Venite e vedrete |
CCC nn. 2337-2359 ( vedi pure 2520-2527 ) CdA nn. 1050; 1080-1084 CdG1 pp. 83-86
Il progetto evangelico sull'amore ha un nome: castità.
Esso riassume gratuità, fedeltà, fecondità, apertura universale.
La castità non è qualcosa che riguarda soltanto chi ha scelto di vivere nella verginità o nel celibato: anche l'amore di due giovani sposi è chiamato a essere casto.
Ogni battezzato è chiamato alla castità: è una virtù per tutti, da vivere nelle diverse vocazioni.
Castità non è sinonimo di astinenza, né di sospetto verso tutto ciò che riguarda la nostra sessualità.
Castità non è il contrario di amore concreto e gioioso, ma piuttosto il contrario di amore possessivo, che vuole appropriarsi dell'altro, che lo colonizza come un terreno da sfruttare perché fertile di piacere; il contrario di un rapporto che vuole ottenere dall'altro ancora qualcosa per sé; il contrario di una passione priva di intelligenza, calore, tenerezza.
In questo senso la castità non è virtù difficile per pochi volonterosi, ma invito rivolto a tutti a imitare l'amore di Dio che crea, ama, salva, cura e conduce a pienezza la vita.
Un amore così non è rinuncia alle proprie capacità, bensì intelligente, appassionata, continua crescita verso mete che solo lo Spirito di Dio può farci intuire e tentare, qualunque sia la strada sulla quale saremo chiamati a incamminarci.
La castità è scelta di camminare verso l'amore vero, cioè verso una capacità profonda di dono totale di sé, senza divisioni interiori, senza compromissioni o diminuzioni.
Per questo è necessaria una disciplina di vita.
La castità si matura anche nella rinuncia che ogni scelta comporta.
La capacità di amare va educata: alla sincerità, alla gratuità, alla definitività, al perdono, al dono di sé.
In questa luce si comprende come il peccato sessuale in tutte le sue forme – pensieri, desideri, atti – sia prima di tutto un arresto libero e consapevole della crescita nell'amore, un rifiuto a restare fedeli alle sue esigenze di autenticità.
Il desiderio di possedere l'altro e il ripiegamento su se stesso sono minacce sempre in agguato.
Importante è dunque l'esercizio di una seria autodisciplina nelle espressioni del proprio affetto, per rendere il gesto del corpo sempre più trasparente alla verità della persona, alla comunicazione dei sentimenti.
Troppo facile è il pericolo che, anche tra due persone che pure si vogliono un bene sincero, il rapporto sessuale decada al livello di un gesto comandato dall'istinto egoista anziché dall'amore.
Altrettanta autodisciplina è richiesta perché lo scadimento nell'immaturità dell'autoerotismo o nelle forme devianti e commercializzate della prostituzione e della pornografia non falsifichi alla radice il significato di dialogo e di comunione proprio della sessualità, riducendo questa a puro strumento di piacere.
La castità diventa anche la strada da percorrere per chi, in forza di meccanismi difficili da decifrare inscritti nella profondità della persona, trova difficile orientare la propria sessualità e si sente attratto da persone dello stesso sesso.
La Chiesa non ignora il peso che devono sostenere questi nostri fratelli e, mentre espone con chiarezza la verità della sua dottrina, incoraggia a non desistere dalla lotta e a sperare.
Dio solo sa valutare le lacrime di molte cadute e la gioia di ogni piccola vittoria.
La castità richiede certamente vigilanza, ma non imprigiona la sessualità, bensì la libera, la fa essere vera.
E un ideale alto e tuttavia possibile, affascinante, perseguibile attraverso la familiarità con Cristo, con la sua Parola, con la Chiesa, nella dedizione generosa di se stessi.
Anche su questa strada è necessaria la penitenza, l'ininterrotto esercizio della conversione, la ripresa instancabile, pur sotto il peso delle molte infedeltà e delle molte debolezze che suggerirebbero il disarmo, la rassegnazione e il compromesso.
Il cammino diventa più facile quando possiamo incontrare una guida, che ci aiuti a scoprire i modi più giusti per esprimere la nostra fedeltà all'Amore.
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