Bellezza e gioia in Dio |
B291-A10
Luigi Cagnetta
La bellezza implica tenerezza.
Questa richiama la bontà, che è anche misericordia.
Il tutto è compreso nell'amore, che a sua volta sfocia in Dio: "Dio è amore", è la stupenda dichiarazione che ci fa l'apostolo Giovanni ( 1 Gv 4,16 ).
Possiamo e dobbiamo trasferire tali riferimenti a Gesù:
- "Chi vede me, vede il Padre" ( Gv 12,45 ).
- "Io e il Padre siamo una cosa sola" ( Gv 10,30 ).
- "Il Padre vi manderà nel mio nome un difensore: lo Spirito Santo" ( Gv 14,26 ).
In tempi passati, anche se non molto lontani, nella Chiesa e tra i fedeli parlare del Crocifisso voleva dire meditare prevalentemente sulla sofferenza di Gesù, sul suo dolore e sulla sua morte.
Il pensiero e la preghiera si "limitavano" alla crocifissione.
Pratica quanto mai lodevole, che ha fatto i santi, quindi sempre valida, a seconda della sensibilità spirituale personale.
Nel nuovo pensare della Chiesa è ora messo in evidenza anche il passaggio successivo: la Resurrezione di Nostro Signore, che segue a breve ( 3 giorni ) la sua morte in croce.
Coronamento e conclusione del mistero pasquale in cui si realizza la nostra salvezza eterna.
Il tralasciarlo sarebbe errore perché ne va della nostra speranza.
Ma nella stessa Croce dobbiamo intravvedere elementi di gloria e di beatitudine.
È il medesimo linguaggio di Gesù, che quando parla della "sua ora", conclude il suo discorso ricordando e profetizzando che "dopo tre giorni" sarebbe risorto.
Gesù, bello, buono, ricco di misericordia e di amore, è Dio, che si è fatto come noi, in tutte le sue manifestazioni, dalla grotta di Betlemme, alla sua vita pubblica, al Calvario in croce: è Dio.
Di conseguenza Gesù è sempre e ovunque, bello, glorioso, onnipotente, misericordioso e vittorioso: perché, per nostro amore, ha vinto il mondo e la morte.
In croce, nella "sua ora", si manifesta in pienezza, vero uomo e vero Dio, nella gloria.
Perché sul Calvario è presente tutto il Paradiso: vi è il Padre, lo Spirito Santo, di conseguenza tutta la Corte celeste, Angeli e Beati del Cielo, tutto il Paradiso.
Per questo possiamo definire la Croce, suo "Trono di gloria".
Per Lui non vi è onore più grande, espresso anche inconsciamente da chi voleva deriderlo, mettendo in cima alla croce il famoso cartello "Questi è il Re dei Giudei", tradotto anche nelle principali lingue dell'epoca, perché tutto il mondo sappia e alla fine, profondamente prostrato, lo adori: Gesù è nostro re.
Sul Calvario, tutto il Paradiso, in unione con Maria, partecipa della sua sofferenza, ma anche della sua vittoria sul male e sulla morte, in vista della sua imminente resurrezione, che apre anche a noi le porte del Cielo, per l'eternità.
Sul Calvario vi è sofferenza per i! triste spettacolo di un Gesù in croce, tradito dagli uomini, abbandonato dai suoi più fedeli, che hanno capito poco o nulla del suo messaggio di amore e di pace.
Ma sul Calvario vi è anche gioia, per la sua vittoria sul male e per la salvezza di tutta l'umanità.
Gioia di cui siamo e dobbiamo essere partecipi.
Gioia che dobbiamo "sentire" ne! più profondo di noi stessi, fino che diventi parte integrante della nostra vita. Fino all'intimità con Lui.
Gioia che è luce e che conclude e corona secoli e secoli di tenebre, in cui l'umanità si è cacciata per disobbedienza a Dio Creatore, per superbia, malizia e insipienza.
E che ora Gesù redime e salva. Se, come dice il Vangelo: "in Cielo si fa più festa per un peccatore che si pente …", "per una pecorella ritrovata …" figuriamoci quale gioia quando questi peccatori sono tutta l'umanità.
Il Vangelo è gioia, anche se passa attraverso la sofferenza, come la mamma che attraverso le doglie dei parto dà alla luce il suo piccolo uomo o la sua piccola donna.
Capolavori di Dio, con la sua collaborazione.
Guai a sentire il Vangelo ( incarnazione, passione e morte di Gesù ) come una cosa triste e opprimente, perché triste e opprimente è i! peccato con tutte le sue conseguenze.
Il Vangelo è tutto un inno alla gioia.
È il canto dei salvati, che si erano smarriti e sono stati ritrovati dal Buon Pastore, che ama le sue pecorelle fino a dare la sua vita per i! loro bene.
Maria è sì addolorata, ai piedi della croce, per la morte del Figlio Gesù, ma è anche gioiosa, perché il suo Figlio, Figlio unigenito del Padre, è stato obbediente al Padre, "fino alla morte e morte di croce", e in questo modo, con un supremo atto d'amore, ha salvato gli uomini.
É l'insegnamento che Maria ci dà attraverso fra Leopoldo.
Altrimenti come si spiega il costante sorriso di Fratel Teodoreto?
Anche nelle molte difficoltà che ha incontrato nella sua vita di Fratello e di Fondatore.
Leopoldo e Teodoreto non sono stati dei santi tristi ( non esistono santi tristi ), pur vivendo nell'intimità del Crocifisso, massima espressione di dolore, ma anche di gioia.
Una gioia composta, serena, consapevole, intima, che attrae, come attrae il Crocifisso, come attrae Gesù nell'Eucaristia, dove è veramente presente in corpo, sangue, anima e divinità, con la sua Passione, Morte e Resurrezione.
Guai a separarli! Già la sua presenza è gioia! Anticipo di Paradiso!
Come ha dichiarato Giovanni Paolo II nella sua lettera sull'Eucaristia.
Il cristiano è portatore di gioia, altrimenti che cristiano è "Porta e diffonde gioia!
È il messaggio vivente di Gesù, che deve annunciare a tutti.
E si ritorna ai piedi della croce, dove il primo testimone-annunciatore è il centurione pagano il quale di fronte a quella scena e al comportamento di Gesù, non può trattenersi dall'esclamare: "Costui è veramente il Figlio di Dio?" Potenza della Grazia!
Dove Giovanni, il prediletto, con la sua presenza ai piedi della croce, sfida la paura e il rischio, che certamente avrà sentito dentro di sé, e riceve come madre Maria Immacolata.
Dove il ladro convertito, anche lui dalla vicinanza di Gesù, in quell'atmosfera di Paradiso, implora e ottiene il suo soccorso con la promessa del premio eterno. Proprio lui!
Il Vangelo non riporta altre testimonianze dirette, ma certamente avvenute, come ricordano i discepoli di Emmaus, "toccati" dalla Grazia, mentre rientrano delusi a casa, e proprio a Gesù risorto, dicono con stupore "ma come! … tu solo non sai quello che è avvenuto in Gerusalemme?".
Segno che era il "fatto del giorno", "sulla bocca di tutti".
Segno che non ha lasciato nessuno indifferente.
Quante cose sono avvenute ai piedi della Croce!
Quanto insegnamento per noi ad essere testimoni di gioia!