La Chiesa italiana e le prospettive del Paese |
38. - Queste considerazioni e questi orientamenti, offerti in particolare alle comunità cristiane poste di fronte alle prospettive del Paese, non presentano nuovi programmi pastorali.
Richiamano piuttosto scelte che la Chiesa italiana ha già fatto negli anni '70 e che ora intende rendere permanenti e più operative.
E delineano un comune impegno a sviluppare ricerca e studio e a mettere in atto opportune iniziative a livello locale.
Potranno così stimolare una riflessione responsabile nelle parrocchie, nei vicariati, nelle diocesi, tra le associazioni e i movimenti dei laici.
Anche se per il momento è prematura una decisione, l'auspicio è che si possa in prospettiva ritrovarsi insieme, a livello regionale e poi nazionale, per un secondo convegno ecclesiale che ci consenta di rivivere e di sviluppare il convegno « Evangelizzazione e promozione urnana » del 1976.
Frattanto, ci sembra opportuno prevedere e incoraggiare a distanze più ravvicinate convegni nazionali periodici che, con una qualche sistematicità, ci consentano di approfondire i principali aspetti della presenza dei cristiani nel Paese e di sviluppare la dottrina sociale della Chiesa.
L'avvo di queste iniziative è già dato, con il prossimo convegno: « Dalla Rerum novarum ad oggi » ( Roma, 28-31 ottobre 1981 ).
39. - Ci preme inoltre confermare che la Conferenza Episcopale Italiana vede l'urgenza di altri impegni concreti, cui darà il suo massimo appoggio.
Ritiene innanzitutto che si debbano potenziare i centri e i servizi di formazione cristiana permanente e di educazione all'impegno sociale.
Pensa, poi, a un organico progetto di pastorale della cultura, che coinvolga responsabilità e competenze di intellettuali, dei centri universitari, degli operatori della comunicazione sociale.
Vede la necessità indilazionabile di una azione che consenta al quotidiano cattolico di svolgere il suo insostituibile ruolo nella Chiesa e nel Paese.
40. - Queste iniziative, ovviamente, saranno inserite nel quadro dell'azione pastorale che è già in atto nelle Chiese locali e che, comunque, deve rinnovarsi costantemente soprattutto per rendere più presenti nel Paese:
laici responsabili, capaci di fare storia nella luce del Vangelo;
famiglie cristiane consapevoli della loro vocazione e della loro missione;
una Chiesa che sappia far posto alle nuove generazioni e orientare le loro energie;
comunità cristiane che operino nel mondo del lavoro con nuove competenze;
cristiani capaci di operare nel territorio.
Questo nostro intervento è frutto di attenta riflessione, che il Consiglio Permanente ha avviato il 16-18 marzo scorso, con una prima sessione di studio, allargata ad altri Vescovi rappresentanti delle Conferenze Episcopali regionali.
È poi maturato nel corso della XVIII Assemblea Generale dei Vescovi italiani, riuniti a Roma dal 18 al 22 maggio.
Infine, è stato approvato dallo stesso Consiglio Permanente, nella sessione del 12-15 corrente mese.
Ora lo colleghiamo fiduciosamente alla ricorrenza dell'VIII centenario della nascita di San Francesco.
La testimonianza evangelica della sua povertà, della sua fraternità, della sua letizia, del suo amore a Dio e alle creature è entrata nella storia degli italiani e di tanti popoli.
Noi siamo chiamati a dare oggi la stessa testimonianza: di Chiesa e di cristiani che amano il paese e il mondo, e che di nessuna altra sapienza e potenza possono vantarsi, se non della croce del Signore Gesù Cristo, vita e speranza ultima per la famiglia umana.
Roma, 23 ottobre 1981.
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