Responsabilità dei cristiani di fronte all'Europa |
7. - La fede cristiana dà la certezza che l'uomo è stato creato a immagine di Dio, anche se tale immagine viene spesso deformata dal peccato.
8. - « Immagine del Dio invisibile e primogenito di ogni creatura ( Col 1,15 ).
Gesù è l'uorno perfetto che ha restituito ai figli di Adamo la somiglianza con Dio resa deforme fin dall'inizio a causa del peccato ».1
Egli rivela l'uomo a se stesso e gli fa scoprire il suo vero destino: al di là della morte, l'uomo è chiamato alla risurrezione e alla vita eterna.
9. - Gesù Cristo è venuto a liberare l'uomo in un modo e in una misura che mai si poteva immaginare nella storia:
Egli infatti ha liberato tutto l'uomo, ogni uomo e tutti gli uomini, compresi gli emarginati e abbandonati dalla società;
Egli ha aperto all'uomo un avvenire del tutto inatteso, la cui forza supera ogni ostacolo, perfino la morte.
10. - Tale immagine di uomo ha inciso, in modo particolare, nella cultura europea e sarà sempre per noi il principio fondamentale di ogni dignità umana.
Consapevoli di questa visione cristiana, a cui ispirare la nostra cultura, desideriamo impegnarci insieme, come vescovi e in collaborazione con le altre Chiese cristiane e con tutti gli uomini di buona volontà, a costruire un'Europa di uomini e di popoli, e non soltanto una Europa del progresso materiale e tecnico.
L'Europa, bisogna ammetterlo, è ancora lontana dall'assicurare ad ogni uomo il diritto di vivere nel pieno rispetto della dignità, dovuta alla sua esistenza, alla sua persona e alla sua libertà.
Nonostante gli indubbi progressi, i diritti dell'uomo restano minacciati, sia dall'abuso della libertà che si spinge fino a reclamare il diritto ad un consumismo senza limiti, sia dall'annullamento della persona umana nella società.
In numerosi paesi, la dignità dell'uomo viene sacrificata ad una cieca fede nel progresso.
Il totalitarismo, il terrorismo e il ricorso alla forza costituiscono ulteriori particolari minacce.
È doveroso, inoltre, denunciare il dispregio del diritto alla vita del fanciullo, prima della sua nascita, le pressioni morali e ideologiche nell'educazione, le restrizioni apportate all'attività religiosa, la progressiva riduzione dell'uomo a semplice forza di lavoro e a semplice fattore economico.
12. - La Chiesa non può lasciarsi ridurre al silenzio, quando i diritti dell'uomo sono minacciati.
Come Giovanni XXIII e i suoi successori,2 numerosi Vescovi e numerose Conferenze episcopali hanno insistentemente levato la loro voce a difesa di uomini e popoli dall'ingiustizia.
Ci rallegriamo, pertanto, per la dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1948 e per il formale impegno da parte degli Stati europei di rispettare i diritti dell'uomo e le libertà fondamentali, compresa « la libertà di pensiero, di coscienza, di religione o di convinzione, per tutti, senza distinzione di razza, di sesso, di lingua o di religione ».3
Dobbiamo, però, costatare con il Papa Giovanni Paolo II che, purtroppo, alcune di queste dichiarazioni restano in parte lettera morta.4
Per questo è necessario impegnarci più a fondo per la causa dei diritti dell'uomo.
Non si difende pienamente l'uomo se non se ne rispetta concretamente la dignità in tutti i suoi aspetti.
Solo lavorando instancabilmente e insieme con tutti gli uomini di buona volontà, per una educazione fondata sul rispetto integrale dell'uomo e dei doveri che ne conseguono, i cristiani offriranno, in Europa e nel mondo, il più qualificato contributo per la salvaguardia dei diritti umani.
13. - A questo punto, vorremmo indicare brevemente alcuni settori nei quali l'intervento ci sembra particolarmente urgente.
L'uomo non può attentare arbitrariamente alla vita umana, perché essa è dono di Dio all'uomo e il rispetto della vita costituisce un diritto fondamentale della persona.
Questo diritto è misconosciuto in molti paesi d'Europa: si pensi alla pratica dell'aborto, del terrore e della violenza.
Di fronte a tale situazione, dobbiamo dichiarare solennemente che ogni uomo ha diritto alla vita, dal momento della concezione fino alla sua morte naturale, e che ogni uomo e l'intera società umana hanno il dovere di proteggere questo diritto in tutta la sua estensione.
Il matrimonio e la famiglia costituiscono un fondamento essenziale per una vita degna dell'uomo e per la società.
L'uno e l'altra sono oggi minacciati
dalle deforrnazioni dell'amore coniugale,
dall'egoismo della coppia,
dal desiderio smodato dei consumi,
dalla facilità del divorzio,
dalla contestazione dei diritti dei genitori.
« Più che mai tutti coloro che hanno influenza sulla società e le sue diverse categorie devono Collaborare efficacemente al bene del matrimonio e della famiglia ».5
In sintonia con il Concilio, riaffermiamo sia la dignità dell'amore coniugale e della famiglia, sia i doveri di questa nei confronti dell'intera società.
Ciò implica che gli sposi hanno il diritto di vivere insieme, anche se lavorano all'estero, e genitori hanno il diritto di educare i propri figli, e i figli di vivere in famiglia.
Nessuno di questi diritti può essere limitato per motivi ideologici, economici o politici.
Da parte sua, la famglia non realizza totalmente la propria missione, se non si apre verso una comunità più ampia, e se non dà il suo contributo al bene comune della società.
Le persone che, per qualsiasi motivo, lasciano il proprio paese, sono spesso esposte al pericolo di essere ignorate, incomprese o ferite nella propria dignità.
Come Vescovi ci impegniamo perché i lavoratori emigrati non siano sfavoriti in rapporto ai cittadini del luogo.
Non è ammissibile, che coloro, che hanno contribuito al progresso economico in un paese, per motivi di crisi o di disoccupazione, vengano rimandati nella loro patria di origine, quando quest'ultima è più povera di quella che li ha accolti.
17. - Ripetiamo, inoltre, gli appelli pronunciati in favore dei rifugiati di ogni genere; l'autentica solidarietà esige non soltanto un'accoglienza generosa, ma soprattutto un impegno al servizio della libertà e della giustizia nel mondo.
Nell'attuale crisi economica che travaglia il mondo, è necessario riaffermare il diritto al lavoro e i relativi doveri.
IL lavoro consente all'uomo di far fronte ai bisogni propri e familiari, e di dominare la natura.
Per questo la società ha il dovere di aiutare l'uomo a trovare una occupazione che gli permetta una vita decorosa, evitando ogni sfruttamento, dal momento che l'economia è al servizio dell'uomo e non l'uomo al servizio dell'economia.
Con rammarico dobbiamo, infine, costatare che in Europa non tutti gli uomini godono pienamente della libertà religiosa.
Il Papa Giovanni Paolo II ha denunziato senza mezzi termini questo abuso.6
20. - Il Concilio ha dichiarato che la libertà religiosa ha il fondamento nella dignità della persona umana, la quale esige la libertà interiore e l'inviolabilità della coscienza, il diritto di manifestare pubblicamente la propria fede, e, di conseguenza, la libertà di culto.
La limitazione e la violazione della libertà religiosa costituiscono « una ingiustizia radicale riguardo a ciò che è particolarmente profondo nell'uomo, riguardo a ciò che è autenticamente umano.
Difatti, perfino lo stesso fenomeno dell'incredulità, areligiosità e ateismo, come fenomeno umano, si comprende soltanto in relazione al fenomeno della religione e della fede.
È pertanto difficile, anche da un punto di vista " puramente umano ", accettare una posizione, secondo la quale solo l'ateismo ha diritto, di cittadinanza nella vita pubblica e sociale, mentre gli uomini credenti, quasi per principio, sono appena tollerati, oppure trattati come cittadini di categoria inferiore, e perfino - il che è già accaduto - sono del tutto privati dei diritti di cittadinanza.7
21. - I cristiani condividono l'aspirazione universale degli uomini della nostra epoca ad un pieno uso della libertà.
Anche per tale motivo essi si impegnano per la difesa della libertà religiosa, la quale è qualcosa di più ampio della libertà di culto.
Essa esige, sia per la Chiesa che per ogni credente, il diritto
di annunciare il Vangelo,
di dedicarsi all'apostolato,
di organizzare l'insegnamento religioso,
a tutti i livelli, nelle forme e con i mezzi necessari a promuovere la cultura.
Nessuno stato e nessun gruppo sociale possono costringere una persona ad agire contro coscienza, impedire ai genitori di educare i loro figli secondo la propria convinzione religiosa, proibire alla Chiesa di assolvere la missione sociale che le è propria.
Ciò vale per tutti i membri della Chiesa: vescovi e preti, religiosi e laici.
22. - La libertà religiosa consente all'uomo di realizzarsi e alla Chiesa di offrire, nei limiti delle proprie competenze, il suo contributo alla società.
Di fronte alle difficoltà, che i cristiani devono superare in questo campo, continueremo nel nostro impegno, nella certezza che la potenza dello Spirito non può essere fermata.
La testimoniano le tombe dei martiri, così numerosi nel nostro continente.
Nel XIX secolo, e soprattutto nel XX, l'Europa ha fatto l'esperienza dolorosa di nazionalismi esasperati che hanno condotto e conducono fatalmente alla guerra.
Perciò la ricerca della pace spinge, oggi, i popoli a collaborare senza contrapporsi tra loro.
24. - La Chiesa approva e incoraggia questo sforzo, poiché è sua missione salvaguardare i valori e le esigenze fondamentali per l'uomo.
Proponiamo, pertanto, alcuni principi che consideriamo particolarmente importanti per l'Europa.
La libertà e la giustizia richiedono che uomini e popoli abbiano uno spazio sufficiente per lo sviluppo dei valori che sono loro propri.
Ogni popolo, ogni minoranza etnica ha una sua identità, tradizione e cultura.
Questi valori hanno una grande importanza per il progresso umano e per la pace e possono essere compromessi quando una collaborazione troppo estesa fra i paesi diventa pretesto per raggiungere lo scopo di asservire i deboli ai più forti.
Le minoranze etniche possono certamente incrementare più stretti rapporti fra paesi e popoli, ma a condizione che si contribuisca a conservare ed accrescere la loro identità.
La storia dell'Europa insegna che la guerra, la violenza ed ogni forma di oppressione sono causa di sofferenza, non danno alcuna soluzione conforme a giustizia, mentre i gesti di riconciliazione fra i popoli sono veri fattori di pace.
27. - Sappiamo che la vita comporta inevitabili tensioni, ma finché non sfociano nel ricorso alla forza, non c'è motivo di temerle.
Il riconoscimento delle caratteristiche dell'altro e le capacità di comprendere e accogliere le sue esigenze arricchiscono e fanno progredire la comunità umana.
I cristiani, con la totale disponibilità a riconciliarsi e a riconoscere nell'altro il fratello, danno un effettivo contributo alla pace tra gli uomini e tra i popoli d'Europa, dal momento che non esiste alcuna alternativa alla pace fondata sulla giustizia.
La ricerca di una collaborazione fra i popoli dell'Europa non deve condurre né all'isolamento e nemmeno ad una posizione privilegiata del nostro continente, perché l'Europa fa parte dell'intera umanità.
Per questo, la collaborazione fra i nostri paesi deve essere al servizio della pace nel mondo e rivolgersi in modo concreto verso i poveri.
Il materialismo, sia all'Est che all'ovest, nelle sue molteplici forme, finisce col sostituire di fatto la religione, realizzando una società senza Dio.
In realtà la costruzione dell'Europa non può avvenire su un simile fondamento; l'uomo non ha solamente bisogno di pane ( cfr. Mt 4,4 ).
Anche la Chiesa ha dato un significativo contributo alla edificazione dell'Europa, in una prospettiva cristiana.
Gli esempi di San Basilio e di San Benedetto sono particolarmente illuminanti.
Il primo ha compreso e valorizzato l'apporto della letteratura greca nella cultura europea, gettando le basi per una futura azione sociale; il secondo ha fatto del « servizio per l'altro » il principio fondamentale nella organizzazione delle sue comunità, e ha dato inoltre nuova dignità al lavoro.
30. - Oggi, come ieri, ci sono cristiani impegnati a testimoniare che la fede e i valori spirituali sono compatibili con il progresso dell'uomo e della storia, e sono autentici promotori di uno sviluppo integrale.
Siamo in cammino verso il compimento del regno di Dio e Cristo ci ha fatto dono di una profonda unità.
Ciò costituisce per noi una sorgente di speranza e un invito all'azione per un avvenire migliore e più fraterno in Europa.
Indice |
1 | Gaudium et spes, 22 |
2 | Cfr. specialmente le Encicliche
Pacem in terris, 1962, e Redemptor hominis, 1979 |
3 | Atto finale di Helsinki |
4 | Cfr. Redemptor hominis, 17 |
5 | Gaudium et spes, 52 |
6 | Cfr. Redemptor hominis, 17 |
7 | Ivi, 17 |