Convegno ecclesiale di Verona |
16 ottobre 2006
Eminenze ed Eccellenze Reverendissime, egregi delegati al 4° Convegno nazionale della Chiesa italiana, carissimo padre Flavio Roberto, Pastore della nostra Chiesa di San Zeno, Autorità, carissimi ospiti della nostra città, cari concittadini, la città di Verona è onorata di poter ospitare il 4° Convegno Ecclesiale Nazionale, che rappresenta un momento di altissimo valore e grande importanza non per la sola comunità dei credenti, ma per l'intero Paese.
È con gioiosa trepidazione che tutta la città partecipa a questo Convegno e ne attende fiduciosa i risultati.
Devo innanzitutto esprimere un caloroso ringraziamento alla Conferenza Episcopale Italiana, e in particolare al suo Presidente Card. Camillo Ruini, per aver scelto Verona - dopo Roma, Loreto e Palermo - per questo appuntamento che resterà vivo e indelebile nella nostra memoria, sia per il dono che a tutti noi farà il Santo Padre Papa Benedetto XVI per la visita che ci riserverà, sia per la forza del messaggio che sarà indirizzato da Verona per il prossimo decennio non solo ai cattolici italiani ma a tutti gli uomini di buona volontà.
E il ringraziamento per questo incontro si aggiunge alla riconoscenza che tutti noi, abitanti di questa città, dobbiamo alla Chiesa e ai suoi testimoni più cari alla nostra terra.
Verona ha avuto dal passato un'eredità fatta di solide radici di fede e una tradizione illustre di santi dalla straordinaria vocazione profetica, che hanno dato a Verona e al mondo intero istituzioni missionarie, sociali e assistenziali ancor oggi di grande vitalità.
Verona vede quotidianamente moltiplicare le occasioni per accrescere la propria ricchezza morale, umana e sociale per l'operato di quei testimoni del messaggio di Cristo.
Di questo sono consapevoli tutte le istituzioni della città che hanno quindi maggiori stimoli, ma anche crescenti responsabilità nel seguire con attenzione le linee proposte da questo Convegno.
Siamo convinti della necessità di indicare nuove strade per vincere le ansie del nostro tempo, in un mondo purtroppo ancora lacerato e profondamente segnato dall'egoismo e dall'individualismo: strade nuove eppure antiche come il messaggio evangelico: « Vi do un comandamento nuovo » ( Gv 13,34 ).
Questo è un tempo in cui troppo spesso si percepisce lo smarrimento del senso della storia, dello scopo della vita e del valore stesso dell'esistenza.
Tuttavia l'incertezza del clima culturale e sociale non giustifica il pessimismo, perché già si raccolgono segni importanti che alimentano la nostra speranza, quali la crescente apertura dei popoli gli uni verso gli altri, la riconciliazione tra nazioni per lungo tempo ostili e nemiche, l'impegno e la sensibilità per il generale riconoscimento dei diritti inalienabili dell'uomo.
È tuttavia ancora forte la tendenza alle divisioni e alle lacerazioni in moltissimi settori della nostra società, e non solo nella vita politica.
Tutti, e crediamo anche i medesimi protagonisti delle lacerazioni, sono consapevoli del pericolo e degli effetti negativi di questo stato di tensione, che rischia di determinare una sorta di assuefazione agli stessi conflitti, siano essi nella politica, o tra le parti sociali, o tra diverse culture, o persino dentro le nostre stesse famiglie.
Tutto ciò crea sofferenza e a questo non ci rassegniamo, ma cerchiamo con forza le strade per garantire alle nostre famiglie, alle nostre comunità cittadine e all'intero Paese una vera coesione in un clima di solidarietà e di fratellanza che salvi davvero l'uomo.
Oggi, per superare i conflitti e perseguire questa fratellanza, le e comunità territoriali, le istituzioni pubbliche, economiche e culturali, devono saper raccogliere il contributo della comunità dei credenti in Cristo e delle istituzioni delle Chiese locali che, in Verona come in tutto il Paese, assicurano a tantissimi cittadini un aiuto materiale e spirituale sovente insostituibile.
Ma la comunità civile si arricchisce non solo per queste quotidiane testimonianze, ma anche dei grandi momenti di riflessione e di lancio di future prospettive che la Chiesa italiana ogni dieci anni offre al nostro Paese: questo è un segno di speranza prezioso per tutti, perché ci aiuta a superare la rassegnazione e il diffuso pessimismo verso cui ci spinge il clima sociale e culturale del nostro tempo.
È quindi importante che la comunità civile, in tutte le sue articolazioni - dalle famiglie ai corpi intermedi fino alle pubbliche istituzioni - mantenga e accresca un atteggiamento propositivo e responsabile per affrontare con fiducia i grandi problemi che abbiamo di fronte.
E più larga e convinta sarà la diffusione dei valori umani e universali difesi dalla dottrina sociale della Chiesa, e più sarà efficace l'azione a difesa della dignità della persona umana, della giustizia sociale, della solidarietà ancor oggi tiepida di fronte ai drammi dell'esclusione sociale, della pace vera tra i popoli.
Sono questioni urgenti che richiamano specialmente alla pubblica autorità il senso del bene comune in nome della civiltà dell'amore e della vocazione alla difesa soprattutto dei deboli e degli ultimi.
E qui viene l'impegno di ciascuno di noi, per dare di questi valori coerente testimonianza, perché ogni comunità non cresce senza l'apporto di ciascuno dei suoi membri.
Siamo quindi convinti che dal Convegno di Verona possa nascere una nuova stagione dove i laici riprendano vigore, illuminando le realtà temporali partecipando attivamente e con la consapevolezza non solo di aver qualcosa da dire e da dare, ma anche qualcosa da ascoltare e da ricevere.
I laici cristiani, traducendo storicamente gli insegnamenti evangelici e del magistero in termini comprensibili e accettabili per tutti i cittadini, possono così porre le premesse per un dialogo nella società odierna concretamente finalizzato sugli obiettivi della libertà, della dignità umana e della giustizia sociale.
Questo impegno di partecipazione dei laici in ogni ambito della nostra società avrà il benefico effetto di creare slancio in tutti gli uomini di buona volontà nell'essere protagonisti, nelle piccole come nelle grandi realtà, e scoprire così che, attorno al messaggio di speranza che scaturirà dal Convegno, tutte le componenti sociali si possono ritrovare in una rinnovata fratellanza.
Ecco perché c'è grande attesa per questo Convegno, non solo per Verona ma per ciascuna delle città italiane qui convenute e rappresentate dai loro pastori e dalle delegazioni cariche delle speranze, delle proposte e delle attese delle comunità territoriali unite da un forte impegno: « Testimoniare Cristo risorto speranza del mondo ».
E infine il dono più bello e prezioso che il Convegno porterà alla nostra città: la visita di Sua Santità Benedetto XVI.
La città si è preparata con un impegno generoso e corale per un appuntamento che resterà indelebile nella nostra memoria, così come avvenuto per la visita di Giovanni Paolo II nel 1988.
La sua presenza ha da tempo creato un senso di attesa in tutti, dalle parrocchie alle scuole alle istituzioni agli addetti ai servizi, che con generosità hanno lavorato per dare l'accoglienza migliore al successore di Pietro.
Ma soprattutto è la nostra gente, di ogni condizione, che ricerca con trepidazione questo momento per cogliere dalla parola del Santo Padre motivi di fede, speranza e forza per lo spirito.
Di questo siamo davvero grati al Santo Padre, come grati dobbiamo essere a padre Flavio Roberto, Pastore della Chiesa di San Zeno, che ha sapientemente guidato la nostra comunità veronese ad un incontro capace di rafforzare le nostre coscienze e di portare segni di amore e di carità fraterna nella nostra terra.
Verona, con le sue nobili tradizioni cattoliche, con le sue istituzioni impegnate a perseguire con coraggio e responsabilità il bene comune, porge così il suo caloroso augurio a questo Convegno per il bene che porterà ai veronesi e all'intero Paese, per un mondo di autentica pace.
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