Convegno ecclesiale di Verona |
Moderatore: fr. Enzo Biemmi, religioso, Verona
Segretario: Chiara Michelini, dirigente scolastico, San Ippolito ( PU )
17-18 ottobre 2006
La riflessione si è sviluppata a partire dalle relazioni ascoltate nella giornata.
Alcuni componenti hanno espresso rilievi critici nei riguardi della relazione di ambito.
Il gruppo ha espresso l'esigenza di interpretare la traditio nei suoi due versanti costitutivi e non disgiungibili: quello della fedeltà al deposito della fede, così come ci è giunto dalla testimonianza ecclesiale, e quello dell'esperienza di vita cristiana, che essa genera continuamente.
Sul primo versante il gruppo ha fortemente sottolineato che non c'è traditio senza ascolto della Parola da parte della comunità ecclesiale, chiamata a fondare e rifondare continuamente su di essa la propria identità.
Sul secondo versante il gruppo ha evidenziato che la traditio non è da intendere primariamente come comunicazione intellettuale e razionale, ma come porre in essere le condizioni perché si possa fare esperienza della Parola.
A partire da questa consapevolezza il gruppo ha fatto emergere la necessità di assumere pienamente l'esigenza della mediazione culturale e, in essa, della coniugazione coerente degli strumenti, dei linguaggi e dei mezzi, rispetto agli scopi, ai valori, alle finalità.
Soggetto della traditio così intesa è la comunità ecclesiale nel suo insieme.
In particolare viene ribadito:
- il ruolo fondamentale della famiglia, oggi così fragile ed esposta, ma pur sempre luogo primario di educazione alla fede e di trasmissione di valori;
- la comunità civile con le sue tradizioni e le sue contraddizioni;
- i laici e in particolare il ruolo fondamentale delle donne nella custodia e nella trasmissione della fede.
Il luogo in cui la comunità è chiamata a esprimere il suo mandato è il mondo, non il tempio, il mondo della quotidianità, della ferialità, ma anche il mondo di cui il gruppo coglie le domande pressanti e le emergenze.
In particolare vengono ripetutamente evocati i temi dei giovani, della disgregazione familiare, delle migrazioni.
Entro questo orizzonte il gruppo ha indicato la necessità di recuperare l'ispirazione del piano pastorale Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia e dei documenti successivi sulla parrocchia dal volto missionario, sul primo annuncio e le tre note sull'iniziazione cristiana.
Tale ispirazione ci chiede una nuova capacità di implantatio evangelii nell'attuale cultura.
La traditio, al di là delle sue forme, dei suoi linguaggi e dei suoi metodi, esprime fondamentalmente un'autentica passione per l'uomo e la donna di oggi e si traduce in una incessante cura educativa.
Nella seconda sessione di lavoro il gruppo si è lasciato interrogare da una domanda: « Il grembo materno della Chiesa è sterile o è ancor fecondo? ».
Nella ricerca della risposta è maturata la consapevolezza che la vita è già presente nel mondo per l'azione della Grazia.
La Chiesa è chiamata a riconoscere i semi del Verbo presenti nella storia, in ogni uomo, in ogni donna e in ogni cultura.
La traditio della Chiesa si configura, perciò, come un « e-ducare », cioè come un servizio all'azione della grazia che agisce in tutte le persone e in tutti i contesti di vita.
Questo implica tre dimensioni fondamentali della traditio cristiana.
Perché il richiamo alla Parola di Dio non diventi un riferimento puramente teorico, è necessario ricordare che essa è anzitutto da intendere come relazione stabilita da Dio Padre con noi, attraverso il Figlio suo, la Parola fatta carne.
È a questa relazione che la traditio cristiana introduce ed educa.
Ciò richiede un cammino serio di formazione biblico - teologica permanente sia da parte dei laici ( non solo quelli addetti ai lavori ), sia dei presbiteri.
La mediazione culturale della traditio cristiana chiede fedeltà all'ispirazione della Gaudium et spes e, in essa, della lettura del rapporto di reciprocità Chiesa - mondo: la Chiesa ha molto da dare e molto da ricevere.
Ciò comporta un atteggiamento positivo nei confronti del tempo che viviamo e di cui condividiamo aspirazioni e contraddizioni.
La Chiesa è così chiamata a essere popolo di Dio essendo nel mondo, non di fronte al mondo.
Allo stesso tempo essa è consapevole di essere depositarla del dono del Vangelo, chiamata a testimoniarlo sia in modo silenzioso, attraverso la santità della sua vita, sia nelle forme esplicite e intellettualmente espresse.
Questa duplice testimonianza, esplicita e implicita, dovrà saper parlare i linguaggi comprensibili a tutti e in tutti i contesti, manifestando così il suo carattere popolare autentico.
L'atteggiamento positivo nei riguardi della storia che viviamo aiuta la Chiesa a evitare il rischio dall'autoreferenzialità, e a considerare la pluralità delle culture e dei contesti come dono di Dio, che chiede il discernimento, vale a dire la capacità di riconoscere il suo agire dentro ogni uomo, ogni donna e ogni cultura.
Va infine ricordato come la testimonianza del Vangelo è opera di tutta la comunità, in quello spirito di comunione e di corresponsabilità richiamato dalla Lumen gentium, tramite la valorizzazione di tutti i carismi e ministeri.
Sul piano pastorale ed educativo la traditio cristiana si presenta fondamentalmente come una relazione di prossimità, in cui farsi carico delle persone in tutti gli aspetti della loro umanità, dal corpo all'interiorità, superando le fratture tra intellettuale, affettivo ed esperienziale.
Tutto questo comporta di proseguire nel rinnovamento della catechesi italiana, in particolare per quanto riguarda l'iniziazione cristiana e la catechesi degli adulti, recuperando il carattere esperienziale, catecumenale e mistagogico della traditio cristiana.
Linguaggio, metodi e contenuti della catechesi sapranno intercettare i problemi, le domande e le aspirazioni degli uomini e delle donne di oggi.
Interrogandosi sul compito ecclesiale della traditio il gruppo ha sentito la necessità di individuare i criteri che orientino le scelte per una pastorale che sia:
- incarnata ( attenta al contesto e capace di considerare i soggetti, non come meri recettori, ma come luogo teologico in cui la Parola prende carne );
- ordinaria ( in grado di mostrare l'incidenza della fede nelle esperienze quotidiane della vita );
- laicale ( capace di riscoprire l'indole secolare della Chiesa ).
Le proposte relative al nostro ambito sono state raccolte attorno a una serie di priorità.
1. La scelta dei poveri.
Chiediamo che la nostra Chiesa sia in grado di ascoltarli più che servirli, considerandoli non come oggetto di carità, ma come soggetto ecclesiale, portatore di una Parola di Dio.
2. I disagi emergenti.
Accanto ai poveri sono state evocate le numerose e molteplici situazioni di disagio vissute dagli uomini e dalle donne del nostro tempo: la solitudine, l'affettività ferita o carente, la fatica della ricerca di senso per le giovani generazioni nella società ipercomplessa, la famiglia disgregata e sola.
3. La scuola e gli ambienti di cultura.
Si chiede di valorizzare e sostenere il grande impegno educativo che molti cristiani spendono nella scuola, sia essa pubblica, sia essa cattolica.
La scuola infatti appare come luogo trasversale delle grandi dimensioni della vita umana: degli affetti, delle fragilità, del lavoro e della festa, di tradizione e di cultura, di cittadinanza.
In particolare occorre farsi attenti alle forme di disagio che in essa emergono.
4. La parrocchia.
Essa rimane casa e scuola di comunione, nella quale sono chiamate a incontrarsi tutte le realtà ecclesiali, per un progetto pastorale integrato.
5. Il rinnovamento della catechesi in prospettiva missionaria.
Tenendo conto del cambiamento culturale occorre che la catechesi italiana riprenda il suo progetto iniziale, formulato nei catechismi della CEI, imprimendo una trasformazione in chiave missionaria che passi dalla fede supposta alla fede proposta.
In questa prospettiva sono da recuperare la dimensione catecumenale, il primo annuncio e la valorizzazione della religiosità popolare, anche in chiave interreligiosa e interculturale.
6. Il cambiamento del linguaggio e dei modi.
Occorre raggiungere gli uomini e le donne del nostro tempo parlando loro con un linguaggio a essi familiare e comprensibile.
In quest'ottica va dato maggiore rilievo al linguaggio dei media.
7. L'impegno dei laici negli ambienti di vita.
Si ritiene fondamentale per il compito della traditio cristiana che venga incoraggiato e sostenuto l'impegno laicale quotidiano, in particolare quello di quanti sono nella scuola, nell'università e nella vita politica.
Per questo motivo è centrale la formazione degli educatori.
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