Una riflessione su tecnologia e mistica |
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Mi sembra di capire che la civiltà è il segno del progresso materiale, intellettuale e spirituale, cioè integrale, che le persone manifestano nel loro vivere quotidiano, e credo che la comunione che ne deriva consenta di dare un valore a questa civiltà.
Certamente la presenza di una tecnologia sempre più diffusa e apparentemente senza limiti, tanto da porsi l'obiettivo di creare la vita e crearla senza imperfezioni, ci potrebbe orgogliosamente far ritenere di essere una civiltà tecnologicamente avanzata di grande valore.
La tecnologia informatica è in grado di proporre varie civiltà virtuali, e questo avvalora certamente questo livello culturale e materiale ma ne avvalora anche il livello spirituale?
Intesa come ricerca e relative applicazioni in ogni campo, la tecnologia è obbligatoriamente coinvolgente a livello planetario e raggiunge moltissime persone.
Oggi sappiamo che è possibile realizzare quasi ovunque un processo di sviluppo che crei nuove opportunità anche a livello di micro imprenditorialità umana valorizzando e rendendo attivi tutti quei talenti soffocati, oppressi dalle necessità di sopravvivenza.
Anche il solo "fare meglio" una cosa consente di dare di più già in un baratto necessario e questo significa un piccolo ma crescente sviluppo anche economico.
Con la diffusione dei canali satellitari c'è una nuova presa di coscienza, si capisce meglio che la globalizzazione è soprattutto interdipendenza obbligatoria e che tutti insieme siamo un sistema di valori in ogni senso.
I rapporti economici uniformano, in termini medi, la civiltà allo stile di vita di chi ha soldi da spendere e per speculare.
E questi tipi di persone diventano esempi da seguire.
Fanno nascere desideri e quindi una nuova coscienza da cui deriva un'etica funzionale alla resa del capitale investito.
I nuovi valori sono misurabili in base alle rendite individuali.
La nuova libertà non è più sostenuta dalla forza del proprio impegno, non si misura più nella possibilità di scelta del proprio sviluppo, ma dalla capacità speculativa con il conseguente agire morale.
La ricerca della rendita fondata sulla speculazione globale non può fare a meno di stare stabilmente collegata alle curve econometriche del sistema per consentire la costruzione di un potere altrettanto stabile, non logorante, sostenuto a basso rischio da rendite stabili nel tempo da ottenere ad ogni costo, anche umano.
Questo concetto di stabilità ha in comune con quello classico, monastico di "stabititas" lo scopo di facilitare il raggiungimento della perfezione.
I piani però sono diversi: uno considera l'ascesa dai tetti in su l'altro crede che l'attico con vista sui mortali sia il paradiso.
Questo mi fa pensare che la ricerca e l'applicazione tecnologica siano condizionati alla conquista dell'attico con vista e a convincere che morire è come un sonno ibernato senza sentirne il freddo.
Pensiamo alle multinazionali, e allo sviluppo raggiunto.
La ricerca, l'innovazione tecnologica è una strategia di stabilizzazione del potere.
La fisiologia imprenditoriale si va trasformando in concentrazioni "eccellenti" con un "capo" variabile per l'utile degli illuminati padroni della tecnologia matrice dell'impresa.
Questo aspetto è occulto in quanto rimane chiuso in una evidente dimensione settaria che confeziona e produce una comunicazione in equilibrio tra verissimo e falso guidando anche in modo subliminale a costruire un opinione falsata e omologante.
La tecnologia è anche in grado di offrire strumenti di valutazione dei risultati che quindi possono essere manipolati.
La potenzialità della tecnologia e la presa di coscienza dei suoi effetti però costruiscono anche nuove capacità per nuove personalità che guardano dai tetti in su e che fanno una giusta attenzione a dove mettono i piedi.
Le crisi che stiamo vivendo evidenziano che il vero e serio e sano maggior bene comune possibile per ogni persona non si ottiene solo con la tecnologia.
Mi pare di poter sostenere e proporre che la stabilità sognata trasmuterà in vera "stabilitas" se si arriverà a comprendere che il maggior bene comune possibile passa attraverso una generosa e in un certo senso gratuita distribuzione delle proprie potenzialità e della propria ricchezza tecnologica e "morale".
Se crediamo che, ad esempio, sia infinitamente più importante il messaggio d'amore che si invia con un cellulare del cellulare stesso e la salute di un cardiopatico sia più importante del valore economico della terapia o che una scelta politica non ha il primario fine della rielezione o che una missione non è un avamposto di un potere ma un servizio non facciamo parte di un altro mondo impossibile ma siamo le sentinelle di una realtà che può soccombere senza di noi.
Tutto ciò che ci circonda e di cui siamo informati dal bombardamento mediatico, per essere davvero compreso non ha bisogno solo di sapere ma soprattutto della forza coraggiosa della carità cristiana e della speranza di cercare di rinnovare ogni giorno in ogni momento con la nostra vita il Vangelo di Gesù Cristo Crocifisso e Risorto.
La tecnologia è parte importante della nostra vita e di questa storia la presenza nella società di persone che cercano di comprendere il Vangelo e tentano di condividerne le scelte, non può porre limiti, essere di ostacolo ad una ricerca scientifica e tecnica che porti, in ogni ambiente, sollievo alle persone.
Anzi. I Santi Torinesi hanno fondato istituti educativi e formativi, ospedali e missioni sempre orientali a favorire e preparare persone per operare in una società tecnologica, mai contro.
I milioni di ex-allievi delle scuole cristiane devono riflettere e ritornare a valorizzare gli insegnamenti ricevuti.
Abbiamo in questo una grande responsabilità che non può ridursi all'encomiabile sviluppo privato del proprio credere.
Negli ultimi due secoli proprio i Torinesi figli dei nostri Santi Sociali e per questo missionari sono personalmente presenti in ogni luogo della Terra per sollevare e poi cercare risorse economiche per portare la tecnologia possibile.
La comunicazione diffusa dalla televisione soprattutto satellitare sottolinea continuamente che esistono persone e popolazioni, nascono nuove vite, in climi non favorevoli, in luoghi inospitali e in situazioni molto difficili.
Nessuno nasce sfortunato. La carità vuole che più hai problemi più dovresti avere la fortuna di avere persone intorno e risorse per aiutarti.
Il "cucciolo umano" è tra gli esseri più deboli che esistono, è incapace di sopravvivere da solo.
Nella sua debolezza è l'essere più amato.
Ma anche un adulto non è fatto per essere un individuo autosufficiente, anche quello dotato di tutti i talenti.
Il suo desiderio di autonomia è innaturale.
Quando una persona soffre, deve essere evidente - e bisogna comunicare - che tutti gli altri hanno in modo diretto o indiretto, la responsabilità di aiutarla.
La tecnologia in senso lato "serve" a questo, è un servizio importantissimo: prima di tutto per dare e far sapere a queste persone che altri si stanno preoccupando di loro, convivono su questo pianeta, e per chiedere, in un clima di diritti-doveri, la loro collaborazione secondo le loro possibilità per lavorare insieme al maggior bene possibile di ogni persona e di ogni popolazione.
L'integralità umana ( possibile a partire da una situazione dove non si è costretti dalla necessità ) significa che ogni persona può e deve essere aiutata a far uso della propria libertà considerando, quindi, il rapporto esplicito o implicito che ha con gli altri.
Tutto per gli altri per il tutto personale.
Un manager quando ristruttura un impresa e "soffre" per la disoccupazione che crea non è mai solo la funzione che dice … Essere caritatevoli, amare, è una dimensione integrale; intravedere Dio nella rosa non esclude il cercare di capire il mistero della spina.
Ricerca tecnologica e ricerca mistica sono le componenti "avanzate" del nostro tempo perché entrambi vivono di fede e ascolto per il mistero che non conoscono.
L'apparente "gnosi" necessaria è solo un aspetto formativo ricostituente le caratteristiche necessarie per vivere una vera fede e una vera capacità di ascolto.
Il problema che si pone di questi tempi che offrono continuamente nuove tecnologie applicate in particolare alla comunicazione e alla medicina non credo stia negli indirizzi più o meno umanitari ma nella banale concentrazione di potere e nel consumo dei risultati.
Non appare quella partecipazione gratuita ( che non significa non riconoscerne i costi ma non averne profitti se non da reinvestire totalmente in nuova ricerca e mai in forme di rendita passiva e privata ) dei risultati stessi siano essi economici,etici o spirituali.
Non vale la pena di fare una tecnologia per avere o consentire potere; vale la pena invece metterla al servizio del maggior bene possibile di ogni persona a partire da quelle che ne hanno necessità.
Ma credo che questo sia possibile solo mettendo tutto in rapporto al Vangelo di Gesù Cristo.