Catechismo degli Adulti |
I cristiani, e particolarmente i fedeli laici, sono chiamati ad essere presenti, con competenza, coerenza e creatività, dove si elabora e si trasmette principalmente il patrimonio culturale, cioè nella ricerca scientifica e tecnica, nell'arte, nella scuola, nelle comunicazioni sociali.
Dispiegando la multiforme fecondità della fede, potranno testimoniare in modo credibile che la salvezza è già operante nella storia.
Alla scienza i credenti riconoscono dignità e consistenza proprie.
Chi con umiltà e rigore metodologico si sforza di esplorare i segreti della realtà, anche se non se ne rende conto, "viene condotto dalla mano di Dio, il quale, mantenendo in esistenza tutte le cose, fa che siano quello che sono".13
Le conquiste dell'intelligenza umana "sono segno della grandezza di Dio e frutto del suo ineffabile disegno".14
Le osservazioni e scoperte obiettive non sono mai in contrasto con la dottrina della fede.
I conflitti nascono quando i credenti confondono una certa cultura del passato con la fede o quando gli scienziati assolutizzano il metodo scientifico come unico approccio valido alla realtà ed elaborano visioni generali del mondo riduttive e distorte: non la scienza è incompatibile con la fede, ma l'idolatria della scienza.
Infine bisogna aggiungere che la ricerca scientifica e più ancora le sue applicazioni tecnologiche devono essere finalizzate a obiettivi degni dell'uomo e non trasformarsi in strumenti di manipolazione e di oppressione.
Il potere conferito dalla scienza esige grande senso di responsabilità: non tutto ciò che è tecnicamente fattibile lo è anche eticamente.
Il linguaggio simbolico dell'arte è particolarmente idoneo a esprimere il mistero dell'uomo e il mistero di Dio.
Sulla scia di una gloriosa tradizione, non può non attirare l'attenzione dei cristiani.
L'autentica opera d'arte è lode di Dio e dono prezioso per la comunità, anche a prescindere dalle ulteriori valenze educative e religiose che spesso possiede.
Il suo contenuto è il mondo interiore delle intuizioni e dei sentimenti, trasfigurato da un certo distacco contemplativo e oggettivato in una forma adatta a renderlo condivisibile, perché altri lo contemplino con gioia.
Occorre invece vigilare nei confronti di quanto, per fini spesso puramente commerciali, si vuol far passare come prodotto artistico senza che lo sia, costituendo al contrario minaccia ai valori morali, stimolo alla violenza, pornografia.
Il cristiano non si limita a resistere a tali suggestioni, ma si adopera perché la società riconosca un minimo di valori comuni e li difenda con una disciplina ragionevole e ferma.
Nella scuola i cristiani si mettono a servizio della crescita integrale dell'uomo.
Hanno cura che questa istituzione, deputata alla elaborazione e trasmissione critica della cultura, non dia soltanto nozioni e strumenti operativi, ma anche ragioni per vivere e valori di riferimento per la libertà.
Promuovono un sincero dialogo educativo, in cui l'educatore, con attenzione piena di simpatia, valorizzi le energie interiori degli alunni, faccia emergere le domande, prospetti nuovi orizzonti, si lasci egli stesso educare.
Con San Giovanni Bosco sono persuasi "che l'educazione è cosa del cuore e che Dio solo ne è il padrone".15
Sul piano istituzionale i cristiani si adoperano per favorire l'autonomia di ogni comunità scolastica e in particolare per promuovere il diritto delle famiglie a scegliere liberamente la scuola desiderata, senza discriminazioni e senza ulteriori oneri.
L'educazione dei figli è diritto-dovere dei genitori.
Le altre istituzioni e formazioni sociali hanno al riguardo soltanto funzione di sostegno, integrazione e controllo.
Del resto una pluralità di scuole è un vantaggio per tutta la società: evita l'appiattimento culturale e consente di verificare la fecondità delle varie proposte formative.
Per quanto riguarda le comunicazioni sociali, i cristiani e le comunità ecclesiali devono innanzitutto essere consapevoli del loro potere, in bene e in male.
Stampa, cinema, radio, televisione e altri mezzi audiovisivi ormai non sono più semplici strumenti, ma un ambiente nel quale siamo immersi.
Tecnicamente sempre più perfetti, mettono a disposizione una prodigiosa quantità di informazioni, avvicinano persone e popoli quasi fossero un unico villaggio, attivano una continua e rapida trasformazione culturale.
Danno ai comunicatori l'immenso potere di condizionare milioni e milioni di recettori e di formare quel fenomeno complesso che è l'opinione pubblica, capace, a prescindere dalla sua fondatezza, di influire pesantemente sulle opinioni individuali.
In tale contesto si insinua facilmente la tentazione di conquistare il consenso della gente e di manipolarlo secondo i propri obiettivi.
Anziché far maturare convinzioni razionalmente motivate, si fa leva sugli istinti e sulle emozioni per imporre opinioni e comportamenti.
Notizie, persone e modelli di vita si riducono a prodotti da vendere e strumenti di potere.
Va in primo piano ciò che eccita e impressiona, non ciò che ha valore.
L'informazione indulge all'effimero, al sensazionale, allo scandalistico.
Pubblicità e propaganda invadono e ingombrano con le loro ambigue suggestioni gli spazi della vita.
La coerenza cristiana esige che i comunicatori esercitino la loro professione secondo una logica di servizio alla gente e al suo diritto alla verità.
Hanno il dovere di non tacere e non deformare i fatti e di evidenziare il punto di vista in base al quale esprimono le loro valutazioni, necessariamente parziali.
Non devono rinunciare, per amore del quieto vivere, a esercitare una funzione critica, secondo la loro coscienza.
D'altra parte i recettori dovrebbero assumere un atteggiamento vigile di discernimento, pronti anche a far sentire la loro voce attraverso i canali opportuni.
Al potere politico spetta il compito di sostenere la libertà effettiva dei cittadini e dei gruppi sociali in campo culturale.
Esso deve tutelare il pluralismo dell'informazione, perché l'opinione pubblica possa formarsi liberamente e documentarsi.
Occorre evitare che ristrette oligarchie si spartiscano le agenzie di produzione e di distribuzione; semmai bisogna privilegiare i soggetti sociali senza scopo di lucro.
La comunità cristiana trova nei mezzi di comunicazione uno strumento prezioso per l'evangelizzazione, per la comunicazione intraecclesiale, per la giusta risonanza da dare alle esperienze umanamente positive.
Il giornalismo cattolico è chiamato a mettere la sua competenza professionale soprattutto a servizio dei testimoni e dei fatti significativi della vita.
La "buona notizia" passa attraverso la diffusione della conoscenza del bene e attraverso la formazione di coscienze libere e responsabili.
1163 Il cristiano è consapevole di avere una speciale responsabilità negli ambiti deputati a elaborare e a trasmettere la cultura: scienza, arte, scuola, comunicazioni sociali.
Indice |
13 | Gaudium et Spes 36 |
14 | Gaudium et Spes 34 |
15 | San Giovanni Bosco, Epistolario, 4, 209 |