Seminari e vocazioni sacerdotali |
Come già agli Apostoli, anche ai presbiteri appena ordinati il Maestro ripete, attraverso il Vescovo, secondo il rito della ordinazione: « Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.
Non vi chiamo più servi … ma io vi ho chiamati amici.
… Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga ». ( Gv 15,14-16 )
Ai ministri, che sceglie in maniera irreversibile, Gesù rivolge l'invito a far fruttificare il dono ricevuto.
La chiamata di Dio, anche dopo l'ordinazione sacramentale, esige uno sviluppo sotto la guida dello Spirito, esige un continuo lavoro: è la formazione permanente.
« Una tale formazione dev'essere sia interiore, tendente cioè all'approfondimento della vita spirituale del sacerdote, sia pastorale ed intellettuale ( filosofica e teologica ) ». ( Giovanni Paolo II, Lettera ai sacerdoti, il Giovedì Santo 1979, 10 )
Potrebbe altrimenti accadere che nel presbitero se ne attutisca la percezione, si impigrisca la risposta, quando non si giunga all'interruzione del dialogo.
Di qui la necessità che la chiamata del Signore continui ad essere accolta e seguita, nelle diverse condizioni e nelle varie attività pastorali.
L'amore, che il dialogo della vocazione suscita e insieme esprime, si approfondisce e matura come fedeltà.
82. - Per crescere nella fedeltà al Signore che lo ha scelto, al presbitero sono offerte occasioni e aiuti innanzitutto nei primi anni dalla sua ordinazione.
Perché il passaggio dal periodo della formazione seminaristica al ministero sacerdotale sia accompagnato, oltre che dalla grazia del sacramento, anche dalla guida sapiente di presbiteri esperti, per il giovane sacerdote vengono riservati periodici e frequenti momenti, in cui possa raccogliersi nella preghiera, confrontare le sue prime esperienze, considerare le insorgenti difficoltà, illuminare la pratica pastorale in cui si va immergendo con la riflessione, favorita e arricchita da nuovi approfondimenti della teologia e delle scienze umane.
Le diocesi sono tutte impegnate ad aiutare il giovane clero in questa prima fase di vita sacerdotale, dalla quale più facilmente può essere garantita quella fedeltà a Cristo e alla Chiesa che è la prima testimonianza data al popolo cristiano.
83. - La rapida evoluzione delle condizioni culturali e sociali rende urgente l'aggiornamento in tutti i settori dell'attività umana.
Il presbitero, in ogni stagione della sua vita, non è sottratto a questa situazione storica, alle sue esigenze e ai suoi interrogativi.
L'aggiornamento comporta una permanente formazione e nasce dall'esigenza di essere sempre più fedeli.
Esso riguarda, in primo luogo, il campo conoscitivo: si deve seguire costantemente lo sforzo che la Chiesa compie per penetrare sem¬pre più a fondo il mistero del suo Signore; ci si deve aggiornare sulle varie interpretazioni che dell'esistenza danno gli uomini contemporanei, in modo da poter dialogare adeguatamente con essi.
Riguarda, poi, il campo pastorale: a condizioni d'esistenza nuove, si risponde in modo nuovo; in seguito a comprensioni più profonde del mistero cristiano e dell'uomo contemporaneo, le proposte pastorali devono essere rinnovate.
Riguarda, infine, il campo spirituale: non solo si approfondiscono in vari modi le motivazioni della vita sacerdotale, ma se ne derivano pure nuove espressioni per essere fedeli agli impegni originari.
Questi tre livelli di aggiornamento procedono insieme, poiché si richiamano reciprocamente. ( Cfr. Sacra Congr. Clero, Circolare sulla formazione permanente, 4.11.1969, 4.
La coerenza del prete alla sua vocazione cresce in una rinnovata coscienza dei valori cristiani che caratterizzano la figura del presbitero.
Quando tale coscienza si offusca, nascono le crisi d'impigrimento o di abbandono, si cercano contenuti sostitutivi, si rincorrono altre spiritualità.
Perché la coscienza non si offuschi, occorre la buona volontà del presbitero e la fedele partecipazione a utili esperienze - esercizi spirituali, corsi di aggiornamento, ecc. -; occorrono rapporti personali tra Vescovo e preti, e forme nuove e più intense di cooperazione al ministero episcopale.
Già abbiamo indicato nei Consigli presbiterali uno strumento per raggiungere questa meta.
I presbiteri devono pure aiutarsi a vicenda, con libere iniziative, che alimentino i vincoli d'amicizia, con la programmazione di una seria cooperazione entro le unità pastorali in cui normalmente si articola la vita delle nostre Chiese particolari.
Tutti i fedeli, poi, possono dare, in varia misura, un loro contributo, perché il prete, mentre è profondamente solidale col suo popolo, scopra sempre meglio le linee originali della propria spiritualità e le modalità rinnovate secondo cui attuarla.
Nei Consigli pastorali, questa ricca e personale collaborazione di tutti i membri del popolo di Dio trova una forma istituzionale di sbocco, di coordinamento, di animazione.
L'aggiornamento del clero comporta anche un vero e proprio studio.
Affidato anzitutto al personale impegno del prete, può essere promosso anche con molteplici collaborazioni.
Anzitutto è impegnato in questo servizio al clero della diocesi e della regione il seminario, con il gruppo dei docenti e degli educatori.
I presbiteri ritorneranno volentieri in seminario, per ritrovarvi quasi le proprie origini e farne luogo di incontro per una formazione permanente.
Così i medesimi insegnanti offrono la loro mediazione culturale sia agli studenti teologi che ai sacerdoti, favorendo il dialogo tra le varie generazioni.
La cooperazione di laici credenti ed esperti può mettere a disposizione della formazione del clero le ricchezze culturali della Chiesa locale e competenze specifiche.
Anche in ambito regionale potrebbe essere studiato e attuato un coordinamento di programmi per il clero, in modo da raggiungere una vasta cerchia di sacerdoti.
Ai corsi di aggiornamento culturale-teologico sarà opportuno affiancare riunioni o giornate di studio a livello diocesano, per problemi pastorali locali.
Le iniziative di aggiornamento del clero potranno essere avvantaggiate da quei centri di studio che, pur svolgendo un compito autonomo, possono assicurare questo servizio.
Sarà pure attenzione illuminata quella di avviare i preti più adatti, compatibilmente con le esigenze del ministero, a coltivare presso centri idonei i diversi rami del sapere.
Può essere utile, infine, prevedere forme di orientamento e di guida alla lettura di opere veramente valide e accessibili, accuratamente scelte nella vasta produzione teologica divulgativa.
86. - Per queste vie e con questi mezzi, il prete, sorretto dalla grazia di colui che chiama ogni giorno, testimonierà la fedeltà e la corrispondenza alla sua vocazione e la porterà a perfezione nel corso della sua esistenza e del suo servizio ecclesiale.
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