L'educazione sessuale nella scuola |
10. - Non è possibile individuare e suggerire orientamenti operativi coerenti sull'atteggiamento da assumere in ordine all'intervento della scuola in tema di educazione sessuale, senza riferirsi ad alcuni principi fondamentali che ne garantiscano l'autenticità.
11. - Il primo riguarda la concezione stessa di « educazione sessuale », dove il riferimento fondamentale va fatto non tanto al sesso quanto alla persona.
Il sesso infatti appartiene alla persona e dalla persona attinge valore e significato.
In prospettiva pedagogica sussiste non il sesso come realtà a sé stante ma solo la persona sessuata.
Parlare quindi di « educazione sessuale » nel suo senso corretto significa parlare di educazione integrale e armonica della persona, di cui la sessualità costituisce un elemento essenziale, ma non unico.
Isolare il problema dell'educazione sessuale da quello della formazione della persona, significa non solo impoverirlo ma anche falsarlo: in pratica, renderlo insolubile.
12. - D'altra parte, non c'è dubbio che la sessualità, intesa nella sua accezione piena, è una realtà che si riflette e si esprime in tutti i piani in cui è strutturata la persona, da quello bio-fisiologico a quello psicologico e affettivo sino a quello etico e spirituale.
Essa pertanto non può essere considerata una dimensione marginale, bensì una realtà profonda, presente e operante in tutte le componenti della persona.
13. - La diversità - anatomica e psicologica - tra uomo e donna non significa superiorità di un sesso nei confronti dell'altro.
I sessi sono diversi, ma pari per dignità e per valore; diversi ma complementari, fatti quindi per integrarsi e completarsi.
Parità, differenziazione, complementarità sono le leggi essenziali della sessualità.
Per questo l'educazione sessuale può radicarsi unicamente nella coscienza e nell'accettazione del proprio sesso e nel riconoscimento della pari dignità dell'altro sesso.
Inerente alla struttura e alla vita della persona, il sesso riceve dalla persona la sua dignità, e pertanto non può mai essere considerato come « cosa » o « oggetto » staccato dalla persona.
Trattare il sesso come « oggetto » equivale infatti a trattare come oggetto la persona stessa.
14. - Se la sessualità coinvolge la totalità della persona, essa ne riceve il suo tripltce, e insieme unitario, significato:
- individuale, in quanto è al servizio dello sviluppo dell'io sessualmente differenziato, in tutte le sue espressioni;
- sociale, in quanto si pone al servizio della comunione interpersonale e della trasmissione della vita umana;
- religioso, in quanto si pone al servizio della crescita della realtà interiore della persona e del suo rapporto e dialogo con l'Assoluto.
15. - Questi medesimi significati e valori, che la sessualità riceve dalla persona, si fanno a loro volta norma e criterio del suo agire libero e responsabile.
La sessualità infatti non è un « dato » di cui occorre semplicemente prendere atto, ma è piuttosto un « compito » e un « progetto » da attuare liberamente e responsabilmente lungo l'arco dell'intera esistenza.
È questa la radice dell'eticità intrinseca alla dimensione sessuale dell'uomo; eticità da interpretarsi non solo e non tanto nel suo lato negativo di possibili deviazioni o abusi da respingere, quanto piuttosto nel suo aspetto positivo di ordinata realizzazione di sé, secondo il progetto globale della propria esistenza.
16. - Dal momento che la sessualità comprende la totalità della persona, si può parlare di un'« educazione sessuale » dell'intelletto, del sentimento, del comportamento.
Il primo deve essere formato a una visione genuina della sessualità, della sua struttura, dei suoi dinamismi e delle sue finalità.
Il secondo va educato a sentire in modo corretto e umano le suggestioni dell'attrattiva sessuale.
Il terzo va sollecitato a seguire le indicazioni della ragione e le norme della coscienza morale mantenendo il dominio sulla pulsione sessuale.
17. - Se l'educazione sessuale è solo un aspetto dell'educazione integrale della persona, essa implica di necessità il riferimento a una concezione dell'uomo e cioè a una « antropologia ».
Educare infatti è un'attività finalistica: presuppone una determinata concezione dell'uomo e, nell'uomo, del significato della sessualità.
È proprio muovendo dalla concezione dell'uomo e della sessualità umana, che si riscontrano oggi diverse interpretazioni di « educazione sessuale » che occorre tener presenti e valutare attentamente.
Tra esse, quattro sembrano particolarmente operanti nella cultura contemporanea.
18. - La prima si caratterizza per il suo profilo igienico-sanitario: l'educazione sessuale si riduce a semplice « informazione scientifica e neutrale » sul sesso e sui suoi meccanismi anatomici e fisiologici, ed è ordinata a garantire un uso « igienico » della funzione sessuale e a prevenire eventuali malattie con l'aiuto di adeguate conoscenze e precauzioni medico-sanitarie.
Manca, in questa visione, qualsiasi riferimento ai valori etici della sessualità, che esulerebbero da una impostazione rigorosamente « scientifica », e apparterrebbero tutt'al più alle opzioni individuali della persona.
Così pure perdono significato gli aspetti più tipicamente umani della sessualità, e cioè gli aspetti psicologici, affettivi, sociali e spirituali.
19. - La seconda interpretazione, che non si contrappone alla prima ma la fa propria e la porta alle estreme conseguenze, si potrebbe chiamare edonistica e ludica.
Scopo primario dell'educazione sessuale sarebbe quello di mettere l'individuo in grado di fruire al massimo del piacere sessuale, senza limiti e inibizioni.
Esso sarebbe non soltanto un diritto, ma un dovere.
Primo compito dell'educazione sessuale sarebbe quello di liberare l'uomo dai numerosi « tabù » di ogni genere - soprattutto sociali, morali e religiosi - che ancora lo condizionano e pongono limiti al pieno godimento del sesso.
Permissivismo, erotismo, rapporti sessuali precoci, autoerotismo, omosessualità, pornografia, ecc., sarebbero altrettanti « diritti civili » da perseguire e da instaurare in una società moderna, senza autoritarismi e moralismi.
In una simile prospettiva, l'espressione « educazione sessuale » perde ogni significato, per ridursi, tutt'al più, a una « informazione scientifica » sul sesso e sui suoi meccanismi di funzionamento, ordinata al godimento del piacere sessuale.
È l'oggettivazione e l'idolatria del sesso; non è più il sesso per la persona e per i suoi fini umani, ma è piuttosto la persona al servizio delle pulsioni fisiologiche e istintuali del sesso.
20. - Il terzo indirizzo operante nella cultura contemporanea è quello antropologico-culturale.
Secondo questa concezione - oggi molto diffusa soprattutto a opera dei grandi mezzi di comunicazione sociale - le norme che regolano i costumi e i comportamenti sessuali, non sarebbero naturali e primarie, espressione della struttura dell'uomo, ma derivate e acquisite, prodotte cioè dalla società e dalla cultura e pertanto mutevoli come i modelli socio-culturali.
In particolare, i costumi sessuali attuali sarebbero il prodotto della società capitalistico-borghese e tenderebbero a perpetuare il potere e l'ingiustizia: divisione di classe, sopraffazione dell'uomo sull'uomo, falso moralismo in funzione di dominio e di potere.
Non esisterebbe, pertanto, un'etica universale ed assoluta; ogni norma, anche in campo sessuale, sarebbe relativa.
Lo sforzo di trasformazione di una determinata società implicherebbe anche un mutamento nell'interpretazione della sessualità e dei costumi sessuali.
Questo modo di vedere, che si associa spesso ai due precedenti, origina varie forme di relativismo morale, oggi molto diffuse.
21. - La quarta interpretazione, che si potrebbe definire personalistica, vede nell'educazione sessuale un aspetto dell'educazione integrale della persona.
Uno, non l'unico.
Un aspetto essenziale e fondamentale per l'influsso che esso esercita su tutti gli altri, ma non il più alto nella gerarchia dei valori.
Un aspetto da inserire e da sviluppare, in modo armonico e dinamico, nell'insieme dei fattori che compongono la personalità.
Esso non è soltanto da accettare ma anzi da avvalorare nella sua intrinseca positività.
Obiettivo e mèta dell'educazione sessuale è infatti lo sviluppo di una sessualità ordinata e matura in senso psicologico, etico, spirituale e sociale.
Questa visione personalistica dell'educazione sessuale riceve maggior luce e consistenza se inserita nella concezione cristiana dell'uomo e del suo destino.
22. - Nella prospettiva personalistica l'« educazione sessuale » non può ridursi all'istruzione igienico-sanitaria o all'informazione anatomico fisiologica, anche se una seria informazione scientifica e igenico-sanitaria fanno parte di un itinerario completo di educazione sessuale.
Esse vanno tuttavia integrate da numerosi altri aspetti ( come quello psicologico, affettivo, sociale, etico, spirituale ) e inserite in una prospettiva finalistica che dia significato al dinamismo complessivo della sessualità.
23. - Le considerazioni fatte permettono anche di chiarire l'equivoco di una presunta « neutralità » dell'informazione « scientifica » sulla sessualità.
Se questa è una realtà che investe le strutture e i dinamismi profondi della persona, l'educazione sessuale trascende la sfera della pura descrizione e informazione « scientifica », e implica necessariamente il riferimento a criteri interpretativi dell'intera realtà umana e quindi anche dei suoi valori etici e spirituali: per questo non può mai essere « neutrale ».
24. - Pertanto, qualsiasi progetto o itinerario educativo, in campo sessuale, è possibile solo nella prospettiva di una « educazione all'amore ».
La sessualità deve essere responsabilmente orientata all'amore: solo l'amore, infatti, inteso come incontro tra due persone, uomo e donna, costituisce il senso fondamentale che caratterizza la sessualità umana.
L'intero dinamismo della sessualità - dal piano fisiologico a quello affettivo e spirituale - è chiaramente orientato al dialogo d'amore e al dono di sé.
Ma e l'uno e l'altro si possono realizzare a diversi livelli: non solo a livello di relazioni « sessuali-genitali », ma anche a livello di relazioni « sessuate ».
Le prime sono caratterizzate dalla « totalità » e quindi presuppongono e sviluppano la donazione personale piena, in una complementarità unica e definitiva che pone l'uomo e la donna al servizio della vita e trovano il loro luogo significativo e normativo nel matrimonio.
Le seconde escludono l'aspetto propriamente genitale della sessualità umana e sono vissute dall'uomo e dalla donna, nei loro reciproci e quotidiani rapporti, all'insegna dell'amore di affetto, che non è né di origine né di natura genitale, ma è intessuto di rispetto, stima, scambio di aiuto, amicizia, dialogo e dono di sé a livello spirituale.
Così l'itinerario pedagogico, attento agli stadi di maturazione fisiopsicologica e spirituale del bambino, del fanciullo, dell'adolescente e del giovane, aiuterà a vivere responsabilmente le relazioni « sessuate » tra uomo e donna, aprendo la persona a discernere e a seguire la propria vocazione: quella di donarsi ai fratelli o nella condizione di vita verginale per il Regno di Dio, o nella condizione del matrimonio, nel quale solo ha pienezza di significato la dimensione « genitale » della sessualità umana.
25. - Nella prospettiva dell'educazione sessuale come educazione all'amore è da sottolineare il tono di « positività » che essa deve assumere.
La sessualità è realtà in sé buona, appartiene alla creazione di Dio, fa parte della struttura dell'uomo, ha importanti funzioni nell'esistenza umana.
Essa non è dunque, in quanto tale, male o la sorgente prima del male, da fuggire e da combattere, anche se è vero che - come ogni altra realtà umana, fisica e spirituale - può essere malamente impiegata contro l'ordine etico e gli autentici valori della persona.
Accettare la propria sessualità, viverla serenamente nell'ambito della norma morale e nei modi della propria vocazione, costituisce il fine dell'educazione sessuale.
26. - Anche una sana « coeducazione » rientra negli obiettivi di un itinerario pedagogico di educazione sessuale.
Scopo della « coeducazione » è quello ( di porre ragazzi e ragazze nelle condizioni migliori per un incontro positivo e rasserenante, tale da avviarli e sostenerli in un dialogo costruttivo.
Occorre tuttavia richiamare l'attenzione degli educatori sulla distinzione tra promiscuità e coeducazione.
La prima è una convivenza di soggetti d'ambo i sessi all'insegna della spontaneità, della naturale attrazione, del disimpegno dai valori etici.
La seconda è una scelta educativa compiuta e dall'educatore e dagli educandi.
Al sistema monosessuale si preferisce oggi, generalmente, quello coeducativo - a condizione che sia veramente tale - perché si è convinti che ragazzi e ragazze devono impegnarsi a conoscersi, ad ascoltarsi, ad imparare gli uni dagli altri, a superare le inevitabili difficoltà, le tensioni derivanti dalla mutua presenza e a prepararsi così ai compiti della vita.
Va tuttavia sottolineato come la coeducazione non escluda, ma anzi implichi momenti formativi distinti fra ragazzi e ragazze, e interventi individuali.
27. - L'interpretazione dell'educazione sessuale nella prospettiva dell'amore riceve ulteriori arricchimenti e si apre su nuovi orizzonti, se inserita consapevolmente in una visione cristiana della vita.
Per il credente, infatti, tutta la persona, unità di spirito e di corpo, è dono e creatura di Dio.
Il rispetto e la stima che egli deve avere di sé, come figlio di Dio, si estende a tutta la persona, compreso il proprio corpo, diventato, per il Battesimo, tempio vivo dello Spirito Santo.
Il cristiano sa che anche la sessualità è opera e dono di Dio: dono da accogliere con gratitudine, da onorare e rispettare nell'ordine in cui è posto, finalizzato al servizio della vita in quella unità e stabilità di rapporto tra uomo e donna che è fondata sul matrimonio.
Il cristiano sa che la piena donazione di sé all'altro nell'amore coniugale è non solo continuazione dell'atto creativo di Dio nel mondo, ma è addirittura, per l'elevazione del matrimonio a sacramento, segno e strumento di comunicazione della grazia che salva, e cioè di comunione con la vita stessa di Dio.
Così come sa che la verginità consacrata per il Regno costituisce la partecipazione più piena e radicale all'amore di Dio per gli uomini attraverso il servizio e la donazione indivisa di sé a Dio e ai fratelli.
Infine il cristiano sa anche, attraverso la rivelazione - confermata dalla stessa esperienza umana - che il disordine provocato dal peccato, è una realtà che pesa anche sulle capacità di dominio e di orientamento della sessualità.
È consapevole che la castità, in tutte le sue forme, da quella prematrimoniale a quella matrimoniale, fino a quella consacrata e al celibato volontario, è una « virtù » per tutti, nessuno escluso, e postula quindi sforzo, mortificazione, rinuncia; così come postula il ricorso alla preghiera, ai sacramenti, ai mezzi di grazia.
28. - L'ultima riflessione, sempre sul piano dei principi generali, riguarda i « protagonisti » dell'educazione sessuale nella scuola.
È ai genitori che spetta innanzi tutto, il diritto-dovere primario, inviolabile e inalienabile, dell'educazione dei figli, mai totalmente delegabile, neppure alla scuola.
Questa, a cui pure compete un ruolo specifico nell'educazione sessuale degli alunni, non può mai ignorare e misconoscere la priorittà del diritto-dovere dei genitori.
Tale diritto-dovere riguarda tutta l'educazione ma in modo particolare quegli aspetti di essa che toccano la sfera più intima della persona, qual è, appunto, l'educazione sessuale.
La scuola, pertanto, nel definire contenuti, metodi e tempi del suo intervento, deve coinvolgere direttamente le singole famiglie, rispettarne gli orientamenti etici, pedagogici e religiosi e la piena libertà degli alunni di partecipare o no alle specifiche iniziative « extracurricolari » da essa promosse.
Con la famiglia, protagonisti dell'educazione sessuale sono innanzi tutto i docenti, nell'ambito della propria disciplina d'insegnamento per la parte che si può definire « curricolare »; ma sono anche gli « esperti », chiamati dalla scuola come collaboratori nella programmazione di specifiche iniziative « extracurricolari ».
Ma poiché l'educazione, in tutti i suoi aspetti, è sempre anche « autoeducazione », vanno ricordati tra i « protagonisti » gli alunni stessi, nella misura in cui si fanno collaboratori di una ricerca educativa seria, adeguata alle esigenze dell'età e dell'ambiente, tesa alla individuazione del significato vero, umano e liberante, della sessualità.
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