Convegno ecclesiale di Verona |
Moderatore: Pierpaolo Triani, ricercatore di didattica generale all'Università Cattolica del Sacro Cuore, Piacenza
Segretario: Vincenzo Morgante, caporedattore RAI, Palermo
17-18 ottobre 2006
Si è cercato, a partire dalla sintesi dei contributi diocesani, di condividere i diversi approcci al tema.
Si possono sintetizzare i molteplici elementi emersi in cinque punti:
a) riferimenti fondamentali;
b) nodi;
c) forme del nostro tempo;
d) domande;
e) attenzioni e prospettive.
Iniziamo dai riferimenti fondamentali: la tradizione è per la vita delle persone; è una realtà dinamica che ha dei luoghi sorgivi: Parola, liturgia, carità, comunione.
La tradizione troppo spesso è concepita semplicemente come dottrina: essa, invece, va ripensata nell'ottica di una verità che si racconta, della proposta e della testimonianza personale, cominciando dalla valorizzazione del modello dell'iniziazione cristiana.
I nodi:
l'avanzare di una cultura antiumanistica che sottolinea l'urgenza di un ripensamento del modello antropologico accanto a una lettura della situazione e delle trasformazioni in atto;
la diffusione di una religiosità generica;
la carenza di tempi per curare le relazioni significative tra le persone a partire dalla comunità ecclesiale e dalla famiglia;
la difficoltà di incidere sul sistema dei media attraverso una presenza qualificata che possa rinnovarne dall'interno le logiche;
la difficoltà a elaborare forme di trasmissione della fede capaci di parlare alle diverse generazioni anche in considerazione della perdita di significatività del mondo adulto.
Le forme del nostro tempo:
centralità delle emozioni;
l'importanza della dimensione relazionale;
la pervasività delle forme di comunicazione e il rischio connesso di banalizzazione delle parole cristiane;
la rilevanza della narrazione;
la permanenza, sia pure tra mille difficoltà, di una religiosità popolare plasmata dal cristianesimo;
la ricchezza di una tradizione culturale e civile ispirata dalla vita cristiana.
Le domande:
come coniugare i tempi « lunghi » della crescita spirituale con i tempi della proposta formativa e i ritmi della quotidianità?
Come mai i luoghi e le forme tradizionali della comunicazione della fede sembrano poco attraenti?
Perché la comunicazione della fede appare segnata da una carenza di entusiasmo?
Come mai le professioni che hanno maggior peso comunicativo ( ad es. insegnanti, giornalisti, architetti … ) non riescono a essere significative occasioni di testimonianza cristiana?
Attenzioni e prospettive: non si da tradizione viva senza un'esperienza di fede e l'appropriazione personale dei contenuti; la trasmissione della fede chiede comunità capaci di proporre l'esperienza credente ed essere compagnia affidabile; è necessario che le comunità sappiano interpellare le coscienze attraverso l'attenzione alle forme della vicinanza e della prossimità, agli strumenti e ai linguaggi della comunicazione che siano rivolti alla ragione ma anche al cuore.
Il tema della tradizione reclama un'attenzione competente a questo tempo, uno sguardo educativo a vasto raggio nella consapevolezza che la tradizione è questione più ampia dell'educazione delle giovani generazioni.
Interpella un'attenzione alle differenze territoriali delle diverse Chiese locali.
Chiede inoltre di accrescere la corresponsabilità e la logica di rete tra i diversi attori interessati.
È necessario ripensare le forme di presenza e testimonianza negli ambiti educativi, principalmente nella scuola e nell'università.
Le prospettive emerse si radicano nella certezza che la forza del Vangelo ci precede e ci sostiene.
Dal dibattito, in rapporto alle domande della scheda, sono emersi una pluralità di elementi riferiti sia a un'analisi della realtà sia a una progettualità.
Per questo si è pensato utile sintetizzare il confronto attraverso diverse direzioni di lavoro, già presenti o da avviare, declinate attorno al verbo crescere.
Crescere:
nella prossimità ( è stata ricordata l'importanza di favorire gruppi di incontro a partire dalle famiglie );
nell'accoglienza ( curare la qualità relazionale dei momenti proposti dalla comunità ecclesiale e puntare a uno stile di identità dialoganti );
nella comunione ( il discernimento comunitario, la costruzione di un patto educativo a cui concorrano i diversi soggetti, la sottolineatura della ministerialità di alcune figure dentro la Chiesa, la circolarità tra le generazioni );
nella capacità di proposta cristiana ( capacità di intercettare e interpretare le domande di senso, puntare acontenuti essenziali, valorizzare l'ascolto della Parola );
nelle forme della proposta ( sia le forme basilari come la logica dell'iniziazione cristiana e la mistago gia, sia altre forme come il pellegrinaggio );
nella vita spirituale ( riproporre la centralità della preghiera e della vita sacramentale );
nella vita liturgica ( riconoscere la liturgia come linguaggio proprio della traditio cristiana );
nella pazienza dei tempi lunghi ( non cadere nella logica di ricercare risultati immediati );
nella competenza dei linguaggi ( valorizzazione dell'arte e dei beni culturali delle singole comunità, diffusione e rafforzamento della comunicazione cristiana nei media );
nella progettualità unitaria ( raccordo delle diverse proposte in uno sguardo pastorale condiviso, necessità di rafforzare la rete dei rapporti );
nella verifica ( considerare la validità e lo sviluppo degli sforzi messi in campo attraverso un confronto condiviso a partire dal progetto culturale lanciato da Palermo );
nell'accompagnamento ( aiutare la vita cristiana attraverso la proposta di regole di vita per le diverse età );
nel fascino della testimonianza ( saper mostrare la bellezza della fede attraverso i diversi linguaggi e la riproposizione dell'esemplarità dei santi );
nella rilevanza culturale ( uscire da un'impostazione apologetica per aiutare un'interpretazione cristiana dei fatti );
nella valorizzazione delle diverse soggettività ( centralità della parrocchia, peculiarità della famiglia, ruolo delle aggregazioni e delle scuole e università cattoliche ).
Nella fase di definizione delle proposte non è stato possibile concentrarsi sull'integrazione tra gli ambiti senza mettere in risalto proposte specifiche relative alla tradizione.
Per questo si ritiene opportuno distinguere tra proposte peculiari ( sempre comunque all'interno di una pastorale unitaria ) e proposte integrate.
Proposte peculiari:
superare un'impostazione strettamente catechistica per alimentare definitivamente, anche attraverso sperimentazioni, la logica dell'iniziazione alla vita cristiana e la mistagogia;
dare centralità anche culturale all'ascolto e alla conoscenza della Parola di Dio;
fare una verifica dei risultati del progetto catechistico della Chiesa italiana;
rilanciare e ripensare gli organismi partecipativi dentro la comunità ecclesiale;
accrescere la conoscenza dei contenuti della tradizione anche con un rinnovato coinvolgimento delle facoltà e degli istituti teologici;
sostegno alla formazione specialistica dei giovani attraverso borse di studio;
cogliere la presenza dell'immigrazione come una risorsa per costruire una comunità più profondamente cristiana, significativa nella proposta, aperta e fraterna nella relazione.
Proposte integrate:
porre al centro della vita della comunità l'amore fraterno e la logica del gratuito;
curare la liturgia come linguaggio fondativo della tradizione;
costituire esperienze di fraternità per i giovani e luoghi di riappropriazione della dimensione emotiva;
salvaguardare il valore della domenica come giorno della festa e della comunione tra tutte le esperienze ecclesiali;
curare la formazione degli adulti e il loro sostegno soprattutto nelle fatiche esistenziali;
rafforzare il sistema dei mass media cattolici come avamposto dell'evangelizzazione attraverso una presenza più capillare dei diversi strumenti ( settimanali, radio, tv, siti internet, agenzie ) nelle singole Diocesi;
riscoprire il ruolo dell'accompagnamento spirituale dei singoli in una logica di ricerca e approfondimento del proprio progetto di vita;
evitare il rischio del ripiegamento della comunità su se stessa per vivere esperienze missionarie nella vita concreta degli uomini d'oggi;
approfondimento della corresponsabilità tra laici e presbiteri.
La tradizione chiama in causa la vitalità delle nostre comunità, la capacità di generare continuamente alla fede lasciandosi ispirare dalla creatività dello Spirito che da la forza di vivere in pienezza, da testimoni di speranza, questo nostro tempo.
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