Io ho scelto voi

Indice

Cercare il diritto e la giustizia

La consapevolezza che la fedeltà a Dio esige la pratica della giustizia si fa sconvolgente parola di appello e di denuncia sulla bocca del profeta Amos.

Siamo durante il regno di Geroboamo II ( 783-743 a.C. ), tempo di sviluppo economico e di prosperità materiale per Israele.

Ma il benessere è di pochi.

Una classe di ricchi proprietari terrieri fa la propria fortuna sulle spalle dei ceti più deboli e poveri.

La potenza dei ricchi influenza anche la pratica della giustizia nei tribunali, così che i più poveri non trovano chi difenda i loro diritti.

La corruzione diventa strumento abituale nella corsa alla ricchezza.

Nei rapporti economici si fa uso indiscriminato della menzogna e della frode.

Banchetto di Assurbanipal, Ninive, 668-633 a.C.

Accanto a queste palesi ingiustizie trionfa però la coscienza di essere il popolo "eletto" da Dio, e in questa elezione si vuol vedere una sorta di garanzia della sua protezione in ogni caso, qualunque sia il comportamento del popolo.

Si moltiplicano i pellegrinaggi, le feste e le celebrazioni nei luoghi di culto; ma si tratta, più che altro, di espressioni di potenza e di presunzione, non di fede.

Dentro una società in cui si manifestano squilibri sociali e incoerenze nella vita religiosa, il profeta fa penetrare la sua parola tagliente come una spada.

Ricorda che, se Dio ha eletto il popolo, è perché si aspetta da esso un particolare impegno nel bene.

Di fronte all'ingiustizia, l'elezione diventa giudizio e castigo.

"Soltanto voi ho eletto fra tutte le stirpi della terra; perciò io vi farò scontare tutte le vostre iniquità" ( Am 3,2 ).

Amos invita, con tono ironico e sferzante, a continuare le pratiche del culto, ma ammonisce che Dio detesta tutte queste cose, perché nel paese non è più rispettato il diritto e non è più praticata la giustizia.

"Andate pure a Betel e peccate!

A Gàlgala e peccate ancora di più!

Offrite ogni mattina i vostri sacrifici e ogni tre giorni le vostre decime.

Offrite anche sacrifici di grazie con lievito e proclamate ad alta voce le offerte spontanee perché così vi piace di fare, o Israeliti, dice il Signore.

Io detesto, respingo le vostre feste e non gradisco le vostre riunioni; anche se voi mi offrite olocausti, io non gradisco i vostri doni e le vittime grasse come pacificazione io non le guardo.

Lontano da me il frastuono dei tuoi canti: il suono delle tue arpe non posso sentirlo!

Piuttosto scorra come acqua il diritto e la giustizia come un torrente perenne" ( Am 4,4-5; Am 5,21-24 ).

Offerta per un defunto, Zinjirli, VIII sec. a.C.

Consapevole che non c'è Dio dove non esistono rapporti giusti e veritieri tra gli uomini e dove non sono riconosciute le esigenze di vita dei poveri, il profeta lancia accuse e minacce tremende contro gli oppressori.

Si scaglia contro il lusso e la ricchezza sfrenata e avida.

"Guai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri sulla montagna di Samaria!

Essi su letti d'avorio e sdraiati sui loro divani mangiano gli agnelli del gregge e i vitelli cresciuti nella stalla.

Canterellano al suono dell'arpa, si pareggiano a David negli strumenti musicali; bevono il vino in larghe coppe e si ungono con gli unguenti più raffinati, ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano.

Perciò andranno in esilio in testa ai deportati e cesserà l'orgia dei buontemponi" ( Am 6,1.4-7 ).

Amos denuncia coloro che compiono parzialità e ingiustizie nei tribunali, dove i deboli non trovano ascolto.

"Essi sono oppressori del giusto, incettatori di ricompense e respingono i poveri nel tribunale.

Perciò il prudente in questo tempo tacerà, perché sarà un tempo di sventura" ( Am 5,12-13 ).

Pannello d'avorio, Nimrud, VIII sec. a.C.

Il profeta porta alla luce le frodi messe in atto nei rapporti economici.

Con forza ed irruenza grida che ogni ingiustizia è venire meno alla fedeltà di Dio.

"Ascoltate questo, voi che calpestate il povero e sterminate gli umili del paese, voi che dite: "Quando sarà passato il novilunio e si potrà vendere il grano?

E il sabato, perché si possa smerciare il frumento, diminuendo le misure e aumentando il siclo e usando bilance false, per comprare con denaro gli indigenti e il povero per un paio di sandali?

Venderemo anche lo scarto del grano".

Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe: certo non dimenticherò mai le loro opere" ( Am 8,4-7 ).

Ritrovare il volto di Dio, convertirsi a lui, significa cercare il bene, non il male.

È possibile una vita piena, quale Dio vuole donare agli uomini, solo ristabilendo e rinsaldando nuovi rapporti di giustizia e di fraternità, secondo le esigenze divine.

"Cercate il bene e non il male, se volete vivere, e così il Signore, Dio degli eserciti, sia con voi, come voi dite.

Odiate il male e amate il bene e ristabilite nei tribunali il diritto; forse il Signore, Dio degli eserciti, avrà pietà del resto di Giuseppe" ( Am 5,14-15 ).

Chi si farà portatore della giustizia di Dio, così da fare del mondo la casa della fraternità, il luogo dove le cose necessarie alla vita vengono equamente distribuite e condivise, dove i diritti fondamentali di ciascuno sono riconosciuti, l'attenzione premurosa va verso i poveri, gli indifesi, gli esclusi dal banchetto della vita?

Tributi, Persepoli, VI-V sec. a.C.

La via dell'esperienza, guidata dalla preghiera d'Israele e dalla voce dei profeti, apre nuovi orizzonti alla nostra esistenza.

Ma l'interrogativo rimane: qual è l'uomo capace di portare a compimento il disegno divino sulla creazione?

chi ci donerà la giustizia di Dio e ci darà la forza di viverla pienamente?

Indice