Eucaristia, comunione e comunità

Indice

Capitolo III - Nel giorno del Signore

75. Primo, settimo e ottavo giorno

« Il primo giorno della settimana, ci eravamo riuniti a spezzare il pane » ( At 20,7 ).

Così gli Atti degli Apostoli introducono nel clima fraterno della celebrazione eucaristica svolta a Troade, presieduta dall'apostolo Paolo. ( Cfr. At 20,6-7 )

È una delle « iconi » più antiche che rivelano lo stretto legame tra la celebrazione eucaristica e il « primo giorno della settimana », cioè « il giorno dopo il Sabato », indicato dai Vangeli come quello della risurrezione del Signore e di numerose sue apparizioni. ( Cfr. Lc 24 )

Quel rinnovarsi della presenza del Signore in mezzo ai suoi, in questo giorno, sembra indicare la precisa volontà di Cristo di invitare i discepoli a riunirsi per fare memoria della sua Pasqua e attenderlo nella sua seconda venuta.

Il richiamo alle fonti bibliche e a quelle patristiche permette di cogliere in profondità la ricchezza di memoria, presenza e profezia che il giorno del Signore contiene.

È la festa primordiale dell'Anno liturgico, memoria viva della Pasqua di Cristo, in cui la comunità rivive tutti i misteri del suo Signore e li celebra in un clima festoso.

« Primo » giorno, dunque, in cui si compie in Cristo la nuova creazione e l'autentica liberazione dal peccato e dalla morte.

« È il primo giorno - ricorda San Giustino - in cui Dio, volgendo in fuga le tenebre e il caos, creò il mondo il medesimo giorno in cui Gesù Cristo nostro Salvatore risuscitò dai morti ».102

In questo « primo » giorno, la comunità cristiana raccolse fin dagli inizi il senso religioso del « Sabato » ebraico.

La domenica divenne così anche « settimo » giorno, benedetto e consacrato da Dio.

Giorno del riposo, in cui l'uomo è chiamato a riscoprire la ricchezza liberante dell'incontro con il suo Signore e a dargli culto.

Ma la domenica è anche anticipo della grande festa del Regno nel compimento futuro.

Sotto questo aspetto viene giustamente chiamata dai Padri della Chiesa « ottavo » giorno, cioè fuori della settimana: nella mensa eucaristica consumata nel giorno del Signore si anticipa il banchetto escatologico del mondo futuro.

76. Giorno del Signore e della comunità

« Questo, è il giorno che ha fatto il Signore, rallegriamoci ed esultiamo », canta la liturgia.

La domenica, prima di essere il giorno che i cristiani dedicano al Signore, è il giorno che Dio ha deciso di dedicare al suo popolo, per arricchirlo di doni e di grazia.

L'iniziativa è sua; suo è il dono e la convocazione, e la Chiesa ne è coinvolta e partecipe.

Per questo, la domenica è anche il giorno della Chiesa, dedicato alla Chiesa e alla sua missione nel mondo.

Al centro della domenica è la celebrazione eucaristica, che esprime nell'assemblea riunita e festosa il mistero di comunione della Chiesa convocata e inviata.

Nell'Eucaristia appare la Chiesa, luogo di salvezza, comunità che intercede per il mondo, segno visibile dell'invisibile mistero che si rinnova per la salvezza di tutti gli uomini.

Nasce da qui il vero significato della festa cristiana: in essa l'uomo può ritrovare se stesso ed è restituito ai suoi valori più profondi di fede e di umanità.

In un mondo dove prevale la funzionalità e si è quotidianamente condizionati da mille affanni della vita, la festa cristiana afferma con forza il diritto e il dovere al riposo, lo spazio del gratuito, della creatività, del rapporto con gli altri e con Dio.

Da queste considerazioni, appena accennate, nasce la sollecitazione per alcuni impegni pastorali delle comunità cristiane.

77. Obiettivi pastorali prioritari

Il carattere pasquale della celebrazione eucaristica domenicale richiama l'esigenza di orientare la domenica, nel rispetto dei tempi liturgici, verso la Pasqua annuale.

Analogamente le Messe dei giorni feriali e l'intera vita della comunità, siano orientate verso la domenica, come verso il loro naturale approdo.

In questa visione, anche la celebrazione della Messa festiva anticipata la sera del giorno precedente deve essere compresa nel suo vero significato « domenicale » e « festivo », in modo che i fedeli superino il rischio di farne una abitudine dettata da ragioni di comodo e di evasione, vanificando il contenuto stesso del giorno del Signore.

78. La Messa domenicale sia adeguatamente preparata, coinvolgendo sempre meglio gruppi di fedeli durante la settimana per la riflessione sui testi liturgici, particolarmente sulle letture della Scrittura.

Nella scelta dei canti, si curi la qualità dei testi e delle melodie, « tenuto conto della diversità culturale delle popolazioni e della capacità di ciascun gruppo »;103 nello stesso tempo si curi la massima partecipazione dei fedeli, escludendo nella celebrazione l'uso di musica riprodotta.

Nella preparazione della « preghiera dei fedeli » si cerchi di entrare in sintonia con i tempi liturgici, con la preghiera universale della Chiesa e con le concrete esigenze della comunità.

Anche l'immediata preparazione alla celebrazione nei diversi suoi momenti rituali sia più sicuramente curata con un necessario tempo di raccoglimento.

79. La celebrazione della Messa non deve esaurire l'azione liturgica e la preghiera comunitaria propria del giorno del Signore.

Secondo le tradizioni locali, è doveroso offrire ai fedeli altre possibilità di ritrovarsi insieme: per celebrare i Vespri ( almeno nei tempi forti dell'Awento e della Quaresima ) o per specifiche celebrazioni della Parola, collegate con i tempi liturgici, o per la preghiera di adorazione eucaristica.

Questi incontri di preghiera sono tanto più importanti per i fedeli che partecipano alla celebrazione eucaristìca nei giorni prefestivi.

Occorre inoltre promuovere coraggiosamente l'educazione delle famiglie a pregare insieme, soprattutto nel giorno del Signore.

80. La tonalità festiva e gioiosa che deve caratterizzare il giorno del Signore risorto e presente in mezzo ai suoi discepoli, ( Cfr. Mt 28,20; cfr. Gv 20,20 ) non può ridursi alla celebrazione liturgica, ma deve trovare modi e forme espressive nei rapporti interpersonali, familiari, comunitari.

È perciò importante curare iniziative pastorali verso i malati, le persone anziane, gli handicappati e le loro famiglie, in modo che nessuno resti escluso dalla comunione della carità e dalla gioia della festa.

In tale contesto assume un significato ancor più profondo portare l'Eucaristia nel giorno del Signore ai fratelli malati, affidandone il compito, qualora le circostanze lo richiedano, agli accoliti e ad altri ministri straordinari dell'Eucaristia seriamente preparati e maturi.

81. Come giorno dedicato alla Chiesa, la domenica deve esprimere con evidenza le sue note caratteristiche: l'unità, la santità, la cattolicità e l'apostolicità.

L'unità della Chiesa esige, tra l'altro, molta attenzione per non dividere o disperdere la comunità che celebra l'Eucaristia.

Si eviti pertanto la moltiplicazione immotivata o inopportuna delle Messe, che spesso comporta l'uso non giustificato della « binazione » o della « trinazione », e finisce per convocare assemblee frazionate e frettolose in orari troppo ravvicinati.

Non si consente così ai fedeli di condividere consapevolmente gli impegni apostolici di tutta la comunità cristiana.

Si educhi dunque al senso della comunità e della missione ecclesiale, si abbia grande attenzione per le celebrazioni del Vescovo nella chiesa cattedrale, e si privilegi la celebrazione dell'assemblea parrocchiale, il cui pastore fa le veci del Vescovo.

Allo scopo inoltre di far fiorire l'unità della comunità parrocchiale, le Messe per gruppi particolari si celebrino non di domenica, ma, per quanto è possibile, nei giorni feriali.105

82. Anche la santità della Chiesa può e deve trovare nel giorno del Signore una sempre più adeguata espressione.

È perciò importante che i cristiani siano educati a celebrare il giorno del Signore pienamente riconciliati con Dio e con i fratelli.

A tal fine, raccomandiamo ai presbiteri che siano generosamente disponibili per la celebrazione del sacramento della Penitenza nei giorni precedenti le domeniche e le feste di precetto, così da consentire ai fedeli una sincera comunione eucaristica, nella quale trovi fondamento e alimento l'incessante crescita di una vita santa.

83. Infine la nota della cattolicità della Chiesa potrà avere particolare espressione nel giorno del Signore, se si avrà cura di aprire la comunità orante ed offerente sugli orizzonti sconfinati della divina provvidenza e sulle dimensioni cosmiche della redenzione.

Tale apertura deve caratterizzare innanzi tutto le preghiere dei fedeli, ma deve arrivare a gesti di accoglienza fraterna, soprattutto verso coloro che sono in condizioni di particolare necessità, verso coloro che più soffrono e, che per vari motivi, non appartengono alla comunità celebrante e non ne condividono la vita e gli impegni pastorali.

Quanto alla apostolicità della Chiesa è ovvio che tale nota si manifesta in modo pieno ogni volta che, in comunione di fede e di azione pastorale, tutto il popolo santo di Dio, nella varietà dei carismi e nella complementarietà dei ministeri, si raccoglie per fare la memoria viva del suo Signore morto e risorto, per accogliere i doni della Parola e del pane e per lasciarsi inviare nel mondo quale testimone del suo amore.

84. A questo punto è anche doveroso riflettere sul precetto della Chiesa.

L'insistenza con cui la Chiesa ha sempre proposto ai cristiani l'impegno di partecipare all'Eucaristia domenicale non ha infatti perso la sua attualità.

Si manifesta qui un tratto della pedagogia materna della Chiesa, che si preoccupa di sostenere i cristiani deboli nella fede, ricordando loro che la partecipazione all'Eucaristia ogni settimana è dovere elementare per la vita cristiana: per la propria identità, per il proprio amore a Cristo e alla Chiesa, per la propria missione.

Perché l'animo si liberi da ogni genere di formalismo e non risolva la Messa come una parentesi d'obbligo, è necessario rimotivare il precetto domenicale, affinché esprima da una parte l'amore di Dio che convoca e dall'altra il nostro bisogno vitale dell'Eucaristia.

Il precetto può essere meglio compreso, se si mette in evidenza l'esigenza della comunione e della comunità, il senso della domenica e del celebrare insieme per comando del Signore, come segno di fedeltà alla nuova alleanza.

Una opportuna catechesi deve pertanto aiutare i fedeli a superare il livello della pura osservanza esteriore della legge ed educarli alla libera e gioiosa convocazione dell'assemblea in Cristo.

85. A Messa per vivere il mistero della Chiesa

Il valore inestimabile e la dimensione sacramentale dell'assemblea liturgica è largamente testimoniata dalla tradizione della Chiesa fìn dai primissimi tempi.

Facendo nostra l'esortazione della « Didascalia degli Apostoli », desideriamo dare forte risalto al rapporto Eucaristia-Chiesa, in modo che anche le indicazioni pastorali, per altro solo avviate, siano accolte come impulso a « vivere » il mistero della Chiesa: « Insegna al popolo, con precetti ed esortazioni, a frequentare l'assemblea e a non mancarvi mai; che essi siano sempre presenti, che essi non diminuiscano la Chiesa con la loro assenza, e che essi non privino la Chiesa di uno dei suoi membri …

Poiché il nostro capo, Cristo, secondo la sua promessa, si rende presente ed entra in comunione con voi, non disprezzate voi stessi e non private il Salvatore dei suoi membri; non lacerate, non disperdete il suo Corpo.106

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102 Giustino Apologia prima, 66-67
103 Istruzione Generale Messale Romano, n. 19
105 Cfr. Eucharisticum mysterium, nn. 26-27
106 Didascalia degli Apostoli, 11, 59, 1-2