Eucaristia, comunione e comunità

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Capitolo I - Resta con noi, Signore

5. Sulla strada di Emmaus

Nella sua suggestiva vivacità, l'episodio dei due discepoli in cammino verso Emmaus è immagine esemplare dell'incontro che la Chiesa nell'Eucaristia fa con il suo Signore.

L'esperienza di quei due diventa la nostra esperienza. ( Cfr. Lc 24,13-35 )

Essi esprimono bene la situazione dell'uomo contemporaneo, sfiduciato per il tramonto di false sicurezze e di facili speranze, a volte deluso perfino di Cristo e della sua Chiesa, alla ricerca di significati da dare alla vita, di ideali per cui lottare, credere, sperare.

Gesù per primo si avvicina a loro, si fa compagno di viaggio e li interroga, si interessa della loro vita, si lascia coinvolgere nei loro problemi, li provoca a uscire fuori dall'apatia, e cammina con loro.

I loro occhi sono come impediti di riconoscerlo, perché la fede è spenta.

Eppure quel viandante li attira, le sue parole scendono nel profondo del cuore e lo fanno ardere.

Rinasce la speranza e una luce nuova illumina l'esistenza.

Così ha inizio il riconoscimento attraverso un incontro che diviene sempre più forte e intimo, fino a « vedere » nel gesto dello spezzare il pane il Signore risorto.

La gioia della scoperta è tale che i due rifanno il cammino, questa volta da Emmaus a Gerusalemme, per comunicare ai fratelli la loro singolare esperienza e per proclamare insieme: « Il Signore è davvero risorto! »
( Lc 24,34 ).

È un racconto di intonazione pasquale.

In filigrana vi leggiamo i momenti essenziali dell'incontro salvifico con Cristo che si compie nell'Eucaristia:

- Cristo cammina sulle strade dell'uomo.

- Con la sua parola convoca e manifesta il senso della vita.

- Il pane spezzato è nutrimento e rivelazione.

- L'incontro con Cristo riempie il cuore di speranza e dà coraggio per annunziarlo vivente nel mondo.

6. Erano in cammino e spiegò loro le Scritture

Cristo per primo si mette sulla nostra strada.

Invita, convoca e apre al dialogo.

È così, soprattutto, nella celebrazione eucaristica.

Il primo atto del singolo e della comunità che celebra è l'incontro con Cristo.

Se non si avverte nella fede « l'alito della sua presenza », come direbbe Sant'Ambrogio, non si accende la scintilla della preghiera.

L'Eucaristia è molto più di un rito da ripetere; è il Risorto da incontrare, per percorrere con lui la stessa strada.

Celebrare l'Eucaristia è vivere in pienezza il « giorno del Signore », è far tesoro di un tempo provvidenziale nel quale Cristo risorto ci si dona in un gesto di infinita tenerezza.

In tutti i giorni - ricorda Giovanni Paolo II - perdura quell'unico giorno fatto dal Signore, giorno che è opera della potenza di Dio, manifestata nella risurrezione di Cristo.

La risurrezione è l'inizio della nuova vita e della nuova epoca; è l'inizio del nuovo uomo e del nuovo mondo ».6

7. Il primo passo che Gesù fa compiere è quello di aprire il cuore e la mente alla comprensione della sua vita e di tutta la storia della salvezza.

Così Gesù educò i due di Emmaus, si fece loro maestro e, « cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui » ( Lc 24,27 ).

Nell'Eucaristia la Chiesa è convocata dalla Parola e diventa comunità in ascolto del suo Dio.

È una Parola che risuona viva e attuale, e viene colta sulle labbra del Risorto, presente nell'Eucaristia, come lo era sulla strada di Emmaus.

Accogliendola in religioso ascolto, la comunità si ciba di quella Parola « più dolce del miele » ( Sal 19,11 ) e ne vive.

Nella risposta, si apre il dialogo: Dio parla e il popolo risponde, come ai piedi del Sinai, quando « Mosè riferì al popolo tutte le parole del Signore e il popolo rispose insieme: " tutti i comandi che ha dato il Signore noi li eseguiremo " » ( Es 24,3 ).

8. Lo riconobbero nello spezzare il pane

Giunto a Emmaus, Gesù siede a mensa con i discepoli e spezza il pane.

Allora « si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero » ( Lc 24,31 ).

Nel segno del pane spezzato, Cristo si dona con tutta la sua umanità e divinità, e noi in quella mensa singolare viviamo la più intensa comunione con lui: « Chi mangia di me vivrà per me » ( Gv 6,57 ).

In Cristo, Unigenito del Padre, siamo introdotti nella comunione trinitaria.

L'Eucaristia diventa così fonte e vertice di comunione, manifestazione di un divino mistero che ci avvolge e ci trascende.

9. Fecero ritorno a Gerusalemme

Dal gesto compiuto da Gesù a Emmaus scaturisce la gioia e il compito dell'annunzio e della testimonianza.

I due riconoscono il Signore a mensa, mentre egli recita la preghiera di benedizione.

Poi tornano a Gerusalemme, e raccontano agli altri discepoli la loro straordinaria esperienza.

Nasce allora dal cuore della comunità riunita una solenne e convinta professione di fede che manifesta l'unità dei credenti: i due discepoli, « gli Undici e gli altri che erano con loro dicevano: davvero il Signore è risorto »
( Lc 24,34-35 ).

Per loro l'annunzio di Pasqua passa attraverso il gesto eucaristico, assumendo la carica dirompente di un annunzio che scuote e converte.

Così sarà sempre per la comunità cristiana.

L'annunzio pasquale è la ragion d'essere della Chiesa e della sua missione.

Se per ipotesi assurda non risuonasse più, Chiesa ed Eucaristia, indissolubilmente congiunte, cesserebbero di esistere.

Con l'annunzio del Risorto, l'Eucaristia viene riconsegnata al mondo perché si salvi, trasfigurandosi in umanità nuova.

Esso però deve scaturire da un cuore in festa, ardente di carità: « Non ci ardeva forse il cuore in petto mentre conversava con noi lungo il cammino e ci spiegava le Scritture? » ( Lc 24,32 ).

La testimonianza di chi ha incontrato e riconosciuto il Risorto nell'Eucaristia si concretizza nell'atteggiamento di chi si affianca all'uomo con la discrezione di Gesù verso i discepoli di Emmaus, percorre con lui la stessa strada, si coinvolge nei suoi problemi, vi proietta la luce del Risorto e infonde nuova speranza per proseguire il cammino.

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6 Giovanni Paolo II, Allocuzione all'Udienza Generale, 9 aprile 1980