Catechismo degli Adulti |
154 Il regno di Dio è il regno della libertà o della legge? Gesù abolisce o irrigidisce le prescrizioni dell'Antico Testamento? In che senso perfeziona la Legge e la porta a compimento? Sono domande importanti per capire Gesù e la sua opera. Centralità della LeggeLa Legge è essenziale nell'esperienza storico-religiosa di Israele. "Quando in avvenire tuo figlio ti domanderà: Che significano queste istruzioni, queste leggi e queste norme che il Signore nostro Dio vi ha date? tu risponderai a tuo figlio: … Il Signore ci ordinò di mettere in pratica tutte queste leggi … così da essere sempre felici ed essere conservati in vita … La giustizia consisterà per noi nel mettere in pratica tutti questi comandi, davanti al Signore Dio nostro, come ci ha ordinato" ( Dt 6,20-21.24-25 ). Al tempo di Gesù gli ebrei, per quanto divisi in vari movimenti e tendenze, sono tutti d'accordo sulla centralità della legge mosaica e del tempio. I farisei, più degli altri, urgono l'osservanza minuziosa delle regole in ogni settore della vita personale e sociale. Per loro le prescrizioni legali e la volontà di Dio sono senz'altro la stessa cosa e prendere su di sé il giogo della Legge è senz'altro prendere su di sé la sovranità di Dio. Contro il giovane rabbì venuto da Nàzaret sollevano frequenti controversie e lo accusano di disprezzare e violare la Legge. |
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155 Gesù perfeziona la Legge |
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La posizione di Gesù è molto originale e non può essere affatto qualificata come permissivismo; anzi, per certi aspetti, è assai più esigente di qualsiasi altra: "Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento" ( Mt 5,17 ). Per accogliere il regno di Dio occorre una giustizia superiore
a quella degli
scribi e dei farisei. Ben sei volte nel discorso della montagna ritorna la formula "Ma io vi dico", per radicalizzare le prescrizioni della legge antica d'Israele e rivelare le esigenze di perfezione contenute nella volontà di Dio:
Gesù condanna non solo l'omicidio e l'adulterio, ma anche l'atteggiamento interiore che sta alla loro radice; dichiara che il divorzio è fuori del progetto di Dio e ristabilisce l'indissolubilità del matrimonio; comanda la limpida veracità nel parlare e l'amore attivo verso i nemici, cercando di vincere il male con il bene. Tanto esigente, forte e autorevole è il suo insegnamento, da
lasciare la
gente sbalordita. Però, chi accoglie nella fede la paternità di Dio, rivelata da Gesù, non si trova davanti un ideale irrealizzabile, ma il dono di una nuova grandiosa possibilità: "Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" ( Mt 5,48 ). |
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156 Del resto, la sua severità non ha niente a che fare con il legalismo. |
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Se è vero che egli non abolisce la legge antica, è anche vero che non si preoccupa di ripeterla con esattezza e chiaramente la modifica in qualche punto. ( Mc 7,14-23; Mc 10,2-12 ) Vuole piuttosto perfezionarla. Nelle sei antitesi del discorso della montagna, illustrate con riferimenti concreti alla vita quotidiana, offre alcune indicazioni esemplificative di questo perfezionamento. Il disegno della nuova giustizia, così tratteggiato, ha il volto della carità, che evita il male e fa il bene verso tutti, compresi i nemici. Urgenti per lui sono soltanto le implicazioni necessarie
dell'amore; e la
Legge va portata a perfezione risalendo al suo significato originario,
al
principio ispiratore che è l'amore stesso. Gesù riprende e concentra tutta la Legge nei due comandamenti dell'amore di Dio e del prossimo, tra loro intimamente congiunti: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti" ( Mt 22,37-40 ). Le norme particolari sono più o meno importanti secondo che più o meno si avvicinano al cuore della Legge. "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!" ( Mt 23,23-24 ). Su alcune cose Gesù è estremamente severo, su altre è sorprendentemente libero, condiscendente. Ma non c'è in lui nessuna incoerenza: la volontà di Dio è il bene vero e concreto, non un sistema intangibile di regole astratte; le norme cessano di avere valore, quando non favoriscono più la crescita autentica dell'uomo. Colui che inasprisce la condanna dell'adulterio è lo stesso che rifiuta la pena di morte, prevista dalla legge, per la donna adultera; ( Dt 22,22-24; Gv 8,11 ) colui che, come un pio giudeo osservante, frequenta la sinagoga ogni sabato è lo stesso che non esita a trasgredire il riposo del sabato, ( Mc 3,1-5; Lc 13,10-17 ) senza tener conto delle sottili distinzioni casistiche, quando si tratta di curare e guarire i malati: "È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?" ( Mc 3,4 ). Il criterio che segue è questo: "Il sabato è stato fatto per
l'uomo e
non l'uomo per il sabato!" |
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157 Critico verso il formalismo religioso |
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Nella stessa direzione vanno le "trasgressioni" della purità legale. ( Lv 11,1; Lv 16,1 ) Gesù prova compassione per il dolore e l'umiliazione che
pesano sui
lebbrosi; non solo li guarisce, ma, passando sopra alla prescrizione
che li
relega in uno stato di isolamento e di maledizione, Contesta le esteriorità religiose, come le abluzioni prima dei
pasti e la
distinzione tra cibi puri e impuri, Niente è profano, se non le azioni cattive che provengono dal cuore malvagio: "Ciò che esce dall'uomo, questo sì contamina l'uomo" ( Mc 7,20 ). Viceversa, tutto diventa adorazione di Dio "in spirito e verità" ( Gv 4,23 ), se è compiuto in obbedienza alla sua volontà. |
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In questa
prospettiva Gesù ridimensiona lo stesso culto incentrato sul tempio di
Gerusalemme, Più volte all'anno, in occasione delle grandi feste, sale in pellegrinaggio alla città santa, con esemplare devozione. Eppure dice parole e compie gesti, che inequivocabilmente relativizzano il ruolo del tempio. Dichiara più necessario riconciliarsi con il fratello che non portare offerte sacrificali all'altare, ( Mt 5,23-24 ) rispettare i genitori che non consacrare doni votivi. ( Mt 15,3-6 ) Si ritiene esente dal dovere di pagare la tassa annuale al tempio. ( Mt 17,24-27 ) Considera se stesso più grande del tempio ( Mt 12,6 ) e si rende protagonista di un'azione simbolica, la cacciata dei venditori, con cui intende significare non tanto la purificazione, quanto il superamento del culto tradizionale. ( Mc 11,15-19; Gv 2,14-16 ) Infine preannuncia la distruzione dell'edificio stesso: "Non rimarrà qui pietra su pietra" ( Mc 13,2 ). È facile capire perché a Gerusalemme tra i sacerdoti e i notabili della setta dei sadducei ci si metta in allarme e si cerchi di farlo morire. ( Lc 19,47 ) La loro ostilità va ad aggiungersi a quella di una parte dei farisei, che lo incalza già dai primi giorni della predicazione in Galilea. Ai loro occhi Gesù di Nàzaret appare un falso profeta, perché non restaura, ma sovverte la religione tradizionale. |
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159 La novità di Gesù è profonda. Lo riconosce lui stesso: "Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio … Né si mette vino nuovo in otri vecchi … Ma si versa vino nuovo in otri nuovi" ( Mt 9,16-17 ). Tuttavia Gesù si trova in continuità con l'ispirazione fondamentale dei profeti ( Ger 4,4; Os 6,6; Mi 6,8 ) e opera una liberazione che non ha niente a che fare con il permissivismo: egli responsabilizza al massimo nella concretezza e creatività dell'amore, per la totale fedeltà alla volontà di Dio e al bene dell'uomo. |
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160 Gesù non abolisce la Legge, ma la perfeziona, riconducendola alle esigenze della carità, supremo principio ispiratore. Subordina all'autentico bene dell'uomo le regole della convivenza civile e contesta il formalismo religioso. |
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