La Chiesa in Italia dopo Loreto |
2. - A Loreto siamo convenuti, nella settimana di Pasqua, come pellegrini di Chiesa, da sempre chiamati a seguire Cristo Gesù e a vivere di Lui, crocifisso, risorto e vivo per riconciliare pienamente gli uomini con se stessi, tra di loro e con Dio.
In questa verità è la nostra vocazione e la nostra identità; qui è la vera sorgente dello Spirito Santo che ci raduna e ci anima; qui è la missione e l'alimento della nostra presenza di Chiesa e di cristiani nel mondo: null'altro noi riteniamo di sapere, e di null'altro noi potremo gloriarci ( cfr. 1 Cor 2,2 ).
3. - Non dunque per pura pretesa di umane progettazioni, né per cercare alibi o scampo alle dure realtà del momento presente noi ci siamo riuniti, ma innanzi tutto per celebrare la verità cristiana della riconciliazione di Dio con i peccatori, cosi come si è compiuta nell'unico, singolare, definitivo gesto della Pasqua di Gesù: gesto che raggiunge al cuore tutti gli uomini, ogni uomo, ogni umana situazione.
4. - Con la sua singolare autorevolezza, assai bene il Santo Padre ha interpretato e ha confermato le nostre intenzioni: « Sono venuto a Loreto innanzi tutto per celebrare con voi il Cristo risorto, il Redentore dell'uomo, il Riconciliatore dell'umanità ( cfr. 2 Cor 5,18s ).
Sono venuto per mettermi con voi ai piedi della Croce, segno sempre paradossale, ma insostituibile della nostra riconciliazione …
La riconciliazione è dono che attira tutto a Cristo Signore 'elevato da terra' ( cfr. Gv 12,32 ), suscitando quel movimento sacramentale e storico, che convoca la Chiesa e in essa ricolma l'intera umanità della pacificazione con Dio e tra gli uomini ».1
5. - Ci siamo cosi ritrovati insieme a Loreto in « memoria » di Cristo, e abbiamo vissuto una esperienza ricca e spontanea, semplice e vigorosa, consapevole e festosa, che non è facile raccontare a parole.
A Loreto era presente una comunità orante, che innanzi tutto aveva scelto la preghiera, l'incontro con la Parola di Dio e con l'Eucaristia, il respiro ecumenico e missionario.
Non una volontà di pura aggregazione sociale ci univa, ma una chiara coscienza di Chiesa, che si esprimeva nella varietà ricca e significativa - sacramentale, dobbiamo dire - delle vocazioni, dei carismi e dei ministeri, con il vigore di una autentica e ordinata comunione missionaria.
Molti i laici convenuti, e sorprendentemente lieta e matura la loro presenza; numerosi i sacerdoti, i religiosi e le religiose; significativa per tutti la partecipazione dei diaconi; desiderata e voluta la nostra presenza di Vescovi dentro questi rappresentanti qualificati dell'unico popolo di Dio, per il quale siamo chiamati a svolgere il nostro ministero episcopale.
6. - L'esperienza della comunione ecclesiale non ci ha impedito di esaminare tensioni, divisioni o anche lacerazioni e dissensi.
Ci ha piuttosto insegnato a superare resistenze, pigrizie e presunzioni e a dare efficacia alla nostra comune missione nel mondo con l'unico criterio che la rende credibile: l'unità dei cristiani in Cristo, « così da essere Chiesa riconciliata ed, anzi, primizia del mondo riconciliato ».2
Questo è stato a Loreto, e deve essere ancora, il significato del nostro studio, della discussione nelle Commissioni, delle prime sintesi sui cinque ambiti di riflessione attorno ai quali abbiamo approfondito il tema « Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini ».
Il dono della riconciliazione non può essere vissuto e speso se non per « annunciare, celebrare e realizzare » riconciliazione e fraternità.
7. - Tanto più impegnativa e decisa diventa questa nostra volontà di comunione ecclesiale, quanto più avvertiamo oggi il nostro compito di servizio cristiano nel Paese.
Siamo noi pure comunità degli uomini, e non c'è problema o legittima aspirazione di questo nostro tempo che non ci interpelli a dare un deciso « contributo di valori, di idee e di forze, che la Chiesa italiana attinge al messaggio evangelico ed alla significativa e ricca tradizione religiosa, che ha segnato pagine luminose della storia di questa Nazione.3
Prima che dalle articolazioni dei nostri lavori, abbiamo compreso a Loreto dall'esperienza vissuta quanto sia importante la nostra identità di cristiani e di Chiesa e il nostro stile di presenza nel Paese, nella più netta convinzione che « se non abbiamo fatto abbastanza nel mondo, non è perché siamo cristiani, ma perché non lo siamo abbastanza ».4
8. - Tra di noi, a Loreto, è venuto il Santo Padre a portare « un sigillo particolarissimo di unità, di comunione, di grazia ».5
L'intera Chiesa italiana così legata, così fedele e da sempre a Lui così vicina, ne ha gioito in maniera aperta, piena e riconoscente.
Al Papa avevamo guardato nel decidere e preparare il Convegno, e alle sue indicazioni avevamo conformato i grandi ambiti di studio dei nostri lavori.
Egli è venuto « non ospite ma padre, non ospite ma uno di noi … ha portato il Suo contributo e lo ha portato con la qualificazione che nel popolo di Dio gli appartiene, come successore di Pietro, come vicario di Cristo ».6
Quanto Egli ci ha detto, e la Sua stessa presenza, non solo qualifica il Convegno di Loreto, ma segna il cammino che ci attende: alla Sua parola riserveremo ora la fedele accoglienza e la dovuta riflessione.
9. - Pubblicheremo presto gli « Atti » del Convegno, che offriranno documentazione adeguata e non comuni sollecitazioni operative.
Nelle Chiese particolari, intanto, già è arrivata la testimonianza viva e l'esperienza di Loreto, e ciò è quanto mai promettente.
Noi stessi, anche come Conferenza Episcopale, non intendiamo esaurire il nostro compito con questa « nota ».
Svilupperemo anzi insieme i contributi di questa intensa esperienza, e li faremo confluire nel progetto pastorale « Comunione e comunità », dal quale del resto il Convegno è nato, per proporre di questo progetto nuove articolazioni: a partire dal prossimo anno, siamo infatti impegnati sul tema « Comunione e comunità missionaria ».
Ci preme affermare che Loreto continuerà.
È stata per noi tutti una sosta riposante, ma attiva e viva.
Ora riprendiamo il cammino.
Indice |
1 | Giovanni Paolo II, Allocuzione al Convegno di Loreto, 11-4-1985, n. 4 |
2 | Ivi, n. 4 |
3 | Giovanni Paolo II, Discorso al Presidente del Consiglio, in occasione dello scambio degli strumenti di ratifica degli Accordi concordatari, 3 giugno 1985 |
4 | Cons. Episc. Permanente La Chiesa italiana e le prospettive del Paese, 23.10.1981, n. 13 |
5 | Card. Anastasio Ballestrero Commiato al Convegno di Loreto, 13.4.1985, n. 5 |
6 | Ivi, n. 5 |