Un modello di educatore per il nostro tempo |
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Vito Moccia
Il ven. Fr. Teodoreto, nato a Vinchio d'Asti il 9 febbraio 1871, è morto a Torino il 13 maggio 1954, venne dichiarato venerabile da Giovanni Paolo II° il 3 marzo 1990.
Figlio di Bartolomeo Garberoglio e di Eleonora Giolito in Garberoglio, il nostro Giovanni Andrea - questi i nomi impostigli nel battesimo, avvenuto il giorno dopo la nascita - il nostro Giovanni è un vinchiese autentico, un vinchiese DOC dovremmo dire, adottando la formula idonea a qualificare i generosi vini di questa terra benedetta.
A Vinchio ha trascorso i suoi primi anni, sin quando, sedicenne, si è trasferito a Torino, per entrare nella Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane.
E indubbiamente la primavera della sua vita tra i colli e i vigneti ha lasciato una traccia indelebile non solo nella sua memoria, ma nello stesso suo carattere, per il profondo senso religioso tratto dalla sua famiglia contadina e dalla comunità parrocchiale, per l'alto senso del dovere e per l'amore del lavoro, di tanto più nobile quando da esso si traggono le risorse per vivere, strettamente legate alla terra per gli agricoltori, per il delicato gusto estetico sbocciato in Lui dalla contemplazione della natura, opera di Dio.
Per quanto fr. Teodoreto, ossequientissimo della Regola dei Fratelli, non parlasse mai del suo paese ( così come non parlava mai di sé, né della sua famiglia ), tuttavia abbiamo degli indizi da cui deduciamo come Egli lo portasse nel cuore.
Il nome con cui era abitualmente chiamato da ragazzo era "Giuvanin del Carlun", e Carlun era il nonno paterno, così denominato perché grande e grosso.
Sono confidenze di fr. Teodoreto a un suo catechista, nel suo ultimo viaggio, ormai settantenne, a Vinchio.
In tale occasione non mancò di salire sul punto più alto del Castello di Vinchio, per ammirare il magnifico panorama, con particolare attenzione alle frazioni e alle tre diramazioni del paese.
Nella visita alla sua casa paterna, abbracciati affettuosamente i parenti, guardò con manifesta gioia quelle pareti, quei mobili dicendo: "È ancora tutto tale e quale … Allora però mi pareva tutto grande …adesso invece lo trovo piccolo".
Ci siamo soffermati su questo episodio perché estremamente rivelativo della delicatezza d'animo di fr. Teodoreto e della trasparenza del suo affetto per la terra natale.
Sempre in tale circostanza ebbe occasione di parlare con vari compaesani, con molta cordialità, con atteggiamento sorridente e disinvolto, ma con contegno umilissimo, senza impegnarsi in visite particolari, quasi come fosse un forestiero.
Ebbe anche modo di incontrare quattro o cinque compagni di leva.
Va notato però che non si lasciò mai sfuggire occasione per incoraggiare al bene e alla virtù, quella virtù che trapelava non solo dalle sue parole e dai suoi gesti, ma altresì dalla stessa sua presenza.
Significativo al riguardo è il colloquio con il cognato Angelo, di oltre 80 anni, che abitava nella casa paterna, al quale raccomandò di far chiamare il prete appena si fosse sentito male, "perché - disse - ad una certa età bisogna essere pronti.
Virginia ti aspetta, ti viene incontro" ( Virginia era la moglie defunta, sorella di fr. Teodoreto ).
Alla mentalità consumistica e superficiale del nostro tempo queste parole magari sarebbero apparse presagio di disgrazia, ma non così ai santi, che sanno intravedere in ogni evento della vita l'amore paterno di Dio.
Sempre in quell'ultimo viaggio a Vinchio fu invitato a pranzo dal Prevosto ed accettò con deferenza quanto veniva presentato, partecipando con moderata cortesia a tutti i discorsi.
Ma quando gli furono chiesti chiarimenti sull'Unione Catechisti da Lui fondata, Egli espose ogni cosa con esattezza, ma sempre parlando in terza persona.
Nella sua permanenza si recò al cimitero, dove erano sepolti i suoi Cari.
La tomba dei Genitori, che era vicino all'antica cappella mortuaria, non esisteva più.
Egli pregò ad ogni tomba, e infine chiese al Vice Parroco, don Ugo Brondolo, che lo accompagnava, di recitare una preghiera per tutti.
L'ultima mattina prese Messa nella cappella di San Sebastiano, nella quale dichiarò di non essere più entrato da quando era ragazzo.
Radicare fr. Teodoreto in Vinchio e nei nostri cuori Concludiamo con un messaggio di speranza, formulato come augurio.
Abbiamo rilevato, pur con brevi cenni, come Vinchio fosse radicata nel cuore di fr. Teodoreto.
Ma certamente vale anche il reciproco, che Vinchio e i suoi abitanti abbiano viva e presente la figura di questo loro umile, ma illustre e celebre concittadino, la cui fama di santità e la cui risonanza ha superato da tempo non solo i confini d'Italia, ma anche quelli del continente, essendo conosciuto, per la diffusione delle sue opere, specialmente in America Latina, nonché in Africa e in Estremo Oriente, oltre che in ogni parte del mondo dove sia situata una casa dei Fratelli delle Scuole Cristiane.
Il tributo di Vinchio per il suo Giovanni Garberoglio è costante, come lo dimostra questa commemorazione, e tutte le precedenti, susseguitesi a più riprese annualmente.
Gli sono state dedicate lapidi e una via ( così come a Torino, ove il Comune sostenne le spese del funerale e anni dopo quelle della traslazione della salma presso la sede generalizia dell'Unione Catechisti, oltre a dedicargli una via ).
Sappiamo di intenzioni, se non proprio già di progetti, di valorizzare sempre più la casa natale abbinandole un'opera sociale per i Vinchiesi, tenendo in tal modo alta e viva la memoria di fr. Teodoreto non solo con un edificio, ma con una permanente solidarietà animata dalla carità.
Nell'attesa che tali disegni si delineino e prendano corpo, l'augurio è per un impegno sempre maggiore per la conoscenza della spiritualità e delle opere di fr, Teodoreto, quale valido aiuto e garanzia di coerenza alla propria vocazione di cristiano in tutti i settori, dalla coscienza interiore alla famiglia, dalla professione e ai rapporti sociali e politici.
Sarebbe possibile l'istituzione nella parrocchia di Vinchio di una sede dell'Unione Catechisti?
Magari iniziando da una sezione di ragazzi?
Sarebbe senza dubbio l'omaggio maggiormente gradito da fr. Teodoreto, molto più di un monumento, perché perpetuerebbe il suo spirito tra questi colli introducendo l'Opera per la quale Egli ha speso la sua vita.
L'avvio per realizzare tale obiettivo è già in atto qui a Vinchio, poiché nella chiesa parrocchiale e in alcune case si pratica l'Adorazione a Gesù Crocifisso, la preghiera che il nostro Venerabile ha ricevuto da fra Leopoldo e l'ha diffusa in tutto il mondo, traducendola in una trentina di lingue.
Perseverare nell'Adorazione al Crocifisso, uniti a Maria Immacolata, è allinearsi e diffondere l'insegnamento del Papa che, come abbiamo già ricordato, ha prospettato come progetto di vita ai giovani per il Terzo Millennio da poco iniziato: "La Croce cammino di felicità".
Felicità perché in Gesù, il Crocifisso Risorto, è la nostra salvezza e la nostra speranza.
E che fr. Teodoreto, certamente presente in spirito tra noi, interceda per l'adempimento di questi obiettivi.
Panorama di Vinchio