Come intendere il digiuno |
B350-A3
( Da "La Salle oggi, Istituto S. Luigi". Acireale CT )
Il digiuno non è da intendere solo in riferimento al cibo, ma può essere applicato ad ogni forma di voracità.
Se lo intendiamo così, davvero questo esercizio di distacco permette di affermare il primato della volontà sulle cose, cioè la prevalenza del soggetto sull'oggetto.
È dunque una fonte di libertà, una difesa rispetto alle tante schiavitù psicologiche di questa nostra vita contemporanea.
Riscoprire la virtù del digiuno, come di tutte le altre pratiche quaresimali, ha dunque non solo un'importanza spirituale, ma anche una funzione sociale perché disinnesca ordigni potenzialmente devastanti quali:
dipendenza dal gioco,
dal sesso smodato,
dall'alcol,
dalla droga,
dall'uso abnorme di internet e televisione,
dagli sprechi di cibo e di altri beni,
dagli squilibri ambientali ed economici tra le diverse zone della terra.
Imparare a digiunare significa, in questo senso,
sgonfiarsi del peso superfluo dei falsi bisogni indotti dalla pubblicità per rendersi conto invece delle vere necessità dei fratelli,
dare il proprio contributo a rendere il mondo più giusto,
distaccarsi dai beni e ristabilire un ordine anche nel rapporto tra la vita terrena e il destino soprannaturale che ci attende.
… La Quaresima ci insegna che oltre i bisogni materiali ci sono quelli dello spirito.
E che anch'essi vanno "nutriti" con quei particolari "cibi" che sono la preghiera, la Parola di Dio, l'Eucaristia, la Confessione e la Carità.
La crisi economica, da questo punto di vista, al di là dei suoi innegabili effetti negativi, almeno un vantaggio ce l'ha; quello di richiamarci alla sobrietà, oggi più che mai necessaria.
E se è vero che non si può certo vivere come in una certosa o in una trappa, è anche vero che è quanto mai opportuno riscoprire il senso della rinuncia, dell'essenzialità, della spiritualità.
In fondo conviene.
Altrimenti a essere lungo, come e più di una Quaresima, sarà il nostro male di vivere.
Mimmo Muolo ( da Le Feste scippate )