Gesù Crocifisso rivelazione di Dio e dell'uomo |
B287-A2
Per una catechesi all'uomo d'oggi - Vito Moccia
La manifestazione di Dio e il suo annuncio di salvezza hanno il nucleo fondamentale in Gesù Crocifisso.
Questa affermazione si basa rigorosamente sui testi scritturali quali, tra i molti, i seguenti:
"Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo allora saprete che Io Sono" ( Gv 8,28 ).
"Noi predichiamo Cristo Crocifisso, scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani". ( 1 Cor 1,23 ).
"Io ritenni di non sapere altro in mezzo a voi, se non Gesù Cristo e questi Crocifisso". ( 1 Cor 2,2 ).
Gesù è ad un tempo Figlio di Dio e Figlio dell'uomo, per cui sono in Lui ricapitolati e redenti l'uomo, il mondo e la storia.
È quindi alla luce di Gesù Crocifisso - e perciò stesso Risorto - che dobbiamo esaminare le realtà terrene e gli avvenimenti contemporanei, per verificarne l'autentico valore e orientarli alla giustizia ( non solo verso gli uomini, ma prima verso Dio ) e al bene comune.
Senza questo riferimento alla mentalità e alle occorrenze dei nostri giorni, l'annuncio del Crocifisso, pur valido ed insostituibile rischierebbe di apparire come staccato dalla vita quotidiana.
Per un istituto secolare, quale appunto l'Unione Catechisti, questa missione è imprescindibile per la formulazione di una autentica catechesi.
Esaminiamo in via esemplificativa alcuni aspetti di questo delicato obiettivo.
Da quanto recepiamo sul modo di sentire contemporaneo, e più in generale sulla cultura, una delle note più preoccupanti, ripetutamente denunciate dai Pontefici, è la frattura tra quest'ultima, intesa come modo di pensare e di operare, e la fede.
In verità non mancano fortunatamente, episodi di contraddittorietà quali la singolare circostanza che nelle trasmissioni televisive il tasso di ascolto veda la preferenza assoluta per le "fiction" di carattere religioso ( come è stato ultimamente per il film sulla beata Madre Teresa, che è stato seguito da ben 10 milioni di telespettatori ).
Non possiamo però nasconderci che nella maggior parte degli aspetti della vita quotidiana e delle manifestazioni del pensiero, il riferimento a Dio sia praticamente scomparso.
Nello stesso giuramento giudiziario per riferirci ad un atto solenne, non si chiama più Dio a testimone delle proprie dichiarazioni.
Una delle conseguenze di tale situazione è il senso dell'angoscia, sia sul piano individuale che su quello collettivo.
Non per nulla l'esistenzialismo, l'importante filone filosofico contemporaneo, fa leva su questo concetto.
E in definitiva all'angoscia si ricollega l'edonistico, cioè il modo gaudente di intendere la vita: la sua sorgente è riposta in questo vuoto interiore ricolmo però di ansia.
Il consumismo è una delle più dirette conseguenze, che oggi si manifestano in modo traumatico.
Per quanto l'atteggiamento "di vivere alla giornata" non sia nuovo dal "carpe diem" ( godi l'oggi ) di Orazio di latina memoria - tuttavia la ricerca del consumo è diventata oggi ossessiva con presupposti anche sul piano economico ( si produce per vendere, e se non si produce non si lavora, per quanto su ciò ci sia molto da dire ).
Sappiamo come la preminente mentalità contemporanea, se da un alto esalta l'uomo per i progressi scientifici e tecnologici, dall'altra con riguardo ai sentimenti di angoscia sopra rilevati, e accentuati dal profondo senso di insicurezza e di paura di cui il terrorismo è una espressione tipica dei nostri giorni, precipita in una concezione pessimistica dell'uomo, del mondo e della storia, sintetizzata nel concetto di nichilismo, ossia nel fallimento più pieno che porta al nulla e alla disperazione.
Queste non sono esagerazioni ma le espressioni che troviamo nelle pagine di vari filosofi contemporanei, o che in altro verso avvertiamo nei discorsi della strada, o percepiamo nella desolazione dei sofferenti.
La risposta e il superamento a tale stato di cose è in Gesù Crocifisso.
In Lui Iddio non rifugge dal male e dal dolore dell'uomo ( come affermano troppo frettolosamente alcuni quando pensano alle stragi delle guerre e delle persecuzioni ), ma si rende partecipe del dolore umano
fino a condividerlo con il suo innalzarsi sulla croce.
Anzi, pur essendo Dio condivide l'annientamento e il nichilismo, sottoponendosi al dolore e alla morte, quale manifestazione, senza cedimenti, dell'amore più appassionato per l'umanità: Gesù infatti ha rinunciato a sterminare i suoi crocefissori con "più di dodici legioni di angeli" ( Mt 26,53 ) come ha espressamente dichiarato ( e sterminando i crocefissori, avrebbe annientato spiritualmente anche noi, loro mandanti per i nostri peccati ).
Invece ha preferito soccombere Lui stesso.
Affidandoci a Gesù, il fallimento esistenziale viene ad essere bandito perché, in virtù della redenzione da Lui realizzata, l'uomo è giustificato di fronte a Dio, il che comporta dare senso e valore all'esistenza.
Contemplando il Crocifisso si ha pertanto non solo la manifestazione di Dio, ma anche l'autentica liberazione dell'uomo, il suo pieno riscatto.
Questi sintetici concetti ci provengono dalla Sacra Scrittura, in particolare dalla Lettera ai Romani di San Paolo.
Si tratta di approfondire ed applicare questi consolanti principi alle situazioni di ogni giorno, personali, familiari e sociali, per trovare in ogni circostanza della vita la valorizzazione del nostro essere ed operare.
Sebbene il dolore umano resta sempre persistente ed ineluttabile, pensiamo che nell'amore al Crocifisso anche la sofferenza si dissolva, anzi acquisti un merito, come abbiamo cercato di dichiarare nella recente "Via Crucis" edita dalla Casa di Carità