel tuo risorgere
salda certezza c'è.
3.
Morte non ha vittoria!
É il cantico perenne
che i tuoi eletti elevano,
poi che l'arca non tenne,
spazzata dal tuo esodo,
la Vita che fluì.
S'impone in legge il giubilo
dove scorreva il pianto;
ridonda l'alleluia
e investe ogni canto
del mondo, che da tenebre
la luce riscoprì.
Desista l'odio a spargersi
disseminando piaghe
aperte a dare il sangue!
Non sono ancora paghe
le bramosie d'uccidere
sfogate su di Te?
Quel sangue al tuo si mescola
finché abbagli il giorno
che ha l'alba al tuo risorgere,
quando farai ritorno,
di cinque piaghe fulgido,
sigilli che sei Re.
La luce che si libera
dall'arca scoperchiata,
irradia intorno l'iride:
concordia è proclamata
da quando ai tuoi discepoli
dicesti: "Pace a voi!",
la pace del tuo Spirito!
Ancora sei in cammino
con gli uomini, all'agape
Ti doni in Pane e in Vino,
svelato come ad Emmaus:
resta, Gesù, con noi!
V. M.