Crociata della sofferenza |
B271-A10
Gesù ci insegna come amare, come soffrire e come risorgere
Carissimi amici,
La Quaresima ci ha richiamati all'urgenza della nostra conversione a Dio, a verificare cioè i nostri pensieri, gli affetti e le azioni per rifinalizzarle e riorientarle sempre più al Signore nostro Dio.
Ogni anno la Chiesa ci ripropone questo tempo di quaresima perché sa che solo se decisamente orientata a Dio la nostra vita, pur nella sofferenza e nelle tribolazioni inerenti al nostro essere creature, potrà essere serena e vissuta in pienezza.
Solo se la nostra vita sarà incentrata in Dio potremo trascorrere giorni di pace e gioire dello stare a tu per tu con Gesù in ogni momento della giornata
Occorre dunque convertirsi e convertirsi con sollecitudine perché i nostri cuori, purificati dalla preghiera, dalla sofferenza e dalle opere buone, possano gioire del trionfo di Cristo che vinta la morte risorge glorioso.
La Chiesa che ama maternamente i suoi figli ci propone, soprattutto in questo tempo, l'urgenza della conversione perché l'egoismo, questo nostro antico male, continuamente riaffiora in noi cercando di soffocare e distruggere quell'amore che Dio ha messo nei nostri cuori fin dal giorno del nostro battesimo.
Stiamo attenti!
Il piacere effimero che proviamo quando in noi prevale l'egoismo è una sensazione fugace che presto svanisce; è un piacere che lascia « gelo » e amarezza, è un godimento cattivo che non viene da Dio: per questo occorre respingerlo al suo primo manifestarsi.
La sofferenza fisica o spirituale è una realtà che non risparmia nessuno: accompagna ogni persona, nel suo breve pellegrinaggio terreno.
Con questo non intendo dire tuttavia che la vita sia tutta una sofferenza.
Non è così. Ci sono anche delle gioie, ma queste sono sempre di breve durata ed imperfette, molto lontane dal godimento di Dio che Egli riserva ai suoi amici in paradiso.
Perché soffrire? Perché la sofferenza degli innocenti? Perché … ?
Non si possono spiegare razionalmente questi perché.
Non possiamo spiegare la sofferenza degli innocenti, né perché alcune persone soffrano più di altre.
Solo la fede ci viene in aiuto.
Essa ci dice che Dio si serve di ogni avvenimento, ed anche della sofferenza, per realizzare in noi il suo disegno d'amore, che è pienezza di vita.
Più che addentrarci allora in angosciosi interrogativi: perché proprio a me capita questo? perché questa sofferenza … ? Perché … ?
Guardiamo Gesù: l'innocente crocifisso.
Lui non ha fatto nulla di male; Lui non ha fatto che del bene eppure è sommerso dal dolore: è reso tutto una piaga, è respinto dagli uomini e inchiodato ad una croce.
Il suo è un dolore immenso, enorme, inimmaginabile, ma l'amore con cui lo accetta è ancora più grande: è l'amore del Figlio di Dio, fatto uomo, che dona la sua vita per darci la vita.
Carissimi, di fronte al dolore non ci accada di pensare che questo venga da Dio: perché Dio è pienezza di vita mentre il male è morte.
Dio ci ha creati per la vita, non per la morte.
Ma allora donde viene il male? Il male deriva dalla precarietà del nostro essere creature deboli, limitate e imperfette, deriva dalla nostra libera decisione di fare ciò che è proibito da Dio, deriva dalle insidie del nostro irriducibile nemico: il diavolo, il quale per odio verso Dio cerca in tutti i modi di separare da Lui i suoi figli.
Che possiamo fare allora perché il male non ci travolga? …
Ecco la risposta: Guardiamo Gesù e cerchiamo di avere in noi i suoi stessi sentimenti di amore, di misericordia e di perdono; cerchiamo di fare nostri i sentimenti che aveva Gesù quando, inchiodato sulla croce, donava la sua vita per noi.
Offriamo a Gesù le nostre sofferenze e soffriamo con Lui perché crescano in noi e nel mondo l'amore vero, la pace e l'unità, di cui abbiamo un estremo bisogno.
Il male deriva da un godimento cattivo che si chiama peccato, esso va riparato con ciò che è il contrario di un godimento cattivo, cioè con una sofferenza buona.
Una sofferenza è buona solo se è accettata con amore.
Gesù ha sofferto tanto per l'ostilità dei suoi nemici e soprattutto nella sua passione e morte sulla croce, ma ciò che ha dato valore alla sua sofferenza è stato l'amore con cui l'ha accettata e offerta al Padre per la nostra salvezza.
Nessun uomo ha mai sofferto come Gesù, ma la sua sofferenza, a differenza di quanto avveniva per altri crocifissi, fu una sofferenza dignitosa; perché mentre soffriva atrocemente continuava a donarci perdono, pace e amore.
La sofferenza di Gesù fu vera, non una sofferenza immaginaria o apparente.
Egli ha sofferto da non poterne più, eppure tra tanta sofferenza è rimasto, ininterrotto, il suo dialogo d'amore col Padre, immutato il suo amore per noi.
Facciamo dono della nostra sofferenza come ha fatto Gesù che si offrì al Padre per la nostra salvezza; Egli ci amava di un amore infinito, per questo si donò tutto per noi e ci lasciò quanto di più caro gli rimaneva sulla terra: la sua Mamma, per farne la madre dell'umanità redenta.
Imitiamo dunque Gesù soffrendo con amore, … perché solo chi muore con Cristo potrà risorgere con Lui.
Chiediamo al Signore di unire le nostre sofferenze alle sue; diciamogli che vogliamo amarlo e soffrire con Lui, per il dono di sante vocazioni sacerdotali, religiose e di speciale consacrazione laicale, perché « la messe è molta e gli operai sono pochi ».
Dopo il silenzio del Venerdì Santo, le campane di tutte le chiese suonano a festa per annunciare al mondo la risurrezione di Cristo.
Cristo è risorto, la morte è vinta.
Questo è il motivo della nostra gioia, della gioia di Pasqua.
Se Gesù è risorto, anche noi risorgeremo con Lui perché Egli ci ha salvati per condividere con Lui la sua gloria in cielo.
La gioia della Pasqua però non sarà uguale per tutti, essa sarà tanto più vera e profonda quanto più sarà inferiore e spirituale.
Si può trascorrere la pasqua, carissimi, anche in un modo pressoché pagano, come tanti purtroppo, ma una simile pasqua non porta gioia.
Gioiremo per la pasqua solo se avremo la mente e il cuore di Cristo; solo se la nostra vita sarà così congiunta a Lui da diventare come un tutt'uno con Lui e poter dire come S. Paolo: « Non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me ».
Facciamo tesoro, carissimi, delle sofferenze, che Dio permette agli amici che Egli ama di più, e offriamole a Lui con generosità e amore, per il dono delle vocazioni.
Sappiamo, infatti, che congiunti a Cristo per il Battesimo e resi più conformi a Lui per le sofferenze accettate con amore, risorgeremo con Lui a una nuova vita: la vita divina che Gesù parteciperà ai suoi amici più intimi.
Gesù è l'amico fedele; quelli che portano la croce con Lui saranno da Lui glorificati non solo in paradiso, ma anche in questa vita.
Facciamo dunque nostre le parole di Paolo ai Colossesi: « Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù; non a quelle della terra.
Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio!
Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con Lui nella gloria » ( Col 3,1-4 ).
Ed ora carissimi vi giungano i nostri fraterni saluti ed i migliori auguri di una serena e santa Pasqua.
Leandro Pierbattisti
Perché in quest'anno dedicato dal Santo Padre alla contemplazione e all'approfondimento del mistero di Cristo e del suo messaggio, gli uomini riscoprano la profondità dell'amore di Dio per noi, e traducano in comportamenti concreti di vita l'adesione a Cristo, Via, Verità e Vita.
Perché i lavori della Commissione incaricata di redigere la bozza delle nuove Regole dell'Unione Catechisti procedano spediti e secondo il cuore di Cristo.
Perché in tutte le Sedi dell'Unione Catechisti l'amore al Crocifisso e alla sua e nostra SS. Mamma si traduca sempre più nella crescita dell'armonia di rapporti, in aumento della carità fraterna, in gesti concreti di solidarietà e in un rinnovato zelo apostolico.
Per le intenzioni degli iscritti della Crociata della sofferenza e in particolare di: G.A. ( Bedonia ) per le sue intenzioni; G. R. ( Andora ) per le sue intenzioni; P. G. ( Catanzaro ) per la mamma; C. M. ( Porto Empedocle ) per il figlio.
Ricordiamo tutti i defunti dell'Unione Catechisti, dei Fratelli delle Scuole Cristiane, della Casa di Carità e i nostri benefattori; e in modo particolare preghiamo per: geom. Enzo Morello, del Gruppo Famiglia dell'Unione Catechisti e insegnante della Casa di Carità; fr. Timoteo Virgilio Daffara; fr. Filiberto Quinzio Bella Ottone; cav. uff. dott. Beppe Ghiotti, stella d'oro al merito lasalliano; Maria Castine Lajolo, madre di fr. Guido Lajolo; ing. Rinaldo Fedeli, insegnante della Casa di Carità Caterina Pautasso in Micchiardi, mamma del Vescovo Ausiliare, S. Ecc.za mons. Piergiorgio; Andrea Siravegna, fratello di Marina Siravegna insegnante della Casa di Carità.
Preghiamo secondo le intenzioni degli iscritti alla Crociata della sofferenza, ricordando in particolare: geom. Cesare Grabbi; i defunti di L. V. ( Ad Bonaccorsi ), specialmente Tommaso; il marito e la sorella Sabatina di S.C. ( Acireale ); il marito Rosario di F. M. R. ( Acireale ).