Responsabilità dei cristiani di fronte all'Europa |
31. - La missione della Chiesa è quella di annunciare Gesù Cristo, la speranza della risurrezione e l'amore che, fin da oggi, deve unire tutti gli uomini e tutti i popoli.
Ciò può avvenire solo se tutti siamo solidali con gli uomini che lottano per la giustizia, la libertà e la pace, e amiamo non soltanto a parole, ma coi fatti e nella verità » ( 1 Gv 3,18 ).
32. - Dolorosamente, però, i nostri rifiuti e le nostre colpe possono rendere meno limpida la nostra testimonianza; spesso dimentichiamo la nostra missione e così non siamo in grado di offrire al continente europeo tutto ciò che potrebbe aiutarlo e arricchirlo.
33. - Vi è poi un altro fatto che ostacola la nostra testimonianza, perché se è vero che la Chiesa è stata altre volte fattore di unità, in Europa, è altrettanto vero che proprio nel nostro continente hanno avuto origine lacerazioni del tessuto ecclesiale, le quali sono state gravide di conseguenze.
Ancor oggi, inoltre, i cristiani restano divisi fra loro, e seguono vie diverse, come se lo stesso Cristo potesse essere diviso ( cfr. 1 Cor 1,13 ).
Questa situazione ci rattrista intensamente, anche se costatiamo con soddisfazione che le loro divergenze sembrano non toccare le radici più profonde della fede e che progressi rilevanti sono stati realizzati negli ultimi tempi, dai cristiani, sul cammino dell'unità.
34. - Nonostante tutte queste difficoltà, possiamo e dobbiamo intensificare l'impegno di collaborazione che, del resto, è positivamente in atto.
Vescovi e Conferenze episcopali si incontrano sempre più frequentemente con reciproci contatti, che possono però essere sviluppati ancor più.
Dopo il Vaticano II, il Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa e gli incontri di studio ( Simposi ) dei Vescovi europei hanno notevolmente favorita quella collaborazione, di cui Giovanni Paolo II ha sottolineato il significato ecclesiale: la collegialità episcopale - cioè l'apertura reciproca e la collaborazione fraterna tra i vescovi; nel servizio dell'evangelizzazione e della missione della Chiesa - non è importante soltanto nell'ambito delle Chiese nazionali o della Chiesa universale, ma anche a livello europeo.
Due obiettivi, secondo le dichiarazioni del Papa, devono orientare il nostro lavoro futuro: promuovere uno sforzo comune, teso all'evangelizzazione dell'Europa, e rendere possibile una effettiva collaborazione fra tutti gli Episcopati del continente.8
La cooperazione fra i Vescovi non esaurisce tutta la collaborazione ecclesiale.
Esprimiamo compiacimento che le organizzazioni e le istituzioni cattoliche abbiano intessuto rapporti reciproci sempre più intensi e operino insieme.
Ma siamo convinti che tale collaborazione può essere ulteriormente potenziata.
37. - Sono auspicabili particolari rapporti tra diocesi limitrofe di Stati diversi.
38. - Il moltiplicarsi dei contatti fra le varie scienze e la collaborazione fra le Organizzazioni internazionali cattoliche possono portare frutti ancora maggiori.
39. - I giovani hanno particolari attitudini ad accogliere e far conoscere i valori delle altre culture, e ciò può essere molto utile per la Chiesa.
I Vescovi d'Europa hanno riflettuto su tali possibilità durante il Simposio del 17-21 giugno 1979, le cui prospettive e suggerimenti sono ancora oggetto di attenzione.
40. - I contatti fra cristiani dovrebbero incentrarsi sullo scambio di valori e di esperienze spirituali: a questo scopo dovrebbero esser valorizzati sia la preghiera reciproca, sia gli incontri di preghiera comunitaria sia i pellegrinaggi che, ben preparati e adattati alla mentalità dell'uomo moderno, potrebbero favorire efficacemente l'avvicinamento tra le Chiese e i popoli.
41. - C'è inoltre e da sempre una effettiva solidarietà fra le Chiese ricche e Chiese povere, la quale si manifesta ancor oggi in diversi modi e rimane indispensabile.
È compito delle Chiese d'Europa quello di continuare tale solidarietà e svilupparla, tanto all'interno del nostro continente che nel terzo mondo.
La storia ha dato alla Chiesa un volto marcatamente europeo, quantunque essa sia universale, come ha chiaramente sottolineato il Vaticano II.
Ci sembra, perciò, di rilevante importanza che la Chiesa, pur conservando pienamente l'unità della fede, dei sacramenti e della gerarchia, si liberi da questa impronta a predominanza europea.
43. - Mentre esprimiamo viva soddisfazione nel costatare che le Chiese d'Africa, d'America, d'Asia e d'Oceania cerchino un volto che sia loro proprio, auspichiamo che, alla stessa maniera, anche la Chiesa in Europa trovi il suo carattere specificatamente europeo.
Questo sarà il modo migliore per favorire l'acculturazione del cristianesimo in culture diverse dalla nostra.
La divisione dei cristiani costituisce uno scandalo, e noi, solleciti al comando del nostro unico Signore, dovremmo adoperarci instancabilmente per farlo cessare.
Come europei, questo compito ci appartiene in modo speciale, sia perché le dolorose divisioni nella Chiesa hanno avuto origine dall'Europa, sia perché le grandi Chiese dell'ortodossia e della Riforma risiedono, innanzitutto, in Europa.
Certo, grandi passi sono già stati fatti verso l'unità, tuttavia resta ancora molto da fare.
La collaborazione fra il Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa e la Conferenza delle Chiese europee deve essere intensificata.9
In merito, siamo lieti di informare che è già stata programmata una seconda riunione ecumenica, in continuità con quella che si è svolta a Chantilly nel 1978.
Molti uomini, che non riconoscono Gesù come Salvatore, camminano accanto a noi sulle strade del mondo.
Alcuni, come gli ebrei e i musulmani credono in un Dio personale e Creatore, al pari di noi.
Noi siamo disponibili a collaborare con loro e con tutti gli uomini di buona volontà, per la costruzione della pace e per la promozione dei diritti dell'uomo, tanto più che molti valori profondamente umani, comune patrimonio del passato, uniscono fra loro, in gran numero, gli europei, al di sopra di tutte le frontiere religiose e ideologiche.
Indice |
8 | Cfr. Giovanni Paolo II, Allocuzione al Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa ( CCEE ), 19 dicembre 1978, in AAS 1979, p. 109; Allocuzione al Simposio dei Vescovi d'Europa, 20 giugno 1979, in AAS 1979, p. 978 |
9 | I membri della KEK sono soprattutto: le comunità e chiese ortodosse, le vecchie cattoliche, le anglicane e riformate |