Seminari e vocazioni sacerdotali |
La figura del sacerdote, così delineata, è soprattutto quella del presbitero diocesano, incardinato in una Chiesa particolare.
Oggi, comunque, non pochi sacerdoti tendono a ispirare la loro vita a varie correnti e forme di spiritualità.
Non intendiamo certo affermare inconciliabilità assoluta tra le diverse ispirazioni cui il presbitero diocesano può orientare la sua vita.
Vorremmo, però, che restassero chiari due principi:
- l'essere prete in una Chiesa particolare è, di natura sua, una condizione pienamente adeguata per vivere un'autentica spiritualità cristiana;
- ogni eventuale ispirazione alle altre forme di spiritualità deve consentire al sacerdote di essere veramente prete diocesano, al servizio di tutta la comunità cristiana.
39. - È nostro compito di Vescovi, inoltre, individuare e suggerire i possibili modi di testimonianza sacerdotale.
L'esercizio della nostra missione in ordine alle Chiese particolari ha portato in questi anni a scoprire nuove esigenze di collaborazione presbiterale al nostro ministero.
Fondamentali restano le forme di collaborazione nell'attività parrocchiale o nei servizi diocesani o super-parrocchiali o inter-parrocchiali.
Ma sentiamo anche l'esigenza di rendere presente il nostro ministero, mediante sacerdoti adeguatamente preparati, in quei settori della società che oggi stimolano la nostra sollecitudine pastorale:
pensiamo al mondo del lavoro,
alle zone crescenti e varie dell'emarginazione,
al mondo della cultura,
della scuola
e della comunicazione sociale,
per fare solo alcuni esempi espressivi della società italiana.
Contemporaneamente, l'approfondimento della nostra collegiale responsabilità verso tutte le Chiese del mondo ha acuito l'esigenza di uno scambio missionario di presbiteri, sia nell'ambito delle Chiese italiane sia con le Chiese di altre nazioni.
La sensibilità alle situazioni accennate ha dato origine a nuove forme di cooperazione presbiterale al nostro ministero.
Talvolta l'inesplorata novità di queste forme ha reso difficile la loro configurazione oggettiva, e ha creato il rischio soggettivo della precipitazione e dell'incomprensione.
40. - A questo proposito, mentre ci è caro esprimere stima e comprensione a quei presbiteri che danno valida prova in forme nuove di ministero, chiediamo loro di congiungere l'ardimento apostolico con la prudenza cristiana, con la vicinanza cordiale e l'obbedienza serena al Vescovo, con la comprensione pacata dei problemi oggettivi e dei pericoli soggettivi di certe scelte.
D'altra parte, chiediamo a tutti i presbiteri e alle comunità cristiane d'aiutare con la simpatia e con ogni possibile mezzo di sostegno quei preti che, in sintonia col loro Vescovo, stanno sperimentando nuove forme di testimonianza sacerdotale.
Un'approfondita coscienza dell'identità sacerdotale potrà contribuire ad allentare la tensione tra Chiesa e mondo, che spinge alcuni presbiteri ad entrare indebitamente nel campo degli impegni temporali, assumendo responsabilità dirette in attività politiche, sindacali o simili.
Una buona intenzione soggettiva e alcune oggettive condizioni sociali difficili si congiungono, in questi casi, con un'inesatta comprensione della vocazione del prete e con una teologia incompleta della missione della Chiesa.
I sacerdoti hanno il dovere di cercare una visione veramente cristiana dei rapporti tra evangelizzazione e promozione umana e di formarsi a una sincera coerenza con il loro proprio ministero.
Quest'ultima richiede che il presbitero si dedichi totalmente all'edificazione della comunità cristiana e all'animazione dei carismi, attraverso i quali i laici devono affrontare gli impegni temporali.
42. - Questo non significa escludere dalla missione del presbitero un sincero interesse e un fattivo impegno nell'ordine temporale.
Nella linea del suo ministero, egli può dare un grande contributo all'instaurazione di un ordine temporale più giusto, là specialmente dove i problemi umani dell'ingiustizia e dell'oppressione sono più gravi, mantenendo sempre intatta, però, la comunione ecclesiale ed escludendo la violenza, sia nelle parole, sia nei fatti, perché non è evangelica. ( Cfr. Sinodo dei Vescovi, 1971, Il sacerdozio ministeriale, I, 7 )
Il compito propriamente pastorale e apostolico del suo ministero spinge il presbitero a un profondo interesse per tutto ciò che può favorire l'unità e la fratellanza tra gli uomini, la ricerca della verità, la difesa dell'amore e della vita, la pace sociale, il sostegno e la crescita della libertà e della giustizia.
In questo compito, i laici possono veramente aiutare il presbitero.
Se essi assumeranno decisamente le loro responsabilità, sentiranno, da un lato, l'esigenza di trovare nel presbitero un punto di verifica e di confronto, e contribuiranno, dall'altro, a rendere più precise le relative competenze.
L'immagine di sacerdote che abbiamo ora presentato alle nostre comunità cristiane è un ideale di vocazione, che contiene in sé e comporta per l'esercizio del ministero un'imprescindibile esigenza di definitività.
Nel nostro tempo alcune difficoltà di ordine spirituale e pratico, congiungendosi con una concezione puramente funzionale del ministero ordinato, tendono ad intaccare l'esigenza di definitività.
Essa trova nella perennità del carattere sacramentale il fondamento reale e personale, ma si alimenta anche di continue motivazioni fondate sull'attenta considerazione di tutti quei tratti, anche d'ordine psicologico e storico, che delineano la figura del prete.
Nella sua radicale dipendenza da Cristo, egli è il segno della fedeltà con cui Gesù, buon pastore, si unisce alla Chiesa sposa, fino al dono della vita; e nelle profonde relazioni, che intesse con tutti i fedeli, egli è segno e riferimento di tutte le modalità con cui la Chiesa, offrendo il culto spirituale, si lascia guidare dallo Spirito sulla via di una sempre più radicale fedeltà al Cristo sposo e di una decisione sempre più completa alla missione verso gli uomini.
Occorre, quindi, che questa obiettiva natura della funzione presbiterale generi nella coscienza del prete un orientamento generoso all'incondizionata definitività, che diventi esemplare anche per le altre vocazioni cristiane.
44. - Un simile esempio può influire beneficamente anche oltre i confini della comunità cristiana.
Il clima spirituale del nostro tempo, proprio a causa del modello di società da cui deriva e di cui è espressione, mentre da una parte favorisce l'impegno entusiastico nei più svariati settori delle esigenze sociali, dall'altra però inclina al velleitarismo per insofferenza verso programmi a lunga scadenza e verso scelte definitive.
Il mondo giovanile risente spesso acutamente degli effetti di questa mentalità.
Il coraggio della definitività diventa allora un segno evangelico, che i cristiani devono saper produrre davanti al mondo.
Il prete, educatore della comunità nelle scelte pastorali e missionarie, deve dare per primo l'esempio nel saper correre i rischi derivanti dall'adesione coerente al Vangelo.
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