Evangelizzazione e ministeri  

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Conclusione

Indicazioni e orientamenti

83. Le considerazioni che si sono esposte fin qui intorno al ministero di Cristo e della Chiesa, e ai ministeri nella Chiesa oggi, potranno essere utilizzate come traccia e stimolo per la presentazione del tema nelle comunità locali e per le applicazioni pastorali che ne potranno discendere.

Le completiamo con semplici e rapide annotazioni e raccomandazioni.

Speranze di frutti pastorali

84. Per l'intelligenza profonda dell'argomento e per la persuasione della sua immediatezza e validità pastorale, conviene portare in cuore due visioni.

La prima visione, che vorremmo amorosamente contemplare, è quella tratta dalla sacra Scrittura e dal magistero specialmente conciliare: la visione di una Chiesa che nell'armonia operosa delle sue membra e nello scambio fattivo dei suoi doni ripete come sposa il mistero del suo sposo, Cristo, ancella accanto al Servo, fatta tutta ministeriale.

È la visione che si è andati via via ricercando e ricostruendo lungo questa nostra trattazione, anche sotto la spinta degli impulsi che provengono dalla situazione sia socio-culturale e sia ecclesiale e che provocano a nuovi mezzi e metodi di evangelizzazione.

85. L'altra visione, non meno bella e non meno cara, e che conforta la prima con la testimonianza della sua attualità e fecondità, è quella dell'esperienza.

Non abbiamo lo spazio per riportare le voci, udite durante la nostra assemblea generale di maggio, circa le sperimentazioni in corso in parecchie diocesi.

Possiamo riferire di aver intravisto con gioia, grazie alla buona e tenace volontà di chi crede al concilio e si dona con amore a tradurlo in atto raccogliendone già i frutti, comunità ecclesiali nuove quali i tempi e le circostanze reclamano.

Tutti i nuovi ministeri - intendendo per nuovi il diaconato permanente, l'accolitato e il lettorato - si rivelano fecondi sul piano pastorale, capaci di animare e vitalizzare settori bisognosi che non devono sfuggire allo zelo della Chiesa.

86. Il diacono permanente - e la sua azione avrà anche maggiore influenza quando questo ministro sarà a tempo pieno - può fermentare la comunità, richiamandola al dovere pressante della carità, dell'assistenza, e della promozione umana, e spingendola e guidandola poi, con un'organizzazione adeguata, nei quartieri, nei caseggiati, negli abitati vicini e lontani, a suscitarvi gruppi sensibili alla Chiesa, o desiderosi di volerlo diventare.

87. L'accolito potrà avere la responsabilità di tutta l'attività liturgica della comunità: curare i vari gruppi, dai ministranti all'altare, piccoli e grandi, ai lettori, ai salmisti, ai commentatori, ai cantori, agli altri che si prestano per la buona accoglienza ai partecipanti; attendere alla preparazione e alla celebrazione delle varie solennità e feste, sia quelle dell'anno liturgico culminante nella pasqua come pure quelle sacramentali del battesimo, confermazione, eucaristia, celebrazione della penitenza, del matrimonio ecc.

Sarà il vero promotore laico della vita e dello spirito liturgico di cui dev'essere penetrata una comunità.

88. Altrettanto si dica del lettore, o del gruppo di lettori, responsabile ed organizzatore, al di fuori della liturgia, dell'attività catechistica e dell'attività apostolico-evangelizzatrice.

Il lavoro è impegnativo al massimo e i suoi orizzonti sono vastissimi.

È inutile enumerare tutto quello che di cura, di intelligenza, di cuore, di fatica e di tempo richiede un compito del genere, tanto per la catechesi dei fanciulli e dei giovani, quanto per la catechesi degli adulti, dei fidanzati, degli sposi; per la formazione delle èquipes di maestri e di animatori; per la creazione di strutture adeguate; e così via.

Il discorso può ripetersi per il lavoro di evangelizzazione proprio delle associazioni e dei movimenti apostolici, che devono accostare ragazzi, giovani ed adulti negli agglomerati in cui vivono, le scuole in cui studiano, le fabbriche dove lavorano, i luoghi dei loro ritrovi e divertimenti.

89. Siamo convinti che tali istanze spirituali e disponibilità pastorali, esigite dalle predette visioni di Chiesa, hanno bisogno di vera maturazione.

Le improvvisazioni moltiplicherebbero le istituzioni e le iniziative ma non farebbero crescere il corpo ecclesiale.

Allo stesso modo, anche l'immobilità, che ripetesse staticamente impostazioni ministeriali e pastorali rispondenti a tempi storici diversi dal nostro, rischierebbe di impoverire le nostre comunità.

Riteniamo perciò che si debba andare tutti insieme verso una Chiesa più condivisa nelle sue responsabilità e più partecipata nella sua missione salvatrice.

Questa mèta pastorale va prefigurata con graduali programmazioni e con armonica e convinta dedizione.

E, d'altra parte, chi dei presbiteri, parroci o coadiutori, non amerebbe - per la densità di popolazione o per la vastità di territorio della sua comunità, oltre che per interiore adesione alla visione ecclesiale riproposta dal Concilio - essere affiancato da laici competenti e consacrati agli impegni suddetti, pastoralmente tanto belli ma insieme tanto gravosi?

Coscienza diaconale

90. Certo, il raggiungimento dell'ideale descritto e la realizzazione di una Chiesa tutta ministeriale sono condizionati all'acquisizione, in ognuno, di una coscienza diaconale o di servizio.

Il cristiano non può vivere nè per sè nè a sè.

È un membro: appartiene al corpo, e deve avere, nella docilità allo Spirito Santo che lo anima, la disponibilità a servire questo corpo, che è il corpo di Cristo.

"Voi non appartenete a voi stessi" ( 1 Cor 6,19 ); "Siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri" ( Rm 12,5 ).

Da questa coscienza veramente ecclesiale, che dovremo in tutti i modi formare e promuovere, lo Spirito Santo potrà avere una maggior prontezza di corrispondenza alle sue indubbie chiamate e ai suoi doni, per il servizio nella Chiesa a vantaggio della salvezza degli uomini.

Pastorale vocazionale

91. La coscienza diaconale, una volta formata, non dispensa dal collaborare con lo Spirito Santo, presso le anime, per l'individuazione della propria vocazione.

Questa dovrà essere coltivata, nel suo sbocciare e nel suo maturare, con ogni cura e premura.

Sarà necessaria una intensificazione e una specializzazione della pastorale vocazionale, con l'impegno di tutti - comunità, famiglie, educatori, e soprattutto sacerdoti, nella missione dei quali rientra anche questa funzione ( cf. PO 11 ) - per prodigarsi nella cura delle chiamate che Dio rivolge alle anime in vista dei vari ministeri.

92. In particolare, sentiamo il bisogno di insistere per la pastorale delle vocazioni di speciale consacrazione, le sacerdotali anzitutto.

Occorre avere chiaro il quadro della ministerialità della Chiesa, con la gerarchia dei ministeri, le priorità e le necessità assolute di alcuni, la complementarità di altri, e la convergenza di tutti nell'unica missione.

"C'è nella Chiesa unità di missione e diversità di ministeri" ( AA 2 ).

L'aspirazione e l'entusiasmo di tanti fedeli verso i ministeri non ordinati non deve andare a scapito dei ministeri ordinati.

Questi, secondo la volontà di Cristo, sono per l'essere della Chiesa, quelli invece per il suo benessere.

Accresciamo la nostra fede e la nostra stima per i ministeri stabiliti da Cristo - vescovi, presbiteri, diaconi - ed impegniamoci con tutte le forze ad assicurarli, con rinnovato spirito e stile, alle nostre Chiese in proporzione delle accresciute necessità.

Sarà così più logico e più facilitato il sorgere e l'operare degli altri ministeri, per far maturare ai nostri giorni l'immagine conciliare di una Chiesa tutta ministeriale.

Discernimento dei candidati

93. Diremo di più.

Diremo che dovremo darci molto da fare ancora per suscitare vocazioni ai nuovi ministeri.

Quanto sopra abbiamo detto a proposito delle speranze che, in campo pastorale, l'introduzione dei nuovi ministeri suscita in tanti cuori, esime dal soffermarsi su questo dovere.

Preme piuttosto indicare alcuni criteri per il discernimento dei candidati ai suddetti ministeri.

È il vescovo che deve compierlo, di fronte all'azione invisibile dello Spirito Santo nelle anime.

Ma è opportuno che anche i fedeli non ignorino i segni che, oltre le attitudini e le competenze, permettono di riconoscere queste chiamate divine.

Il vescovo farà attenzione alle seguenti garanzie:

- la presenza della carità, che è il carisma eccellente e il più edificante atteggiamento interiore di servizio ( 1 Cor 12,31-13,13 );

- la professione della vera fede ( cf. 1 Cor 12,3 );

- la finalità e intenzione, limpida e sincera, di collaborare all'edificazione della comunità cristiana ( cf. 1 Cor 14,12 );

- la volontà della comunione, della convergenza, e della compartecipazione nell'esercizio del proprio ministero in armonia con tutti gli altri ( cf. Rm 12 e 1 Cor 12 ).

Solo così i ministeri lavorano per la pace, la forza e la fecondità della vita e della missione ecclesiale.

Apertura e fiducia nel futuro

94. Tutte queste considerazioni non avrebbero nondimeno alcun senso se non inducessero i cristiani a un atteggiamento spirituale, adeguato all'oggi che Dio dona e al domani che prepara, pieno di meraviglia alla sua Chiesa.

Se tanti fedeli, per una rinata coscienza di Chiesa, sentono acuto il desiderio di partecipare a servire e da soli si impegnano quasi inconsapevolmente in mansioni e prestazioni verso la comunità ecclesiale e civile, e se i ministeri corrispondenti a queste mansioni e prestazioni non sono altro che frutti e semi di grazia largamente gettati nei solchi del nostro tempo, il primo atteggiamento richiesto a tutti è quello dell'ammirazione e della gratitudine.

Dio è al lavoro anche ai nostri giorni, e riserva gioiose sorprese per i nostri occhi.

95. Non è men vero che si impone, specialmente ai vescovi, un atteggiamento di silenziosa considerazione ( cf. Gen 37,11 ), per saper vagliare, fra tante esperienze, quelle che sono buone e giovevoli ( cf. 1 Ts 5,19-21 ), e cogliere, fra tante voci, quelle che lo Spirito indirizza alle Chiese ( cf. Ap 2,7ss ), senza estinguerle.

96. Assicurando però queste premesse, in modo che "tutto avvenga decorosamente e con ordine" ( 1 Cor 14,40 ), si deve avere un atteggiamento di favore e di incoraggiamento per le nuove forme di responsabilità che sorgono nella Chiesa; di rispetto e di accoglienza nella responsabile libertà e della sana creatività con le quali si esprimono concretamente le odierne maniere della partecipazione e del servizio; di accettazione e di conferma, quando ne vien fatta richiesta per ministeri già praticamente esercitati.

97. È l'atteggiamento che possiamo imparare da Barnaba, inviato ad Antiochia per verificarvi la situazione: "Quando questi giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò, e, da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore" ( At 11,23-24 ).

È a questo atteggiamento che si deve una tappa della svolta decisiva nella vita della Chiesa apostolica.

Quello che anche a noi si impone, è un atteggiamento di fiduciosa e collaborante apertura verso il futuro in Dio, pur senza presumere di precederne i tempi e le forme: "Vedere la grazia, rallegrarsi, esortare a perseverare …".

Il resto, poi, e cioè l'istituzione o meno di altri ministeri, verrà o andrà da sè, secondo i piani imperscrutabili e talvolta sconcertanti dello Spirito ( cf. OA 37 ).

98. "Il disegno di salvezza di Dio, che è il mistero di Cristo, ossia il sacramento nascosto da secoli in Dio … non viene condotto a termine se non a poco a poco, mediante la collaborazione organica di diversi ministeri, che tendono tutti all'edificazione del corpo di Cristo, fintanto che non venga raggiunta la misura della sua età" ( PO 22 ).

Questo è uno dei quadri più belli della Chiesa, tracciato dal concilio.

La Chiesa sembra innalzarsi nel mondo grazie al contributo armonico dei diversi ministeri, quelli stabiliti da Cristo con le strutture sacramentali e quelli suscitati dalla libertà dello Spirito.

Impegno comune è di concorrere, anche noi, in umiltà e carità, all'edificazione di questa Chiesa.

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