Convegno ecclesiale di Verona

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Gruppo di studio 20 Ambito: tradizione

Sintesi dei lavori

Moderatore: Ruggero Eugeni, professore straordinario di semiotica dei media all'Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano

Segretario: don Ugo Dovere, professore di storia della Chiesa all'Università degli studi « Suor Orsola Benincasa », Napoli

17-18 ottobre 2006

1. Considerazioni generali

Il termine « tradizione » è dotato di dimensioni differenti, che tuttavia devono essere pensate congiuntamente.

La tradizione è insieme oggetto e processo, deposito ed esperienza: i suoi contenuti non sono indipendenti dai processi che li trasmettono.

Essa è patrimonio della Chiesa ma anche dinamica propria di ogni cultura: implica un processo di dialogo e di inculturazione della fede.

La tradizione appartiene al singolo ma anche alle comunità: innesca una relazione vitale tra i soggetti e le loro comunità di appartenenza, e valorizza l'operato di ogni cristiano.

Infine la tradizione indica passaggio ma anche costituzione di identità: il trasmettere presuppone e genera un raccontarsi.

2. Una riflessione sull'esperienza

Sullo sfondo di queste considerazioni le riflessioni sulla tradizione si sono orientale in due aree: l'edificazione della comunità cristiana e l'annuncio del Vangelo.

È stata comunque sottolineata l'assoluta continuità tra le due aree.

Per ciascuna area sono affiorati due nuclei tematici.

2.1. Tradizione ed edificazione delle comunità cristiane

Un primo nucleo tematico riguarda ; luoghi, le occasioni, i meccanismi della trasmissione della memoria individuale e collettiva.

A partire da una crisi della storia e della memoria tipica del nostro tempo, appare urgente restaurare luoghi di trasmissione della memoria: la memoria culturale in senso ampio, ma anche quella delle comunità e dei singoli.

Se la famiglia è il primo luogo di confronto tra generazioni e di racconto di storie ( comprese le storie di esperienza della fede ), la comunità ecclesiale può porsi come luogo ulteriore a tre livelli.

Il primo livello è dato da occasioni di racconto e testimonianza delle singole esperienze, nell'incontro tra giovani e anziani.

Il secondo livello è dato da un recupero della memoria collettiva delle Chiese locali.

Il terzo livello è dato dalla valorizzazione di alcune forme « tradizionali » della religiosità popolare: feste, forme di pietà, pellegrinaggi che ricordano storie collettive.

Forme devozionali e appuntamenti liturgici di cui talvolta si è perduto il senso e che vanno rivitalizzate ( ciò che può implicare una riconversione dei fedeli ).

In tutte queste occasioni le Chiese devono imparare a raccontarsi.

Un secondo nucleo tematico riguarda il ruolo del laicato all'intemo della comunità e la sua formazione.

C'è l'esigenza di comunità adulte diffuse, di identità cristiane solide ma non elitarie.

Questo essere adulti allude a un essere « vertebrati », a una capacità di autosostenersi del fedele laico che lo rende al limite disponibile a migrazioni e spostamenti; ma al tempo stesso dice di individui non isolati, ma collegati a una comunità sintonica: è la comunità che sostiene l'opera di traditio del singolo.

Emergono due punti chiave.

Il primo è quello del confronto fra tradizioni differenti all'interno delle comunità, e dunque del dialogo sereno e aperto tra carismi, movimenti, gruppi differenti.

Il secondo punto riguarda la formazione dei giovani e degli adulti.

Formazione differenziata e continua che tenga però conto di alcuni punti « critici »: in particolare la preparazione all'iniziazione cristiana e il momento del matrimonio e della maternità/paternità.

È stato sottolineato a più riprese che tanto il dialogo all'interno delle comunità quanto i processi formativi continui non possono che radicarsi nella liturgia e nella lettura meditata della Parola.

Un'attenzione formativa particolare è stata richiesta per gli stranieri cattolici che chiedono di essere inseriti a pieno titolo nelle attività delle parrocchie.

Infine la nuova attenzione formativa dei laici deve sintonizzarsi con un rinnovamento della formazione dei presbiteri nei seminari.

2.2. Tradizione e annuncio del Vangelo

Un primo nucleo tematico, riguarda la rilevanza dello strumento del dialogo e di un particolare stile relazionale nell'annuncio.

Il dialogo è strumento indispensabile sia all'interno delle comunità ecclesiali, sia tra queste e le altre religioni, sia tra queste e il mondo.

Dialogo non solo come strumento di testimonianza, ma come luogo di ricerca e rafforzamento della propria identità, incontro con l'altro e scoperta di sé.

Il dialogo implica un particolare stile di relazione che dovrebbe improntare sia il comportamento dei singoli che quello delle comunità.

I tratti dominanti di questo stile sono verità, schiettezza, perdono, capacità di mettersi in discussione, pazienza e accoglienza.

Lo stile della relazione, i suoi aspetti non verbali che toccano direttamente l'affettività e la sensibilità dell'altro sono un primo indispensabile strumento di annuncio; strumento particolarmente importante in un contesto culturale quale il nostro, che valorizza le qualità sensibili dell'esperienza.

Accoglienza, creatività e collaborazione comune sono i tratti attesi anche per le comunità nel loro insieme.

Un secondo nucleo tematico riguarda ; linguaggi dell'annuncio, l'elaborazione culturale e la relativa formazione.

I linguaggi non sono separabili dagli insiemi culturali complessi di cui fanno parte: l'annuncio deve continuamente essere ridetto non solo con parole nuove, ma all'interno di nuovi insiemi complessi di saperi, valori, rappresentazioni e forme di esperienza.

Ritorna il ruolo fondamentale dei laici, che vivono nel mondo e sono immersi nella cultura del mondo.

L'indispensabile lavoro di discernimento deve partire da un atteggiamento sereno e ottimistico, che sappia leggere e operare la traditio fidei all'interno del più ampio dinamismo di trasmissione, riproduzione e trasformazione della cultura contemporanea.

Su questa base si potrà operare un annuncio progressivo e differenziato ma non edulcorato ( annuncio del Cristo crocifisso prima che risorto ) che conduca a una indispensabile esperienza personale di preghiera e ascolto della Parola.

Particolarmente urgente appare in questo senso un rilancio della pastorale giovanile, anche all'interno delle scuole.

Un compito delicato è quello della formazione dei formatori ( professori, catechisti ecc. ), cui spesso mancano gli strumenti culturali per attuare un annuncio efficace.

3. Un approccio pastorale integrato

Sulla base delle considerazioni del paragrafo 2 sono emerse alcune proposte pastorali che si connettono per vari aspetti agli altri ambiti:

a) studiare forme di coinvolgimento degli anziani nella vita delle comunità, sia per affidare loro intenzioni di preghiera elaborate dalla comunità, sia per impegnarli in incontri di trasmissione di memoria con i giovani ( —> cittadinanza ),

b) recuperare e rivitalizzare forme di pietà tradizionali, soprattutto se legate a episodi di storia locale ( —> lavoro e festa );

c) valorizzare il patrimonio dei beni culturali locali ( abbazie, pievi, archivi, musei diocesani ecc. ) come tracce della storia della comunità ( —> cittadinanza );

d) costruire occasioni di dialogo e di confronto tra movimenti, gruppi, cristiani comuni;

e) costruire solidi percorsi di formazione per i giovani e i giovani adulti che, come una sorta di catecumenato, accompagnino e marchino alcuni momenti chiave dell'esistenza: l'iniziazione cristiana, il matrimonio e la genitorialità, l'inserimento di cristiani non autoctoni ( ---> fragilità );

f) dedicare una particolare attenzione formativa alle tecniche del dialogo e agli aspetti della comunicazione non verbale e dell'affettività che reggono e qualificano le relazioni interpersonali ( —> vita affettiva );

g) costruire occasioni di elaborazione culturale diffuse e vicine ai problemi, alle esperienze e alla sensibilità delle comunità concrete.

La nuova fase del progetto culturale deve prevedere la concentrazione su alcuni temi chiave e la diffusione capillare di un metodo che permetta una elaborazione culturale da parte delle comunità ( e non una pura ricezione di temi e riflessioni già elaborate ), una « appropriazione del senso » rispetto al panorama spesso confuso del presente ( —> cittadinanza ).

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