"Riflessioni sul Logos dal Vangelo secondo Giovanni" |
B350-A5
di mons. Giuseppe Pollano.
Settima serie, sui versetti Gv 1,16–18: « 16 Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.
17 Perchè la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
18 Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato. »
Stralci dal Prologo, liberamente riassunti
Poiché la Persona di Gesù Cristo è il Verbo, il Logos incarnato, Dio nell'uomo, ne consegue che nello stesso concetto di umanità non si può prescindere da tale evento, non si può ignorare tale fatto reale e fondamentale: ossia che Dio, per sua libera volontà di amore, ha assunto anche la natura umana.
Questa novità sostanziale, che trasforma e sublima la natura umana, si pone come mèta, come ideale per ogni uomo.
Si tratta invero del poter partecipare della natura divina in Cristo, pur mantenendo la nostra specifica persona umana.
Tale partecipazione è la grazia santificante o deificante, che sorpassa la nostra misura come una metamorfosi, trasformandoci il pensiero, i sentimenti, l'intenzionalità d'amore e la stessa interpretazione dell'esistenza.
Nel modo di impostare la vita, ma altresì di intendere l'uomo, per il cristiano è fondamentale una relazione di partecipazione con Gesù Cristo, in concreto attuata con una vita di pratica sacramentale, nel ricevere i sacramenti, tramite la Chiesa.
I sacramenti costituiscono il nuovo impianto storico e basilare di una civiltà strutturata sulla fede, speranza e carità.
Il compimento di questo straordinario progetto divino si attua di fatto, nel piano di Gesù, quando Egli giunge al punto di farsi "cibo e bevanda", portando a termine la sua conquista dell'uomo salvato.
Tutto è, e va ricapitolato in Cristo, ma a tale obiettivo l'uomo perviene innestando in sé la vita divina.
"Dio nessuno l'ha mai visto": così imposta il versetto 18 del "prologo" la cruciale questione del "Dio nascosto", già presente nel profeta Isaia ( Is 45,15 ), e che è il tormento e il sollievo dell'uomo, secondo che egli voglia trovare Dio, o non trovarlo nelle vicende della sua libertà.
Ma lo stesso versetto ce ne dà la risposta: "Proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato".
Un florilegio inesauribile di scritti dice di Dio tutto il bene e il male possibile, testimoniando che Egli è l'invisibile necessario.
Noi Cristiani dobbiamo essere colmi di gratitudine e di responsabilità per essere stati informati con esattezza, nell'intimità del Logos divino, su questo mistero inevitabile, e dobbiamo annunciare quanto Lui, Gesù Cristo, ci ha rivelato nella sua vita terrena.
"Il Figlio unigenito è nel seno del Padre": ecco il gioiello della Rivelazione cristiana: l'espressione "è nel seno del Padre", per quanto formulata in termini antropomorfici, dichiara con forza l'origine intima, divinamente "viscerale" del Logos da Dio Amore, Amore che è Egli stesso.
In altri termini: - "dal Padre ha origine ogni discendenza in cielo e sulla terra"( Ef 3,14 ).
La paternità ( discendenza ) cui si riferisce S. Paolo, è la generazione eterna del Figlio, o Logos ( parola vivente ) del Padre;
- il Figlio, parola del Padre, è l'Amato, e a sua volta ama il Padre.
Tale reciprocità di Amore
- è lo Spirito Santo, il dono permanente, caratteristica essenziale dell'Amore.1
Questo Amore, per noi incomprensibile nel suo dinamismo assoluto, è svelato da Gesù quanto ci basti per contemplare in Lui il "prediletto"( Mc 1,11 ).
Infatti Egli dice:
- di Sé: "tutto quello che il Padre possiede è mio" ( Gv 16,15 );
- del Padre: "Bisogna che il mondo sappia che ( quanto ) io amo il Padre ( Gv 14,31 ).
Dimenticare che il Logos è Amore significa obliterare l'originalità di Gesù e annullare il Vangelo.
1 ) Le tre Persone hanno l'unica essenza, o natura divina, per cui Dio è uno.
Ma tale unità non è incompatibile con le relazioni « Padre -> Figlio » e le processioni « Padre e Figlio -> Spirito Santo » tra le Persone.
Tali relazioni/processioni le identificano ( le Persone ) senza mutarne l'unica natura divina, per ciò stesso unitaria.