Eucaristia, comunione e comunità

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Capitolo II - Fate questo in memoria di Me

10. L'ultima cena

Secondo la testimonianza dei Vangeli, lo spezzare il pane è un gesto assai forte di Gesù: esso rivela l'atteggiamento di condivisione di Cristo con le folle affamate e stanche. ( Cfr. Mc 6,41; Mc 8,6 )

Nell'ultima cena però questo stesso gesto esprime la sua volontà di donarsi al Padre e di offrirsi agli uomini come pane di vita.

Mentre mangiavano.

Gesù, « preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: " questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me ".

Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese il calice dicendo: " Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi " » ( Lc 22,19-20 ).

È la « nuova alleanza » nel sangue di Cristo, « per la salvezza di chiunque crede » ( Rm 1,16 ).

È la nuova legge dell'amore.

Ogni volta che la Chiesa obbedisce a questo comando di Gesù e pone il segno dello spezzare il pane, sa di ricevere il dono della morte e risurrezione del Signore, per diventare con la sua vita pane spezzato per il mondo.

11. L'Eucaristia, memoriale del sacrificio della croce

La cena di Gesù si inserisce nell'antica tradizione giudaica: quella della cena pasquale, quando il popolo faceva il « memoriale » di tutte le meraviglie compiute da Dio, soprattutto della liberazione dalla schiavitù dell'Egitto.

« Ho ardentemente desiderato di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione ( Lc 22,15 ).

Gesù immette nel memoriale ebraico la novità della sua Pasqua: al centro non è più l'agnello il cui sangue era stato posto « sui due stipiti » delle porte perché l'angelo sterminatore passasse oltre. ( Cfr. Es 12,7-14 )

È Cristo stesso, Agnello senza macchia, che sarà immolato sulla croce per i nostri peccati.

L'ultima cena di Gesù dà inizio all'offerta del suo sacrificio di redenzione, che sulla croce si consumerà nella morte, perché da essa rinasca la vita: la vita nuova per Gesù e per i suoi.

Quando la Chiesa celebra l'Eucaristia, si inserisce nel solco biblico del « memoriale ».

Rievoca così l'immolazione di Cristo, come il più grande atto d'amore, e insieme come l'atto con cui il Redentore, raccogliendo « i figli di Dio che erano dispersi », ( Gv 11,52 ) crea l'umanità dei salvati, grazie alla nuova alleanza stipulata nel suo sangue, sparso per noi e per la vita del mondo.

Questo « memoriale » non è pura rievocazione.

Per l'azione potente dello Spirito, in esso il dono della salvezza si fa evento.

L'unico sacrificio della croce, posto « una volta per sempre » ( Eb 10,10 ) al vertice della storia umana, si fa presente negli umili segni del pane e del vino.

Il « memoriale » è dunque legato alla storia di ieri, ma con la sua efficacia ne fa l'oggi della nostra salvezza, mentre ci protende verso il domani che speriamo ed attendiamo.

12. L'Eucaristia, offerta della vittima pasquale

Consapevole di tutto questo, la Chiesa innalza i segni eucaristici in un gesto di offerta, sapendo di stringere nelle sue mani Cristo che si offre « vittima pasquale » per la nostra redenzione.

L'Eucaristia è il suo corpo immolato e il suo sangue versato per la salvezza degli uomini.

Nello stesso tempo la Chiesa offre in Cristo se stessa, le cose create e l'intera umanità, perché tutto sia redento.

Così l'Eucaristia è sacrificio di Cristo e della Chiesa, di lui che è il capo e di noi che siamo suo popolo resi « offerta viva » e gradita al Padre.

Con venerazione ricordiamo a questo proposito Pio XII che, ancor prima del Concilio Vaticano II, dichiarava: « Come il divin Redentore, morendo in croce, offrì all'eterno Padre se stesso quale capo di tutto il genere umano, così " in questa oblazione " ( Mal 1,11 ), non offre quale capo della Chiesa soltanto se stesso, ma in se stesso offre anche le sue mistiche membra, poiché egli nel cuore amantissimo tutte le racchiude, anche se deboli e inferme ».11

In quel gesto di offerta sta l'espressione rituale del sacrificio eucaristico.

Memoriale e offerta si presentano come due atti interdipendenti, che la preghiera eucaristica celebra nella Messa in una stupenda unità: « celebrando il memoriale del tuo Figlio … ti offriamo Padre, in rendimento di grazie, questo sacrificio vivo e santo …

Egli ( lo Spirito Santo ) faccia di noi un sacrificio a te gradito ».12

13. L'Eucaristia, preghiera di intercessione

Nella stessa linea del memoriale e dell'offerta e sotto l'azione dello Spirito, si pone l'intercessione della Chiesa.

Nell'Eucaristia essa intercede per tutti, assumendo un respiro universale.

Davanti al suo sguardo e nel profondo del suo cuore, passano tutte le necessità del mondo e tutte le categorie di persone, dal Papa fino a quelli « che cercano Dio con cuore sincero ».

È una preghiera che si colloca nella logica del memoriale, come se si dicesse: Tu, o Signore, che hai compiuto queste meraviglie nella storia della redenzione, rinnovale nell'oggi della Chiesa, mostra la tua presenza nella storia attuale ed il tuo intervento a favore dei tuoi figli.

Memoriale del sacrificio della croce, offerta della vittima pasquale ed intercessione, strettamente concatenati, sono i tre grandi temi che attraversano il canone della Messa, costituendone l'intelaiatura essenziale; sono soprattutto i tre grandi atteggiamenti che caratterizzano tutta la vita e la missione della Chiesa.

Per questo Cristo l'ha voluta; per questo essa esiste ed è presente nel mondo.

14. L'Eucaristia è presenza reale di Cristo redentore

Il « mistero della fede » è dunque il Cristo presente con tutta la sua opera di salvezza.

« Cristo è lui solo che è morto per tutti.

È lui il medesimo che si trova nel sacramento del pane e del vino anche se sono molte le assemblee nelle quali si riunisce la Chiesa.

È il medesimo che immolato ricrea, creduto vivifica, consacrato santifica i consacranti … ».13

In realtà questa presenza nella sua Chiesa egli la attua in diversi modi.14

Cristo, infatti, è presente nell'assemblea riunita nel suo nome, secondo la promessa: « Dove sono due o tre riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro » ( Mt 18,20 ).

È presente nella sua Parola, perché è lui che parla quando nella Chiesa si leggono le Scritture.

Nel sacrificio eucaristico è presente nella persona del ministro e soprattutto nelle specie eucaristiche.

« In questo sacramento infatti, in modo unico, è presente Cristo totale e intero, Dio e uomo, sostanzialmente e ininterrottamente.

Tale presenza si dice anche reale, non per esclusione, quasi che le altre non siano reali, ma per antonomasia».15

Per esprimere il modo singolare di questa presenza, il Concilio di Trento e la Tradizione della Chiesa hanno accolto il termine « transustanziazione », come quello più adatto a indicare la conversione singolare e mirabile di tutta la sostanza del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo.

15. - Nell'Eucaristia contempliamo Cristo con infinito stupore, lo offriamo al Padre per la salvezza del mondo e lo adoriamo.

Questa è la fede nel suo nucleo essenziale, l'atto decisivo con cui apriamo le porte al Redentore.

A Cafarnao, per chi vuole aderire a lui, Cristo pone questo segno discriminante: accogliere il pane vivo disceso dal cielo. ( Cfr. Gv 6,35.51 )

Chi rifiuta, se ne va lontano da lui.

Fede ed Eucaristia sono perciò inseparabili.

Ma il pane è desiderato solo da chi ha fame: chi sa di essere peccatore, chi sperimenta di non potersi salvare da solo e volge a Cristo tutto il suo desiderio, accoglie e gusta questo pane « in cui è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa ».17

Esso è dato appunto « in remissione dei peccati ».

Ed è dono che sovrabbonda e apre ad una esperienza di vita che sorpassa ogni nostro desiderio.

16. L'Eucaristia è convito

Il sacrificio pasquale si rende presente in un segno conviviale.

« Fate questo » ha detto Gesù; e la Chiesa fa quello che egli ha fatto nell'ultima cena.

Il banchetto è il segno sacramentale di cui si riveste e in cui si fa presente l'evento pasquale.

Ci è imbandita una mensa che sazia la nostra fame di Dio e la nostra sete di salvezza.

E ci è comandato di prendere e mangiare.

Ma l'Eucaristia esige - dicevano i Padri - « una manducazione spirituale ».

Diversamente, il rimprovero dell'Apostolo ai Corinzi toccherebbe anche noi: « Questo non è un mangiare la cena del Signore » ( 1 Cor 11,20 ).

Il comando di Cristo: « Fate questo », non invita solo a ripetere il gesto della cena.

Invita a farlo come l'ha fatto lui, come espressione dello stesso amore pronto a donarsi.

Questa è la « manducazione spirituale » che deve accompagnare e animare quella « sacramentale ».

Essa attinge il frutto di grazia proprio dell'Eucaristia: il fedele, unito a Cristo con fede viva e carità Pasquale, è trasformato in membro del suo corpo ed entra nella comunità ecclesiale plasmata dallo Spirito.

Ricevere il sacramento dell'Eucaristia senza la carità, non serve a nulla.

Chi semplicemente va all'Eucaristia per cercare meriti, chiuso in un egoismo spirituale che isola dagli altri, « non discerne il corpo e il sangue del Signore » ( 1 Cor 11,29 ).

E per discernere secondo lo Spirito, bisogna ripristinare il vero concetto di convivialità per sentirsi tutti commensali nel superamento di ogni preconcetto e di ogni esclusione, in una profonda intesa fraterna, come si addice ai discepoli del Signore.

17. Il corpo del Signore nella potenza dello Spirito

E lo Spirito Santo che opera questo evento di salvezza e rende presente Cristo nell'atto redentore sui nostri altari.

Con la sua potenza egli agisce sui nostri doni e li trasforma nel corpo e nel sangue di Cristo.

In questa stessa azione egli plasma la Chiesa in comunità che prolunga la presenza del Signore nel fluire della storia.

La preghiera eucaristica presenta due « epiclesi », cioè due invocazioni dello Spirito: una prima, « consacratoria », chiede che egli trasformi le offerte nel corpo e nel sangue del Signore; l'altra, « fruttuosa », chiede che egli produca in noi il frutto di quella presenza, mediante l'amore che ci riunisce in un solo corpo.18

Grazie allo Spirito, appare l'intima comunione di Cristo e della sua Chiesa che si fanno reciproco dono.

C'è nell'Eucaristia un ricorrente rapporto tra corpo sacramentale e corpo ecclesiale.

Sono due forme diverse dell'unico corpo di Cristo, nato da Maria Vergine ed ora glorioso alla destra del Padre.

Lo Spirito Santo ha adombrato la Vergine Maria perché concepisse nel suo grembo il corpo storico di Cristo.

Invocato dall'assemblea, interviene come energia divina sui doni del pane e del vino per trasformarli nel corpo e nel sangue di Cristo.

Agisce come fuoco d'amore su tutti noi, per trasformarci in membra di Cristo ed immetterci vitalmente nel suo corpo ecclesiale.

L'intera Tradizione, d'altronde, designa sia l'Eucaristia che la Chiesa con un unico termine: « corpo del Signore ».

E se oggi il corpo ecclesiale viene chiamato « mistico », il termine non va inteso come attenuazione di « reale » e di « vero », ma indica uno dei modi attraverso i quali Cristo è presente tra noi.

18. Dimensione trinitaria dell'Eucaristia

Questa molteplice presenza dello Spirito nell'Eucaristia e nella Chiesa attualizza il nostro rapporto con la comunione trinitaria, alla quale Cristo col suo sacramento ci convoca e ci introduce.

Il mistero trinitario è reso presente nella Messa, dove tutte e tre le Persone divine sono efficacemente presenti in un unico dialogo di amore, per donare alla Chiesa e al mondo la loro comunione.

Il Padre, al quale il rendimento di grazie è rivolto; il Figlio incarnato, di cui si compie il memoriale; lo Spirito Santo, che è invocato per la consacrazione e la comunione, affinché trasformi sacramentalmente le offerte e compia l'unità della Chiesa.

Per questo la Chiesa invoca nella sua preghiera la Trinità, rivolgendosi con questi accenti al Padre: « a tutti coloro che mangeranno di quest'unico pane e berranno di quest'unico calice, concedi che, riuniti in un solo corpo dallo Spirito Santo, diventino offerta viva in Cristo, a lode della tua gloria ».19

19. Dimensione cosmica dell'Eucaristia

Poiché sono le nostre offerte - il « pane della creazione » e il « vino della creazione » di cui parla Sant'Ireneo - ad essere trasformate nel Cristo crocifisso e risorto, l'Eucaristia realizza ed esprime l'intimo rapporto che lega l'umano al divino.

L'umanità che fin dai primordi offriva a Dio il frutto della terra e del lavoro dell'uomo ricompone nell'Eucaristia i significati, le intenzioni, la totalità di quelle offerte, e presenta al Padre, come vittima sacrificale gradita in Cristo, anche la propria storia intessuta di fatiche, di lacrime e di speranze.

In tal modo, l'unica celebrazione ricapitola in Cristo la storia e la vita dell'uomo ed esprime il pieno valore del suo tempo e del suo sudore.

La storia umana, con le sue speranze e con i suoi drammi, è il cantiere in cui il Regno si costruisce, ed ogni realtà creata è chiamata a cantare in Cristo la lode al Padre.

Cristo è il principio e la fine, l'alfa e l'omega, canta la Chiesa la notte della Veglia Pasquale.

Verso di lui la storia si dirige e in lui si rigenera.

Tutti gli uomini, le epoche e le vicende ricevono significato dal suo sacrificio: « Per Cristo, con Cristo e in Cristo », come canta stupendamente l'inno di lode finale che imprime al canone un respiro universale.

20. L'Eucaristia preludio del banchetto del Regno

Il banchetto eucaristico anticipa quello del Regno, quando lo stesso Figlio dell'uomo si cingerà i fianchi, ci farà sedere a mensa e passerà a servirci.

Allora « saremo sempre con il Signore » ( 1 Ts 4,17 ) e sarà gioia senza fine.

La celebrazione eucaristica è dunque un'attesa che si tramuta in veglia.

Con animo profondamente ammirato, facciamo nostra l'invocazione del Santo Vescovo Agostino, per esprimere così la nostra fede nel mirabile sacramento dell'amore: O sacramento di bontà, o segno di unità o vincolo di carità.

Chi vuol vivere, ha qui dove vivere, ha qui donde attingere la vita.

Non disdegni la compagine delle altre membra, non sia lui un membro cancrenoso da amputare o un membro deforme di cui ci si debba vergognare.

Sia bello, sia valido, sia sano, unito al corpo, viva di Dio e per Dio; sopporti ora la fatica qui in terra per regnare poi in cielo.20

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11 Pio XII, Mystici Corporis, Parte II, 29 giugno 1943
12 Preghiera Eucaristica III
13 Gaudenzio di Brescia, Trattati, 2
14 Cfr. Sacrosanctum Concilium, n. 7;
Mysterium fidei, nn. 7-12
15 Eucharisticum mysterium, n. 9
17 Presbyterorum Ordinis, n. 5
18 Preghiera Eucaristica II
19 Preghiera Eucaristica IV
20 Agostino Trattato su Giovanni, 26,13