Seminari e vocazioni sacerdotali

Indice

II. - Il Presbiterato come forma autentica e originale di vita cristiana

28. - Il profondo rapporto tra il 'ministero' e la 'spiritualità' del presbitero

Il Vaticano II insegna che la spiritualità del presbitero prende progressivamente forma dalle caratteristiche stesse del ministero e non da radici esteriori o mediante giustapposizioni accidentali di servizio ecclesiale.

È certamente importante cogliere la prospettiva conciliare sul ministero ordinato e delineare la concezione del ministero presbiterale che si è maturata in questi anni nella coscienza di fede della Chiesa. ( Cfr. sopra nn. 8-27 )

Ma non basta.

Il passaggio dalla realtà del ministero alla sua feconda espansione spirituale non è semplicemente deduttivo o applicativo; esso richiede, piuttosto, una paziente opera 'dimostrativa', tesa cioè a mostrare come un'esistenza spesa nel ministero presbiterale costituisce una figura di vita cristiana autentica e originale.

Autentica, perché riunisce in sé tutti i fondamentali valori della vita cristiana.

Originale, perché li unifica secondo una forma inconfondibile, mediante polarizzazioni singolari, nelle quali attua, senza snaturarle o estenuarle, ma anzi esaltandole e precisandole, le sempre intatte possibilità di imitazione offerte dal multiforme mistero di Gesù Cristo. ( Cfr. sopra nn. 28-37 )

Quest'opera dimostrativa si imbatte in numerosi problemi concreti.

Gesù è la verità della storia, ma nella storia; quindi, ogni esistenza secondo lo Spirito si trova in tensione tra la storia normativa di Gesù e i mutevoli episodi della storia umana.

Anche la vita spirituale del sacerdote oggi incontra istanze complesse, che richiedono un illuminato discernimento spirituale.

In vista di questo discernimento, vogliamo dare, come Vescovi, il nostro contributo, proponendo alcuni orientamenti per la riflessione e l'attività dei nostri presbiteri e delle nostre comunità. ( Cfr. nn. 38-44 )

29. - La sequela di Cristo

La vita del presbitero, per la forza dello Spirito, che nel sacramento dell'Ordine specificamente la modella, come pure per i compiti grandi di ministro di Dio e della sua Chiesa e per i profondi legami sacramentali che la segnano, è tutta consegnata al Signore.

Essa di sua natura consente di tendere alla santità e di raggiungerla « secondo i propri doni e uffici », ( Cfr. LG 41 ) perché ogni genere di vita e ogni ufficio inducono a vivere la fede, la speranza e la carità secondo irripetibili modalità, ( Cfr. ivi. ) che rifrangono l'unica santità di Dio.

La spiritualità del presbitero nasce dal suo ministero, dal sacramento che lo fonda e dalla grazia sacramentale che l'accompagna; e di ciò si alimenta. ( Cfr. Sinodo dei Vescovi, 1971, Il sacerdozio ministeriale, II, 3 )

Anche la liturgia dell'ordinazione ricorda al candidato il rapporto intimo che intercorre tra il ministero del sacerdote e l'impegno della sua vita spirituale: « Renditi conto di ciò che farai, vivi il mistero che è posto nelle tue mani e sii imitatore del Cristo immolato per noi ».

Il carattere 'cristocentrico' d'ogni autentica vita spirituale si attua, quindi, pienamente nell'esistenza sacerdotale.

30. - Il presbitero, pur essendo pastore e maestro, tuttavia è sempre pecorella del gregge di Cristo e discepolo alla sua scuola; anzi, è costituito pastore per un atto e per uno scopo che intensificano la radicale dipendenza da Cristo.

Egli è maestro, presidente del culto, pastore, perché è discepolo di Cristo in un modo così decisivo, da diventare immagine e segno del modo con cui tutta la Chiesa dipende radicalmente dal suo Signore. ( Cfr. PO 14 )

E questo non è altro che vivere della fede e nella fede, essere a tal punto edificati nella fede, da edificare gli altri.

Rivivono, quindi, nella vita del prete la semplicità,

l'infanzia spirituale,

la rinnovata meraviglia per le opere di Dio,

l'affidamento trepido e gioioso al Padre,

i segreti ardori dell'amicizia con Gesù,

la docilità allo Spirito, che sono propri della fede:

ma, insieme, si accompagnano la viva ricerca della verità,

la riflessione rigorosa,

la matura decisione della libertà,

la saggia risposta agli interrogativi propri e altrui,

l'attitudine a incarnarsi nelle mutevoli condizioni del proprio tempo, che pure sono implicate nella vita di fede.

La sequela di Cristo nell'esistenza sacerdotale riceve contorni ancora più nitidi da due insostituibili fonti di concretezza storica.

31. - Il prete e la storia di Gesù

La prima fonte è la vita di Gesù.

Nella sua persona la predicazione, il culto e il servizio regale acquistano un senso e raggiungono un compimento definitivo.

Il prete, perciò, apprende quotidianamente le leggi della sua vita sacerdotale non da modelli astratti o generici, ma da uno studio appassionato della storia di Gesù, da un'assidua meditazione dei suoi misteri, da una tale consuetudine con lui, che, a mano a mano che si approfondisce, rivela una distanza sempre più incolmabile tra il prete e Gesù, mette in guardia da emotive identificazioni con Gesù stesso, ma, nel medesimo tempo, arreca l'umile e gioiosa consapevolezza di essere amici suoi, partecipi dei suoi segreti, imitatori del suo stile di vita, in sintonia col suo modo di pensare e di agire. ( Cfr. 1 Cor 11,1 )

32. - Il prete e la storia della comunità cristiana

La seconda fonte è la storia dei credenti.

La dipendenza del prete da Gesù è 'segno' della dipendenza da lui di tutta la Chiesa, sposa sempre fedele e sempre esposta alla tentazione di infedeltà.

Nel medesimo tempo, dipendendo totalmente da Gesù, il prete rende presente nella Chiesa Gesù maestro e pastore, che suscita la fede, la conferma, la rafforza contro le tentazioni.

Nasce così una specie di osmosi tra la fede del presbitero e la fede degli altri credenti.

La fede pura dei semplici, gli slanci spirituali delle persone innamorate di Dio, le intuizioni dei mistici, le applicazioni coraggiose della fede alla vita da parte dei cristiani impegnati nei vari servizi sociali, vengono accolte dal presbitero, che, mentre responsabilmente le illumina, ne ricava un prezioso alimento spirituale.

Anche i dubbi, le crisi, gli offuscamenti, le difficoltà, le impervietà intellettuali, le inadeguatezze e i ritardi di fronte alle più svariate condizioni personali o sociali, le tentazioni di rifiuto o di disperazione nel momento del dolore, della malattia, della morte: insomma, tutte le circostanze difficili, che gli uomini incontrano sul cammino della fede, vengono fraternamente vissute e sinceramente sofferte nel cuore del presbitero, che, nel cercare le risposte per gli altri, è stimolato a trovarle anzitutto per sé.

33. - Si intravvede così quale sia il modo più vero con cui i fedeli devono accogliere i loro fratelli presbiteri e possono aiutarli a svolgere la propria missione pastorale e a vivere in pienezza la propria spiritualità.

La risposta che il sacerdote dà ai problemi dei fedeli non comporterà solo un chiarimento intellettuale o un'amichevole comprensione delle situazioni in cui essi vivono, ma dovrà tendere a manifestare nella vita complessiva del presbitero l'unico valore cristiano supremamente credibile, cioè l'amore di Cristo pastore che dona la vita.

La dedizione a edificare la Chiesa fino al dono della vita, a immagine e con la forza di Cristo, è la modalità tipica con cui il prete attua la sequela di Cristo.

Viene raggiunto così il cuore di ogni autentica vita spirituale, che è la carità

34. - La carità pastorale

La tradizione spirituale cristiana indica nella carità l'elemento essenziale della perfezione evangelica.

Per questo conviene soffermarci su alcuni tratti che la condizione 'pastorale' del presbitero imprime alla carità, vertice della santità e vincolo della perfezione.

35. - La carità pastorale e l'unità della vita del prete

Anzitutto, la carità pastorale diventa principio sintetico e vitale delle varie articolazioni, in cui è costretta oggi a 'disperdersi' la vita dell'uomo e del credente. ( Cfr. PO 14 )

È molto interessante il fatto che il Concilio collochi questo tipico problema del prete sullo sfondo di una condizione generale, che tocca l'uomo contemporaneo: « Nel mondo d'oggi, essendo tanti i compiti che devono affrontare gli uomini e così grande la diversità dei problemi che li preoccupano, e che spesso devono risolvere con urgenza, in molte occasioni essi si trovano in condizioni tali che è facile che si disperdano in tante cose diverse ». ( Cfr. ivi. )

Nella vita del prete la dispersione si rende talvolta presente in modo drammatico: « Anche i presbiteri, immersi e agitati da un gran numero di impegni derivanti dalla loro missione, possono domandarsi con vera angoscia come fare ad armonizzare nell'unità la vita interiore con l'azione esterna ». ( Cfr. ivi. )

Il Concilio riconosce che non bastano né un'organizzazione esterna più efficiente né il solo ricorso agli esercizi di pietà.

Occorre invece conformarsi su Cristo Signore e vedere in ogni gesto della vita pastorale un modo di fare la volontà del Padre sull'esempio di Cristo buon pastore, nel dono totale di se stessi per il gregge affidato. ( Cfr. ivi.)

Così la carità cristiana, vissuta con questa sottolineatura pastorale, diventa la forma unificante della vita del presbitero: esercizio del ministero e ricerca della perfezione diventano la stessa cosa.

Confrontando questa sintesi propria della vita del presbitero con la situazione generale delineata sopra, vediamo che essa è un'indicazione, discreta ma stimolante, sul modo con cui i credenti e gli uomini d'oggi, sia pure in condizioni e con modalità diverse, possono superare i logoramenti del ritmo dispersivo dei nostri giorni.

36. - La carità pastorale e i rapporti con i fratelli

Un'altra caratteristica della carità pastorale è connessa con la 'segregazione', biblicamente intesa, da cui la persona del presbitero è qualificata.

Il ministero pastorale scaturisce dal fatto di essere 'presi' e 'messi da parte' in vista di un'opera da compiere: vale anche qui l'esempio di Cristo, « che il Padre santificò e consacrò, inviandolo al mondo ». ( Cfr. PO 12 )

Il modo con cui il pastore segregato-inviato esercita la carità si manifesta in un generoso accoglimento e in un'infaticabile proposta di rapporti.

Sono rapporti, da una parte, indeterminati, perché nascono da un'incondizionata dedizione a tutta la Chiesa e a tutti i suoi molteplici com piti missionari; ma, d'altra parte, essi sono suscettibili di precise e vincolanti determinazioni, perché legati alle strutture istituzionali della Chiesa, alle interpellanze della carità, ai casi di necessità.

La carità pastorale si ramifica in una intensa vita interpersonale.

Essa vede aprirsi spazi molto ampi d'impegno spirituale nei rapporti col Vescovo, con i confratelIi, con i fedeli e con tutti gli uomini.

Immerso in Cristo e nella comunione gerarchica e fraterna della Chiesa, il presbitero vive per essa come il pastore per il gregge, come lo sposo per la sposa.

C'è qui una preziosa indicazione per cogliere il significato spirituale di quella dimensione del ministero presbiterale che lo radica, in qualche modo vincolandolo, a una Chiesa locale: l'incardinazione.

Per essa, il presbitero viene donato a una Chiesa locale e per suo tramite all'intera Chiesa cattolica.

Egli si mette al servizio della fisionomia propria che il dono di Dio assume attraverso l'evento della Chiesa locale.

E perciò ne studia la storia, ne ammira il volto spirituale, ne raccoglie l'eredità, ne sviluppa la vita, intessendo una ricca trama di rapporti con i diversi membri della comunità.

37. - Ci preme, a questo punto, illustrare quel vincolo che può suscitare l'impegno di tutti i fedeli a capire, ad accogliere e ad aiutare fraternamente i loro preti.

L'esercizio della preghiera, delle scelte evangeliche, delle virtù cristiane, in quanto animato dalla carità pastorale, edificatrice del popolo sacerdotale di Dio, comporta che avvenga una specie di fusione tra la vita del pastore e la vita del gregge.

La preghiera del prete, la cordialità con i confratelli, l'obbedienza al Vescovo, la castità, la povertà, l'intransigenza evangelica, l'umiltà, il coraggio, la disponibilità verso tutti e la cura preferenziale per i 'piccoli' si attuano in un intreccio caratteristico di tensioni tra le leggi obiettive della vita secondo lo Spirito, le situazioni soggettive del presbitero e le esigenze della comunità.

Sono tensioni che talvolta producono pericolose e sofferte lacerazioni; ma, se vengono vissute in un contesto di fede, di consapevolezza, di libertà, di aiuto interpersonale, esse producono una benefica ed entusiasmante varietà di figure sacerdotali, che arricchiscono il presbitero e tutta la comunità cristiana.

Indice